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lunedì 1 maggio 2023

Recensione di "Pestilentia" di Stefano Mancini

 Recensione di "Pestilentia" di Stefano Mancini

Pestilentia” è un romanzo di Stefano Mancini, edito da DZ Edizioni, un dark fantasy autoconclusivo, epico e battagliero (con bellissima copertina di Sir Antonello Venditti).


Un ragazzo in fuga da qualcosa che non doveva essere liberato. È l’inizio della fine. Quattro secoli dopo, il mondo è un ammasso purulento. Una pestilenza ha spazzato via quasi ogni forma di vita, e il gelo ha stretto nella sua morsa gli ultimi superstiti. Quando la setta eretica della Mors Atra trafuga la più potente reliquia della Chiesa di Nergal, ultimo faro contro la decadenza, padre Oberon si ribella e convoca Eckhard, devoto cavaliere della Fratellanza. Ispirato dalla fede, questi darà vita a uno spietato inseguimento sulle tracce della ladra e del suo insolito compagno di viaggio, un eretico appartenente alla razza dei gha’unt. Perché la reliquia va recuperata a ogni costo. O il suo terribile segreto trascinerà nel baratro la chiesa, condannando il mondo all’oblio.

“Tempo prima qualcuno gli aveva detto che l’uomo è capace di adattarsi a tutto, anche alle condizioni più estreme. Non era vero. Lui non si era ancora abituato al freddo. C’erano notti in cui tremava tanto da non riuscire a chiudere occhio e in cui le dita gli si congelavano fino a perdere ogni sensibilità. Tra la Morte nera e quell’inverno perenne, il mondo sembrava aver imboccato una via senza uscita”.

PERSONAGGI

SHREE: la ladra, uno dei protagonisti del romanzo. Abituata a vivere da sola e a contare soltanto sulle proprie forze, Shree viene in possesso, per caso, di un prezioso artefatto, che cerca inizialmente di piazzare sul mercato nero, prima a Valissa, poi a Palash. Si ritroverà coinvolta in giochi di potere più grandi di lei.

GLEB: secondo protagonista. È il servitore tuttofare di Leif. Timido, riservato, sempre in imbarazzo a parlare con gli altri, tanto che balbetta, ripete le cose e a volte è costretto a farsele ripetere. Dietro questa maschera di timidezza, nasconde un animo tormentato, frutto anche delle sue origini particolari. La gente comune, istigata dalla Fratellanza, lo considera uno schiavo e chiama quelli come lui: gha’unt.

ECKARD URIEL VANEMBURG: Uomo tutto d’un pezzo, soldato valoroso e abile in battaglia, viene convocato dalla Fratellanza affinché recuperi un artefatto trafugato, la cui diffusione potrebbe causare gravi problemi all’ordine religioso. La sua solida fede in Nergal, però, viene incrinata e l’uomo sarà costretto a mettere in discussione tutto ciò in cui ha sempre creduto.

“Si può sapere cosa c’è di sbagliato in te? Perché hai così tanti problemi a parlare? Parlare riempie il vuoto, allontana la nebbia e sovrasta il rumore di questa dannata pioggia”.

AELIS: Una gha’unt vera, come la definisce Gleb, una giovane e combattiva eroina. Guida la resistenza degli uomini liberi. Un tempo erano guerrieri e marinai, con tratti somatici un po’ diversi, ma comunque apprezzati. Poi arrivò la pestilenza e molte cose cambiarono, ma Aelis non ha mai abbandonato la speranza di dare un futuro alla sua gente.

PADRE OBERON: Padre spirituale della Fratellanza di Nergal a Valissa.

PADRE JARI: giovane e ambizioso monaco della fratellanza, che serve padre Oberon, aiutandolo nelle sue macchinazioni.

VIKAS: il braccio incaricato di reggere il pugnale, la mano che ruba nell’ombra. Vikas è un sicario professionista, scelto per portare a termine i suoi compiti con discrezione. Fregato da una donna, si metterà sulle sue tracce per lavare l’onta subita.

PADRE DEGENHARD: Integralista convinto, vuole individuare e distruggere le ultime sacche della resistenza.



TRAMA

La trama di “Pestilentia” si snoda attorno al furto di un manufatto, un libro fondamentale per la religione di Nergal, che ne racchiude l’essenza e i segreti. Un libro che, secondo i sacerdoti, potrebbe far cadere l’intera fede della popolazione, allontanandola dal sentiero tracciato dagli Dei (o dai suoi emissari), motivo più che sufficiente per dare mandato di recuperarlo a un sicario professionista. 

