lunedì 8 aprile 2019

"Bestie d'Italia - volume 1" - i racconti e gli autori

"Bestie d'Italia - volume 1" - i racconti e gli autori

Bentrovati, lettori. Oggi scopriamo nel dettaglio i dieci racconti che compongono l'antologia "Bestie d'Italia - volume 1". E sono proprio gli autori a presentarli. Pronti per un viaggio nel folclore toscano?

Il volume 1 di “Bestie d’Italia” contiene dieci racconti di scrittori italiani, appassionati di fantastico e folclore.
Lupomanaio, di Marco Bertoli
Il pozzo, di Gianluca Malato
Anime nella bufera, di Alessio Del Debbio
Jackie Chan contro Dracula, di Mala Spina
Nella bocca del dragone, di Giuseppe Chiodi
Ambrosia, di Elena Mandolini
L’illusione di Morgana, di Giuseppe Gallato
Le figlie della lupa, di Alessandra Leonardi
Il mistero di Atlanta, di Daniela Tresconi
La Mala Grotta, di Monica Serra

Lupomanaio, di Marco Bertoli

Il racconto parla di una maledizione che uno sciamano ha lanciato contro il proprio assassino e i suoi discendenti. Scopriremo un lupo mannaro dei più classici non fosse che, oltre all’argento, ha paura delle altezze. "Lupomanaio" è ambientati nei dintorni di Pontremoli, cittadina della Lunigiana, all’epoca dell’assedio posto da Federico Barbarossa per punire gli abitanti del loro tradimento.

Il pozzo, di Gianluca Malato

"Il pozzo" è ambientato in un vecchio casolare dell’entroterra siciliano adibito ad agriturismo. Mi piace molto questa ambientazione, soprattutto in virtù del fatto che, viaggiando in autostrada in Sicilia, è possibile vedere dei vecchi casolari abbandonati, se non addirittura delle antiche masserie, immerse nei campi. Sembrano quasi uno scorcio di un’epoca antichissima, in cui il tempo si è fermato. 

Conosceremo la misteriosa e temibile marabbecca, che si dice viva nei pozzi e mangi chiunque vi si avvicini. 

Anime nella bufera, di Alessio Del Debbio

Anime nella bufera” è la storia di un viaggio dalla Barberia a Pisa, che non finisce bene. È la storia di un naufragio e del tentativo di sopravvivenza dell’equipaggio di una nave. È la storia di un capitano impavido che non è disposto ad arretrare di un passo, forte delle sue convinzioni e della lama che impugna. Ed è la storia dei segreti, mai svelati, di un’isola, che adesso si palesano agli sventurati visitatori.

Come da tradizione, nei miei racconti compaiono o vengono citate tante leggende popolari, a partire dalle Code di Ziffa che imperversano nel Mar Tirreno (devastanti trombe marine), proseguendo con il Guiscardo, i munacielli e le creature che popolano l’isola di Oglasa. Una, in particolare, verrà svelata nel finale del racconto, ed è il vero padrone dell’isola.

Tra le altre leggende, vengono menzionate le fate marinare, di Orbetello, i fuochi di Montecristo, l’acqua maledetta del Fosso del Diavolo, il tesoro del monastero di San Mamiliano.



Jackie Chan contro Dracula, di Mala Spina

I protagonisti sono due ragazzini, compagni improbabili. Elle, la tredicenne, è una piccola bulla, manesca e iraconda, mentre il quasi dodicenne Leonardo è un secchione che riesce a camminare solo grazie a una stampella. In realtà, lo strano titolo “Jackie Chan contro Dracula” si riferisce proprio a loro due. Elle deve fare da babysitter a Leonardo e la storia è raccontata dal suo punto di vista. Scopriranno che una delle attrazioni del Luna Park nasconde qualcosa di molto strano.

Nel racconto si parla dell’Uomo nero, chiamato anche Babau, e dei tanti folletti che infestano le campagne della Toscana, come i Concialana, i Farfarelli, i Beffardelli o gli Elfi dei mulinelli.
C’è un motivo se non li vediamo più in giro...

Nella bocca del dragone, di Giuseppe Chiodi

Nascere la notte del 25 dicembre, in Irpinia, è un pessimo presagio. Si tratta di un affronto nei riguardi di Cristo e, per tale motivo, necessita di una punizione. Si dice che chi nasca quella notte sia destinato a trasformarsi, al calar del sole e per il resto della vita, in un Pampanaro.

Conoscete i lupi mannari? Ecco, la differenza sta in alcuni dettagli. I Pampanari non hanno la coda e sono ricoperti da pampini (foglie di vite) e viticci su tutto il corpo.

