IL CALIBRARIO DELL'AVVENTO - GIORNO 11: CHUPA CHUPS!
L'appuntamento di oggi con il "Calibrario dell'Avvento" è dedicato a Daniele Pollero, un giovane editor, della casa editrice Panesi Edizioni, che ha di recente pubblicato due interessanti, e diversi tra loro, lavori: "Vangelia", un racconto horror (già segnalato anche qui sul blog), e "Chupa Chups!", dissacrante raccolta di racconti, anch'essa già segnalata su questo blog.
Se volete scoprire qualcosa di più sull'autore di questi racconti, vi lascio un'ironica biografia e vi invito a leggere l'intervista, in cui parliamo di libri, editoria e cultura in generale!
Chi è l'autore? Daniele Pollero, pseudonimo di Daniele Pollero, nasce già vecchio e senza pensione per adeguarsi ai tempi. È glottoteta,
filibustiere, pentecostale, pneumatologo, graduabile e ondivago, ma solo
se fa curriculum. Non si spazzola prima di andare a dormire. Chupa Chups! (e altri racconti impegnati) è il suo primo romanzo erotico sadomaso ambientato in una scuola di magia nella Terra di Mezzo. Basta che venda.
Qua una presentazione di "Chupa Chups!" sul sito di Panesi Edizioni e qua una recensione alla raccolta sul blog "All you can read!".
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INTERVISTA A DANIELE POLLERO
Ciao Daniele,
parlaci un po’ di te. Quali
sono i tuoi interessi, le tue passioni?
Ciao
Alessio, grazie per questo piccolo spazio di espressione! Ho tantissimi
interessi e altrettante passioni, credo fermamente che tutti i rami dello
scibile umano siano meritevoli di attenzione. Sono innamorato dell'atto del
conoscere in sé. Ovviamente il tutto è inversamente proporzionale al tempo a
disposizione, quindi si pone come necessaria una selezione. Attualmente dedico
buona parte al mio scheletrico tempo libero al cinema, alla musica [che
ringrazio sempre di esistere], al fumetto e alla meditazione di testi
filosofici.
Quali sono le tue letture
preferite? Che generi preferisci leggere? Se tu dovessi scegliere il romanzo per
descrivere la tua vita, qual è?
Sono
un lettore molto precoce: ho iniziato alla veneranda età di quattro anni [quasi
cinque], precisamente nel dicembre del 1993 con la seconda ristampa del Dylan
Dog n.30, La casa infestata.
Ovviamente non capii nulla, ma ne rimasi fortemente impressionato. Non mi sono
mai più staccato dai fumetti, in varie forme e incarnazioni. Poi, come tanti,
sono passato ai classici in età matura. Attratto dalla letteratura slava un po'
per fascino intrinseco e un po' per studio, ho avuto modo di assaggiare gran
parte della bibliografia di Dostoevskij prima e Tolstoj poi in anni di letture
frenetiche, matte e disperatissime. L'apertura di un mondo. Attualmente
ondeggio su generi di nicchia quali thriller, horror, erotico, transgressive,
bizarro: tutti generi scarsamente rappresentati da autori nostrani [chi più chi
meno], ma, credo, degni di diffusione. Un romanzo che mi rappresenti in pieno
non esiste, essendo la mia vita un processo scarsamente univoco e piuttosto
discontinuo. Ne cito due agli antipodi, com'è giusto che sia: Le avventure di Alice nel Paese delle
Meraviglie e Tokyo Soup. Il primo
l'ho iniziato e finito durante un tratto ferroviario, con la gente che mi
guardava ridere da solo con apprensione. Il secondo è sgradevole fino alla
nausea, in senso eminentemente positivo.
Com’è stato invece il tuo
approccio alla scrittura? Hai iniziato lavorando nell’editoria, per approdare a
due lavori autonomi: “Vangelia” e “Chupa Chups”, due opere completamente
diverse. Come è nata la decisione di scrivere qualcosa di tuo? Per passione?
Per piacere? Per la voglia di metterti alla prova e sperimentare?
