Recensione "La stirpe di Herakles" di Andrea Gualchierotti
Bentrovati, lettori. Oggi parliamo del romanzo di Andrea Gualchierotti: "La stirpe di Herakles", edito dal Ciliegio Edizioni. L'autore, più volte ospite del blog, è appassionato di storia, miti, leggende, in particolare del periodo Antichità e anche in questo romanzo conferma le sue passioni e la sua conoscenza.
"La stirpe di Herakles" è, infatti, un fantasy storico-mitologico, ambientato nell'antica Grecia (e dintorni) subito dopo la fine della Guerra di Troia, nel periodo quindi di massimo splendore della civiltà micenea ma anche di inizio del declino, che porterà, storicamente parlando, al cosiddetto Medioevo Ellenico. In quest'epoca di passaggio, gli ultimi eroi dei tempi antichi affrontano battaglie decisive, in un mondo che volge al tramonto.
Il protagonista è il giovane Arethes, principe di Cencrea, il cui padre e i cui fratelli sono andati a Troia a combattere la decennale guerra. Approfittando della loro dipartita, alcuni congiurati detronizzano Arethes, che riesce però a fuggire, con l'aiuto di alcuni compagni improvvisati, iniziando un viaggio fatto di stenti, vendetta e terribili scoperte.
"Egli è stato testimone dei nostri segreti e, anche se ora è lontano, il suo desiderio di rivalsa lo ricondurrà prima o poi in questo palazzo, in cerca di vendetta. Non sottovalutare la sua tenacia! L'odio per noi lo ha reso forte, e le ombre degli Eraclidi non saranno soddisfatte se non quando le avremo saziate col suo sangue!"
L'atmosfera è mitica, leggendaria, con continui riferimenti a episodi mitologici ed epici, a partire dai resti della cittadella di Troia, ai riferimenti al ritorno a casa di Agamennone o al vagabondare di Odisseo, tutti episodi perfettamente incastrati nella narrazione, un po' come accadeva con i poemi epici del periodo, che si richiamavano a vicenda, aggiungendo di volta in volta nuovi tasselli al vasto mondo del mito. Ecco, Andrea Gualchierotti, con "La stirpe di Herakles", si presenta come un novello aedo, per narrarci una storia inedita e originale, che va ad incastrarsi benissimo nel contesto dei grandi poemi epici dell'Antichità, riprendendoli, richiamandoli, e anche ripresentandoli in forma moderna, al lettore di oggi.
Ho apprezzato soprattutto l'atmosfera, questo senso di fine incombente che sembra percorrere tutto il romanzo, l'influsso delle tenebre, sempre forte, e che spinge anche i personaggi "meno malvagi" a compiere azioni nefande, e il mistero sulla figura degli Eraclidi.
I personaggi sono sfaccettati, anche se a prima vista sembrerebbero ricalcare l'eroe buono e l'antagonista, mostrando lati diversi, rendendoli quindi più umani. Tra i tanti, ho apprezzato la costruzione del tiranno usurpatore, Archidamo, e la sua trasformazione, dovuta all'utilizzo di antichi manufatti, e il buon Elteo, un Lidio che aiuta Arethes nel suo progetto di riprendersi il trono: ho visto in lui una figura positiva, anche in un mondo prossimo al tramonto, l'amico fedele, al suo principe e ai suoi principi, il rappresentante dei vecchi valori come l'onestà d'animo e il senso dell'onore, a qualunque costo.
Lo stile, infine, è epicheggiante: la narrazione progredisce in maniera scorrevole, con qualche gioco temporale a incastro, supportata da un linguaggio diretto ma al tempo stesso curato, a tratti ricercato, che ben si adatta all'atmosfera del romanzo.
Una lettura consigliata soprattutto agli amanti dello Sword&Sorcery, delle storie di avventure, della storia e del mito.
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