domenica 27 novembre 2016

I luoghi di "L'ora del diavolo" - Alpi Apuane

I luoghi di "L'ORA DEL DIAVOLO" - Alpi Apuane

Prosegue il nostro viaggio nei luoghi dove sono ambientati i racconti di "L'ora del diavolo", la mia antologia di storie fantastiche ispirate al folklore lucchese. Dopo aver visitato Lucca (qua) e Viareggio (qua), ci spostiamo nell'interno, sulle Alpi Apuane o, come sono chiamate nel libro, le Montagne della Luna, dal nome del popolo che le abitava un tempo, i Liguri Apuani.
 
Monte Procinto: è uno dei monti apuani più singolari per la forma che richiama quella di un panettone. È un torrione calcareo di forma cilindrica - quadrangolare, alto 1172,6 metri che si trova interamente nel comune di Stazzema. Sulla sommità prospera una sorta di giardino pensile con alberi e macchia e con la presenza di specie piuttosto rare e sul cucuzzolo sommitale c'è una croce.

Secondo la leggenda, sulla sua cima cresce la mandragora, pianta utilizzata per molti scopi. Ne fa uso la Busdraga nel racconto "La donna di fuoco" (potete leggerlo nell'antologia gratuita "Primavera di racconti", di Panesi Edizioni, scaricabile da tutti gli store di ebook, o nella mia antologia "L'ora del diavolo").
La Busdraga si mise alla ricerca della radice di mandragola, in grado di allontanare i mali dalla casa e di guarire le fratture alle ossa. Aveva letto, in antichi tomi, che cresceva sulla cima del Procinto, non lontano dal Monte Prana, e doveva essere sradicata durante una notte di luna piena. La Busdraga diede disposizioni di effettuare i preparativi necessari poi, nel pomeriggio del tanto atteso giorno, partì sul calesse diretta verso il Monte Procinto in compagnia di un servo fidato. Questi, credendo che la donna desiderasse trascorrere una notte con lui, già ardeva di passione ma non appena apprese le sue reali intenzioni sgranò gli occhi, sorpreso e inorridito. Sapeva bene che quando qualcuno cercava di estrarla, la radice di mandragola emetteva grida così terribili da portare alla morte. 
Monte Nona: si trova nel comune di Stazzema. È un monte delle Apuane Meridionali formato da calcare rossiccio la cui vetta raggiunge quota 1297 metri. Il monte era conosciuto anticamente come monte delle Porche, le quali sono le piane, cioè le terrazze coltivate. Presenta un aspetto duplice: pendii erbosi e sfasciumi sul lato orientale verso la Garfagnana ed alti dirupi strapiombanti nel versante verso mare. In particolare la parete Sud-Ovest è un enorme ed impressionante lastrone giallastro, striato di grigio dall’acqua, che scende per oltre 200 metri. 

Questo ha dato vita alla leggenda dello strapiombo del diavolo, che sarebbe cioé stato creato dal diavolo arrabbiato. Lo scoprirà Fabio, il bambino protagonista del mio racconto "Le fate di pioggia", inserito in "L'ora del diavolo".
Non era mai stato sulla sua cima, ma a volte, da piccoli, suo padre portava lui e i suoi fratelli a guardarlo dal monte antistante, per ammirare lo strapiombo infernale, uno spettacolo che Fabio aveva sempre considerato impressionante. Sembrava che un pezzo di montagna si fosse staccato e fosse franato giù, lasciando una parete di pietra grigia, liscia come solo un colpo d’ascia avrebbe potuto realizzare. 
Scherzando, Marco diceva che era stato il gigante di pietra dell’Omo Morto ad abbatterlo, prima di cadere in letargo, ma Nello lo zittiva con una botta in testa, ricordandogli che i giganti non esistevano e che si era semplicemente trattato di un terremoto. Suo padre rideva nel sentirli bisticciare e proporre, ogni volta, tesi sempre più bizzarre, ma quando Fabio aveva parlato tutti si erano zittiti. 
«Per me è stato il diavolo. Soltanto lui potrebbe fare una cosa così brutta come rovinare una montagna!» 
Nessuno aveva fiatato e a distanza di anni, inerpicandosi lungo il sentiero che conduceva al Monte Nona, Fabio ritenne di esserci andato vicino.
Monte Matanna: è il monte più alto delle Apuane meridionali con i suoi 1317 metri e si trova interamente nel comune di Stazzema. La vetta è molto panoramica sulle Panie, sulle Apuane meridionali, sul lago di Massacciucoli, sul mare e sull’Appennino. Nelle giornate limpide è possibile vedere anche le isole dell’arcipelago toscano e le Alpi Marittime. Inoltre c’è una bella vista sugli abitati di Pomezzana, Farnocchia e Stazzema. 

