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lunedì 27 febbraio 2017

Intervista a Stefano Mancini

INTERVISTA A STEFANO MANCINI

E niente, ci sono quelle giornate in cui il blog festeggia un evento speciale, come oggi, quando ho il piacere di ospitare Stefano Mancini, acclamato autore fantasy italiano. I lettori del blog conosceranno di certo le sue opere, più volte segnalate e recensite, ma un ripasso non fa mai male. Stefano Mancini è l'autore delle Cronache di Mhur: l'Età delle Guerre, trilogia epic fantasy edita da Linee Infinite e composta da "Le paludi d'Athakah" (articolo qua), "Il figlio del drago" (articolo qua) e "Il crepuscolo degli Dei" (articolo qua). Di recente è uscito il primo volume della nuova trilogia, dal titolo "L'erede del mago". Dalla stessa penna è nato anche il bellissimo romanzo "Pestilentia", edito da Astro Edizioni (articolo qua). Bene, se avete fame di fantasy epico e sanguigno, preparatevi per una bella scorpacciata con i suoi romanzi! ;)

INTERVISTA A STEFANO MANCINI

Ciao Stefano, benvenuto sul blog “I mondi fantastici”.

Ciao Alessio e grazie per l’ospitalità!

Parlaci un po’ di te. Quali sono i tuoi interessi, le tue passioni?

Intendi oltre a scrivere? Scherzi a parte, ovviamente la scrittura rappresenta uno dei miei interessi (se non “il”) principali. Ma per il resto sono una persona con passioni comuni, come leggere, fare sport, guardare film e viaggiare.

Com’è stato, e com’è tutt’oggi, il tuo approccio alla scrittura? Perché scrivi? Quali generi, o quali tipi di storie, senti più affini?

Beh, il mio approccio è stato sempre molto naturale. Ho cominciato anni fa – davvero tanti – e da allora non mi sono più fermato. Credo che il mio primo “libro” fosse stato scritto quando avevo sette o otto anni. È venuto naturale, è stata un’esigenza che, a tanti anni di distanza, non saprei nemmeno più spiegare. Credo sia stato uno stimolo interiore di quelli ai quali non puoi dire di no. Se poi mi chiedi perché scrivo, beh, la risposta credo sia molto simile: perché non posso dire di no, non posso farne a meno. Nonostante le delusioni, la fatica e l’impegno che scrivere richiede, non potrei mai rinunciarci, è qualcosa che, ancora una volta, emerge da dentro e non si può fermare.
Le storie cui mi sento più affine sono quelle in cui uno stile veloce, intrigante e accattivante si sposa alla perfezione con una trama solida. Sono un divoratore di quei libri che non riesci a mettere giù, che vuoi leggere una pagina dopo l’altra per sapere come andranno a finire. Se il libro rientra in queste caratteristiche, beh, non importa che sia un fantasy, un giallo o un rosa, è il libro che fa per me.

Quali sono, invece, le tue letture preferite? Che generi preferisci leggere? Se tu dovessi scegliere il romanzo della tua vita, qual è?

Come detto poco sopra, non ho un genere preferito, sebbene difficilmente resisto quando mi trovo davanti un bel fantasy con tutti i canoni o un bel thriller, di quelli pieni di colpi di scena. Per quel che riguarda l’altra domanda, non mettermi in difficoltà, davvero non saprei scegliere il libro della mia vita. Però ce n’è uno che mi è rimasto da sempre nel cuore, forse perché l’ho letto che ero davvero piccolo e da allora, ogni tanto, lo rileggo: “La notte dei desideri”, di Michael Ende.

Passiamo ai tuoi romanzi fantasy. Come è nata la terra di Mhur? E, soprattutto, come sei arrivato a scrivere l’intera trilogia? Quanto è stato impegnativo?

Mhur è nato un giorno (oddio, forse la gestazione è stata un po’ più lunga, a dire il vero) di tanti anni fa. Era il 2005, ero in Francia per uno stage all’Ansa, nella sede di Parigi, e quasi di punto in bianco (era un po’ che non scrivevo), ho pensato: è ora di riprendere la penna in mano. Così ho cominciato a raccogliere materiale, a pensare ai personaggi, a quale storia potevo raccontare (volevo che fosse originale, non uno scopiazzamento di qualcosa di già visto) e da lì è nato tutto.