Parto
subito con una rivelazione sconvolgente che occuperà a lungo le prime pagine
dei notiziari: non credo che lo scrivere faccia per me. Raramente sento la
necessità di raccontarmi o di sfogarmi, e anzi, tendo a ritrarmi nei recessi
dei miei confessionali solitari. Come spesso mi capita di dire, preferisco
mettermi su lavori di altri come lettore o editor. Però non posso negare che
sia molto divertente. Mi è capitato più volte di arrivare in fondo a un
racconto con addosso una sensazione elettrizzante, come se avessi appena
concluso una performance agonistica. A darmi la spintarella fu un' amica
birbona convinta che dovessi necessariamente scrivere qualcosa. L'ho
accontentata, ma lei probabilmente non lo sa.
Passiamo ai tuoi lavori.
“Vangelia”, che ho molto apprezzato, è un racconto horror, costruito in un
crescendo di tensione. Quali sono state le tue fonti di ispirazione? Sia
letteraria che cinematografica, eventualmente.
Vangelia è piaciuto molto anche a me, ti dirò la verità. L'idea nacque da un
trattato di medicina sacra che mi regalarono a Natale, nel quale incontrai la
storia vera di una signora che proveniva da quella meravigliosa terra d'incanti
che è la Bulgaria. Ti/vi rimando a questo articolo per ulteriori
approfondimenti. Su questo fondo
di verità ho innestato il seme narrativo, costituito da un intreccio di
esperienze personali, spiacevoli fatti di cronaca e un pizzico di Carrie, testo che farei adottare nelle
scuole come manifesto anti-bullismo.
“Chupa Chups!”, invece, è
completamente diverso, un modo ironico, a tratti dissacrante, per affrontare la
vita nella società moderna. Sembra quasi un libro da leggere il lunedì mattina,
prima di andare a lavoro. Come è nata quest’opera? Cosa volevi trasmettere al
lettore? C’è qualche aneddoto interessante che puoi raccontare? Sono racconti
nati singolarmente e poi riuniti, o già fin dall’inizio c’era l’idea di creare
un’opera che li riunisse tutti?
Chupa Chups!, più semplicemente, raccoglie gran parte dei racconti
che ho scritto per i concorsi letterari. Messi tutti insieme, in fila, mi
restituivano un disegno unitario sotto l'egida di un perculamento sbarazzino e
irriverente ad alcuni tic tipicamente moderni [i social network su tutti,
un'invenzione diabolica proprio nel senso etimologico di "separare",
fingendo in questo caso di unire]. Detta così sembra una figata, una roba
acutissima e all'avanguardia, ma in realtà temo sia solo un cumulo di minchiate
senza tempo. Però spero che sia in grado di lasciare in eredità una mezza
risata, se non addirittura una intera. In realtà credo che Chupa Chups! e Vangelia,
intesi come generi, abbiano molto in comune fra loro. Il demenziale e lo
splatter sono estremizzazioni di alcune maleodoranti caratteristiche del reale,
che messe così possono perfino divertire. Quello che in Chupa Chups! mi ha intrattenuto, nella realtà mi ha fatto incazzare
come una iena. Ecco la magia della letteratura, ecco l'evasione.
Generi e attualità: spesso,
una certa critica miope (tutta italiana) accusa la letteratura di genere di
essere puro edonismo, eppure è possibile servirsene per affrontare temi attuali
e scottanti (qualche esempio? La prostituzione, la violenza sulle donne, gli
abusi sui minori, il tema del diverso e quant’altro). Cosa ne pensi al
riguardo?
Sono
assolutamente d'accordo con te, e anzi, credo sia doveroso utilizzarla in quel
modo. Si tratta semplicemente di sfruttare tutte le possibilità del mezzo e di
agevolare le peculiarità individuali. Entro in libreria, oggi, e mi sembra di
essere in una pelletteria tarocca: tutta roba uguale. Cambiano solo l'etichetta
e due o tre stronzate marginali. Con la differenza che sta roba la pago minimo
20 euro, mentre in una pelletteria tarocca seria riesco pure a strappare lo
sconto con un sorriso alla commessa taiwanese. È un mercato autistico che ha perso la capacità di
comunicare le differenze. Ormai parla solo a se stesso, al proprio sponsor o al
proprio conto in banca. La qualità volendo c'è, ma manca la volontà di stupire,
di osare, di personalizzare, di rischiare. E la colpa degli autori è minima. Ti
faccio un esempio controcorrente e impopolare: 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire. Faceva cagare
liquido [già dal titolo]? Può darsi, ma lascia stare per un momento la qualità.
