martedì 31 gennaio 2017

Recensione "La rabdomante", di Valerio d'Elia

Recensione "LA RABDOMANTE" di Valerio d'Elia

L'articolo di oggi è dedicato al romanzo "La rabdomante", di Valerio d'Elia, che vi avevo segnalato qualche mese fa. Purtroppo (o per fortuna!) la lista di libri da leggere non accenna a diminuire, per cui a volte passano mesi prima di poter pubblicare la recensione a un libro segnalato, ma l'importante è comunque leggere, e leggere storie piacevoli. "La rabdomante" si inserisce tra i romanzi che ho letto con interesse e curiosità, non deludendo le aspettative.

Di cosa parla questo romanzo? Si tratta di una storia fantastica ambientata a Gallipoli, in Puglia, ai giorni nostri, un urban fantasy tutto italiano quindi. Il romanzo segue le vicende di Asia, una ragazza molto riservata e introversa, che non ama uscire con gli altri, preferisce stare in casa, chiusa e nascosta tra i suoi libri, gli unici a capirla e a darle conforto. Con i genitori non ha un bel rapporto, si limitano a evitarsi e a qualche saluto di circostanza; l'unica amica che ha è Elisa, una ciclonica ragazza che cerca continuamente di stimolarla e di spingerla ad uscire, a reagire, a vivere la vita e non a leggere quella degli altri nei libri. Le presenta Daniele, un ragazzo simpatico, alla mano, che lavora nella pizzeria del padre, lì a Gallipoli, e che le offre la possibilità di lavorare da lui per la stagione. Un evento che permette ad Asia di avere maggiore libertà e di conoscere un ragazzo simpatico, con cui instaura un buon rapporto. Al tempo stesso la ragazza scopre l'esistenza di un'antica biblioteca, rimasta chiusa per sessant'anni, un vero e proprio tesoro che riesce ad esplorare grazie alla gentilezza e disponibilità della proprietaria, la signora Antonella. E' proprio entrando nella biblioteca che la vita di Asia cambierà totalmente ed ecco che le avventure di un'adolescente inquieta si trasformano in una storia fantastica, quando lei viene a conoscenza del Mondo Celato e dei suoi abitanti. Quel giorno Asia diventa una Rabdomante (anzi, come vedremo, la Rabdomante).
Sono una Rabdomante. No, non nel senso classico del termine. Non cerco fonti d'acqua con i bastoni. Un Rabdomante è, o meglio era, un essere umano che, per qualche motivo, un giorno tenta una scorciatoia mai attraversata per tornare prima a casa, o forse uno studente che infrange le regole per il puro gusto di farlo ed entra nello sgabuzzino in disuso dei bidelli, o forse un bambino che, inseguendo la palla calciata troppo forte, finisce in un vicolo abbandonato. Un Rabdomante è una creatura che ha incontrato casualmente una Fonte, un fascio di luce fluttuante dai colori cangianti, solitamente ben nascosto, e che ha avuto la forza fisica e mentale necessaria per sopravviverci.
Il romanzo ha un buon ritmo. Dopo una parte introduttiva, l'azione si fa sempre più incalzante, con capitoli più brevi ma intensi. Il Mondo Celato sconvolge l'esistenza pacifica, forse anche un po' vuota, di Asia, scombinando le sue credenze e cambiandola completamente. Ecco allora che entrano in scena nuovi personaggi: Marco, il focoso campione della Stirpe del Fuoco, Giacomo, il giocatore di basket, Adele la rissosa, il Generale, Cristina, Sonia. Personaggi con cui Asia si ritrova a interagire, suo malgrado, fino a comprendere di essere parte di un disegno più ampio, che trascende la sua vita, la vita di tutti loro, e incide sul destino del mondo. 

La nostra eroina, Asia, vive un vero e proprio viaggio, sia all'interno di sé, che nel mondo che la circonda, scoprendo nuovi amici e alleati e facendosi la sua giusta dose di nemici. La costruzione del Mondo Celato è molto semplice, anche se non mancano digressioni anche filosofiche a corredo, che offrono un'originale interpretazione del "sovrannaturale" o "magico" nella realtà del romanzo. Ho molto apprezzato l'ambientazione locale, il nuovo sguardo con cui viene vista Gallipoli, i riferimenti a luoghi e leggende della zona, di certo sconosciuti ai più. Anche i personaggi fanno la loro bella figura, soprattutto Marco, il personaggio che ho apprezzato maggiormente. Mi ha ricordato Jace di Shadowhunters, forte, guerriero, ribelle, un po' strafottente, ma con un grande cuore, pronto a combattere per i propri amici. Anche lui, come Asia, subisce un'evoluzione nel corso del romanzo, (ri)scoprendo un lato umano che le troppe battaglie sanguinarie gli avevano fatto dimenticare. E poi il romanzo stesso è un grande omaggio al mondo dei libri, che compaiono di sovente, non solo come compagni silenziosi della vita di Asia ma anche come fonte di verità e di sapienza, come ricchezza del passato che può essere usata nel presente per creare il futuro dell'umanità.
I libri sono sempre stati i miei compagni di vita. Quando non c'era nessuno con cui uscire o giocare loro erano lì, a raccontare migliaia di storie fantastiche.
Nota di merito anche per lo stile, piacevole e curato, come purtroppo non sempre si rivela nei libri autopubblicati. A volte il troppo filosofeggiare mi ha un po' abbuffato, come si dice in Toscana, ma credo fosse voluto e in linea con l'interpretazione offerta dell'origine dei poteri sovrannaturali nel romanzo. Nel complesso "La rabdomante", a dispetto della sua mole, è un romanzo scorrevole e veloce da leggere, che scorre appunto come un fiume di pensieri, sentimenti e azioni, in cerca della sua sorgente da cui passare nel cuore di un nuovo lettore. Perciò, tu che leggi, stai attento, quando devii dal percorso ordinario, potresti imbatterti in una Fonte e diventare un Rabdomante! Nel qual caso, benvenuto nel Mondo Celato! ;) 


