"Legacy of darkness" di Miriam Palombi - i personaggi
Bentrovati, lettori! Ricordate la saga "Legacy of darkness", di Miriam Palombi? Una bella trilogia urban fantasy ambientata nel futuro, con elementi thriller, horror e steampunk. Se vi siete persi i primi due volumi, potete trovare qualche info su "Il pentacolo" qua e su "Il respiro del diavolo" qua. Oggi vi parlo però dei personaggi, aiutandomi con degli estratti dal romanzo e con le bellissime card promozionali realizzate da Mala Spina.
Durante la lettura dei libri, ho apprezzato molto i personaggi, tutti con poteri decisamente particolari e diversi gli uni dagli altri. Persone che non si conoscono, dotate di grandi poteri (fa un po' "Heroes", se avete visto la serie), che dovranno imparare a conviverci e a convivere tra di loro. Perché il respiro del diavolo alita sul futuro di tutti loro...
Attenzione! Le schede qua sotto contengono SPOILER dal primo libro "Il pentacolo"!
Sir Malcom McFarrell
Anziano aristocratico di origini irlandesi. Ultimo superstite dell'ordine del Pentacolo.
I suoi poteri rientrano nella sfera delle "percezioni extrasensoriali": telepatia, chiaroveggenza e precognizione. Il suo scopo è ricostituire l'antico ordine segreto.
Dopo la morte, la sua essenza vitale è contenuta nella Scatola di Tesla.
Galahad
Assistente di sir Malcom McFarrell.
La parte destra del suo volto è segnata da profonde cicatrici lasciate dal fuoco. Nel suo passato vi è un tragico evento.
Malcom osservò il profilo del giovane uomo, le ombre che danzavano sul suo viso sembrarono fargli assumere espressioni differenti, mentre i suoi occhi scuri si animavano di bagliori dorati. Quella parte del viso era segnata da profonde cicatrici lasciate dalle fiamme. Era come se la pelle si fosse liquefatta, sciolta come cera e riposizionata poi in qualche modo, lasciando vistose piaghe dai lembi spessi come cordoni.
Galahad si mosse mostrando l’altra metà del volto. Lineamenti severi e composti. Quella dicotomia aveva sempre affascinato il vecchio aristocratico. McFarrel sapeva che in quell’uomo coabitavano due nature diverse e opposte: una parte composta e razionale, e una ferina e brutale, frutto di un passato misterioso.
Anni addietro, a seguito di un evento sconosciuto, gli equilibri si erano ristabiliti donando a ognuna delle due parti una propria identità e un proprio volto.
Mordred Soliman
Ingegnere, a causa di un incidente in laboratorio, alcune parti del suo corpo sono state sostituite da impianti androidi. Ora è il magnate della Nuova Tecnica, a capo della Soliman Inc. Corporation, il maggior produttore mondiale di unità robotiche.
Un profondo legame di sangue lo lega al Pentacolo.
Per l’ennesima volta pensò che forse aveva trascorso troppo tempo lontano da Londra, rifugiato tra le mura di quell’antica roccaforte medievale. Lì il tempo sembrava scorrere molto lentamente.
Un’immobilità che lo sfiniva, un lento stillicidio che lo rendeva irrequieto come un animale in gabbia. In definitiva tutta la sua vita era stata un’eterna evoluzione.
Soliman sollevò il braccio sinistro, il metallo opaco dal colore argenteo si accese della luce rosata dell’alba. La formula dell’adamantio era stata una sua creazione e a sue spese aveva scoperto quanto quella lega fosse instabile allo stato liquido.
L’uomo mosse le dita, sentì i tendini e i legamenti ricreati artificialmente scorrere nelle guide, e produrre un leggero ronzio. Oltre al braccio sinistro e parte del torace, erano stati sostituiti cuore e i polmoni.
In un solo istante, un singolo evento aveva per sempre cambiato la sua vita. Soliman ricordava nitidamente la sensazione della pelle che si lacerava, il suono dei tendini che si tendevano come corde di violino per poi spezzarsi, il rumore delle ossa che si frantumavano.
Edward Raven
Antropologo inglese.
Durante una spedizione a Pemba, a nord di Zanzibar, viene a contatto con una tribù di stregoni waganga, legati al moderno voodoo, eredi di un culto primitivo e sanguinario.
Prendendo parte a un rituale di iniziazione, contrae quella che a primo avviso sembra una strana forma di emofilia. In realtà sviluppa un'insana bramosia per il sangue e la carne umana.
Nutrendosi, ha visioni del passato delle proprie vittime.
Edward Raven aveva fame. Una fame nera che lo stava consumando velocemente. I fasci di muscoli tesi erano ancora più evidenti sotto la pelle diafana.
