Recensione "Per non perderti" di Daniel Di Benedetto
Bentrovati, lettori di mondi fantastici! Oggi vi porto... poco lontano, devo dire, nei dintorni di Torino, dove è ambientato il romanzo breve "Per non perderti", di Daniel Di Benedetto (edito Dark Zone). Niente fantasy, quest'oggi, si tratta di un romanzo thriller, un po' noir, incentrato sulla morte di un cantante famoso. La vicenda si snoda in una decina di capitoli, sia nel presente che nel passato, in cui scopriamo le vite di Lorenzo Marrone (il cantante defunto) e di altri personaggi che gli ruotavano intorno: la fidanzata, il manager, una escort, un giornalista ecc.
Il romanzo è molto scorrevole, sostenuto da uno stile fluido e ben curato, che non gira intorno alle parole ma le usa per quello che sono. In questo caso, pugnali. Le parole possono far male: lo scoprono i vari personaggi del romanzo, ognuno perso nella sua vita, ognuno vittima di se stesso. Delle proprie ambizioni, dei propri sogni, delle proprie perversioni, delle proprie debolezze. Non esistono buoni e cattivi, non ci sono santi e diavoli, tutti lo sono, ciascuno a modo suo, ciascuno in momenti diversi. Perché è questo, in fondo, che sono gli uomini, figli imperfetti di Dio o degli Dei, creature che non sanno cosa sia la perfezione e claudicano ogni giorno per sopravvivere.
Lorenzo Marrone, idolatrato cantante nato dall'ennesimo talent show televisivo, non è l'angioletto caruccio e puccioso che le migliaia di sue ragazzine osannanti vorrebbero che sia. La sua storia d'amore con Marina non è tutto rose e fiori, come mostrato sui rotocalchi. Morena, la escort (vicina di casa di Bruno!), non è solo una cinica mercenaria senza cuore. Tutti hanno un altro lato, un lato nascosto, tutti hanno qualcosa da dire.
"Per non perderti" è un romanzo di storie, che mette l'accento sulle luci e sulle ombre delle vite dei personaggi che lo popolano. Un romanzo crudo, che non guarda in faccia a nessuno, e che offre uno spaccato valido e veritiero della nostra società odierna. Una lettura consigliata, non solo e non tanto a chi ama le investigazioni (perché qua, di investigazione, ce n'è davvero poca), quanto a chi ama le storie di vita, che parlano di persone, non di personaggi, e che mettono le emozioni, le meravigliose e contraddittorie emozioni dell'animo umano, al centro della trama.
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Recensione "I ragazzi geisha" di Valerio la Martire
Oggi doppia recensione. Di solito il blog tratta romanzi fantastici, ma ogni tanto mi piace variare nelle letture, così, dopo "Per non perderti", vi parlo anche di "I ragazzi geisha", di Valerio la Martire, edito da Bakemono. Anche questo un romanzo breve, un centinaio di pagine, anche questo un romanzo che parla di persone e che mette le emozioni al centro della storia.
Siamo a Roma, ai giorni nostri, in una casa Okiya, dove vive un gruppo di giovani sotto la protezione di Mama-san, che li avvia alla prostituzione. Il romanzo è, in realtà, una raccolta di storie, che di per sé potrebbero quasi funzionare come racconti autonomi, ma che sono tutte collegate tra loro. Ogni storia ha come protagonista uno dei ragazzi della casa, che ci parla di sé, ci racconta di sé, delle sue giornate, di come è approdato nella casa, del suo rapporto con Mama-san, con i clienti e con gli altri ragazzi. Dei suoi sogni, delle sue ambizioni, di ciò che avrebbe voluto fare e di ciò che invece si è ritrovato a essere.
Ho sentito, molto forte, nei racconti dei ragazzi il confronto tra ideale e reale, tra i loro (vecchi? abbandonati? dimenticati?) sogni di infanzia e ciò che la vita li ha portati a essere. Perché, in fondo la vita è così, è un susseguirsi di scelte (a volte volute, altre volte forzate) e di compromessi, è sapersi adattare per sopravvivere, per restare a galla. Questo è ciò che fanno Paolo, Marco, Giuliano e gli altri ragazzi della casa. Non solo marchette, non solo incontri perversi e clandestini con chissà quale uomo voglioso. In loro c'è molto di più e ho apprezzato come questa dimensione intimistica sia venuta fuori nei vari racconti, anche nei personaggi più restii a parlare di sé, anche in quelli che credevano di non aver niente da raccontare.
Lo stile dell'autore è, come sempre, flessibile, in grado di adattarsi alle diverse personalità della casa, di tirar fuori i loro pensieri e segreti, di sviscerare emozioni represse, conflitti, aspirazioni, e dare un senso alla normalità di giorni che sembrano ripetersi, ma che invece sono sempre nuovi. Perché, come scopre il povero Luigi, l'imprevisto è in agguato e niente dura per sempre. Nemmeno i giorni nella casa. Nemmeno Mama-San.
Consigliato a chi vuole una lettura cruda, senza peli sulla lingua, senza pudicizie, di uno spaccato delle vite di questi giovani prostituti romani.
Ale che bello essere letti da te.
RispondiEliminagrazie!