venerdì 27 gennaio 2017

Segnalazione "L'ombra del primo re" di Lorenzo Sartori

Segnalazione "L'OMBRA DEL PRIMO RE", di Lorenzo Sartori


Torna Lorenzo Sartori sul blog "I mondi fantastici". Dopo aver parlato dei suoi bei lavori precedenti: "Home run" (articolo qua) e "Sonata per violino" (articolo qua), oggi ci dedichiamo al suo ultimo libro: "L'ombra del primo re", edito da Gainsworth Publishing, che presenta una particolarità. Si tratta infatti di una saga breve unita assieme, composta da tre romanzi: "Con l'ultimo respiro", "Il segreto di Bima" (entrambi già editi da Gainsworth e disponibili in formato digitale) e il terzo e conclusivo capitolo "La millesima luna", uniti assieme in un unico volume, tutto da gustare.


Titolo: L’ombra del primo re
Autore: Lorenzo Sartori
Editore: Gainsworth Publishing
Genere: Fantasy
Formato: cartaceo ed ebook
Pagine: 322
Prezzo: 17,00 euro (cartaceo), 3,99 euro (ebook)
ISBN: 978-88-99437-10-7
Disponibile sul sito dell'editore e su tutti gli store di libri.
Su Amazon potete leggere anche un estratto.

Trama: Nel regno di Tidor, una nebbia perenne avvolge la misteriosa foresta di Liwiz e si dice che sia frutto del maleficio di una strega. Il re Yudra è pronto a dare la propria figlia, Sari, in sposa al cavaliere che sarà in grado di eliminare la strega e far finalmente alzare la nebbia. Per l’occasione indice un torneo ma non sa di aver innescato così una serie di eventi destinati  a rompere un equilibrio antico e a mettere a rischio l’esistenza del regno e tutto ciò che ha di più caro. 



Sviluppato su tre racconti legati tra loro, L’ombra del primo re è un romanzo fantasy costruito su atmosfere fiabesche, battaglie epiche, malefici, intrighi di corte e numerosi colpi di scena.

Refoli di neve ghiacciata danzavano senza tregua davanti ai due schieramenti. Sulla collina circa diecimila uomini in scuro, formati su più linee, brandivano picche lunghe quanto i pochi stendardi color viola che si agitavano al vento. Vestivano di cuoio e di lana tinta nel succo di mirtillo selvatico e i loro pensieri erano rivolti alle case, alle mogli, ai figli e alle greggi che con ogni probabilità non avrebbero più rivisto. Ma proprio per quelle cose ora si erano ammassati, spalla a spalla, con fratelli, cugini e padri. Uniti in un abbraccio marziale quanto estremo. 
 
Davanti a loro, su un ronzino colore della ruggine, stava un uomo coperto da una pelliccia di lupo. Seguito da altri due cavalieri, si muoveva lungo lo schieramento incitando i suoi uomini. La spada tracciava parabole nel cielo carico di neve. 
I più non capirono una sola parola del suo discorso, ma quel brusio lontano, che il vento copriva con sibili ghiacciati, li faceva sentire dalla parte della ragione. Dalla parte degli dèi.


Chi è l'autore? Scopriamo di più su Lorenzo Sartori. 
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Biografia dell’autore:
Lorenzo Sartori, giornalista e game designer, vive tra Crema e Milano. La sua produzione letteraria spazia dal genere fantasy al thriller, dall’horror alla fantascienza. Ha pubblicato le seguenti opere: Con l’ultimo respiro (Gainsworth Publishing, 2014), Lo strano caso di Michael Farner (Nativi Digitali Edizioni 2014), Il ritorno di Michael Farner (Nativi Digitali Edizioni, 2015), Il segreto di Bima (Gainsworth Publishing, 2015), Home Run (Sad Dog Project, 2015), Sonata per violino (Sad Dog Project, 2016),  Memory Download, La Sindrome di Proust (Alcheringa Edizioni, 2016), Michael Farner (Nativi Digitali Edizioni, 2016), La Millesima Luna (Gainsworth Publishing 2016), L’ombra del primo re (Gainsworth Publishing 2016).

Buona lettura! ;)

mercoledì 25 gennaio 2017

Segnalazione "Più pesante dell'aria" di Simone Porceddu

Segnalazione "PIU' PESANTE DELL'ARIA" di Simone Porceddu


Segnalazione a sorpresa oggi sul blog, per il romanzo "Più pesante dell'aria", di Simone Porceddu, che questa settimana potete scaricare gratuitamente da Amazon! Perciò spolliciate, cliccate, tappate, insomma approfittatene! ;) Intanto scopriamo di cosa parla il libro del giovane autore sardo.

