Segnalazione "O si vince o si muore. Lineamenti interpretativi del Trono di Spade" di Giorgia Turnone
Ciao a tutti, amici lettori. Oggi vi segnalo un'uscita interessante, che sicuramente incuriosirà gli amanti di Martin e del fantasy: il saggio di Giorgia Turnone "O si vince o si muore. Lineamenti interpretativi del Trono di Spade". Scopriamolo insieme!
Titolo: O si vince o si muore. Lineamenti interpretativi del Trono di Spade
Autrice: Giorgia Turnone
Genere: saggio
Formato: 13x20
Pagine: 351
Prezzo: e-book 6,99 €, cartaceo 19,00 €
Trama: Forte di una pregiata articolazione narrativa e di uno spessore tematico intimamente debitore alla matrice letteraria d’origine, il Trono di Spade (2011-2019) rappresenta con certezza una delle fatiche più complesse nel panorama della serialità contemporanea, nonché una delle trasposizioni televisive più feconde e dibattute degli ultimi vent’anni.
L’ultima stagione, premiatissima e divisiva, ha avuto l’arduo compito di portare a conclusione una storia elaborata e avvincente, ricca di implicazioni teoriche su valori vistosamente ambigui, determinati in base alla funzione ricoperta in un articolato processo di sistema.
Questo volume nasce dalla necessità di una riflessione sulla centralità del rapporto individuo/potere, sulla volontà di autoaffermazione dell’uomo (corpo sessuato ora regolatore sociale, ora doverosa premessa di conferma identitaria) e sull’oscena materialità della violenza nella serie, cercando di delineare una convincente interpretazione delle sue specificità. Tra le pagine si tenta di offrire un impegno critico scevro tanto dalle isteriche seduzioni dovute a quel processo di fascinazione che ha investito il Trono di Spade durante la sua messa in onda, quanto dalle delusioni generate da un finale giudicato con eccessiva severità.
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Il Trono di Spade indaga, in maniera invasiva e poco piacevole, ma anche sincera ed autentica, la dimensione umana a tutto tondo, nelle sue espressioni più nobili e in quelle più becere. La esplora in rapporto al potere (politico e non), certamente uno dei temi salienti di tutta l’opera; tra il lucido e crudele pragmatismo di Tywin, la tirannide di Joffrey, l’inquietante camaleontismo di Baelish, l’assolutismo di Cersei, ma anche il giustizialismo ingenuo di Ned e Jon, l’astuta diplomazia di Tyrion e il romantico indipendentismo di Robb Stark, si palesa allo spettatore un vero e proprio trattato visivo sull’esercizio del potere, sul suo particolarissimo statuto e sull’ordinamento politico che ne deriva, e su cui si modellano gli avvenimenti che seguono.
E ancora: in questa ruvida vivisezione dell’essere umano, di ciò che più lo anima, di ciò che realmente lo annienta, non potevano mancare famiglia e amore, così gentilmente adulati nella maggior parte dei racconti, classici e non. Il Trono di Spade respinge l’idea di (impossibile) perfezione, dell’amor cortese e stilnovistico, così tanto narrato ed osannato da essere unanimemente considerato come unico modello possibile, assoluto ed insindacabile. E così, dopo aver simpatizzato istantaneamente per i valorosi Stark, nel prosieguo delle stagioni ci si domanda se anche Cersei e Jaime, gemelli incestuosi uniti da un amore turbolento e passionale, non avessero diritto ad essere una famiglia, al netto della discutibile scala di valori in nome di cui agiscono.
Biografia dell’autore:
Giorgia Turnone è nata a Taranto il 14 luglio 1993. Dopo il diploma ha conseguito la laurea triennale in Scienze della comunicazione e dell'animazione socio-culturale e il titolo magistrale in Scienze dell'informazione editoriale, pubblica e sociale con il massimo dei voti presso l'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro".
Innamorata della Roma, delle meraviglie musicali di Sir Elton John e del Trono di Spade, ha sempre nutrito un interesse particolare per il mondo dell'editoria e della letteratura, sia italiana che straniera. Durante i suoi studi universitari ha approfondito l’ambito della cinematografia e, più in generale, quello della cultura visuale; non è un caso che entrambe le sue tesi di laurea abbiano avuto come oggetto il cinema di Kubrick, declinato in prospettiva filosofica.
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