Sulla sua cima si radunano gli streghi, alla tavola di pietra. Nel mio racconto "La guerra del Fatonero" ne ho fatto un luogo di ritrovo per tutte le creature libere dei boschi delle Montagne della Luna, un concilio di forze della natura che si oppongono al diavolo. Potete leggere il racconto nell'antologia gratuita "Tenebrae" di Isola Illyon (scaricabile qua) o nel libro "L'ora del diavolo".
Il Concialana è soltanto un’altra delle molteplici identità con cui si diverte a torturarci, ricordandoci di essere superiore e di poterci colpire al cuore». 
«Rosalpina, ritieni forse che possa trattarsi…?» 
La fata, a quelle parole, annuì. «Sì. Egli è tra noi». 
Subito Cecco Mario iniziò ad agitarsi sullo scomodo sgabello di pietra, stringendo a sé il cofanetto con il suo oro e guardandosi attorno con apprensione, temendo di vederlo spuntare da dietro gli alberi che circondavano la radura. Anche Rinaldo e Tonino sbuffarono inquieti, e Lencio si strinse a loro, ma nessuno proferì parola, quasi parlare potesse avere l’effetto di farlo comparire. Proprio lì, sulla tavola di pietra in cima al Monte Matanna, dove i rappresentanti di tutti gli abitanti delle Montagne della Luna si erano ritrovati.

Monte Freddone: il monte Freddone, conosciuto in passato come monte Lievora, è una impervia ed isolata piramide, piuttosto irregolare, a tre facce con cima bifida che raggiunge i 1479 metri nella vetta principale che si trova a sud. La salita in vetta per la cresta sud-est è semplice ed il panorama molto bello ed è possibile percorrere un anello abbinando ad essa la cresta est-nord-est.


Il Freddone è completamente compreso nel comune di Stazzema e si affaccia sulla valle della Tùrrite Secca con il suo versante settentrionale, mentre a sud la sua cresta meridionale va ad innestarsi con la cresta settentrionale del monte Corchia da cui è separato dal valico di Fociomboli.

Come riportato nel volume "Storie e leggende della Versilia" di Paolo Fantozzi, "il monte Freddone è un gigante trasformato in un mucchio di pietre". Pare infatti che, un giorno, questo gigante, arrogante e prepotente, ebbe una lite con i propri fratelli e tanta fu la rabbia che andò a nascondersi dietro il monte Corchia, in un luogo umido e freddo, dove poi con il corso del tempo si trasformò in un mucchio di pietre. Occhio quindi a non svegliarlo se vi capita di passeggiarci sopra!

Lencio udì le grida di giubilo. Allora corse fuori, in tempo per vedere una sagoma enorme avanzare da sud, scavalcando con un solo passo il letto di un torrente, e poi con un altro passo il bosco del Fatonero, schiacciando i pirati dell’Avversieri. La sua altezza era inconcepibile, la sua forza tale da sradicare un pezzo di monte e scagliarlo contro la cima dove sostava il diavolo, sommergendo lui e i linchetti sotto una pioggia di roccia e terriccio. 
«Incredibile!» mormorò Giosalpino. «Il gigante del Monte Freddone si è svegliato! Devono essere stati gli streghi». E infatti, attorno alla testa del colosso di pietra, svolazzavano decine di scie luminose che, Lencio intuì, erano i Serpenti Volastri con i loro signori in groppa.
Monte Gabberi: modesta vetta delle Apuane meridionali, le cosiddette Apuane riposanti, ma, nonostante la scarsa quota (1108 metri), è un notevole punto panoramico sulle Panie e sul mare. Anticamente conosciuto come monte Gabbari. Essa domina con la sua mole la piana di Camaiore e la divide dal bacino del Vezza, nel comune di Stazzema nel territorio del quale è interamente compreso. 

Sulla vetta c’è una grande croce metallica. La montagna è molto boscosa con qualche affioramento roccioso.

Racconta Paolo Fantozzi in "Storie e leggende della Versilia": su verso le grotte del Monte Gabberi, ancora oggi, si trovano infilati nella roccia degli anelli di ferro molto antichi che secondo una leggenda locale dal sapore molto fantasioso, servivano agli antichi per ormeggiare le loro barche, quando il mare, ai tempi dei tempi, arrivava fin quassù.

Gli streghi rimasti, sopra i fedeli Serpenti Volastri, striarono il cielo, dietro al gigante di pietra, diretti verso il Gabberi. Là, sulla cima orientale del monte, incatenarono il diavolo, come il grande imperatore aveva fatto con il sovrano del popolo abissale, costringendolo a guardare le Montagne della Luna che non era riuscito a conquistare, e il sole sorgere di nuovo e illuminarle, e la vita riprendere.«Senza di voi» ghignò il diavolo, osservando le forze dei Signori dei Boschi e della Natura svanire, portate via dal vento e dall’alba di un mondo che ormai non apparteneva più a loro. 
«Spetta agli uomini, adesso» disse uno strego, strappando un’ultima risata al demonio.

Tutti i testi dei monti provengono dal sito "Escursioni Apuane".
Gli estratti dei racconti provengono dal libro "L'ora del diavolo".

Buon viaggio a tutti! :)


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