Titolo: Più pesante dell'aria

Autore: Simone Porceddu
Editore: 0111 Edizioni
Genere: Fanta-romance
Formato: cartaceo e digitale
Prezzo: 14 euro (cartaceo), gratuito in promozione ebook fino al 28 gennaio 2017!
Pagine: 136
Disponibile su tutti gli store di libri
Su Amazon potete leggere un estratto


Trama: Una terribile malattia chiamata “Tocco di Strega” affligge i bambini al termine della guerra tra il Giudicato e le Ali Nere. È un male sconosciuto che si manifesta con una macchia sul corpo e che nel tempo rende pericoloso e uccide chi ne è affetto. Eleonora, una donna del Giudicato, si rifugia con suo figlio Martino e altri cinque bambini in un vecchio stabile in riva al mare. Cerca così di proteggere i piccoli dai soldati che rastrellano le campagne e che hanno ordine di uccidere qualsiasi bambino malato. I giorni passano con difficoltà, Eleonora cerca di fare i conti con un passato che la tormenta e che fino a quel momento le ha impedito di rivelare a Martino di essere sua madre.
Un giorno arriva allo stabile Lariano, un ex aviatore: da quel momento le vite di tutti sono destinate a cambiare...
A quell’ora Martino pescava sotto il pontile. Lo vedevi piccolo tra i piloni di cemento e i ferri d’armatura piegati all’infuori. Teneva i pantaloni arrotolati al ginocchio, il petto nudo, la schiena lucente di sudore e aveva i capelli che iniziavano a essere lunghi. Recuperava la lenza con la stessa prudenza di uno studente che ha appena iniziato a fare le addizioni. Controllava l’esca, se era soddisfatto si sbracciava in avanti per rituffarla in mare, le volte che non andava bene ne prendeva una nuova dalla lattina di cibo per cani e la sostituiva. Avevamo tutte le esche che volevamo, bastava scavare nella terra umida tra la pineta e il fiume.
A una decina di metri da noi c’era uno spiazzo sassoso, scogli sbiancati dal sole e arrotondati dal sali scendi delle maree. I bambini erano là. Chiara, Michele, Mariano, Anna, Emilio; si aggiravano senza sosta tra le pietre, prendevano in mano quelle più piccole, le scambiavano di posto, riempivano con quelle gli spazi tra le pietre più grandi ed erano tutti intenti nella loro opera d’incastri e costruzione. La sera stavano seduti e fissavano i riflessi sul mare come in un cinematografo a guardare le notizie. Certe volte mi sembravano dei granchi che si spostano rapidi lungo la battigia, altre volte erano come figli di marinai ad aspettare padri che non sarebbero più tornati.


Simone Porceddu è nato a Oristano nel 1983. Più pesante dell’aria è il suo primo romanzo.

Ricordo che il romanzo è disponibile per download gratuito da Amazon fino al 28 gennaio, una bella opportunità per scoprire un giovane talento italiano. Buona lettura! :)

Recensione di "Punti cardinali" di Elevian

Recensione di "PUNTI CARDINALI" di Elevian


Nuova recensione sul blog. Oggi tocca a "Punti cardinali", romanzo d'esordio dello scrittore italiano Elevian, grande appassionato di Tolkien, che ci regala un fantasy avventuroso, un viaggio in terre misteriose popolate da gnomi, elfi, re pericolosi e assassini! Scopriamo di più!



Titolo: Punti cardinali
Autore: Elevian
Editore: Selfpublishing
Genere: Fantasy
Formato: Cartaceo e digitale
Pagine:
Prezzo: 16,90 euro (cartaceo), 0,99 euro (digitale)
Disponibile su tutti gli store di libri
Su Amazon potete leggere un estratto
Contatti: lo trovate su Instagram!



Trama: Chi non ha mai guardato verso l'orizzonte, chiedendosi se ci possa essere un cammino che va oltre i confini del mondo? Chi non ha mai sognato che sopra le nuvole si celi qualche regno segreto agli uomini?

Vittorio è figlio del più famoso mercante dell'Altopiano, Flavio Frondiquercia: nessuno si è mai spinto più a oriente di suo padre. Ma l'Est ha una fine, e strade che portano a quella fine. Lo sguardo di Vittorio punta al Nord, oltre le montagne, alla ricerca di ciò che per gli altri uomini ancora non esiste. Un Re, Sette Assassini, due fratelli, una compagnia di elfi. La fine delle terre li attrarrà tutti inesorabilmente verso di sé.
La mappa era stata tracciata dalla mano di un abile artigiano, o piuttosto di un artista, perché assomigliava maggiormente a un dipinto che a una mera indicazione geografica. Paesi e villaggi, fiumi, boschi e foreste erano stati disegnati con l'uso del pennello e con cura dei particolari. Le strade che li collegavano erano una minuziosa ragnatela che si dipanava in tutte le direzioni. Ci si poteva perdere nell'immaginare i luoghi che il mappiere suggeriva con le tante illustrazioni, si arrivava a desiderare di vederli di persona.
"Punti cardinali" è un romanzo di crescita e di ricerca, di scoperta e di cambiamento. E' un romanzo che, sulla base del modello narrativo "del viaggio dell'eroe", mette in scena un viaggio (più d'uno, in verità) in terre sconosciute e perigliose, oltre che un viaggio dentro se stessi. Vittorio, infatti, giunto alla maggiore età, sente che vivere nell'Altopiano non gli basta più; la sicurezza della famiglia, il tepore casalingo, le risate e le avventure con gli amici iniziano a stargli stretti. Sente che è il momento di scoprire nuove cose, di andare oltre i confini della sua esistenza, spinto certo anche dalla storia familiare, che ha visto sia suo padre che il nonno, che i loro avi, viaggiare per il mondo, guidando le carovane commerciali verso le grandi città dell'Est. Ecco allora che la vita di tutti i giorni diventa vuota e triste abitudine, inizia a sentirsi vuoto e annoiato, e capisce di aver bisogno di vedere il mondo, di fare esperienze. Chiederà al figo Sigfrido di insegnargli a combattere e a sopravvivere al di fuori dell'Altopiano, ma quando poi si metterà in viaggio... tutto andrà fuor che come aveva previsto. Come nelle migliori avventure. :)