Osservò le ferite che aveva sui fianchi, gli ornavano l’inguine come scarificazioni tribali; erano graffi lasciati da un animale feroce e sembravano non rimarginarsi. Il suo sguardo salì poi verso la linea del collo, dove un segno violaceo deturpava la pelle liscia.
Era una cicatrice dai contorni irregolari. La pelle tutt’intorno era irritata come se fosse stata toccata da una sostanza acida.
Improvvisamente ricordò quel contatto, così caldo e umido. Se solo si fosse avvicinato ancora un poco al suo riflesso nello specchio, avrebbe potuto scorgere i segni lasciati dai denti che lo avevano morso in profondità.
Aveva cercato di dimenticare ma quell’immagine ritornava come un incubo notturno. La visione nitida di un corpo snello e sinuoso che si muoveva ritmicamente sul suo lo fece rabbrividire. Pelle scura come ebano, imperlata di sudore, che risplendeva al bagliore spettrale della luna. Ricordò di aver visto i tratti ferini di quel volto trasfigurarsi in una demoniaca maschera tribale.
Dimitri Ivanoff
Cacciatore, cresciuto dai lupi nella taiga siberiana. Ha un olfatto eccezionale. Riesce a seguire le tracce delle prede visualizzandole come evanescenti scie luminose.
Dimitri respirò l’aria gelida attraverso i denti serrati. Aghi di vetro gli ferirono il palato, prima di sciogliersi giù per la gola. Il suo battito cardiaco era sensibilmente decelerato così da conservare il calore corporeo.
Le impronte lasciate dal cervo nella neve fresca erano ancora visibili ma ben presto sarebbero divenute confuse. Non importava. Non aveva bisogno di seguire tracce, di avvistare la preda o sentirne l’odore. L’essenza dell’animale in fuga era visibile agli occhi di Dimitri sotto forma di un ectoplasma dai contorni evanescenti che conservava, tuttavia, le fattezze del giovane cervo maschio.
L’uomo si mosse veloce tra gli alberi di conifere dal tronco scuro, l’odore prepotente della resina per un istante affievolì i suoi sensi ma subito riacquistò la concentrazione e ricominciò la corsa.
Con ampie falcate riuscì a recuperare terreno, poco dopo vide la sagoma dell’animale imprigionato in una delle numerose trappole disseminate nella foresta, lasciate dai bracconieri che il rigido inverno aveva spinto fin lassù in cerca di cibo. Dimitri non avrebbe mai inflitto inutilmente, e in modo tanto crudele, sofferenza a un altro essere vivente. Mai.
Le sue regole erano altre, erano le stesse regole ancestrali che da sempre governavano la natura selvaggia. Fatte di lotta e sopraffazione. Di onore e pietà.
Connor "Cheveyo" Hayes
Indiano d'America, sciamano appartenente alla tribù degli hopi. Può visitare il Luogo delle Ombre, la terra in cui risiedono le anime dei morti. In questa realtà si avvicendano le visioni di eventi passati, presenti e futuri.
Il cristallo che porta al collo indica l'oscurità che è riuscita a penetrare nel suo animo.
Doveva sapere. Con la punta delle dita tracciò un solco nel terreno intorno al foro; era una spirale che finiva la sua corsa proprio nel buco nero. Tra le anse della spirale tracciò altri segni. Divaricò le gambe, ponendosi proprio al centro di quel simbolo antico come l’universo, e chiuse gli occhi.
Un’energia improvvisa gli invase l’inguine come una sorta di marea scura che a ondate cercava di colmava il suo corpo. Un tremore innaturale tese ogni muscolo, finché la carne, il sangue, e ogni cellula perse la sua natura mortale trasmutando in nuova materia.
A un tratto i grifi geometrici che decoravano l’intonaco delle pareti si accesero, perdendo i loro colori vivaci, come se al loro interno scorresse metallo fuso. Il varco era aperto.
Lo sciamano spalancò le palpebre, le sue iridi scure come pietra di lava erano sparite, ora gli occhi erano solo due bulbi lattiginosi. Il giovane allargò le braccia e l’energia, che un attimo prima lo aveva percorso, si irradiò dalla punta delle dita in piccole emanazioni di luce azzurrina.
Il suo corpo vibrando come la cassa di risonanza di uno strumento si sollevò di un palmo dal suolo, restando sospeso.
Connor Hayes aveva abbandonato quel luogo fisico per recarsi altrove.
Tyron
Guerriero maori.
Appartiene a una schiera di uomini eletti a custodi e guardiani.
Fin dalla nascita è stato educato al combattimento. Durante gli scontri riesce a plasmare il tempo e lo spazio attorno al suo corpo.