Non è finita: Nella Bocca del Dragone presenta, come da titolo, un’altra creatura classica. Un drago, sì, ma a tre teste e con un occhio solo. Un occhio dotato di poteri ipnotici, in grado di soggiogare le menti più fragili. È così che il mostro, secondo le vecchie storie, avrebbe costretto i Visigoti a nutrirlo coi corpi dei volturaresi (cittadini di Volturara Irpina) catturati.

Nella Bocca del Dragone parla di due ragazzi, Mena e Ruggero. Lei ha un'insolita passione per le piante officinali e, soprattutto, alimurgiche sin da bambina; è una persona curiosa, brillante, ed è in procinto di diventare bartender. Lui, al contrario, è un boscaiolo geloso della sua solitudine e custodisce un terribile segreto. Sta a voi scoprire quale!

Ambrosia, di Elena Mandolini

Il mio racconto nasce da una duplice esigenza: far conoscere il magnifico Parco Nazionale del Circeo e analizzare l’inquietudine e l’inadeguatezza che possono colpire ognuno di noi. Circe vive ancora sul promontorio del Circeo, dentro Torre Paola. Passa la sua esistenza seducendo giovani stranieri tra i pub e le discoteche di Sabaudia e il Circeo; una volta annoiata, o quando i ragazzi perdono la cognizione del sé, li trasforma negli animali che popolano proprio il Parco Nazionale. 

Infelice e insoddisfatta, sente di essere inadatta all’attuale modernità, di non aver ancora trovato il suo posto nella nostra epoca; percepisce un’inquietudine di fondo che lei stessa ha paura di analizzare e comprendere. La sua vita è monotona e ripetitiva e, nella sua mente, spesso torna il ricordo di un antico guerriero di cui non riesce a liberarsi. Però, tutto sta per cambiare…

Nel racconto, troverete la maga Circe, padrona di magia bianca e rossa, seduttrice e incantatrice. Accanto a lei, sua madre, una Ninfa oceanina, il fidato ciclope Philagros e il servo troll Tarachos. Pur essendo Circe la protagonista di Ambrosia, queste tre creature sono fondamentali per il suo percorso e, a livello simbolico, diventano una parte fondamentale del suo essere. La Ninfa rappresenta la coscienza di Circe, il troll le pulsioni e il desiderio di controllo sugli altri, mentre il ciclope la razionalità e, al contempo, una sorta di malinconia legata al passato che non può più tornare. Queste tre creature possiedono peculiarità fisiche specifiche che non gli consentono di mescolarsi agli umani; l’unica che può farlo è Circe, essendo il suo aspetto quello di una affascinante ragazza.

L’illusione di Morgana, di Giuseppe Gallato

Il mio racconto è una trasposizione in chiave fantasy della leggenda Siculo-Calabra della Fata Morgana. Tale mito è ambientato al tempo delle invasioni barbariche, quando un’orda di conquistatori – dopo aver attraversato tutta la penisola – giunse alle rive del mar Jonio, davanti allo stretto. A pochi chilometri, sull’altra sponda, sorgeva un’isola meravigliosa dominata da un gran monte fumante, l’Etna. Trovandosi sprovvisto di imbarcazioni, quindi impotente dinnanzi al mare, il re barbaro a capo delle truppe prese la decisione di fermarsi nella città di Reggio fin quando non avrebbe trovato una soluzione per raggiungere quello che definì il “Grande Regno”. Questo fin quando non incontrò una donna bellissima, apparsa un giorno dal nulla per offrirgli l’isola. 

Era agosto, le acque erano tranquille e “neppure un alito di vento turbava la pace e la serenità del luogo”. E mentre l’aria era tersa e limpida, la magia della Fata fu in grado di far apparire la Sicilia vicinissima: si potevano vedere distintamente – quasi come se si potessero toccare con le mani – gli alberi da frutto, il grande monte che vomitava fuoco, le spiagge, le vie di campagna e perfino gli uomini che scaricavano merci dalle navi nel porto. Fu a quel punto che il re barbaro si tuffò in acqua, sicuro di poter raggiungere l’isola con poche semplici bracciate. Ma quando l’incanto si ruppe, lui affogò miseramente. Tutto, infatti, era un miraggio, un’illusione della bella e sconosciuta donna, che altri non era se non la Fata Morgana. 

Le figlie della lupa, di Alessandra Leonardi

Le figlie della Lupa” nasce da un’idea che mi era venuta leggendo “Berserkr” di Alessio Del Debbio, urban fantasy in cui il protagonista è l’Orso protettore di Berlino. Mentre leggevo pensavo: “fico, se Berlino ha come protettore l’Orso suo simbolo, allora ogni città dovrebbe avere il suo animale/spirito guida/protettore! E quello della mia città, Roma, quale potrebbe essere? Ma la Lupa capitolina, ovviamente!” 