Un romanzo ricco di suggestioni e omaggi alla più epica tradizione fantastica. Leggere di gnomi, elfi, creature oscure e città ricche di insidie strizza l'occhio ai viaggi di Bilbo, prima, e di Frodo, ovviamente, ma anche il delfino Daniel, di Bambaren, o il gabbiano Jonathan Livingston, tutti personaggi che, come accade a molti uomini (quelli più curiosi, attenti, quantomeno), a un certo punto della vita decidono di voler prendere il largo, capiscono che è il loro momento. Adesso o mai più, per non vivere una vita priva di emozioni, adagiati nella routine che fiacca ogni sogno e ogni ambizione. E Vittorio di ambizioni ne ha molte.


Tutto diverso invece il fratello, Alessandro, forse un po' più immaturo o, se vogliamo, più con i piedi per terra, a cui la vita a Lungofiume, fatta di pennichelle, serate con gli amici e boccali di birra, non dispiace affatto. Lui, che vorrebbe tanto rimanervi, che non vorrebbe crescere, come un eterno Peter Pan, si ritroverà a vivere, suo malgrado, un'avventura. Tante trame che scorrono parallele, offrendo un interessante affresco del mondo fuori dall'Altopiano, un mondo più selvaggio della tranquilla contea di casa, un mondo nelle cui ombre si celano spietati assassini al servizio di un Re lontano, streghe in grado di incantare i sogni degli uomini, creature misteriose e ambigue. Ma un mondo dove c'è ancora speranza, c'è ancora spazio per l'amicizia e il rispetto reciproco, dove è ancora possibile trovare compagni per via, anche nelle situazioni più inaspettate, per non sentirsi soli mai. 

L'aquila è forse l'animale più libero che esista, un predatore che non è preda di nessuno. Eppure, se potessi volare, scoprire il mondo sarebbe troppo semplice. E così, alla fine, mi tocca essere felice di quel che sono. 

Una simpatica avventura, ben ritmata, che appassionerà sicuramente gli amanti dei fantasy avventurosi e di scoperta, conducendoli, con uno stile garbato, in un mondo accattivante e facendoli emozionare assieme a Vittorio, ad Alessandro, agli elfi e a tutti gli altri personaggi incontrati per via. Buona lettura!


lunedì 23 gennaio 2017

Intervista a Antonio Carmine Napolitano

INTERVISTA A ANTONIO CARMINE NAPOLITANO

Torna sul blog "i mondi fantastici il "Ciliegino" Antonio Carmine Napolitano, autore del romanzo fantastico "Il mutafavole", edito appunto da Il Ciliegio Edizioni. Dopo aver presentato il libro (qua l'articolo, per gli sbadatoni!), vediamo oggi di approfondire, scoprendo qualcosa di più sull'autore, sul suo approccio alla scrittura e ovviamente sul romanzo stesso, un libro a dir poco originale. 


Ciao Antonio, parlaci un po’ di te. Quali sono i tuoi interessi, le tue passioni?

Ciao Alessio, e un saluto a tutti i lettori.
Mi chiamo Antonio Carmine Napolitano, classe ’88, partenopeo con la passione per la lettura, la scrittura, i videogiochi, i film fantasy e le serie post-apocalittiche.
A tutto questo si aggiunge un’altra grande passione, il mio lavoro: sono Stylist e Fashion Consultant, mi occupo di Comunicazione e Marketing Digitale per prestigiose aziende leader nel settore abbigliamento.
Concluderei dicendoti che m’interesso di folklore e storie popolari e vado pazzo per il Sushi.

Com’è stato, e com’è tutt’oggi, il tuo approccio alla scrittura? Perché scrivi? Quali generi, o quali tipi di storie, senti più affini (come scrittore)?

Sarò sincero: la scrittura è un’avventura del tutto nuova e inaspettata per me, ed è per questo motivo che non ho un approccio o un metodo prestabilito. Ho cominciato a scrivere per me stesso, perché mi rilassava e mi faceva stare bene. Oggi continuo a scrivere per gli stessi motivi ma con la speranza che questa passione possa diventare qualcosa di più, che le mie idee possano far sognare e ispirare tante altre persone.
Il genere al quale sono più affezionato è ovviamente il Fantasy, in qualsiasi espressione o declinazione. Le mie storie preferite sono ricche di magia, creature fantastiche e con un pizzico di dramma.

Quali sono le tue letture preferite? Che generi preferisci leggere? Se tu dovessi scegliere il romanzo della tua vita, qual è?

E’ complicato stilare una lista delle mie opere preferite; ne conservo davvero tante nel cuore. Se dovessi, però, sceglierne una su tutte, direi senza ombra di dubbio la saga di J.K.Rowling. Io e Harry Potter siamo praticamente cresciuti insieme e la mia fantasia è contaminata da riferimenti all’universo del maghetto più famoso dell’era moderna.

Passiamo al tuo romanzo “Il Mutafavole”. Come è nata l’idea di questo romanzo? Cosa volevi raccontare?

