venerdì 11 dicembre 2015

Il Calibrario dell'Avvento - Giorno 11: Chupa Chups!

IL CALIBRARIO DELL'AVVENTO - GIORNO 11: CHUPA CHUPS!


L'appuntamento di oggi con il "Calibrario dell'Avvento" è dedicato a Daniele Pollero, un giovane editor, della casa editrice Panesi Edizioni, che ha di recente pubblicato due interessanti, e diversi tra loro, lavori: "Vangelia", un racconto horror (già segnalato anche qui sul blog), e "Chupa Chups!", dissacrante raccolta di racconti, anch'essa già segnalata su questo blog.




Se volete scoprire qualcosa di più sull'autore di questi racconti, vi lascio un'ironica biografia e vi invito a leggere l'intervista, in cui parliamo di libri, editoria e cultura in generale!


Chi è l'autore? Daniele Pollero, pseudonimo di Daniele Pollero, nasce già vecchio e senza pensione per adeguarsi ai tempi. È glottoteta, filibustiere, pentecostale, pneumatologo, graduabile e ondivago, ma solo se fa curriculum. Non si spazzola prima di andare a dormire. Chupa Chups! (e altri racconti impegnati) è il suo primo romanzo erotico sadomaso ambientato in una scuola di magia nella Terra di Mezzo. Basta che venda.

Qua una presentazione di "Chupa Chups!" sul sito di Panesi Edizioni e qua una recensione alla raccolta sul blog "All you can read!".


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INTERVISTA A DANIELE POLLERO



Ciao Daniele,

parlaci un po’ di te. Quali sono i tuoi interessi, le tue passioni? 


Ciao Alessio, grazie per questo piccolo spazio di espressione! Ho tantissimi interessi e altrettante passioni, credo fermamente che tutti i rami dello scibile umano siano meritevoli di attenzione. Sono innamorato dell'atto del conoscere in sé. Ovviamente il tutto è inversamente proporzionale al tempo a disposizione, quindi si pone come necessaria una selezione. Attualmente dedico buona parte al mio scheletrico tempo libero al cinema, alla musica [che ringrazio sempre di esistere], al fumetto e alla meditazione di testi filosofici.


Quali sono le tue letture preferite? Che generi preferisci leggere? Se tu dovessi scegliere il romanzo per descrivere la tua vita, qual è?


Sono un lettore molto precoce: ho iniziato alla veneranda età di quattro anni [quasi cinque], precisamente nel dicembre del 1993 con la seconda ristampa del Dylan Dog n.30, La casa infestata. Ovviamente non capii nulla, ma ne rimasi fortemente impressionato. Non mi sono mai più staccato dai fumetti, in varie forme e incarnazioni. Poi, come tanti, sono passato ai classici in età matura. Attratto dalla letteratura slava un po' per fascino intrinseco e un po' per studio, ho avuto modo di assaggiare gran parte della bibliografia di Dostoevskij prima e Tolstoj poi in anni di letture frenetiche, matte e disperatissime. L'apertura di un mondo. Attualmente ondeggio su generi di nicchia quali thriller, horror, erotico, transgressive, bizarro: tutti generi scarsamente rappresentati da autori nostrani [chi più chi meno], ma, credo, degni di diffusione. Un romanzo che mi rappresenti in pieno non esiste, essendo la mia vita un processo scarsamente univoco e piuttosto discontinuo. Ne cito due agli antipodi, com'è giusto che sia: Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie e Tokyo Soup. Il primo l'ho iniziato e finito durante un tratto ferroviario, con la gente che mi guardava ridere da solo con apprensione. Il secondo è sgradevole fino alla nausea, in senso eminentemente positivo.


Com’è stato invece il tuo approccio alla scrittura? Hai iniziato lavorando nell’editoria, per approdare a due lavori autonomi: “Vangelia” e “Chupa Chups”, due opere completamente diverse. Come è nata la decisione di scrivere qualcosa di tuo? Per passione? Per piacere? Per la voglia di metterti alla prova e sperimentare?