La saga di Mhur, al momento, si compone di una trilogia già edita (“Le paludi d’Athakah”, “Il figlio del drago”, Il crepuscolo degli dei”), del primo volume edito di una nuova trilogia (“L’erede del mago”) e di uno spin-off già scritto, ma che se tutto va bene non andrà in pubblicazione prima di qualche anno.
A differenza di quello che si potrebbe pensare, scrivere tutti questi libri ambientati sullo stesso mondo non è stato affatto difficile, né impegnativo. Non voglio sembrare che mi vanti, tutt’altro, ma sono venuti anche loro in maniera abbastanza naturale. C’erano queste storie e volevo raccontarle. E quando hai questa fortuna, non è affatto difficile, devi solo mettere su carta (o su pc), quello che ti passa per la testa.

C’è un personaggio, tra tutti i tuoi libri, a cui ti senti legato? Perché?

Sapevo che sarebbe arrivata questa domanda… È un po’ come chiedere a un padre di scegliere uno dei suoi figli, quindi mi metti in difficoltà. Non voglio fare torti, in un modo o in un altro li ho amati (e li amo) tutti allo stesso modo. Però, se dovessi sceglierne uno, direi Athrwys, uno dei protagonisti della nuova saga.

Parliamo invece di “Pestilentia”, romanzo autoconclusivo, slegato dal ciclo della terra di Mhur. Com’è nato? Cosa volevi raccontare stavolta?

Pestilentia” direi che è l’antitesi del “ciclo di Mhur”. È un romanzo cupo, dark, gelido e crudele. Non c’è spazio per la speranza e nemmeno per la gioia. È nato anche lui in maniera molto naturale. Dopo aver scritto tanti volumi ambientati su una terra di fantasia, popolata da creature fantastiche, con eventi e azioni “epiche”, volevo raccontare qualcosa di più basso, di più “vile”. "Pestilentia" è nato così, dalla mia voglia di raccontare un fantasy diverso; volevo spezzare con tutto il resto, raccontare una storia che non si fosse mai vista, in un mondo inventato ma con solide basi realistiche. Non ci sono creature fantastiche, ma solo uomini e donne comuni, seppur gettati dalla mia penna in un mondo cupo e devastato da un orribile morbo. Per scriverlo mi sono ampiamente documentato sulla Peste Nera del 1300 e non è stato molto piacevole…

L’ultimo uscito, in ordine cronologico, è “L’erede del mago”. È un romanzo autonomo? Come si collega alla trilogia dell’Età delle Guerre?

È, come accennavo, il primo volume di una nuova saga. Il mondo è sempre quello di Mhur, ma la vicenda si colloca parecchi secoli dopo la trilogia precedente. Se quella mi serviva a introdurre un mondo, a raccontare un’Età dell’Oro, questo mi ha invece permesso di raccontare il dopo. Che cosa succede quando la “favola” finisce. È quindi un po’ più crudo e realistico, meno epico, ma altrettanto – spero – avvincente.

Due parole sulla promozione. Come può fare un autore emergente a farsi notare, soprattutto se scrive fantasy?

Bella domanda… In due parole posso dire che oggi ci sono tanti strumenti e se si impara a utilizzarli, i risultati possono essere molto soddisfacenti. Quando ho cominciato a scrivere io, a metà degli anni Novanta, non esisteva internet e non c’erano i social network. Farsi conoscere era molto più difficile. Oggi ritengo che computer, web e canali informatici siano utilissimi, se non indispensabili per farsi conoscere.

Infine, i tuoi progetti per il futuro? Puoi anticiparci qualcosa?

Beh, come detto tra qualche mese uscirà il secondo volume della nuova trilogia, di cui però non posso rivelare ancora il titolo (sennò il mio editore mi uccide). Ad aprile, però, ci sarà una nuova sorpresa per i miei fan: un nuovo fantasy autoconclusivo che sarà pubblicato con la Dark Zone, una casa editrice nata da poco, ma molto agguerrita e interessante, una nuova sfida nella quale mi getto molto volentieri.

Grazie per essere stato ospite del blog “I mondi fantastici”.

Grazie a te, Alessio, per lo spazio, è stato un piacere chiacchierare con te.


mercoledì 21 dicembre 2016

Recensione "Il crepuscolo degli Dei" di Stefano Mancini

Recensione "Il crepuscolo degli Dei" di Stefano Mancini

Stefano Mancini torna sul blog "I mondi fantastici", con il romanzo "Il crepuscolo degli Dei", che chiude la prima trilogia ambientata nelle terre di Mhur: l'età delle guerre. Sottolineo che il romanzo è il seguito diretto di "Il figlio del drago", la cui lettura è praticamente obbligata per meglio comprendere situazioni e personaggi. Come già scritto nell'articolo su "Il figlio del drago", la lettura del primo volume della trilogia, invece, "Le paludi d'Athakah", non è prettamente obbligatorio, narrando fatti avvenuti molto tempo prima. Può essere interessante, per gli appassionati, leggerlo magari alla fine, come ulteriore viaggio nell'epopea degli eroi di Mhur. Un po' come leggere il Silmarillion per gli appassionati di Tolkien.