Attorno alla sparizione del libro, caduto, quasi per caso, nelle mani di una giovane ladra, si sviluppa la trama della guerra, tra le forze del credo e quelle dei gha’unt, una popolazione dai diversi tratti somatici (giudicati schiavi e demoni, da cui tenersi alla larga) accusata di aver scatenato l’epidemia della Morte nera. Una guerra che sta per giungere al suo scontro decisivo, fomentata da un intrigo che affonda nelle oscure origini del culto di Nergal stesso. Una guerra tra popoli diversi, ma anche tra ideali e concezioni di vita, nel cui ambito si muovono le storie dei personaggi principali (Shree, Gleb, Eckard, e poi Aelis) e dei loro antagonisti.

“Io credo nelle persone. Quello che succede su questo mondo non accade per volere di un’entità superiore. Queste sono solo storie che i sacerdoti ci propinano per rendere più sopportabile questa vita e le sue sofferenze. La verità è che tutto quello che accade, accade perché sono le azioni degli uomini a deciderlo. Davvero credi che se ci fosse un dio, avrebbe bisogno delle nostre preghiere?”


STILE

Lo stile è davvero piacevole da leggere, ben curato e adatto all’atmosfera cupa del romanzo. Stefano Mancini è capace di raffinare il proprio stile, facendolo diventare elegante, quasi epicheggiante, nei dialoghi tra i sacerdoti della Chiesa di Nergal e negli accesi dibattiti sostenuti da Eckard; lo fa scendere a livelli più umili nelle taverne di Valissa e nei balbettii di Gleb, e lo carica di sfumature eroiche quando a parlare è il cuore di Aelis.

Tutti i tre protagonisti (Eckard, Shree e Gleb) sono presentati in chiaroscuro, hanno luci e ombre, pregi e difetti, come le persone, rendendoli non eroi mitici ma degni rappresentanti del mondo in cui vivono, un mondo di violenza, fame e morte, ma anche un mondo dove c’è chi ancora crede, nel futuro, chi ha ancora speranza.


IL MIO COMMENTO FINALE

"Pestilentia” è un romanzo crudo, ambientato in un mondo sull’orlo dell’estinzione, dove impera una temibile pestilenza, la gente vive al freddo, nell’ombra, lottando per racimolare quel poco di cibo e calore che possa permettere loro di sopravvivere un giorno in più. Su tutto aleggia l’ombra della Chiesa di Nergal e lo strapotere dei suoi sacerdoti, uomini posti un gradino sopra tutti gli altri, voce e espressione del potente Dio il cui culto si è prepotentemente imposto, cancellando le precedenti religioni e unificando le coscienze della popolazione. Qualcuno vi ha trovato fede, un pizzico di speranza nel futuro, qualcun altro l’ha vista come un’opportunità per prendere il potere, e consolidarlo. Come spesso accade, nel mondo reale e nella finzione letteraria, la verità ha molte facce, dipende sempre dall’angolo da cui la si guarda. 

Pestilentia” è un romanzo contemporaneo, attualissimo, che offre spunti di riflessione al lettore attento, oltre che una bella avventura sanguigna e battagliera. È un romanzo che pone delle domande, a chi legge e anche a chi vive nel romanzo, ai personaggi stessi che più volte si interrogano sui motivi che li spingono ad agire, sostenuti dalla fede o dalle loro filosofie di vita, giungendo persino a metterle in discussione. È un romanzo che fa riflettere sulla fede religiosa, indipendentemente dal Dio a cui uno è fedele, su quanto può essere sincera, falsa, inculcata o estremizzata, e sugli effetti che una fede assoluta può avere, in termini di massificazione delle coscienze, di privazione del libero arbitrio, di predestinazione e ovviamente di lotta armata. 

È proprio il rapporto tra uomo, in quanto individuo, solo e unico, e come tale passibile di errare, e l’intera comunità di fedeli, vista come qualcosa di grande, di enorme, di universale quasi, il punto più interessante della riflessione, su cui Aelis e Eckard inizialmente dibattono, e per quanto la simpatia del lettore per la giovane eroina sia evidente e giustificata dal bisogno istintivo di proteggere la nostra libertà, di coscienza, pensiero e azione, anche la fede genuina di Eckard, ravvivata da un lutto personale, strapperà un sorriso anche al lettore più materialista. Su tutto, comunque, aleggia un senso di disperazione che affligge il mondo, un mondo di cui vediamo ben poco, immerso nella nebbia, travolto da povertà, fame e miseria. Un mondo diverso da quelli solitamente proposti nei romanzi fantasy, ricchi di grandi città, opulenti regni traboccanti di affascinanti angoli naturali o stravaganti creature. 