E così da questa suggestione ho scritto questo spin-off di Berserkr, in cui c’è una Lupa protettrice, Ersilia, anziana ma soprattutto malata, e le sue due gemelle, Fausta e Lorenza (i nomi non sono a caso, ma si rifanno alla mitologia romana: Ersilia è il nome della moglie di Romolo, Fausta deriva dal pastore Faustolo, padre adottivo di Romolo e Remo, e Lorenza da Acca Larentia, madre adottiva dei suddetti gemelli) che hanno il controllo dell’organizzazione che si occupa di proteggere Roma dalle forze del male. Una creatura, il Fauno, inizierà in effetti a dare grossi problemi, inoltre scopriremo molti segreti celati all’interno della loro sede…  

Il mistero di Atlanta, di Daniela Tresconi

L’idea di "Il mistero di Atlanta" è arrivata durante una visita al Museo Navale della Spezia. Sono appassionata di storia e appena posso cerco sempre di visitare luoghi che in qualche modo possono accendere una scintilla nella mia testa. Il museo ospita una sala completamente dedicata alle polene delle navi, con numerosi reperti, tra questi appunto la misteriosa Atlanta, su cui la leggenda racconta gravi una terribile maledizione. Il mio racconto ripercorre le vicende della polena e di tutti  gli uomini che l’hanno incontrata, dal suo ritrovamento nell’Oceano Atlantico fino ai giorni nostri, lungo una scia di morte e tormento dell’anima e del corpo.

Il racconto è ambientato a La Spezia, città in cui realmente si trova la polena di Atlanta. Quella di scrivere storie che intrecciano la realtà storica con la finzione narrativa è una mia caratteristica. Mi piace l’idea che il lettore possa essere incuriosito da quello che scrivo, tanto da desiderare di venire a vedere di persona quanto c’è di vero.

La Mala Grotta, di Monica Serra

Tutti conoscono la discarica romana di Malagrotta, se ne è parlato a lungo qualche anno fa per via del problema rifiuti della Capitale. Ma non tutti sanno che in quella zona, anche prima che vi fossero stabiliti l’impianto di smaltimento e una gigantesca raffineria di petrolio, c’era un tanfo talmente forte che si diceva fosse causato dal respiro fetido di un drago che aveva scelto il posto come suo rifugio.

Facendo qualche ricerca in biblioteca per trovare l’ispirazione giusta per il racconto da inviare a NPS, mi sono imbattuta nei sonetti di Augusto Sindici, poeta di fine ‘800, che parlavano di questa storia. Secondo la vecchia leggenda, nella Mala Grotta – proprio al centro della campagna romana - si era rifugiato un terribile drago che col suo fiato puzzolente appestava tutti i dintorni. Il Papa mobilitò un'intera schiera di baroni, guidati da Raimone Anguillara, che uccisero la creatura grazie alla Spada dell'Arcangelo Michele, quello che domina Castel Sant'Angelo a Roma e al quale fu dedicato il Castello di Maccarese. 

Era la trama perfetta: saltando tra passato e presente, ho raccontato la storia di una giornalista che, impegnata a scrivere un reportage sulla discarica, a un certo punto si ritrova catapultata in una situazione che mai avrebbe pensato di vivere.

Il comandante Caimmi fluttuava a mezz’aria, quasi fosse dentro a una bolla d’acqua, il corpo inanimato e lo sguardo fisso su qualcosa che Benelli non riusciva a vedere dalla fessura della porta. 
Cercò di sporgersi un po’ di più, attirato anche da una sorta di canto ipnotico e fu allora che la vide. La polena Atlanta aveva perso tutte le sue fattezze femminili lasciando il posto a un orrido mostro, metà donna e metà sirena, con lunghi tentacoli al posto delle braccia, tentacoli che avviluppavano il corpo del comandante e gli strozzavano il respiro. 
Benelli si ritrasse terrorizzato, portandosi istintivamente le mani alle orecchie: il canto della polena era un richiamo a lasciarsi soggiogare al suo potere. Atlanta reclamava l’amore incondizionato di chi aveva la sfortuna di incrociare il suo sguardo, rendeva succubi le menti e prosciugava ogni desiderio di vivere.  
Il marinaio vide il comandante muovere gli ultimi passi fino ad arrivare sul ponte e da lì lasciarsi andare tra i flutti. Benelli rimase impotente e completamente paralizzato, giurò di aver sentito Aristofane gridare che il suo ultimo desiderio era quello di finire in fondo al mare per poter vivere per sempre con Atlanta. E così fu.

Ricordo che "Bestie d'Italia - volume 1" è acquistabile su tutti gli store di libri e ebook (sito NPS Edizioni, Amazon, Kobo store).


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