mercoledì 2 marzo 2016

Primavera di libri - Giuseppe Monea

PRIMAVERA DI LIBRI - GIUSEPPE MONEA


Oggi il blog "I mondi fantastici" ospita una bella intervista a un giovane autore della scuderia "Sad Dog Project". Ricordate, avevamo già parlato di questo interessante progetto italiano per racconti di genere in precedenti interviste lo scorso dicembre? Giuseppe Monea è stato il quinto autore a entrare nel progetto, con il racconto horror "Il profeta" (già segnalato su questo blog). Dopo aver conosciuto il suo lavoro, oggi andiamo a scoprire qualcosa di più sull'autore in un'intervista esclusiva.




INTERVISTA A GIUSEPPE MONEA

Ciao Giuseppe,

parlaci un po’ di te. Quali sono i tuoi interessi, le tue passioni?

Ciao Alessio e un saluto a tutti i lettori del blog. Sono uno studente di Medicina e perciò sarebbe banale risponderti con un elenco di patologie o parti sconosciute del corpo umano. Perciò opterei per raccontarti del mio interesse per letteratura, editoria e scrittura in genere. Mi piace riuscire a dare forma a pensieri e storie che prima esistevano solo nella mente di una persona e che poi magicamente diventano alla portata di tutti.

Com’è stato, e com’è tutt’oggi, il tuo approccio alla scrittura? Perché scrivi?

Sono uno dei tanti lettori che sogna di stare dall’altra parte della libreria. Ho sempre invidiato quelle persone che di mestiere creano dal nulla, quasi come fossero una specie di potenti dei in grado di materializzare dei personaggi e modificare il corso degli eventi. Per me la scrittura nasce come una straordinaria forma di ammirazione verso gli altri autori. Ecco perché credo che un autore debba essere prima di tutto un buon lettore.

Quali sono le tue letture preferite? Che generi preferisci leggere? Domanda difficile: se tu dovessi scegliere il romanzo della tua vita, quale sarebbe?

A dispetto della mia giovane età (sono giovane, vero?), ho letto di tutto e credo di prediligere semplicemente le belle storie. È vero: spesso per me queste sono thriller e gialli, ma i libri che ho apprezzato di più non sono propriamente dei noir, per esempio "Il buio oltre la siepe" o "Il fu Mattia Pascal". E il romanzo della mia vita, "1984" di Orwell, non è affatto un poliziesco. L’importante è che legga storie in grado di colpirmi per trama e per scrittura. Ah, statistiche alla mano, non leggo molto fantasy.

Parliamo del tuo racconto, “Il profeta”: come è nato? Cosa volevi raccontare con questa storia?

Si tratta di un racconto che ho tenuto in cantiere per diverso tempo, contrariamente a quello che farebbe pensare la lunghezza del testo. Ho iniziato a scriverlo in un periodo in cui, complici i miei studi universitari, ero molto attratto dall’ambiente psichiatrico. Ho cercato di coniugare il mondo dei disturbi mentali con la tradizione dei racconti gialli. Rappresenta il primo approccio alla scrittura in cui fondere i miei principali interessi.

È stato interessante confrontarti con gli altri colleghi di Sad Dog per migliorare assieme il testo? Cosa hai imparato?

Quando ho saputo che “Il Profeta” sarebbe stato pubblicato da Sad Dog ero a dir poco euforico. Fin dalla nascita del collettivo, ho provato ammirazione per un progetto che mette in risalto la scrittura degli autori indipendenti. Gli altri colleghi mi hanno guidato passo passo nella realizzazione della storia definitiva, facendomi notare come non applicassi molte tecniche di scrittura, seppur ne avessi un’ampia conoscenza teorica. L’insegnamento più grande è stato non aver paura di mettersi in gioco e scrivere qualsiasi idea. Quelle pessime saranno poi stroncate, ma su quelle decenti ci si può lavorare e migliorare con l’esercizio.

Generi e attualità: spesso, una certa critica miope (tutta italiana) accusa la letteratura di genere di essere puro edonismo, eppure è possibile servirsene per affrontare temi attuali e scottanti (qualche esempio? La prostituzione, la violenza sulle donne, gli abusi sui minori, il tema del diverso e quant’altro). Cosa ne pensi al riguardo?

Prima di procedere, permettimi una premessa. La figura dell’autore è molto cambiata nel corso del tempo. Se penso al 1200, faccio riferimento a un intellettuale enciclopedico, un uomo che per scrivere doveva comunque conoscere l’astronomia e tant’altro. Nell’800 invece l’autore diventa impegnato socialmente, tanto che le opere letterarie dell’epoca riflettono le agitazioni politiche e sociali contemporanee. Venendo ai giorni nostri, il letterato è per lo più addetto all’intrattenimento dei lettori. Il mercato non accoglie romanzi di formazione ma preferisce storie horror, gialli, romance che per il tempo della lettura fanno dimenticare a chi legge la realtà in cui vive. La letteratura di oggi, sia essa di genere o no, non fa dell’impegno sociale il suo fulcro. Oggi il lettore non compra testi per approfondire questioni reali, ma cerca di evadere dal quotidiano e dalle notizie dei giornali. Faccio fatica a credere che questa sia una caratteristica della letteratura di genere, perché è palese come qualsiasi opera moderna non sia incentrata su questioni sociali o morali, ma sia una forma di intrattenimento puro. È soltanto lo specchio della società in cui viviamo, sempre portati a distrarci, a non essere coscienti di ciò che ci circonda, ma esclusivamente a essere felici. A questo proposito, consiglio davvero di dare una lettura a “Il mondo nuovo”. Siamo noi il mondo nuovo che Huxley descrive.

