Scopriamo "I MONDI DEL FANTASY VI" - Limana Umanìta
Da oggi inizia una serie di articoli dedicati a "I mondi del fantasy VI", l'antologia di racconti fantastici edita da Limana Umanìta, già recensita sul blog. In ogni articolo viaggeremo dentro alcuni racconti, grazie a una piccola presentazione curata proprio dagli autori. Allacciate le cinture, sarà un viaggio attraverso tanti mondi e atmosfere diverse, dalle più scanzonate alle più apocalittiche, ma ogni tappa vi regalerà grandi emozioni, come i racconti della raccolta.
"Le montagne di nessuno", di Alberto Pietrantoni
La parola all'autore: "Le montagne di nessuno" è un racconto che nasce da una serie di immagini che mi hanno profondamente colpito. La prima è un monte che vedo sempre in lontananza ogni volta che torno a casa dall'Università, una specie di guardiano che si staglia all'orizzonte, immobile. È sempre stato lì, ovviamente, ma ho iniziato ad accorgermi della sua presenza solo di recente. La seconda è il quadro "Viandante sul mare di nebbia" dell'artista romantico Caspar David Friedrich, che ritrae un mare di nebbia da cui si sollevano le cime delle montagne. Un'opera, questa, che studiai al Liceo e mi impressionò per il contrasto tra l'uomo, di spalle, anonimo e quasi insignificante, e la maestosità della natura che lo circondava. La terza immagine è il Monte Baldo, immerso anche lui nella nebbia, ma questo non lo vidi in un dipinto ma nella realtà, dopo aver preso la funivia da Malcesine (una località presso il Lago di Garda).
Lo sgomento di romantica memoria che suscitarono in me queste figure mi convinsero a scrivere un racconto che avesse per protagoniste le montagne e la nebbia, mentre l'uomo è solo testimone, alle volte vittima, alle volte servo, ma sempre relegato sullo sfondo. L'uomo diventa paesaggio, insomma, e la natura personaggio. Il dramma umano viene comunque rappresentato: è anche una storia di amore fraterno, avventura, esplorazione, mistero. Ci sono leggende perdute che vengono riscoperte. L'uomo cerca di dominare le montagne, ma come viene detto nel racconto, le Montagne di Nessuno si chiamano così perché nessun uomo può definirsi loro sovrano.
"I cosiddetti fantasmi", di Alessandra Leonardi
“I
cosiddetti fantasmi” è un urban fantasy con sfumature umoristiche, ambientato a
Roma. La protagonista è Jessica Rossi, una detective dell’occulto con un potere
specifico connesso alle apparizioni dei fantasmi, che non sono quello che la
gente pensa di solito, ma qualcos’altro che si scoprirà proseguendo nella
lettura del racconto. Jessica è un personaggio femminile sui generis,
lontanamente ispirato dal personaggio della serie tv (e dei fumetti) Marvel
Jessica Jones: si ingozza di birra e patatine, è disordinata e si cura poco,
non ha un soldo e vive nel retro del suo ufficio; dice sempre la cosa sbagliata
al momento sbagliato, soprattutto in amore: è cotta del suo collega romagnolo
Artemio, che non se la fila per niente, però in questa occasione ha bisogno di
lei per un certo affare, connesso ai loro poteri...
Questo
è l’incipit del racconto:
Richiusi la porta del mio ufficio -ci vuole un bel coraggio a definirlo tale- con una pedata, visto che la serratura era rotta e avevo le mani occupate dalle buste della spesa (birra, patatine e muffin). Le poggiai sul tavolo, e mi lasciai cadere sul divano, da cui si alzò una nuvoletta di polvere che mi provocò un attacco di tosse. Mi sdraiai nella penombra del pomeriggio, ma qualcosa mi infastidiva: misi una mano sotto uno dei cuscini, e tirai fuori un mucchio di bollette e multe da pagare. “Ah, già! Le nascondo qui” pensai. Soldi? Finiti. Clienti? Zero. Forse avrei dovuto accettare il lavoro per quella signora con le labbra a canotto e gli zigomi a bignè, che pensava che “cacciatrice di fantasmi” significasse che do la caccia a mariti in fuga/scomparsi/assenti; oppure, l’interista per quel programma di Rete Roma sull’occulto, per screditarmi e gettare fango su noi operatori del soprannaturale, ma dietro compenso.«Dai, Jessica,tra un po’ esce il remake di Ghostbusters, dove sono tutte donne, e vivrai il tuo momento di gloria: tutti ti cercheranno e parleranno di te» mi auto-incoraggiai ad alta voce. Sì, ma nel mentre come campavo? Mi tuffai nelle patatine fritte.