Come anticipato prima, lo scrivere, così come il Mutafavole, sono arrivati inaspettatamente. E’ come se tutta la storia, i personaggi e i luoghi fossero stati nascosti dentro di me ed un giorno, d’improvviso, fossero saltati fuori. Vorrei condividere con te e i tuoi lettori un retroscena simpatico sul titolo della saga. In principio l’opera aveva un titolo completamente diverso, che ovviamente terrò segreto! La parola “Mutafavole” è arrivata come un’illuminazione in chiusura del primo romanzo, nel capitolo trentunesimo. E’ stato uno dei personaggi secondari a “suggerirmelo”, e sia io che l’editor ne siamo rimasti conquistati. Ed ecco com’è nato il Mutafavole.
Per quanto riguarda l’obiettivo finale della saga, non ho la presunzione di voler insegnare qualcosa al lettore. Vorrei soltanto lasciare in loro un’emozione positiva e le sfumature di quei principi a me cari che ho cercato di trasferire nel racconto come l’amicizia, la famiglia, l’avventura, il viaggio, la speranza e il sacrificio.

C’è un personaggio a cui ti senti legato? Perché?

Sarà banale, ma sono legato a ogni singolo personaggio. In ognuno di loro è nascosta una parte di me. Alcuni personaggi godono di una mia maggiore simpatia ma non potrei mai scegliere tra di loro. Posso confidarti però, che ho una grande empatia con uno degli antagonisti della saga. No, non è il Primo Buio. E’ una donna!

“Il Mutafavole” è un romanzo autoconclusivo o legato ad altri progetti?

Il progetto del Mutafavole prevede almeno una trilogia. Ogni romanzo sarà di per sé autoconclusivo ma con un finale che spiana la strada al capitolo successivo. Mi piacerebbe, in futuro, approfondire l’universo del Mutafavole con nuove storie incentrate suoi personaggi secondari o marginali. Anche se il desiderio più grande è quello di vedere il mio lavoro declinato in un fumetto, una serie tv o un film sul grande schermo. Sognare non costa nulla!

In Italia ci sono più scrittori che lettori, e non è un modo di dire ma realtà. Lasciando da parte i problemi, cosa consiglieresti per uscire da questa situazione critica? Un’idea, una ricetta personale per incentivare la lettura, quale potrebbe essere secondo te?

Purtroppo non ho una ricetta segreta da suggerirti. Credo che sentirsi “scrittore”, piuttosto che semplice “lettore”, sia più elettrizzante. Leggere, per me, invece, è di vitale importanza. Apre la mente su nuove idee, visioni differenti, mondi lontani. Stimola la curiosità e il confronto. Senza tralasciare che solo leggendo si piò migliorare il proprio modo di scrivere. E partendo proprio da quest’ultimo punto, suggerirei ai miei colleghi emergenti di leggere altri emergenti, così da migliorarci e supportarci tutti insieme.
A tutti gli altri… regaliamo un epub?

La disputa ebook/cartaceo: ha davvero un senso? Non sarebbe forse più produttivo concentrare le forze su altro? Qual è la tua opinione? Gli ebook possono aiutare gli autori emergenti a farsi conoscere, meglio di quanto non riescano a fare le piccole case editrici cartacee con tutti i loro ovvi limiti?

In questo caso subentrano fattori esterni che sono dettati dalla società, dalla modernità e dagli sviluppi tecnologici. La disputa e.book / testo cartaceo, a mio modesto parere, è superflua. La magia della carta non potrà mai essere surclassata, ma bisogna adeguarsi al mercato e alle esigenze del consumatore. In conclusione ritengo che una forma di pubblicazione non escluda l’altra, ma che bensì, attraverso la sinergia delle stesse, il supporto della casa editrice e di una campagna social solida (e ovviamente una buona idea alla base), gli autori emergenti possano farsi conoscere e apprezzare dal grande pubblico.

Progetti per il futuro? Puoi anticiparci qualcosa?

E’ in cantiere il secondo volume della saga; il 2017 sarà un anno ricco per il Mutafavole. Nel frattempo tutte le mie energie sono dedicate al sito web ufficiale, attraverso il quale approfondisco diversi aspetti della saga. Sul sito si possono trovare, infatti, racconti inediti, disegni e grafiche, schede dei personaggi, curiosità e articoli sull’Universo del Mutafavole.

Grazie per essere stato ospite del blog “I mondi fantastici”.

Grazie a voi per avermi ospitato ed aver dato spazio al mio progetto. Spero di aver accesso la fiammella della curiosità nel petto dei lettori.
Con affetto Antonio.
Ah! E buona lettura!

venerdì 20 gennaio 2017

Segnalazione "Betulla rossa" di Clara Bartoletti

Segnalazione "BETULLA ROSSA" di Clara Bartoletti

Torna Clara Bartoletti sul blog "I mondi fantastici". L'autrice del thriller paranormale "Tra le spighe d'amarena", recensito qua, ci regala adesso un nuovo romanzo, composto da tre storie che si intrecciano: "Betulla rossa". Ecco allora Bedisa, una donna georgiana il cui nome significa destino e il fratello Gurgen, e poi il marinaio Sasha, infine Olga e il mistero sulle sue origini. In sottofondo c'è la Russia degli anni bui e poco conosciuti di Stalin fino al crollo del muro di Berlino, un viaggio intorno al mondo, e l'immancabile Viareggio. Percorsi di vita in cui certe scelte cambiano definitivamente il destino dei protagonisti.

Titolo: Betulla rossa
Autore: Clara Bartoletti
Editore: Selfpublishing
Genere: romanzo
Formato: Cartaceo e digitale
Pagine: 236
Prezzo: 15 euro (cartaceo), 0,99 euro (digitale)
Disponibile su tutti gli store di libri e ebook
Su Amazon potete leggere un estratto

Segnalazione "Moralis" di Manuel Spanò

Segnalazione "MORALIS" di Manuel Spanò

Pronti per un nuovo viaggio? Come ogni venerdì, spazio alle segnalazioni di libri fantastici di scrittori italiani. Oggi è il turno del giovane Manuel Spanò e del suo romanzo high fantasy "Moralis", primo volume delle Cronache di Garia. Scopriamolo insieme!