In Italia ci sono più scrittori che lettori, e non è un modo di dire ma realtà. Lasciando da parte i problemi, cosa consiglieresti per uscire da questa situazione critica? Un’idea, una ricetta “primaverile” per incentivare la lettura, quale potrebbe essere secondo te?

Il fatto che ci sia gente che dedita alla scrittura di per sé non è negativo, anzi, è una base su cui lavorare per tornare a diffondere l’abitudine alla lettura. Non credo a coloro che ammettono di creare storie solo perché fortemente fantasiosi. Spesso questi loschi figuri incappano in erroracci grammaticali, mancano di coerenza logica e non conoscono proprio i modi in cui raccontare una storia. Perciò, credo che le case editrici dovrebbero fermare un po’ le nuove produzioni e scoraggiare le nuove proposte, quasi come un investimento su nuovi possibili autori. So che fermarsi per andare avanti può sembrare paradossale, ma avete idea di quanti libri sono pubblicati al giorno d’oggi? Io non lo so perché sono veramente tanti. Vi basti sapere che solo le case editrici italiane sono più di quattromila… Forse è il caso di fare una pausa e cominciare a leggere quello che pubblicano queste quattromila case editrici e con l’occasione incentivare la lettura nelle scuole. Le case editrici devono capire che in un’epoca in cui i bambini nascono praticamente con il tablet in mano, occorre formare le giovani menti per far capire che un libro può essere più figo di un’applicazione per iPhone. Come? Per esempio, invece di mandare i vecchi libri al macero, si possono dare alle biblioteche scolastiche. Si possono stabilire convenzioni con gli istituti per fornire agli alunni i testi in ebook a prezzi ridotti. E perché non organizzare presentazioni con gli autori proprio nelle scuole? Se l’editoria vuole avere futuro, occorre formare oggi i lettori di domani.

La disputa ebook/cartaceo: ha davvero un senso? Non sarebbe forse più produttivo concentrare le forze su altro? Qual è la tua opinione? Gli ebook possono aiutare gli autori emergenti a farsi conoscere, meglio di quanto non riescano a fare le piccole case editrici cartacee con tutti i loro ovvi limiti?

A mio tempo, quando gestivo il blog “Il momento di scrivere”, mi sono battuto con tutte le mie forze per la parità degli ebook, contestando apertamente e con esempi pratici la pessima gestione dei formati digitali da parte delle case editrici. Inutile continuare ad affermare l’ovvio: non conta il mezzo ma il contenuto. Poi, si sa, siamo umani e non abbiamo solo la vista. La sensazione di sfogliare le pagine e il tanto citato odore della carta sono entrambi elementi che arricchiscono la lettura, ma non sono determinanti ai fini della godibilità di un testo. Vogliamo contare poi la praticità e l’economicità degli ebook? Credo che un buon lettore oggi debba per forza utilizzare uno e l’altro supporto, valutando di volta in volta se sia il caso di acquistare un’opera cartacea (ideale per lunghi componimenti) o un testo digitale (più comodo per scritti più brevi o per effettuare ricerche ipertestuali). Proprio sui vantaggi dei due mezzi dovrebbero giocare anche gli autori. Per esempio, a proposito dei racconti brevi, è innegabile che la produzione cartacea non comporti un buon guadagno a un ipotetico editore. Ecco perché per questi testi sono fondamentali gli ebook, privi di spese di stampa, spedizione e deposito. Giustamente mi chiedi se gli autori emergenti possano affidarsi alle piccole case editrici cartacee, ma qui la questione si fa più complessa. Mi limiterò a risponderti che se la casa editrice non fa un buon lavoro di editing, non realizza belle copertine, non ha una buona presenza in rete e in libreria è totalmente sconosciuta, allora forse è il caso di pensare ad altro. 

Progetti per il futuro? Puoi anticiparci qualcosa?



Nel momento in cui sto scrivendo questa risposta mi trovo nel pieno della sessione invernale, un periodo di studio matto e disperatissimo che mi tiene lontano da interessi e passioni. In questi giorni mi trovo spesso a pensare al mio futuro letterario ma credo di aver raggiunto un’idea stabile. Mi dedicherò principalmente allo studio e ai miei cari, dedicando alla lettura i ritagli di tempo e le sere prima di dormire. Per quanto riguarda la mia attività di autore, ho in programma di scrivere delle storie a puntate disponibili gratuitamente sul web, per poi raccogliere i vari episodi in un ebook disponibile anch’esso gratuitamente sui vari store online. Contemporaneamente realizzerò una versione cartacea delle mie storie, in vendita al solo costo di stampa e spedizione. Parallelamente svolgerò il mio ruolo di membro del “Sad Dog Project” aiutando i miei compagni e, magari, scrivendo un nuovo racconto per la banda dei cagnolini tristi. Il 2016 sarà per me un anno di formazione in cui delineare le basi per il prossimo futuro. 

Grazie per essere stato ospite del blog “I mondi fantastici”.

Sono io a ringraziare te, Alessio, per l’ospitalità e la possibilità di poter esprimere le mie idee. Complimenti per tutte le tue iniziative, come Il calibrario della primavera. Buona fortuna per tutti i tuoi progetti. 

Per scoprire qualcosa di più su Giuseppe Monea e i suoi lavori, potete visitare il suo sito internet.


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