Parto subito con una rivelazione sconvolgente che occuperà a lungo le prime pagine dei notiziari: non credo che lo scrivere faccia per me. Raramente sento la necessità di raccontarmi o di sfogarmi, e anzi, tendo a ritrarmi nei recessi dei miei confessionali solitari. Come spesso mi capita di dire, preferisco mettermi su lavori di altri come lettore o editor. Però non posso negare che sia molto divertente. Mi è capitato più volte di arrivare in fondo a un racconto con addosso una sensazione elettrizzante, come se avessi appena concluso una performance agonistica. A darmi la spintarella fu un' amica birbona convinta che dovessi necessariamente scrivere qualcosa. L'ho accontentata, ma lei probabilmente non lo sa. 


Passiamo ai tuoi lavori. “Vangelia”, che ho molto apprezzato, è un racconto horror, costruito in un crescendo di tensione. Quali sono state le tue fonti di ispirazione? Sia letteraria che cinematografica, eventualmente. 


Vangelia è piaciuto molto anche a me, ti dirò la verità. L'idea nacque da un trattato di medicina sacra che mi regalarono a Natale, nel quale incontrai la storia vera di una signora che proveniva da quella meravigliosa terra d'incanti che è la Bulgaria. Ti/vi rimando a questo articolo per ulteriori approfondimenti. Su questo fondo di verità ho innestato il seme narrativo, costituito da un intreccio di esperienze personali, spiacevoli fatti di cronaca e un pizzico di Carrie, testo che farei adottare nelle scuole come manifesto anti-bullismo. 


“Chupa Chups!”, invece, è completamente diverso, un modo ironico, a tratti dissacrante, per affrontare la vita nella società moderna. Sembra quasi un libro da leggere il lunedì mattina, prima di andare a lavoro. Come è nata quest’opera? Cosa volevi trasmettere al lettore? C’è qualche aneddoto interessante che puoi raccontare? Sono racconti nati singolarmente e poi riuniti, o già fin dall’inizio c’era l’idea di creare un’opera che li riunisse tutti?



Chupa Chups!, più semplicemente, raccoglie gran parte dei racconti che ho scritto per i concorsi letterari. Messi tutti insieme, in fila, mi restituivano un disegno unitario sotto l'egida di un perculamento sbarazzino e irriverente ad alcuni tic tipicamente moderni [i social network su tutti, un'invenzione diabolica proprio nel senso etimologico di "separare", fingendo in questo caso di unire]. Detta così sembra una figata, una roba acutissima e all'avanguardia, ma in realtà temo sia solo un cumulo di minchiate senza tempo. Però spero che sia in grado di lasciare in eredità una mezza risata, se non addirittura una intera. In realtà credo che Chupa Chups! e Vangelia, intesi come generi, abbiano molto in comune fra loro. Il demenziale e lo splatter sono estremizzazioni di alcune maleodoranti caratteristiche del reale, che messe così possono perfino divertire. Quello che in Chupa Chups! mi ha intrattenuto, nella realtà mi ha fatto incazzare come una iena. Ecco la magia della letteratura, ecco l'evasione.


Generi e attualità: spesso, una certa critica miope (tutta italiana) accusa la letteratura di genere di essere puro edonismo, eppure è possibile servirsene per affrontare temi attuali e scottanti (qualche esempio? La prostituzione, la violenza sulle donne, gli abusi sui minori, il tema del diverso e quant’altro). Cosa ne pensi al riguardo?