Titolo: Moralis
Autore: Manuel Spanò
Casa editrice: Amazon con self pubblishing
Genere: High Fantasy
Formato: digitale e cartaceo
Prezzo: 1,99 eBook, 12,48 cartaceo
Pagine: 412
Disponibile su Amazon

Trama: Nel mondo di Garia un antico Male si è destato da una prigionia millenaria. Egli è l'ultimo generale delle Tenebre, e la sua missione è vendicarsi dei popoli che da sempre gli sono stati nemici. L'unica speranza per Garia è un oggetto che è anche un concetto, è giorno e notte e notte, uomo e donna, azione e reazione, vita e morte. Il suo nome è da sempre utilizzato in ogni lingua delle razze di Garia e in ognuna di esse ha un significato diverso. Esso è Moralis.

"Con l’orrore negli occhi essi videro sparire il guerriero tra le fiamme. Seguendo la direzione dalla quale era provenuto il soffio di quel fuoco nero come la notte, tutti rimasero senza fiato nel constatare che sopra di loro gravava la presenza di una delle cose più spaventose che avessero mai pensato potesse ancora calcare gli artigli sul suolo di Garia: le enormi ali membranose rendevano possibile che la mole squamosa e nera come l’essenza del male solcasse il cielo senza alcuna fatica. Musremar il Nero incusse il terrore nel cuore di ogni essere vivente".


Se volete scoprire di più sull'autore, potete visitare il sito Moralis e la pagina Facebook. Buon viaggio in questo mondo fantastico! ;)

martedì 17 gennaio 2017

Recensione "Le paludi d'Athakah" di Stefano Mancini

Recensione "LE PALUDI D'ATHAKAH" di Stefano Mancini


Torna Stefano Mancini sul blog "i mondi fantastici", una garanzia per quanto riguarda l'epic fantasy italiano. Il libro di cui vi parlo oggi è "Le paludi d'Athakah", che in realtà è il primo volume delle Cronache di Mhur, ma può anche essere letto dopo i due libri successivi ("Il figlio del drago" e "Il crepuscolo degli Dei"), in quanto ambientato molto prima, praticamente un grande prologo alla guerra tra elfi e nani narrata nei due volumi seguenti. Con uno stile di scrittura ben curato e raffinato, l'autore ci porta di nuovo nelle terre di Mhur, a chiudere il cerchio di un viaggio iniziato durante i Giochi Funesti svoltisi a Iirn e che hanno segnato per sempre i rapporti tra elfi e nani. Cosa è successo prima? Lo scopriamo in questo bel romanzo che copre ben 500 (forse anche di più) anni, dalla Campagna d'Athakah, lanciata da Aurelien il Grande, fino appunto ad arrivare ai giochi per il cinquecentenario della città di Iirn.

Ricordo l'ordine delle Cronache di Mhur - L'età delle guerre: 
- Le paludi d'Athakah
- Il figlio del drago (recensito qua) (si può leggere anche senza aver letto il precedente)
- Il crepuscolo degli Dei (recensito qua) (la lettura di "Il figlio del drago" è necessaria per comprendere situazioni e personaggi).

Il romanzo inizia con Aurelien, re di tutti i ryn, che sta guidando una spedizione militare nell'Athakah, il continente più orientale di Mhur, allo stato attuale una grande palude infestata da qualche tribù di uomini e soprattutto dagli orchi. Guidati da Kurush Lamadisangue, i musogrigio hanno opposto un'incredibile resistenza agli eserciti di elfi e nani, procrastinando per un secolo il conflitto, che giunge adesso a un punto di svolta, quando Aurelien affronta il capo degli orchi in un duello destinato a essere cantato per secoli. Da lì, il romanzo prosegue mostrando il culmine dell'Età dell'Oro degli elfi, e dei nani loro alleati, che si manifesta con l'edificazione della grande città di Iirn, proprio nell'Athakah, faro di speranza e porto a cui elfi, nani e persino uomini possono approdare, un simbolo di pace e prosperità. Ma, come tutte le cose belle, anche i tempi favorevoli giungono alla fine e progressivamente nuove ombre salgono a oscurare lo splendore di Aurelien e del mondo da lui creato. Il romanzo apre la trilogia delle Guerre di Mhur, al termine delle quali (alla fine di "Il crepuscolo degli Dei") i rapporti tra le razze e gli equilibri del mondo non saranno più gli stessi.
“Pur a tanti decenni di distanza, Aurelien ricordava le vele bianchesullo sfondo assolato delle spiagge di YnisEythryn, così comericordava le voci delle migliaia di guerrieri al suo comando.Quell’immagine l’aveva colpito a tal punto, che rammentavadi essersi concesso un lusso altrimenti negato ai re: aveva pianto.Poche aspre lacrime gli avevano rigato il volto, mentre le orecchie sibeavano al suono delle onde infrante dalla prua della nave.Perfino adesso, se faceva attenzione, riusciva a riesumare dalla massainforme dei suoi ricordi l’odore dell’acqua salmastra diquel giorno e del legno ancora fresco del ponte della sua nave.”