Se "Il figlio del drago" mi era piaciuto, "Il crepuscolo degli Dei" l'ho divorato, tanto che mi sento in colpa per avergli dedicato così poco tempo (due giorni!). Ma chissà, magari il prossimo anno ci scappa una rilettura! Onestamente, leggere Stefano Mancini è una garanzia, so già che il libro mi piacerà, è una certezza. Nel caos della vita che ogni giorno ci aggredisce, è bello sapere di avere un'isola felice dove poter approdare, i libri servono anche a questo, a rilassarti, a divertirti, a farti volare verso mondi fantastici, e in questo il nostro Tolkien italiano riesce benissimo. Sa come appassionare il lettore, tenendolo incollato alla pagina. Sa convincere con la vividezza dei suoi personaggi e la complessità degli ambienti e delle situazioni mostrate.

"Il crepuscolo degli Dei" prosegue il conflitto epocale scoppiato tra elfi e nani, che adesso raggiunge proporzioni apocalittiche. I confini sono stati tracciati, gli antichi legami non esistono più. Se prima c'era, anche se minima, una speranza, una possibilità che i rancori venissero attenuati, che la pace o la diplomazia potessero far rinsavire Kalanath o i nani, qua... niente. La speranza muore, assieme a migliaia di nani, elfi e uomini, non soltanto soldati ma anche gente comune, in quanto la guerra, in questo romanzo, diventa totale. Con il coinvolgimento degli uomini, iniziano e si moltiplicano gli attacchi anche ai danni della popolazione civile, che viveva in città o villaggi lontani dai fronti di guerra. Una guerra davvero totale (come il titolo di uno dei capitoli).
In molti tra la sua gente avevano ormai dimenticato i giorni in cui elfi e nani erano stati alleati, in cui scambiarsi doni era solo una delle forme di cortesia reciproca. Ma non lui. Lui continuava a vedere il solco immaginario fra le loro genti farsi più profondo e più ampio a ogni affondo. Quella guerra aveva cambiato e stava cambiando il corso della Storia. E se qualcuno avesse provato a dirgli che lo stava facendo in meglio, gli avrebbe risposto che nessun meglio valeva tutte quelle morti. 

Ovviamente non vi svelerò come finisce la guerra, né il destino dei vari personaggi, che comunque ho trovato particolarmente vivi, quasi in grado di uscire dal libro, ascia o spada in mano. Ho apprezzato Aethalas, per la sua intraprendenza, il suo voler lottare sempre e comunque, nonostante le difficoltà, un po' come Pegasus nei Cavalieri dello Zodiaco (anche se non approvo il suo voler difendere sempre Kalanath fino alla fine); idem Aethorn, anche se ho notato ha avuto un po' meno spazio rispetto al precedente volume. E comunque il drago che si solleva maestoso e incendia è sempre uno spettacolo. Kalanath... beh, si potrebbero dire tante cose su di lui, alla fine è lui stesso ad ammetterlo nella seconda metà del libro: è un ragazzetto a cui è stata messa una corona in testa. Non ha né il carisma del padre, né la sua abilità "politica", tutto ciò che sa fare è proclami pomposi a cui però non riescono a seguire gesti di forza. Un re con una corona formale in testa, ma senza più un regno. 

Il personaggio che ho apprezzato di più, tirando le fila dei due libri, credo sia stato Drogo, nonostante di solito non abbia simpatia per i nani. Ma ho apprezzato come è evoluto il suo carattere, passando dall'essere guerrafondaio (all'inizio, ricordate, era lui, piuttosto che Thorsen, a voler scendere in guerra!) a rendersi conto dello sfacelo causato al suo regno e al suo popolo da quella guerra assurda, una maturità conquistata dopo anni di distruzione e morti, tra cui la morte del suo amico re. Forse persino lui si è accorto di quanto gli mancasse Thorsen al suo fianco soltanto dopo la sua scomparsa.


