INTERVISTA A ALESSIO FILISDEO
Bentrovati, amici lettori. Oggi ho il piacere di ospitare sul blog Alessio Filisdeo, un giovane talento italiano, di cui ho avuto il piacere di leggere alcuni libri, e anche l'onore di pubblicarne uno. Qualche titolo, per rinfrescarvi la memoria? "Una notte di ordinaria follia", primo capitolo della serie del vampiro Nik (edita da Nativi Digitali Edizioni); "Fairfax & Coldwin", recensito qua sul blog; e il recentissimo "Il mistero di Virginia Hayley", edito da NPS Edizioni.
Ciao Alessio,
benvenuto sul blog “i mondi fantastici”. Presentati un po’ ai lettori, anche a chi non ti conosce.
Il mio nome è Alessio Filideo, e sono uno scrittore che tratta principalmente di genere horror, gotico e urban fantasy.
Vivo in un piccolo comune dell’isola d’Ischia, in Campania, e quando non sono impegnato nella stesura dei miei racconti, o nel mio lavoro part-time, mi piace leggere, guardare film, serie tv e divertirmi coi videogames.
Insomma, sono una persona come tante altre. Uno scribacchino che sogna, un giorno, di poter vivere unicamente grazie alla propria passione per la letteratura.
Partiamo con le domande difficili: perché scrivi?
Scrivo per passione, per piacere e per lavoro, in quest’ordine. Scrivere mi rende una persona felice e realizzata, cosa assolutamente non di poco conto.
Come mai la scelta del genere fantastico? E, in particolare, dell’urban fantasy?
L’urban fantasy, inizialmente, fu per me un “genere di ripiego”. In realtà volevo scrivere un romanzo gotico ad ambientazione d’epoca, ma sembrava che nessuno fosse interessato. Così mi buttai, o almeno tentai, sull’urban fantasy. Cercai però di impostarlo così come avrei fatto col romanzo gotico, ovvero ponendo enfasi (nonostante l’elemento sovrannaturale) sul concetto di verosimiglianza alla realtà, concentrandomi su un iper-realismo di stampo cinematografico.
Questa strana fusione di fattori mi permise, di fatto, di trapiantare i mostri letterari del XIX secolo direttamente nel XXI, reinventandoli in maniera molto irriverente.
So che sei affascinato dalla letteratura gotica, in particolare dalla figura dei vampiri. Come mai?
I secoli andati mi hanno sempre affascinato, soprattutto il Settecento e l’Ottocento.
Il tipo di linguaggio, la moda, le credenze, i rapporti interpersonali e così via.
In genere letterario gotico, in particolar modo, fu il primo vero precursore dell’horror moderno, capace di mettere a nudo le paure e le perversioni del genere umano.
La figura del vampiro, riportata alla ribalta proprio sul finire del XVIII secolo in una forma simile a come la conosciamo oggi, segnò una vera e propria denuncia morale nei confronti dell’ipocrisia della società benpensante, quella che in pubblico indossava la maschera delle apparenze e che nel privato si abbandonava ad ogni tipo di vizio.
I vampiri, per la prima volta, erano creature bellissime, carismatiche, immortali e genuinamente malvagie, padroni di dare fondo all’intero campionario di nefandezze mortali e istinti primordiali senza che nessuno (o quasi) potesse fermarle o giudicarle.
In breve, per me, il vampiro è l’essere più libero, libertà intesa sotto ogni declinazione possibile del termine, mai partorito dal folklore umano. Le possibilità, nello scrivere su di esso, sono infinite.
Quale libro consiglieresti a chi volesse approcciarsi alla letteratura gotica?
Prima di tutto farei un distinguo tra chi vuole accostarsi alla letteratura gotica “classica”, priva di elementi sovrannaturali o irreali, e chi invece vuole cominciare proprio dalle creature del terrore.
Nel primo caso consiglierei Jane Eyre di Charlotte Brontë, le cui atmosfere oscure, minacciose e misteriose non hanno nulla da invidiare alla Transilvania di Stoker. Nel secondo caso il primo titolo che mi viene in mente, forse il più emblematico apripista del genere, è il Frankenstein di Mary Shelley.
Questo per quanto riguarda la letteratura d’epoca.
Passando invece ad autori più moderni, e impossibile non citare Intervista col vampiro di Anne Rice e From Hell di Alan Moore.
Parliamo ora dei tuoi lavori: il Vampiro Nik, Fairfax & Coldwin e Virginia Hayley. Cosa hanno in comune questi tuoi libri? Cosa li distingue?
Tutti i miei libri pubblicati fino ad oggi hanno in comune la figura del vampiro, a cui sono particolarmente legato, e posso affermare senza dubbio, e con una punta di orgoglio, che si distinguono dalla massa per via della caratterizzazione dei protagonisti: mostri vecchio stampo fatti e finiti, prepotenti ed egoisti, liberi da qualsiasi sintomo di buonismo e romanticismo smielato.
Che sia la New York del XXI secolo o la Londra vittoriana, tra le pagine dei miei racconti i dannati continuano ad aggirarsi tra l’ignara Umanità con spietatezza e sete di sangue.
Come è nata la saga del Vampiro Nik? Di quanti romanzi si compone? Sono indipendenti o c’è un ordine preciso di lettura?
La saga del vampiro Nik, come spesso accade, è capitata per caso.
L’irriverente non-morto faceva la sua comparsa, come personaggio secondario, in uno dei miei primi romanzi (non ancora edito), presentandosi come un dannato dell’Era Moderna, attratto dalle armi da fuoco e dalla cultura pop.