Il fatto è che l'editore sapeva come vendertela, come comunicartela. Aveva le
idee chiare. Perfino "nome-iniziale del cognome-punto" è diventato un
brand utile per pubblicare pornozozzerie senza farsi riconoscere dal proprio
capo. Moccia e Volo uguale: sanno chi sono, e possono contare su un target
ritagliato con la perizia di un lanciatore di coltelli. Tanti altri, invece,
magari molto più talentuosi, sono in piena crisi d'identità. Sono personaggi in
cerca di se stessi, di un pubblico e di un editore; letteralmente, perché
l'editore non è quello che pubblica, ma quello che ama. E invece di sforzarsi
un minimo per valorizzare la propria squadra, gli editori cosa fanno? Divulgano
fantocci costruiti ad arte in altri lidi e li infilano a forza sugli scaffali
delle librerie come i Vangeli in casa di Marilyn Manson. Può davvero esistere
il libro di Francesco Sole? Con tutta la buona volontà. Dove andremo a finire
senza coltivare il vivaio, le giovanili di chi veramente vuol seguire questa
strada dall'inizio alla fine? Alla biografia di Mara Venier? Ah no, aspetta... La
verità è che il mercato letterario dei big segue quello globale nella dittatura
dell'aspetto economico. La morte violenta dell'arte, gambizzata e soffocata da
un bavaglio a forma di banconota.
In Italia ci sono più
scrittori che lettori, e non è un modo di dire ma realtà. Lasciando da parte i
problemi, cosa consiglieresti per uscire da questa situazione critica? Un’idea,
una ricetta “natalizia” per incentivare la lettura, quale potrebbe essere
secondo te?
Osservazione
empirica preliminare: conosco un sacco di eccellenti lettori che quando
chiudono il libro di turno sono vuoti tanto quanto prima. Quindi sì, bisogna
avviare alla lettura, intesa però come metodo e non come atto materiale. Non
leggere, ma leggere bene. Detto ciò, ammetto con mestizia che io purtroppo non
ho la formula vincente. Potrei dirti che leggere è bello, ma oggi si sputa
sulla bellezza, ridicolizzandola e umiliandola. Potrei dirti che leggere aiuta
a essere persone migliori, ma oggi le persone migliori sono quelle con la
lingua più lunga e versatile. Potrei dirti che leggere è divertente, ma oggi il
divertimento ha altre forme, nessuna delle quali particolarmente rassicurante.
Potrei dirti che leggere arricchisce il lessico, ma oggi bastano le competenze
linguistiche di una libellula per fare carriera. Potrei dirti che leggere salva
la vita, ma oggi la vita ha un valore numerico e non simbolico. Io la formula
non ce l'ho. Ma mi sa che, finché non verranno ridiscussi alcuni valori di
fondo, la ricerca sarà destinata a non produrre frutto.
Progetti per il futuro? Puoi
anticiparci qualcosa? Sia come scrittore che, eventualmente, in ambito
lavorativo/editoriale.
Dunque,
come autore ho in sospeso due romanzi: un dramma surreale-esistenziale e un
horror a sfondo sociale molto "grafico". Mi auguro di non finirli
mai, perché la mia carriera di scrittore deve avere termine qui, con il materiale
già pubblicato. In ambito editoriale c'è una certa falena, una seducente
sognatrice, che mi ronza intorno e mi parla di un certo Alessio Del Debbio... E
poi l'esordio sulla lunga distanza di un romanzo [comunque breve] da parte di
una giovane autrice spaventosamente talentuosa. Sarà un erotico. Sarà un
erotico molto erotico. Ma anche molto dolce, di quella dolcezza che ti
costringe a guardare oltre.
Il
libro più straordinario che abbia mai letto: Lolita. Cioè, rendiamoci conto che parla di un omaccione che vuole
drogare una dodicenne per abusarne, e l'autore te lo racconta a pernacchie
dissimulando l'orrore con un gioco di ironie e un utilizzo della parola che ha
del leggendario. Nabokov assolutamente mostruoso, ogni singola frase è una
lezione di scrittura.
Grazie per essere stato ospite
del blog “I mondi fantastici”.
Grazie
a te, sei una forza! Continua così. :)
Meravigliosa!
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