Il mondo di “Pestilentia” è, come il romanzo e i suoi personaggi, nudo e crudo, visto senza patine o lenti colorate, così come gli uomini, con le loro azioni, lo hanno fatto diventare. Eppure, in questo panorama di desolazione, una fiamma brucia ancora, a sufficienza da scaldare l’animo degli ultimi combattenti, di Aelis, ad esempio, che non ci stanno, che vogliono dire no. No a tante cose, alle fedi fasulle, alle discriminazioni, alle ingiuste accuse di cui il suo popolo è stato sommerso, al dominio delle coscienze. Ultimi eroi di un mondo prossimo al collasso, ma pronti comunque a dare la vita per difendere il loro diritto di viverci. In questo, il romanzo è un sogno di libertà, che può decisamente insegnare, soprattutto a chi, assuefatto dagli agi del presente, non ne ha ancora capito il giusto valore.

Il libro è disponibile sul sito della Dark Zone!

lunedì 30 maggio 2022

Segnalazione "Pestilentia" di Stefano Mancini

 Segnalazione "Pestilentia" di Stefano Mancini

Bentrovati, lettori. Oggi vi segnalo l'uscita di un romanzo fighissimo: "Pestilentia", un dark fantasy davvero appassionante, scritto da Stefano Mancini, edito da Dark Zone, con la nuovissima copertina di Antonello Venditti.

Quarta di copertina: 


Valissa è una delle ultime Grandi Città. Di grande, però, non ha più niente, ormai, dopo tre secoli di un morbo che ha messo in ginocchio il mondo intero, uccidendo la maggior parte degli abitanti. Eckhard Uriel Vanemburg, Cavaliere della Fratellanza, giunge in città per caso e viene subito coinvolto in un’oscura faccenda: un agente della Mors Atra, la setta eretica che ha diffuso la pestilenza, ha rubato il più grande tesoro della Chiesa di Nergal, una reliquia dal potere inimmaginabile.

Ispirato dalla fede, Eckhard darà vita a uno spietato inseguimento sulle tracce della ladra Shree e del suo insolito compagno di viaggio, un eretico un po’ tardo di nome Gleb. La caccia all’uomo costringerà tutti quanti a rituffarsi in quel mondo esterno che il morbo ha reso sterile; un mondo in cui fame, freddo e privazioni sono la regola e in cui le strade sono cicatrici fangose immerse in una nebbia onnipresente, dove neppure la legge della sopravvivenza ha più alcun valore.

Ma la reliquia va recuperata a ogni costo. O i suoi terribili segreti trascineranno nel baratro la Chiesa di Nergal e tutti i suoi fedeli, condannando il mondo all’oblio.


Servirai un solo dio.

Il suo nome è Morte.



Disponibile sul sito della casa editrice Dark Zone.

Biografia Autore:

Stefano Mancini nasce a Roma nel 1980. Si laurea col massimo dei voti in Giornalismo e, dopo aver lavorato per anni come redattore in alcune importanti testate nazionali, nel 2015 fonda il service editoriale Tracce d’Inchiostro, per dedicarsi a tempo pieno all’attività di editor e ghostwriter.

Con Linee Infinite Edizioni ha pubblicato le due saghe epic-fantasy: Le paludi d’Athakah , Il figlio del drago e Il crepuscolo degli dei ; L’erede del mago, Vessilli di guerra e La furia dei draghi . Con DZ Edizioni ha pubblicato i dark-fantasy Ostilium e Pestilentia .

