venerdì 21 giugno 2024

Recensione "Agata degli spettri" di Varla Del Rio

 Recensione "Agata degli spettri" di Varla Del Rio

Bentrovati, lettori. Oggi parliamo del nuovo romanzo di Varla Del Rio: "Agata degli spettri", edito da Bakemono Lab, di cui vi avevo segnalato l'uscita qualche giorno fa.

Il libro è molto breve, si legge in poco tempo, ma è ricco di avventure e permeato da un senso di mistero che ricorda i romanzi gotici ottocenteschi. La protagonista è Agata, ritratta anche nella magnifica copertina, una ragazza siciliana, vissuta alla fine dell'Ottocento, costretta a lasciare la terra natia a causa di un lutto in famiglia, e anche di dicerie e superstizioni popolari. Si ritrova a vivere a Torino, insieme alla zia, in un istituto religioso, in cui inizialmente fatica a integrarsi, soprattutto a causa dell'ostilità (reciproca) di un'altra ragazza ospite della struttura. 

Oltre alle difficoltà familiari e di adattamento, nel corso della storia Agata deve fare i conti con una sua capacità particolare, che inizialmente fatica a capire e a gestire, temendo di diventare "pazza" come la madre, o peggio ancora maledetta. Siamo in un'epoca infatti in cui i pregiudizi erano molto radicati, soprattutto nel mondo rurale della Sicilia, ma non soltanto. 

Sarà l'amicizia inaspettata che instaurerà con un'anziana ospite dell'istituto e con la giovane Matilde a cambiare la sua vita e a farle riscoprire la bellezza della luce e dei rapporti con gli altri.

Il romanzo è molto scorrevole, scritto con un linguaggio immediato e coinvolgente, complice la scelta del narratore in prima persona, proprio Agata, che ci narra le sue avventure, avvenute qualche tempo prima. Questo le permette di giocare un po' con la narrazione, di inserire qualche commento, piccole considerazioni che fanno riflettere il lettore e spesso incuriosiscono, anticipando l'arrivo di qualcosa...

La componente fantastica non è eccessiva, né predominante, ma è filtrata da quell'aura di mistero tipica dei primi romanzi gotici, dove a dominare è appunto il senso di straordinarietà della faccenda, di mancanza di comprensione razionale, di enigma, che rende tutta l'atmosfera molto più affascinante. 

Il ritmo è ben ponderato, soprattutto nella prima parte: Agata si prende il suo tempo per raccontare la sua storia, i suoi legami familiari, le maldicenze dell'epoca che hanno segnato la sua giovane vita e la sorte di sua madre. Così anche il lettore ha tutto il tempo di familiarizzare con lei e con l'ambiente.

Ultimi, ma non meno importanti i luoghi, che, come ricorda Agata: "custodiscono la nostra memoria". A partire dall'amata casa siciliana, dove aveva vissuto con i genitori, all'inizialmente odiato istituto delle suore, al bosco dove, come da tradizione della quest, finisce per smarrirsi alla ricerca di Emilio, a Torino, grande città che all'inizio sente lontana, distante da sé.

Nel complesso, una lettura scorrevole, da gustarsi pagina dopo pagina, con calma, per avventurarsi nel fantastico mondo di Agata... e di ciò che è in grado di scoprire. 

Altre informazioni sul sito Bakemono Lab!



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