giovedì 12 ottobre 2023

Blogtour "Bronzo assassino" di Marco Bertoli - I personaggi

 Blogtour "Bronzo assassino" di Marco Bertoli - I personaggi

Bentrovati, lettori. Oggi il blog "I mondi fantastici" ospita la prima tappa del blogtour dedicato al nuovo romanzo di Marco Bertoli: "Bronzo assassino. Intrighi a Sparta", un thriller storico appassionante e intrigante, ambientato nell'Età Micenea (edito da NPS Edizioni).

Scopriamo insieme i personaggi del libro (Ettore, Menelao ed Elena), ispirati al mito greco, ma chiaramente rivisitati dall'autore, con una sua nota introduttiva.


Tre personaggi di “Bronzo assassino”

L’avventatezza non rientra nel novero dei difetti del mio carattere. Suona, perciò, strano che mi sia reso conto delle sabbie mobili in cui mi ero inoltrato nello scegliere i personaggi del romanzo solo quando l’editore mi ha chiesto di parlare di loro. Giocare con gli archetipi sino a stravolgerli, infatti, espone al rischio d’indisporre il lettore perché lo obbliga a cambiare il proprio punto di vista e l’immagine che ha di loro. 

Mi spiego. Se da un lato incarnare eroi ed eroine del mito nella realtà dell’epoca in cui si suppone siano esistiti è apprezzato poiché li rende tangibili, dall’altro mutarne natura e comportamenti può risultare inaccettabile e innescare il rifiuto. Prendiamo Achille, ad esempio. Finché si umanizza il suo essere una macchina da guerra con l’evidenziarne le lamentele e le ripicche adolescenziali non sussistono problemi. Se, però, lo si trasformasse in uno spaccone vigliacco che affronta i nemici solo perché certo della propria invulnerabilità e della protezione materna, cosa pensereste dello scrittore? Al minimo, un probabile: “Ma come si permette l’imbrattacarte? Questo non è Achil-e!”

Purtroppo per me, il libro è stampato e ne subirò le conseguenze. Inutile, quindi, ritardare oltre la presentazione dei protagonisti di “Bronzo assassino”.

(Marco Bertoli)



Ettore, Domatore di cavalli e investigatore per caso.

La leggenda ce lo presenta come il primogenito di Priamo, re di Troia. In quanto tale, sin dall’infanzia è stato istruito alle responsabilità che comporta l’essere l’erede al trono della città. Racchiude in sé il dramma dell’uomo che è pronto a rinunciare agli affetti più cari e a immolare se stesso per il senso del dovere. Un sacrificio compiuto nonostante la consapevolezza che la sua morte non servirà comunque a mutare il tragico corso degli avvenimenti.

Nel romanzo non ne utilizzo le doti di guerriero descritte nell’Iliade bensì l’acume e l’intuizione. Qualità che un futuro sovrano ho supposto dovesse possedere per sopravvivere in una civiltà in cui complotti e tradimenti erano la via preferita per impossessarsi del potere. Conscio della posta in gioco, una guerra fra Troia e Sparta, s’impegna senza risparmio e riguardo in un ambiente ostile allo scopo di trovare le prove che dimostrino l’innocenza di Paride ed Enea dalle accuse di omicidio loro rivolte. In fondo all’animo, però, lo perseguita il dubbio che, anche se l’indagine avrà successo, la catastrofe incombente sulla sua patria non sarà eliminata.


Menelao, Bellicoso signore di uomini nonché marito infelice.

Wanaka (re) di Sparta, è il secondogenito di Atreo e fratello minore di Agamennone. A somiglianza di esempi dei giorni nostri, è afflitto da un profondo complesso d’inferiorità che ne ha minato il carattere. Non riesce, infatti, a liberarsi dall’idea che tutto quello che possiede non sia frutto dei propri meriti e talento ma derivi dalla potenza e dalle ricchezze del fratello. Anche essere stato scelto da Tindaro, il precedente sovrano di Sparta, come sposo della figlia Elena è stato, a ben vedere, il mezzo con cui costui si è garantito la protezione di Micene, la più influente e prospera delle città micenee. 

A peggiorare la condizione di spirito di Menelao, il matrimonio, invece di essere ragione di orgoglio si è dimostrato un ulteriore motivo di sofferenza e di tensione.

All’inizio delle indagini di Ettore, appoggia il troiano per rispetto delle norme dell’ospitalità e per un’istintiva amicizia, poi per un interesse personale.



Elena, Regina dalla bella chioma eppure schiava disperata.

Nata dall’unione fra Zeus, sotto forma di cigno, e Leda, consorte di Tindaro, rappresenta per noi europei l’icona dell’eterno femminino, cioè la femminilità nella sua essenza e forza immutabili. Proprio la condanna secolare, e senza appello, d’essere responsabile dei lutti pro-vocati dalle contese per impadronirsi della sua bellezza mi ha indotto a mutarne la figura. La donna dall’aspetto paragonabile a una dea, il corpo sensuale che tutti i maschi sognano di avere nel proprio letto, ama le appartenenti al suo sesso. 

Incatenata nel ruolo di sposa di Menelao e madre di Ermione, soffre per non potere esprimere la propria natura. Ignoriamo il giudizio sull’omosessualità femminile in età micenea (quella maschile era accettata, vedasi Achille e Patroclo), tuttavia è plausibile ritenere che una tale affettività sarebbe stata considerata comunque un tradimento del legame coniugale se operato da una donna sposata. 

Da questa mia conclusione è scaturita la metamorfosi di Elena in “Bronzo assassino”. Non più una fedifraga per passione ma una persona che lotta per avere il diritto di vivere in libertà.


(Il blogtour di "Bronzo assassino" prosegue con le prossime tappe. Seguitele!)


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