Tyron mosse le braci quasi spente. Il fuoco prese nuovo vigore, guizzando in lingue vermiglie. Si alzò in piedi riacquistando la posizione di difesa, le gambe leggermente divaricate e le ginocchia piegate. Nelle mani stringeva saldamente il lungo bastone dipinto.
I suoi muscoli contratti scattarono in un poderoso balzo in avanti mentre il bastone nelle sue mani roteò producendo un sibilo sonoro. Il tempo sembrò fermarsi, istanti interminabili in cui il suo corpo sembrò librarsi in aria senza peso, senza gravità.
Quando toccò terra, l’estremità della sua arma batté prepotentemente al suolo e un’onda sonora si generò come cerchi nell’acqua.
La fiamma tremò per effetto dello spostamento d’aria e la sua ombra proiettata sulla parete sembrò danzare.
Era pronto. Il suo corpo lo era. E anche la sua mente. Ogni arto in tensione, ogni fascio di muscoli contratti sapeva che era così. Allenamento dopo allenamento, aveva sentito la forza crescere, donare vigore, trasformandolo in qualcosa di nuovo.
Tyron era un guerriero. Apparteneva a una schiera di uomini eletti sulla cui pelle gli Dei primordiali, creatori del tutto, avevano apposto il Marchio. Per questo, fin dalla nascita, era stato educato a divenire una letale arma.
Elizabeth Wu
Scienziata e ricercatrice di origine euroasiatica.
La sua capacità è una particolare forma di memoria eidetica che le permette di trasformare qualsiasi informazione, acquisita in precedenza, in immagini fluttuanti.
Riesce a guardare all'interno degli oggetti inanimati.
Il passato la lega a sir Malcom.
I minuscoli caratteri volteggiavano nell’aria, proprio davanti al suo naso. Numeri e sillabe che si rincorrevano cercando il giusto ordine, la loro esatta collocazione, finché la formula chimica si formò completamente. Ai suoi occhi quei minuti caratteri invisibili erano pura materia, sostanza tangibile e non effimera teoria.
Elizabeth Wu riportò velocemente la sequenza sulla grafite della lavagna, prima che le immagini sbiadissero come vecchio inchiostro, per poi svanire del tutto. La polvere impalpabile del gesso le restò sulle dita.
Con il tempo era riuscita ad accettare quel fenomeno, una particolare forma di ricordo eidetico che le permetteva di trasformare ogni cosa che aveva studiato, o semplicemente letto, in vivide immagini fluttuanti nell’aria, proprio come quella sequenza di simboli chimici.
E non solo. Da che aveva memoria, riusciva a guardare dentro gli oggetti, come uno dei moderni scanner nucleari di cui era stato dotato il laboratorio solo sei mesi prima.
Willson Moore
Ispettore di Scotland Yard, assegnato alla sezione casi "non convenzionali", nuovamente istituita dopo anni d'inattività.
Scettico su tutto ciò che riguarda il paranormale, non vede di buon occhio il sodalizio tra il Pentacolo e Scotland Yard.
Abigail Ashton Smith
Un personaggio particolare, e pericoloso.
Defilata tra la folla di curiosi assiepati nel salottino, Elizabeth vide una giovane. Il suo aspetto era curioso; l’incarnato, così pallido da sembrare fine porcellana, emergeva dai vestiti. I capelli, nascosti in modo accurato sotto un vezzoso cappellino, erano così chiari e sottili da sembrare fili di seta, mentre le sue iridi avevano una strana sfumatura rossastra.
La giovane mostrava nel suo aspetto spiccati tratti albini. La rara mutazione genetica si manifestava in una totale depigmentazione e in un’estrema sensibilità alle radiazioni luminose. Nonostante quella particolare condizione, aveva un aspetto aggraziato seppur non propriamente bello.
Non erano state le sue sembianze singolari a colpire Elizabeth, ma la sua espressione. In quegli occhi rossi, velati da ciglia bianchissime, non c’era stupore per l’improvviso evento paranormale, ma solo un sottile divertimento. Le labbra rosee, forse troppo sottili, si tesero in un sorriso sarcastico, fino a scoprire i denti dalla curiosa forma arrotondata, simili a un filo di piccole perle.
In quel momento l’espressione della giovane mutò in qualcosa che Elizabeth non riuscì a definire. C’era una nota stonata. Un dettaglio fuori posto. Forse erano le sopracciglia, così chiare da sembrare assenti, a conferirle quello sguardo insolito, ma pareva proprio che un’ombra avesse velato i suoi occhi.
***
Che ne dite? Vi incuriosiscono questi personaggi? Qual è il vostro preferito?
Buona lettura con "Il pentacolo"!