Sono assolutamente d'accordo con te, e anzi, credo sia doveroso utilizzarla in quel modo. Si tratta semplicemente di sfruttare tutte le possibilità del mezzo e di agevolare le peculiarità individuali. Entro in libreria, oggi, e mi sembra di essere in una pelletteria tarocca: tutta roba uguale. Cambiano solo l'etichetta e due o tre stronzate marginali. Con la differenza che sta roba la pago minimo 20 euro, mentre in una pelletteria tarocca seria riesco pure a strappare lo sconto con un sorriso alla commessa taiwanese. È un mercato autistico che ha perso la capacità di comunicare le differenze. Ormai parla solo a se stesso, al proprio sponsor o al proprio conto in banca. La qualità volendo c'è, ma manca la volontà di stupire, di osare, di personalizzare, di rischiare. E la colpa degli autori è minima. Ti faccio un esempio controcorrente e impopolare: 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire. Faceva cagare liquido [già dal titolo]? Può darsi, ma lascia stare per un momento la qualità. Il fatto è che l'editore sapeva come vendertela, come comunicartela. Aveva le idee chiare. Perfino "nome-iniziale del cognome-punto" è diventato un brand utile per pubblicare pornozozzerie senza farsi riconoscere dal proprio capo. Moccia e Volo uguale: sanno chi sono, e possono contare su un target ritagliato con la perizia di un lanciatore di coltelli. Tanti altri, invece, magari molto più talentuosi, sono in piena crisi d'identità. Sono personaggi in cerca di se stessi, di un pubblico e di un editore; letteralmente, perché l'editore non è quello che pubblica, ma quello che ama. E invece di sforzarsi un minimo per valorizzare la propria squadra, gli editori cosa fanno? Divulgano fantocci costruiti ad arte in altri lidi e li infilano a forza sugli scaffali delle librerie come i Vangeli in casa di Marilyn Manson. Può davvero esistere il libro di Francesco Sole? Con tutta la buona volontà. Dove andremo a finire senza coltivare il vivaio, le giovanili di chi veramente vuol seguire questa strada dall'inizio alla fine? Alla biografia di Mara Venier? Ah no, aspetta... La verità è che il mercato letterario dei big segue quello globale nella dittatura dell'aspetto economico. La morte violenta dell'arte, gambizzata e soffocata da un bavaglio a forma di banconota.



In Italia ci sono più scrittori che lettori, e non è un modo di dire ma realtà. Lasciando da parte i problemi, cosa consiglieresti per uscire da questa situazione critica? Un’idea, una ricetta “natalizia” per incentivare la lettura, quale potrebbe essere secondo te?


Osservazione empirica preliminare: conosco un sacco di eccellenti lettori che quando chiudono il libro di turno sono vuoti tanto quanto prima. Quindi sì, bisogna avviare alla lettura, intesa però come metodo e non come atto materiale. Non leggere, ma leggere bene. Detto ciò, ammetto con mestizia che io purtroppo non ho la formula vincente. Potrei dirti che leggere è bello, ma oggi si sputa sulla bellezza, ridicolizzandola e umiliandola. Potrei dirti che leggere aiuta a essere persone migliori, ma oggi le persone migliori sono quelle con la lingua più lunga e versatile. Potrei dirti che leggere è divertente, ma oggi il divertimento ha altre forme, nessuna delle quali particolarmente rassicurante. Potrei dirti che leggere arricchisce il lessico, ma oggi bastano le competenze linguistiche di una libellula per fare carriera. Potrei dirti che leggere salva la vita, ma oggi la vita ha un valore numerico e non simbolico. Io la formula non ce l'ho. Ma mi sa che, finché non verranno ridiscussi alcuni valori di fondo, la ricerca sarà destinata a non produrre frutto.


Progetti per il futuro? Puoi anticiparci qualcosa? Sia come scrittore che, eventualmente, in ambito lavorativo/editoriale.


Dunque, come autore ho in sospeso due romanzi: un dramma surreale-esistenziale e un horror a sfondo sociale molto "grafico". Mi auguro di non finirli mai, perché la mia carriera di scrittore deve avere termine qui, con il materiale già pubblicato. In ambito editoriale c'è una certa falena, una seducente sognatrice, che mi ronza intorno e mi parla di un certo Alessio Del Debbio... E poi l'esordio sulla lunga distanza di un romanzo [comunque breve] da parte di una giovane autrice spaventosamente talentuosa. Sarà un erotico. Sarà un erotico molto erotico. Ma anche molto dolce, di quella dolcezza che ti costringe a guardare oltre.


Infine, qual è il libro che consiglieresti da regalare a Natale?


Il libro più straordinario che abbia mai letto: Lolita. Cioè, rendiamoci conto che parla di un omaccione che vuole drogare una dodicenne per abusarne, e l'autore te lo racconta a pernacchie dissimulando l'orrore con un gioco di ironie e un utilizzo della parola che ha del leggendario. Nabokov assolutamente mostruoso, ogni singola frase è una lezione di scrittura.


Grazie per essere stato ospite del blog “I mondi fantastici”.


Grazie a te, sei una forza!  Continua così. :)




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