…Forse la Storia dirà così. O forse dirà che è esistito un tempo in cui eroi leggendari si batterono per le sorti del mondo. Un tempo in cui i draghi tornarono a solcare i cieli e in cui elfi e nani diedero prova del loro coraggio e del loro valore. Forse un giorno la Storia dirà che è esistito un tempo in cui gli dei stessi erano all’apice della loro potenza. E come tali si scontrarono…"

Il pregio più grande del libro, oltre ad avere una trama ampia e coinvolgente (che l'autore sa tenere unita, alternando capitoli su diversi fronti di guerra), è quello di bilanciare le ragioni (o l'assenza di ragioni) del conflitto stesso, senza favorire elfi o nani, bensì mantenendosi in equilibrio. E' un libro che segna la fine di un'epoca, il tramonto dell'epopea dorata di elfi e nani e l'inizio di un mondo nuovo. Come sempre, libri come questo offrono tanti spunti: sono fantasy sì, ma parlano di popoli in guerra, amici che diventano nemici, odi e rancore. Non sono forse sentimenti e situazioni che scaldano l'animo delle genti del mondo, ogni giorno? A ognuno la sua risposta. Presto leggerò anche "Le paludi d'Athakah" e, soprattutto (non vedo l'oraaa!), "L'erede del mago". 

Buon Natale a tutti i lettori di "I mondi fantastici!".





venerdì 16 ottobre 2015

SEGNALAZIONE FANTASY - IL CREPUSCOLO DEGLI DEI

SEGNALAZIONE FANTASY - IL CREPUSCOLO DEGLI DEI

Nuova uscita per Linee Infinite Edizioni, il terzo capitolo della trilogia epic fantasy di Stefano Mancini, iniziata con "Le paludi d'Athakah" e proseguita con "Il figlio del drago". La conclusione giunge con l'apocalittico "Il crepuscolo degli Dei" che, già dal titolo, promette azione e scintille. Scopriamo nel dettaglio questo romanzo fantasy italiano in uscita in questi giorni.

Titolo: Il crepuscolo degli dei
Autore: Stefano Mancini
Editore: Linee Infinite
Collana: Phantasia
Genere: Fantasy
Formato: Cartaceo
Pagine: 577
ISBN - 978-88-6247-134-3
Prezzo: 15 euro
Pagina sul sito dell'editore.
Pagina dell'autore sul sito della casa editrice.

Quarta di copertina:  Qanathi­Dynh è sotto assedio. E così anche le Montagne di Thorgni e la Schiena del Drago. I venti di guerra si sono ormai tramutati in tempesta e con l’uccisione di Thorsen a opera di Kalanath, in un duello epico ma brutale, il conflitto ha superato il punto di non ritorno. Elfi e nani, allo stremo delle forze e delle speranze, sono pronti a tutto pur di sopraffarsi. Aethorn tenta quindi la carta della disperazione per trascinare fuori dalla sua fortezza Dhorgar, senza sapere però che il re dei nani ha ricevuto un dono inaspettato e forse letale. Centinaia di miglia più a ovest, invece, Kalanath decide di ricorrere alla più potente delle sue armi: riusciranno i “respiri di magia” a consegnargli le Montagne di Thorgni? O ancora una volta tutto sarà deciso da acciaio e sangue? E quanto sarà doloroso, per Aethalas, il ritorno nella natia Iirn? Gli eroi superstiti, uno dopo l’altro, si preparano così all’ultimo atto di un conflitto epico e spietato, nel quale l’ultima parola potrebbe però spettare agli uomini. Dopo “Le paludi d’Athakah” e “Il figlio del Drago”, Stefano Mancini regala ai suoi lettori il terzo e ultimo capitolo di una delle più acclamate e originali saghe fantasy degli ultimi anni, la conclusione tragica e leggendaria dell’epico scontro tra due razze decadenti, l’ultimo crepuscolo degli dei di un’Era così grandiosa da risuonare nei canti dei bardi per l’eternità.
Forse la Storia dirà così. O forse dirà che è esistito un tempo in cui eroi leggendari si batterono per le sorti del mondo. Un tempo in cui i draghi tornarono a solcare i cieli e in cui elfi e nani diedero prova del loro coraggio e del loro valore. Forse un giorno la Storia dirà che è esistito un tempo in cui gli dei stessi erano all’apice della loro potenza. E come tali si scontrarono…”
BREVE BIO DELL'AUTORE

Stefano Mancini è nato a Roma, nel 1980, dove vive tuttora. Laureato in giornalismo nel 2004 e iscritto all’Ordine dal 2005, attualmente lavora come redattore presso un’importante agenzia di stampa.  Pubblica “Il labirinto degli inganni”  per (AndreaOppureEditore, 2005) e “La spada dell’elfo” (Runde Taarn Edizioni, 2010).Con Linee Infinite pubblica "Le paludi d'Athakah", "Il figlio del drago" e "Il crepuscolo degli dei", romanzo che conclude la trilogia "Le cronache di Mhur", consacrandolo nell'olimpo degli scrittori fantasy contemporanei.

Stefano Mancini sarà presente a Lucca Comics and Games 2015, assieme ad altri scrittori fantasy, allo stand A52 del Padiglione Carducci. Qui tutte le info sull'evento.