Nel 2019 ha esordito nel thriller con L’enigma del Führer (Fanucci Editore), cui è seguito nel 2021 L’enigma di Majorana.

lunedì 27 febbraio 2017

Intervista a Stefano Mancini

INTERVISTA A STEFANO MANCINI

E niente, ci sono quelle giornate in cui il blog festeggia un evento speciale, come oggi, quando ho il piacere di ospitare Stefano Mancini, acclamato autore fantasy italiano. I lettori del blog conosceranno di certo le sue opere, più volte segnalate e recensite, ma un ripasso non fa mai male. Stefano Mancini è l'autore delle Cronache di Mhur: l'Età delle Guerre, trilogia epic fantasy edita da Linee Infinite e composta da "Le paludi d'Athakah" (articolo qua), "Il figlio del drago" (articolo qua) e "Il crepuscolo degli Dei" (articolo qua). Di recente è uscito il primo volume della nuova trilogia, dal titolo "L'erede del mago". Dalla stessa penna è nato anche il bellissimo romanzo "Pestilentia", edito da Astro Edizioni (articolo qua). Bene, se avete fame di fantasy epico e sanguigno, preparatevi per una bella scorpacciata con i suoi romanzi! ;)

INTERVISTA A STEFANO MANCINI

Ciao Stefano, benvenuto sul blog “I mondi fantastici”.

Ciao Alessio e grazie per l’ospitalità!

Parlaci un po’ di te. Quali sono i tuoi interessi, le tue passioni?

Intendi oltre a scrivere? Scherzi a parte, ovviamente la scrittura rappresenta uno dei miei interessi (se non “il”) principali. Ma per il resto sono una persona con passioni comuni, come leggere, fare sport, guardare film e viaggiare.

Com’è stato, e com’è tutt’oggi, il tuo approccio alla scrittura? Perché scrivi? Quali generi, o quali tipi di storie, senti più affini?

Beh, il mio approccio è stato sempre molto naturale. Ho cominciato anni fa – davvero tanti – e da allora non mi sono più fermato. Credo che il mio primo “libro” fosse stato scritto quando avevo sette o otto anni. È venuto naturale, è stata un’esigenza che, a tanti anni di distanza, non saprei nemmeno più spiegare. Credo sia stato uno stimolo interiore di quelli ai quali non puoi dire di no. Se poi mi chiedi perché scrivo, beh, la risposta credo sia molto simile: perché non posso dire di no, non posso farne a meno. Nonostante le delusioni, la fatica e l’impegno che scrivere richiede, non potrei mai rinunciarci, è qualcosa che, ancora una volta, emerge da dentro e non si può fermare.
Le storie cui mi sento più affine sono quelle in cui uno stile veloce, intrigante e accattivante si sposa alla perfezione con una trama solida. Sono un divoratore di quei libri che non riesci a mettere giù, che vuoi leggere una pagina dopo l’altra per sapere come andranno a finire. Se il libro rientra in queste caratteristiche, beh, non importa che sia un fantasy, un giallo o un rosa, è il libro che fa per me.

Quali sono, invece, le tue letture preferite? Che generi preferisci leggere? Se tu dovessi scegliere il romanzo della tua vita, qual è?

Come detto poco sopra, non ho un genere preferito, sebbene difficilmente resisto quando mi trovo davanti un bel fantasy con tutti i canoni o un bel thriller, di quelli pieni di colpi di scena. Per quel che riguarda l’altra domanda, non mettermi in difficoltà, davvero non saprei scegliere il libro della mia vita. Però ce n’è uno che mi è rimasto da sempre nel cuore, forse perché l’ho letto che ero davvero piccolo e da allora, ogni tanto, lo rileggo: “La notte dei desideri”, di Michael Ende.

Passiamo ai tuoi romanzi fantasy. Come è nata la terra di Mhur? E, soprattutto, come sei arrivato a scrivere l’intera trilogia? Quanto è stato impegnativo?

Mhur è nato un giorno (oddio, forse la gestazione è stata un po’ più lunga, a dire il vero) di tanti anni fa. Era il 2005, ero in Francia per uno stage all’Ansa, nella sede di Parigi, e quasi di punto in bianco (era un po’ che non scrivevo), ho pensato: è ora di riprendere la penna in mano. Così ho cominciato a raccogliere materiale, a pensare ai personaggi, a quale storia potevo raccontare (volevo che fosse originale, non uno scopiazzamento di qualcosa di già visto) e da lì è nato tutto.