Oltre allo stile di Stefano Mancini, che ormai è una garanzia, per il modo ben curato con cui presenta le sue storie, ho apprezzato due cose del romanzo: prima di tutto la struttura, l'essere un volume corposo che, come le antiche cronache, non narra un solo episodio, bensì un'epoca intera, abbracciandola nel suo complesso. Per cui ecco che troviamo tanti personaggi, luoghi e situazioni diverse: la campagna d'Athakah, i generali degli elfi, i re dei nani, i loro figli e nipoti, gli studi e le ricerche di Jyrien, la fine delle guerre, la nascita dei tre principi Lathlanduryl, Methke il mezzuomo e molte altre trame che si uniscono a formare un unico fiume, quello che bagna l'Età dell'Oro, fino alla sua foce. L'autore ci dimostra che per raccontare una bella storia fantasy non serve necessariamente un "bad guy" (che, il più delle volte, come Sauron o tanti altri, è semplicemente un Signore Oscuro) ma si può raccontarla in molti modi, seguendo le gesta e soprattutto lo sviluppo di un'intera società. Gli elfi, in questo caso, e i nani, in seconda battuta. E poi, se vogliamo, il vero nemico di queste razze sono loro stessi, il senso di vuoto che subentra nella maggior parte di loro una volta che le guerre sono finite, il culmine della potenza raggiunto da elfi e nani e che li porterà a capire che il mondo, come l'hanno conosciuto, è troppo piccolo per entrambi.

La seconda cosa che ho apprezzato è probabilmente imputabile a una mescolanza di fattori. Conoscevo già quel che sarebbe accaduto dopo i Giochi Funesti, ma ero curioso di scoprire come si era arrivati a questo punto, cosa c'era prima, e il libro mi ha soddisfatto; tanto ero preso dalla trama e dal ritrovarmi partecipe ai pensieri di Aurelien che a un certo punto mi ero quasi dimenticato che sapevo già come sarebbe finita. Inoltre ho apprezzato la presenza di sottotrame inaspettate, come Methke e la creazione dell'amuleto di Jyrien, che hanno decisamente aggiunto la sorpresa alla piacevolezza della lettura. Certo, arrivati alla fine, resta un po' di amaro in bocca, non per il libro, certamente, ma per come vanno a concludersi le cose: l'orgoglio di Kalanath, il suo infantilismo (quanti calci nel culo gli avrei dato!) e il suo continuo rapportarsi al padre, il suo volergli essere superiore, decretano in qualche modo il destino di tutte le terre di Mhur. Forse era così che doveva andare, forse tutti gli imperi sono destinati a ergersi fino a sfiorare il sole e poi a crollare. Chissà. Meditiamo! :)








Scopriamo "I mondi del fantasy VI" - antologia fantasy

Scopriamo "I MONDI DEL FANTASY VI" - Limana Umanìta


Da oggi inizia una serie di articoli dedicati a "I mondi del fantasy VI", l'antologia di racconti fantastici edita da Limana Umanìta, già recensita sul blog. In ogni articolo viaggeremo dentro alcuni racconti, grazie a una piccola presentazione curata proprio dagli autori. Allacciate le cinture, sarà un viaggio attraverso tanti mondi e atmosfere diverse, dalle più scanzonate alle più apocalittiche, ma ogni tappa vi regalerà grandi emozioni, come i racconti della raccolta.

"Le montagne di nessuno", di Alberto Pietrantoni

La parola all'autore: "Le montagne di nessuno" è un racconto che nasce da una serie di immagini che mi hanno profondamente colpito. La prima è un monte che vedo sempre in lontananza ogni volta che torno a casa dall'Università, una specie di guardiano che si staglia all'orizzonte, immobile. È sempre stato lì, ovviamente, ma ho iniziato ad accorgermi della sua presenza solo di recente. La seconda è il quadro "Viandante sul mare di nebbia" dell'artista romantico Caspar David Friedrich, che ritrae un mare di nebbia da cui si sollevano le cime delle montagne. Un'opera, questa, che studiai al Liceo e mi impressionò per il contrasto tra l'uomo, di spalle, anonimo e quasi insignificante, e la maestosità della natura che lo circondava. La terza immagine è il Monte Baldo, immerso anche lui nella nebbia, ma questo non lo vidi in un dipinto ma nella realtà, dopo aver preso la funivia da Malcesine (una località presso il Lago di Garda). 

Lo sgomento di romantica memoria che suscitarono in me queste figure mi convinsero a scrivere un racconto che avesse per protagoniste le montagne e la nebbia, mentre l'uomo è solo testimone, alle volte vittima, alle volte servo, ma sempre relegato sullo sfondo. L'uomo diventa paesaggio, insomma, e la natura personaggio. Il dramma umano viene comunque rappresentato: è anche una storia di amore fraterno, avventura, esplorazione, mistero. Ci sono leggende perdute che vengono riscoperte. L'uomo cerca di dominare le montagne, ma come viene detto nel racconto, le Montagne di Nessuno si chiamano così perché nessun uomo può definirsi loro sovrano.


"I cosiddetti fantasmi", di Alessandra Leonardi

“I cosiddetti fantasmi” è un urban fantasy con sfumature umoristiche, ambientato a Roma. La protagonista è Jessica Rossi, una detective dell’occulto con un potere specifico connesso alle apparizioni dei fantasmi, che non sono quello che la gente pensa di solito, ma qualcos’altro che si scoprirà proseguendo nella lettura del racconto. Jessica è un personaggio femminile sui generis, lontanamente ispirato dal personaggio della serie tv (e dei fumetti) Marvel Jessica Jones: si ingozza di birra e patatine, è disordinata e si cura poco, non ha un soldo e vive nel retro del suo ufficio; dice sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato, soprattutto in amore: è cotta del suo collega romagnolo Artemio, che non se la fila per niente, però in questa occasione ha bisogno di lei per un certo affare, connesso ai loro poteri...

