Intervista ad Andrea Gualchierotti
Oggi il blog ospita una super intervista inedita ad Andrea Gualchierotti, viaggiatore di mondi fantastici, a cui abbiamo dedicato un articolo recente, a proposito del suo ultimo romanzo fantasy storico-mitologico "I principi del mare", edito da Il Ciliegio Edizioni.
Ciao Andrea,
benvenuto sul blog “i mondi fantastici”. Parlaci un po’ di te: chi sei, dove vai, cosa fai?
Come dico sempre, presentarsi è forse la parte più difficile di una intervista... E capita sempre all’inizio! Ma via il dente, via il dolore, anche perché tutto sommato posso cavarmela dicendo che sono tante cose: uno scrittore, un metallaro, un lettore, un gattaro, un libraio...insomma, un topo di biblioteca, che per un motivo o per l’altro è sempre in mezzo ai libri!
Come sei approdato alla scrittura? Cosa è per te la scrittura?
Sono approdato alla scrittura con il desiderio di vedere finalmente concretizzati i mondi e i personaggi che ho a lungo cercato in altri libri, senza trovarli. Come se, da un certo punto in poi, alcuni temi, alcune atmosfere – legate principalmente all’avventura, all’esotismo e al mistero – fossero scomparse dall’orizzonte di molti autori, oppure riproposte attraverso canoni annacquati, senza mordente, privi di vera forza e di meraviglia. Ecco, nel mio piccolo, ho cercato e cerco di scrivere storie dove tutte queste cose siano al centro, e non solo uno sfondo.
Cosa ti piace leggere? Quali sono i tuoi libri preferiti?
Se escludiamo la narrativa fantastica, che sarebbe scontato indicare tra i miei generi preferiti, posso dire che i miei interessi sono legati soprattutto alla storia antica e alle religioni del mondo classico. Di conseguenza, sul proverbiale comodino, chi sbirciasse troverebbe soprattutto saggi inerenti questi temi, da un volume sul culto di Cibele a uno studio sull’imperatore Aureliano. Diciamo che il mio orizzonte intellettuale, che poi influisce anche su quello che scrivo, sia legato a doppio filo con le antiche civiltà mediterranee. Sono argomenti che non mi stancano mai!
Tuttavia, se dovessi indicare i miei libri preferiti, sarei in imbarazzo, perché il tempo, le riletture e anche le nuove scoperte, mutano inevitabilmente le posizioni in classifica, possiamo dire. Sul trono, però, c’ un solo nome: Robert E. Howard. Uno qualunque dei suoi cicli, da quello di Re Kull, o Solomon Kane o Faccia di Teschio per me è un capolavoro.
Parliamo di “I principi del mare”, l’ultimo romanzo edito da Edizioni Il Ciliegio. Come nasce l’idea? Quali fonti per questa storia?
Sarò onesto: lo spunto, che nasce da un dettaglio erudito dell’Odissea riguardante la strage dei Proci... beh, nemmeno io ricordo come lo abbia recuperato. Davvero, pensandoci, mi pare sia emerso già pronto sulla porta della mia coscienza, facendomi pensare a come avessero reagito i parenti di Anfinomo, un bravo ragazzo che, quel giorno a Itaca, muore insieme agli altri Proci pur non essendo davvero colpevole. Sulla scorta di questa idea, è nato il suo immaginario fratello Alkas, che sa come Ulisse sia anche sulle sue tracce, pronto a uccidere anche lui. Non gli resta che la fuga...
Chi è Alkas, il protagonista del romanzo? Lasciaci 3 aggettivi con cui definirlo.
Alkas è un personaggio dolente, che soffre molto per un destino che gli piomba fra capo e collo senza preavviso e senza colpa. Per lui, è l’inizio di una dura scuola, in cui apprende come solo rinunciando a qualcosa di sé stessi, si può infine superare i propri limiti. Dire quindi braccato, confuso, ma infine adulto.
Il romanzo mescola storia e leggenda, come nella più eccellente tradizione dell’epica classica. Cosa ti affascina di questo mondo lontano e a tratti fantastico?
Proprio la mescolanza di cui parliamo. La sensazione a volte fortissima che il Mito sia lì, appena dietro un diaframma sottile, alle soglie della Realtà quotidiana. Che certe storie, anziché essere invenzioni, siano per paradosso più vere del vero, più concrete e affidabili di ciò che siamo abituati a considerare immutabile. Credo sia questo il motivo per cui le leggende ci affascinano, a dispetto di tutto: perché qualcosa, un qualche istinto senza nome, dentro di noi ci dice “Ehi, è tutto vero”.
L’idea che la razionalità, che in fondo possiamo considerare semplicemente come una delle tante funzioni di un organo biologicamente limitato come il cervello, servito da sensi spesso facili da ingannare, sia la sola via per esplorare il mondo, mi pare più assurda di molti miti.
Hai un consiglio di lettura da lasciare ai visitatori del blog?
Recentemente è stata ripubblicata da Adelphi la trilogia di Gormenghast, in un unico volume. Si tratta di un trittico che unisce gotico, grottesco e fantastico in una miscela unica, scritta superbamente. Una lettura complessa, ma che invito i più coraggiosi a tentare!
Un saluto e grazie per essere stato con noi.