All’epoca mi sentivo piuttosto frustrato e amareggiato da delusioni di natura personale, e il fatto che i romanzi gotici di cui avevo scritto venissero puntualmente cestinati da ogni singola casa editrice che contattavo non contribuiva a risollevarmi il morale. Così, un giorno, d’impulso, aprii un nuovo documento Word, ripescai il vampiro Nik dal cassetto e scrissi di getto un delirante racconto breve su di lui: appena una manciata di pagine in cui un vampiro adolescente, ossessionato dagli anni ’80 e dalle pistole automatiche, prende ferocemente in giro ogni singolo cliché dell’allora “Twlight-mania”.
Fu davvero liberatorio, e incredibilmente divertente.
Il resto venne da sé. Ampliai la storia nei mesi successivi, la inviai ad alcuni editori senza nessunissima aspettativa ed eccoci qui, quattro anni dopo.
Attualmente la saga del vampiro Nik si compone di tre romanzi e un racconto breve (gratuito). C’è un filo conduttore che lega la trama di ogni romanzo, ma possono essere considerate a tutti gli effetti avventure autonome ed autoconclusive.
Ad ogni modo l’ordine corretto di uscita è: Una notte di ordinaria follia + Le follie del vampiro Nik; Il risveglio della cacciatrice e Il vampiro che voleva salvare il mondo.
Le tue storie sono ambientate a Mosca, a New York, a Londra, in grandi città. Come mai questa scelta? Quando leggeremo un tuo romanzo ambientato in Italia?
Sono convinto che ogni contesto narrativo abbia la sua collocazione geografica ideale.
Se l’Inghilterra vittoriana è lo scenario perfetto per un racconto gotico e, ad esempio, l’Italia è irrinunciabile per un racconto di epoca rinascimentale, così le grandi metropoli del nostro tempo sono per me le ambientazioni ideali in ambito urban fantasy. Questo perché richiamano immediatamente un certo tipo di immaginario hollywoodiano, di cui apprezzo molto i toni.
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, in realtà ho già scritto diversi romanzi ambientati in Italia, ma per il momento sono inediti, privi di un editore disposto alla pubblicazione. Inoltre sto accarezzando l’idea di realizzarne uno nuovo, sempre di genere gotico/esoterico, ambientato nel nostro Paese durante la Belle Époque.
Chi è Virginia Hayley?
Virginia Hayley è la prova di come da un’idea assolutamente semplice come quella di un (fittizio) omicidio possano nascere le basi per un grande romanzo gotico.
Provo un’immensa riconoscenza per questo personaggio, un personaggio che nel libro a lui dedicato (Il mistero di Virginia Hayley) non godrà mai di una voce propria, o di un suo punto di vista, ma che saprà comunque guidare la più improbabile combriccola di avventurieri attraverso le mille insidie della Londra vittoriana di fine Ottocento, a caccia di un assassino che non è ciò che sembra.
Tra tutti i personaggi che hai creato, c’è qualcuno a cui sei particolarmente affezionato? Qualcuno in cui ti rivedi particolarmente? Qualcuno, invece, che proprio non sopporti?
Sono molto legato al vampiro Nik. Credo sia davvero lampante per chiunque leggerà le sue avventure. Qualche volta mi piace scherzare dicendo che Nik è come sarei io, come vorrei essere io, se fossi un vampiro.
Ma adoro anche Fairfax e Coldwin, i protagonisti dell’omonimo romanzo: sono una vera e propria dichiarazione d’amore nei confronti di uno dei miei scrittori preferiti, ovvero il mitico Neil Gaiman. E chiunque avrà divorato il suo Nessun Dove capirà perché gli sono così debitore.
Quanto al resto, io non odio nessuno dei miei personaggi, neppure i più viscidi, o i più infidi. C’è un’infinitesimale parte di me in ognuno di loro, tanto nei migliori quanto nei peggiori, per cui li comprendo senza giudicarli eccessivamente.
Ci lasci con un estratto o una frase da un tuo libro?
Vi lascio un piccolo estratto da Il vampiro che voleva salvare il mondo, ultimo romanzo in ordine di uscita della saga del vampiro Nik:
Nikolaj Andrew Rasputin.Lo definiscono un pazzo, uno psicopatico, una mezza cartuccia con una montagna di soldi e così tanti fucili da armare una piccola nazione.Ridono di lui. Fanno scommesse su chi, o quando, qualcuno si deciderà ad ucciderlo. Eppure nessuno lo uccide.Non che non ci abbiano provato.William Parrish, il Principe oscuro di New York, sarebbe capace di immolarlo all’alba per inaugurare i fuochi del 4 luglio.Cranston e Crane, quei sadici svitati di New Orleans, gradirebbero scuoiarlo di persona, ho sentito.La Sorellanza aspetta soltanto l’occasione giusta per disintegrarlo a livello molecolare.L’Ordine Templare, o l’Agenzia, come si fa chiamare in questo secolo, è sul punto di inviargli contro una mezza dozzina di Cavalieri dell’Angelus, “onore” riservato unicamente all’Arcana Incantatrice nel 1792, se ben ricordo.Per non parlare della criminalità umana…Non ho tenuto il conto, ma sembra quasi che il 90% della popolazione mondiale, viva o morta, voglia un pezzo di Rasputin. Lo trovo… intrigante. Solletica la mia curiosità. Rianima la mia fantasia. Un soggetto del genere potrebbe tornarmi utile.
Grazie per essere stato ospite del blog “I mondi fantastici”.
Grazie a “I mondi fantastici” per avermi concesso questo spazio.