La saga di Mhur, al momento, si compone di una trilogia già edita (“Le paludi d’Athakah”, “Il figlio del drago”, Il crepuscolo degli dei”), del primo volume edito di una nuova trilogia (“L’erede del mago”) e di uno spin-off già scritto, ma che se tutto va bene non andrà in pubblicazione prima di qualche anno.
A differenza di quello che si potrebbe pensare, scrivere tutti questi libri ambientati sullo stesso mondo non è stato affatto difficile, né impegnativo. Non voglio sembrare che mi vanti, tutt’altro, ma sono venuti anche loro in maniera abbastanza naturale. C’erano queste storie e volevo raccontarle. E quando hai questa fortuna, non è affatto difficile, devi solo mettere su carta (o su pc), quello che ti passa per la testa.

C’è un personaggio, tra tutti i tuoi libri, a cui ti senti legato? Perché?

Sapevo che sarebbe arrivata questa domanda… È un po’ come chiedere a un padre di scegliere uno dei suoi figli, quindi mi metti in difficoltà. Non voglio fare torti, in un modo o in un altro li ho amati (e li amo) tutti allo stesso modo. Però, se dovessi sceglierne uno, direi Athrwys, uno dei protagonisti della nuova saga.

Parliamo invece di “Pestilentia”, romanzo autoconclusivo, slegato dal ciclo della terra di Mhur. Com’è nato? Cosa volevi raccontare stavolta?

Pestilentia” direi che è l’antitesi del “ciclo di Mhur”. È un romanzo cupo, dark, gelido e crudele. Non c’è spazio per la speranza e nemmeno per la gioia. È nato anche lui in maniera molto naturale. Dopo aver scritto tanti volumi ambientati su una terra di fantasia, popolata da creature fantastiche, con eventi e azioni “epiche”, volevo raccontare qualcosa di più basso, di più “vile”. "Pestilentia" è nato così, dalla mia voglia di raccontare un fantasy diverso; volevo spezzare con tutto il resto, raccontare una storia che non si fosse mai vista, in un mondo inventato ma con solide basi realistiche. Non ci sono creature fantastiche, ma solo uomini e donne comuni, seppur gettati dalla mia penna in un mondo cupo e devastato da un orribile morbo. Per scriverlo mi sono ampiamente documentato sulla Peste Nera del 1300 e non è stato molto piacevole…

L’ultimo uscito, in ordine cronologico, è “L’erede del mago”. È un romanzo autonomo? Come si collega alla trilogia dell’Età delle Guerre?

È, come accennavo, il primo volume di una nuova saga. Il mondo è sempre quello di Mhur, ma la vicenda si colloca parecchi secoli dopo la trilogia precedente. Se quella mi serviva a introdurre un mondo, a raccontare un’Età dell’Oro, questo mi ha invece permesso di raccontare il dopo. Che cosa succede quando la “favola” finisce. È quindi un po’ più crudo e realistico, meno epico, ma altrettanto – spero – avvincente.

Due parole sulla promozione. Come può fare un autore emergente a farsi notare, soprattutto se scrive fantasy?

Bella domanda… In due parole posso dire che oggi ci sono tanti strumenti e se si impara a utilizzarli, i risultati possono essere molto soddisfacenti. Quando ho cominciato a scrivere io, a metà degli anni Novanta, non esisteva internet e non c’erano i social network. Farsi conoscere era molto più difficile. Oggi ritengo che computer, web e canali informatici siano utilissimi, se non indispensabili per farsi conoscere.

Infine, i tuoi progetti per il futuro? Puoi anticiparci qualcosa?

Beh, come detto tra qualche mese uscirà il secondo volume della nuova trilogia, di cui però non posso rivelare ancora il titolo (sennò il mio editore mi uccide). Ad aprile, però, ci sarà una nuova sorpresa per i miei fan: un nuovo fantasy autoconclusivo che sarà pubblicato con la Dark Zone, una casa editrice nata da poco, ma molto agguerrita e interessante, una nuova sfida nella quale mi getto molto volentieri.

Grazie per essere stato ospite del blog “I mondi fantastici”.

Grazie a te, Alessio, per lo spazio, è stato un piacere chiacchierare con te.


mercoledì 27 luglio 2016

Recensione fantasy "Pestilentia" di Stefano Mancini

RECENSIONE "PESTILENTIA" DI STEFANO MANCINI

Finalmente riesco a recensire "Pestilentia" di Stefano Mancini, che ho letto quasi due mesi fa ma di cui, per un motivo o l'altro, ho sempre rimandato l'articolo. Certo non perché non mi sia piaciuto. Una piccola premessa è doverosa: a differenza di tanti scrittori che ho scoperto tramite il blog o internet o che mi hanno inviato i loro lavori, di Stefano Mancini avevo già sentito parlare come un talentuoso autore e una delle più promettenti penne del fantasy italiano. Motivo per cui le aspettative c'erano, mentre a volte mancano con gli scrittori sconosciuti, e sono felice che queste aspettative non siano assolutamente state deluse. Devo ancora leggere la sua trilogia del drago, ma rimedierò quest'estate.