Questo è l’incipit del racconto:
Richiusi la porta del mio ufficio -ci vuole un bel coraggio a definirlo tale- con una pedata, visto che la serratura era rotta e avevo le mani occupate dalle buste della spesa (birra, patatine e muffin). Le poggiai sul tavolo, e mi lasciai cadere sul divano, da cui si alzò una nuvoletta di polvere che mi provocò un attacco di tosse. Mi sdraiai nella penombra del pomeriggio, ma qualcosa mi infastidiva: misi una mano sotto uno dei cuscini, e tirai fuori un mucchio di bollette e multe da pagare. “Ah, già! Le nascondo qui” pensai. Soldi? Finiti. Clienti? Zero. Forse avrei dovuto accettare il lavoro per quella signora con le labbra a canotto e gli zigomi a bignè, che pensava che “cacciatrice di fantasmi” significasse che do la caccia a mariti in fuga/scomparsi/assenti; oppure, l’interista per quel programma di Rete Roma sull’occulto, per screditarmi e gettare fango su noi operatori del soprannaturale, ma dietro compenso.«Dai, Jessica,tra un po’ esce il remake di Ghostbusters, dove sono tutte donne, e vivrai il tuo momento di gloria: tutti ti cercheranno e parleranno di te» mi auto-incoraggiai ad alta voce. Sì, ma nel mentre come campavo? Mi tuffai nelle patatine fritte.

"Parasomnia Berlin", di Alessio Del Debbio.

La parola all'autore: "Parasomnia Berlin" inaugura il mio nuovo ciclo di racconti fantastici ispirati a leggende e folklore tedesco. In questo caso ho recuperato la figura di Knecht Ruprecht, un Babbo Natale oscuro, che non porta doni ai bambini, bensì li rapisce e maltratta. Una figura che mi ha ricordato Peter Pan, ma in versione dark. Da qui l'idea di (ri)raccontare la storia di Peter Pan e di Wendy e dei suoi fratelli, che però non finiscono all'Isola che non c'è, bensì a Mariendorf Weg, un ospedale pediatrico abbandonato di Berlino. Un racconto a tinte forti, non per deboli di cuore.

 Un fulmine rischiarò per un momento la facciata, permettendole di vedere i muri coperti di scritte, là dove le piante non li avevano ancora divorati, le finestre rotte e le facce. Decine, forse centinaia di volti mostruosi. Wendy rabbrividì riconoscendo l'ospedale di Mariendorf Weg, dove Johann era stato ricoverato da piccolo per un problema di respirazione, e che aveva odiato fin da subito, a causa di quelle orribili statue di pietra. In quella i volti demoniaci si scossero e le figure incassate nei muri agitarono le braccia nella sua direzione, chiamandola a gran voce. Decine di uccelli di pietra si levarono in volo, piombando su di lei e ronzandole intorno affamati. Wendy afferrò un ramo caduto e cercò di tenerli a distanza, ma i rapaci infernali lo abboccarono, spezzandolo, un suono simile a quello che avrebbero prodotto le sue ossa. Strillò quando un uccello la beccò su una spalla e lo agguantò per un'ala per toglierselo di dosso ma, nel farlo, strappò via anche un pezzo di pelle.

"Murtair" di Marco Bertoli

La parola all'autore: I protagonisti dei racconti che scrivo sono spesso criminali, per lo più sicari a pagamento o omicidi seriali. La giustificazione che do per questa predilezione è che mi permettono di esprimere il ‘lato oscuro’ della personalità di un altrimenti tranquillo e riservato tecnico di laboratorio universitario. Non vivendo, infatti, ai tempi beati di Conan, quando un colpo di spada risolveva la maggior parte dei problemi, il parlare di caratteri che manifestano senza remore la violenza che alberga in essi mi consente di sfogare le piccole tensioni che la quotidianità carica sulle mie spalle. Evito così un loro pericoloso accumulo e, soprattutto, il rischio di riversare il mio nervosismo su quanti mi stanno attorno.

Volendo partecipare al concorso “I Mondi del Fantasy VI”, ho immaginato una storia di ambientazione fantascientifica, il cui primo attore è un assassino prezzolato dalle caratteristiche, però, alquanto particolari. Anzitutto non è un umanoide ma un Hentamoebide iperacutus, cioè una sorta di Ameba intelligente di sesso femminile dal nome Murtair che in lingua gaelica scozzese significa appunto ‘assassino’. In secondo luogo per commettere i delitti utilizza cadaveri conservati di specie diverse a cui dona una parvenza di vita introducendosi nei loro corpi. Terzo, per quanto disinibita e priva di scrupoli morali, non gradisce di farsi vedere dai clienti nella sua forma reale e ha il vezzo di descrivere la propria attività con il termine ‘Risolutore’.

La trama in sintesi vede la mia ‘eroina’ assumere un incarico che risulterà più difficile del previsto portare a compimento perché la salma scelta da lei come copertura non si rivelerà così ‘defunta’ come previsto. Oltre, ben inteso, a un’altra complicazione che lascio nel mistero per non togliere ai lettori il gusto della scoperta.


Una curiosità per concludere queste note: il racconto termina con una citazione da “Casablanca”, uno tra i film che preferisco.

Appuntamento al prossimo mese con un nuovo articolo su altri racconti tratti dall'antologia "I mondi del fantasy VI".