"Parasomnia Berlin", di Alessio Del Debbio.
La parola all'autore: "Parasomnia Berlin" inaugura il mio nuovo ciclo di racconti fantastici ispirati a leggende e folklore tedesco. In questo caso ho recuperato la figura di Knecht Ruprecht, un Babbo Natale oscuro, che non porta doni ai bambini, bensì li rapisce e maltratta. Una figura che mi ha ricordato Peter Pan, ma in versione dark. Da qui l'idea di (ri)raccontare la storia di Peter Pan e di Wendy e dei suoi fratelli, che però non finiscono all'Isola che non c'è, bensì a Mariendorf Weg, un ospedale pediatrico abbandonato di Berlino. Un racconto a tinte forti, non per deboli di cuore.
Un fulmine rischiarò per un momento la facciata, permettendole di vedere i muri coperti di scritte, là dove le piante non li avevano ancora divorati, le finestre rotte e le facce. Decine, forse centinaia di volti mostruosi. Wendy rabbrividì riconoscendo l'ospedale di Mariendorf Weg, dove Johann era stato ricoverato da piccolo per un problema di respirazione, e che aveva odiato fin da subito, a causa di quelle orribili statue di pietra. In quella i volti demoniaci si scossero e le figure incassate nei muri agitarono le braccia nella sua direzione, chiamandola a gran voce. Decine di uccelli di pietra si levarono in volo, piombando su di lei e ronzandole intorno affamati. Wendy afferrò un ramo caduto e cercò di tenerli a distanza, ma i rapaci infernali lo abboccarono, spezzandolo, un suono simile a quello che avrebbero prodotto le sue ossa. Strillò quando un uccello la beccò su una spalla e lo agguantò per un'ala per toglierselo di dosso ma, nel farlo, strappò via anche un pezzo di pelle.
"Murtair" di Marco Bertoli
La parola all'autore: I protagonisti dei racconti che scrivo sono spesso
criminali, per lo più sicari a pagamento o omicidi seriali. La giustificazione
che do per questa predilezione è che mi permettono di esprimere il ‘lato
oscuro’ della personalità di un altrimenti tranquillo e riservato tecnico di
laboratorio universitario. Non vivendo, infatti, ai tempi beati di Conan,
quando un colpo di spada risolveva la maggior parte dei problemi, il parlare di
caratteri che manifestano senza remore la violenza che alberga in essi mi
consente di sfogare le piccole tensioni che la quotidianità carica sulle mie
spalle. Evito così un loro pericoloso accumulo e, soprattutto, il rischio di
riversare il mio nervosismo su quanti mi stanno attorno.
Volendo partecipare al concorso “I Mondi del Fantasy
VI”, ho immaginato una storia di ambientazione fantascientifica, il cui primo
attore è un assassino prezzolato dalle caratteristiche, però, alquanto particolari.
Anzitutto non è un umanoide ma un Hentamoebide iperacutus, cioè una sorta di
Ameba intelligente di sesso femminile dal nome Murtair che in lingua gaelica
scozzese significa appunto ‘assassino’. In secondo luogo per commettere i
delitti utilizza cadaveri conservati di specie diverse a cui dona una parvenza
di vita introducendosi nei loro corpi. Terzo, per quanto disinibita e priva di
scrupoli morali, non gradisce di farsi vedere dai clienti nella sua forma reale
e ha il vezzo di descrivere la propria attività con il termine ‘Risolutore’.
La trama in sintesi vede la mia ‘eroina’ assumere un
incarico che risulterà più difficile del previsto portare a compimento perché
la salma scelta da lei come copertura non si rivelerà così ‘defunta’ come
previsto. Oltre, ben inteso, a un’altra complicazione che lascio nel mistero per
non togliere ai lettori il gusto della scoperta.
Una curiosità per concludere queste note: il racconto termina
con una citazione da “Casablanca”, uno tra i film che preferisco.
Appuntamento al prossimo mese con un nuovo articolo su altri racconti tratti dall'antologia "I mondi del fantasy VI".
Interessante approfondimento!
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