Passando a "Pestilentia", ho già presentato il romanzo in un articolo sul blog. Qua mi limito a ricordare che si tratta di un fantasy epico e sanguigno ambientato in un mondo sull'orlo del collasso, un mondo che potrebbe anche essere il nostro tra qualche secolo, perché no. Di questo mondo conosciamo un paio di città e le foreste dove si svolgono gli eventi salienti del romanzo, ma ciò che è importante sapere, e che emerge dal libro, è come questo mondo sia in putrefazione: gravato da una terribile epidemia che sta falciando le vite di molti, debilitando e impoverendo gli altri, che ormai non vivono più, bensì sopravvivono. Ecco, proprio questa sensazione di sopravvivenza domina il romanzo ed è quella che più mi è rimasta in mente. Sopravvivenza del più forte, perché, ovviamente, in ogni guerra (e la vita non è forse una guerra continua contro tutti?) c'è sempre chi riesce a sopravvivere, in ogni modo che possa imbastire. Voglia di sopravvivere, perché, pur in questo mondo caotico e prossimo al collasso, c'è chi ancora lotta, combatte, stringe i denti, arranca nel fango, fa sacrifici, insomma continua a credere che la vita sia altro, e oltre, e non ci sta a lasciarsi andare, ad arrendersi, non ci sta a essere messo da parte e confida in un futuro. E infine c'è anche chi non vuole sopravvivere, o semplicemente si trascina, chi si rifugia in una caverna per stare da solo (e morire da solo), chi mendica un po' di minestra agli angoli delle strade fredde e nebbiose, chi non ha più la forza, né la volontà, di lottare, o semplicemente non crede possibile un cambiamento.

Sullo sfondo di questo scenario quasi apocalittico, si incrociano le vite di alcuni personaggi, tutti piuttosto solitari. Shree, una ladra, fiera e indipendente, che è venuta per caso in possesso di un manufatto molto prezioso, che la chiesa di Nergal sta cercando. Gleb, uno schiavo, un gha'unt, un servo, un servitore, una figura incerta, balbettante, insicura di sé, che ha sempre vissuto ai margini, facendo quello che Leif, il suo datore di lavoro/padrone, gli ordinava, senza perdersi in perché, e che adesso si ritrova a poter stringere in mano le redini del suo destino. Eckard, un cavaliere tutto d'un pezzo, fedelissimo di Nergal e convinto sostenitore della sua fede (un integralista, in pratica), che però verrà a contatto con una scottante e spiacevole verità che lo costringerà a ripensare la sua intera visione del mondo. E Aelis, forse il personaggio più eroico, e anche più classico, che in un fantasy non può mancare, l'eroina disposta a tutto, anche a dare la vita, pur di proteggere la sua gente e dare loro un futuro.

E' un romanzo che fa riflettere su molti temi: la fede, ad esempio, i suoi eccessi, i suoi dogmi, il modo (diverso) in cui gli uomini vi si rapportano (con coscienza, con sincera convinzione, con un attaccamento radicale, come un'opportunità, anche), l'esistenza o meno di un Dio o di un'entità che sta al di là della vita di tutti i giorni e permea i destini degli uomini. Ma è anche un romanzo sulla diversità, sul rapporto tra i popoli, basta vedere il disprezzo con cui i gha'unt vengono trattati solo perché hanno una struttura fisica diversa (vengono considerati dei demoni, portatori di malattie e morte). Infine è anche un romanzo di scoperta di sé, perché tutti i personaggi, anche inaspettatamente, si trovano a scoprire qualcosa di sé che non sapevano di conoscere, a guardarsi dentro, a migliorarsi, a cambiare: Shree, Gleb, Eckard, tutti alla fine saranno un passo avanti rispetto a dove si trovavano all'inizio. Diversi, sicuramente. Migliori? Difficile dirlo, di certo più consapevoli e fieri della loro individualità.

Nel complesso è stata una bella lettura, complice anche lo stile semplice ma ben curato dell'autore che ha permesso che le pagine scivolassero via in pochi giorni. Un buon lavoro davvero, consigliato a tutti gli amanti del fantasy che vogliono una lettura diversa, da un'angolazione diversa, diciamo così, pur senza rinunciare a intrighi e battaglie. Buona lettura con "Pestilentia"! :)




giovedì 28 aprile 2016

Nuove uscite fantasy: "La sirena meccanica" e "Pestilentia"

NUOVE USCITE FANTASY: "LA SIRENA MECCANICA" e "PESTILENTIA"

Nuove uscite per gli amanti del fantastico, due nuovi titoli, diversi l'uno dall'altro, che sicuramente attireranno gli appassionati. Il primo, "La sirena meccanica", è il nuovo lavoro di una prolifica, e molto brava, scrittrice italiana autopubblicata, ossia Giada Bafanelli, di cui ho recensito sul blog sia "Alone. Il Solitario" (qui) che "La figlia della vendetta" (qui). "Pestilentia", invece, è il nuovo lavoro di Stefano Mancini, ben noto autore dell'epica saga fantasy degli Eroi di Mhur (segnalata qua). Il libro è edito dalla nuova e rampante casa editrice Astro Edizioni, un faro di luce per l'umanità. 

Pronti per conoscere i loro lavori?

Titolo: La sirena meccanica
Autore: Giada Bafanelli
Editore: Selfpublishing
Genere: fantasy/steampunk
Formato: digitale
Pagine: 136
Prezzo: 0,99 euro
Prenotabile su Amazon qua!
In uscita il 3 maggio.

La cover è stata realizzata da Tania Paxia.

Trama: Da quel che ricorda, Nym ha sempre vissuto nelle profondità del mare, metà ragazza e metà cyborg. Ma quando la sua memoria riaffiora, inizia a farsi delle domande. L’oceano è una distesa calma e blu che conosce alla perfezione, ma cosa c’è oltre?  Quando salva un marinaio dopo il naufragio di un’aeronave, il desiderio di vivere in superficie si fa di giorno in giorno più forte. Ma il mondo al di là delle onde è cupo e spietato, e non c’è spazio per chi è diverso.
Ispirato alla favola “La sirenetta” di Hans Christian Andersen, “La sirena meccanica” unisce sentimenti e avventura.

L'autrice: Giada Bafanelli.
Giada Bafanelli ha ventotto anni e le sue più grandi passioni sono la musica e la narrativa, specialmente di genere fantasy. Oltre a La sirena meccanica ha pubblicato il racconto urban fantasy Alone. Il solitario, il romanzo fantasy ispirato alla mitologia norrena La figlia della vendetta e il romance contemporaneo Un altro domani.
 

***

Titolo: Pestilentia
Autore: Stefano Mancini
Editore: Astro Edizioni
Genere: fantasy
Formato: cartaceo e digitale
Prezzo: 13,90 euro (cartaceo), 2,99 (digitale)
Acquistabile su Amazon qua!
Disponibile su tutti gli store di libri e sul sito della casa editrice.

Trama: Un ragazzo in fuga da qualcosa che non doveva essere liberato. È l’inizio della fine. Quattro secoli dopo, il mondo è un ammasso purulento. Una pestilenza ha spazzato via quasi ogni forma di vita, e il gelo ha stretto nella sua morsa gli ultimi superstiti. Quando la setta eretica della Mors Atra trafuga la più potente reliquia della Chiesa di Nergal, ultimo faro contro la decadenza, padre Oberon si ribella. E convoca Eckhard, devoto cavaliere della Fratellanza. Ispirato dalla fede, questi darà vita a uno spietato inseguimento sulle tracce della ladra Shree e del suo insolito compagno di viaggio, un eretico appartenente alla razza dei gha’unt. Perché la reliquia va recuperata a ogni costo. O il suo terribile segreto trascinerà nel baratro la chiesa, condannando il mondo all’oblio.

L'autore: Stefano Mancini.
Laureato in giornalismo e iscritto all’Ordine dei professionisti dal 2005, lavora come redattore presso un’importante testata nazionale ed è direttore di “Aragorn servizi editoriali”.
Ha pubblicato l’acclamata trilogia high-fantasy composta dai romanzi Le paludi d’Athakah, Il figlio del drago e Il crepuscolo degli dei (Linee Infinite edizioni, 2013-2015).
Pagina Facebook:  https://www.facebook.com/StefanoManciniAuthor/

Buona lettura! :)