PRIMAVERA DI LIBRI - GIUSEPPE MONEA
Oggi il blog "I mondi fantastici" ospita una bella intervista a un giovane autore della scuderia "Sad Dog Project". Ricordate, avevamo già parlato di questo interessante progetto italiano per racconti di genere in precedenti interviste lo scorso dicembre? Giuseppe Monea è stato il quinto autore a entrare nel progetto, con il racconto horror "Il profeta" (già segnalato su questo blog). Dopo aver conosciuto il suo lavoro, oggi andiamo a scoprire qualcosa di più sull'autore in un'intervista esclusiva.
INTERVISTA A GIUSEPPE MONEA
Ciao Giuseppe,
parlaci un po’ di te. Quali sono i tuoi interessi, le tue passioni?
Ciao Alessio e un saluto a tutti
i lettori del blog. Sono uno studente di Medicina e perciò sarebbe banale
risponderti con un elenco di patologie o parti sconosciute del corpo umano.
Perciò opterei per raccontarti del mio interesse per letteratura, editoria e
scrittura in genere. Mi piace riuscire a dare forma a pensieri e storie che
prima esistevano solo nella mente di una persona e che poi magicamente
diventano alla portata di tutti.
Com’è stato, e com’è tutt’oggi, il tuo approccio alla scrittura? Perché
scrivi?
Sono uno dei tanti lettori che
sogna di stare dall’altra parte della libreria. Ho sempre invidiato quelle
persone che di mestiere creano dal nulla, quasi come fossero una specie di
potenti dei in grado di materializzare dei personaggi e modificare il corso
degli eventi. Per me la scrittura nasce come una straordinaria forma di
ammirazione verso gli altri autori. Ecco perché credo che un autore debba
essere prima di tutto un buon lettore.
Quali sono le tue letture preferite? Che generi preferisci leggere?
Domanda difficile: se tu dovessi scegliere il romanzo della tua vita, quale
sarebbe?
A dispetto della mia giovane età
(sono giovane, vero?), ho letto di tutto e credo di prediligere semplicemente
le belle storie. È vero: spesso per me queste sono thriller e gialli, ma i
libri che ho apprezzato di più non sono propriamente dei noir, per esempio "Il
buio oltre la siepe" o "Il fu Mattia Pascal". E il romanzo della mia vita, "1984" di
Orwell, non è affatto un poliziesco. L’importante è che legga storie in grado
di colpirmi per trama e per scrittura. Ah, statistiche alla mano, non leggo
molto fantasy.
Parliamo del tuo racconto, “Il profeta”: come è nato? Cosa volevi
raccontare con questa storia?
Si tratta di un racconto che ho
tenuto in cantiere per diverso tempo, contrariamente a quello che farebbe
pensare la lunghezza del testo. Ho iniziato a scriverlo in un periodo in cui,
complici i miei studi universitari, ero molto attratto dall’ambiente
psichiatrico. Ho cercato di coniugare il mondo dei disturbi mentali con la
tradizione dei racconti gialli. Rappresenta il primo approccio alla scrittura
in cui fondere i miei principali interessi.
È stato interessante confrontarti con gli altri colleghi di Sad Dog per
migliorare assieme il testo? Cosa hai imparato?
Quando ho saputo che “Il Profeta”
sarebbe stato pubblicato da Sad Dog ero a dir poco euforico. Fin dalla nascita
del collettivo, ho provato ammirazione per un progetto che mette in risalto la
scrittura degli autori indipendenti. Gli altri colleghi mi hanno guidato passo
passo nella realizzazione della storia definitiva, facendomi notare come non
applicassi molte tecniche di scrittura, seppur ne avessi un’ampia conoscenza
teorica. L’insegnamento più grande è stato non aver paura di mettersi in gioco
e scrivere qualsiasi idea. Quelle pessime saranno poi stroncate, ma su quelle
decenti ci si può lavorare e migliorare con l’esercizio.
Generi e attualità: spesso, una certa critica miope (tutta italiana)
accusa la letteratura di genere di essere puro edonismo, eppure è possibile
servirsene per affrontare temi attuali e scottanti (qualche esempio? La
prostituzione, la violenza sulle donne, gli abusi sui minori, il tema del
diverso e quant’altro). Cosa ne pensi al riguardo?
Prima di procedere, permettimi
una premessa. La figura dell’autore è molto cambiata nel corso del tempo. Se
penso al 1200, faccio riferimento a un intellettuale enciclopedico, un uomo che
per scrivere doveva comunque conoscere l’astronomia e tant’altro. Nell’800 invece
l’autore diventa impegnato socialmente, tanto che le opere letterarie
dell’epoca riflettono le agitazioni politiche e sociali contemporanee. Venendo
ai giorni nostri, il letterato è per lo più addetto all’intrattenimento dei
lettori. Il mercato non accoglie romanzi di formazione ma preferisce storie
horror, gialli, romance che per il tempo della lettura fanno dimenticare a chi
legge la realtà in cui vive. La letteratura di oggi, sia essa di genere o no,
non fa dell’impegno sociale il suo fulcro. Oggi il lettore non compra testi per
approfondire questioni reali, ma cerca di evadere dal quotidiano e dalle
notizie dei giornali. Faccio fatica a credere che questa sia una caratteristica
della letteratura di genere, perché è palese come qualsiasi opera moderna non
sia incentrata su questioni sociali o morali, ma sia una forma di
intrattenimento puro. È soltanto lo specchio della società in cui viviamo,
sempre portati a distrarci, a non essere coscienti di ciò che ci circonda, ma
esclusivamente a essere felici. A questo proposito, consiglio davvero di dare
una lettura a “Il mondo nuovo”. Siamo noi il mondo nuovo che Huxley descrive.
In Italia ci sono più scrittori che lettori, e non è un modo di dire ma
realtà. Lasciando da parte i problemi, cosa consiglieresti per uscire da questa
situazione critica? Un’idea, una ricetta “primaverile” per incentivare la
lettura, quale potrebbe essere secondo te?
Il fatto che ci sia gente che dedita
alla scrittura di per sé non è negativo, anzi, è una base su cui lavorare per
tornare a diffondere l’abitudine alla lettura. Non credo a coloro che ammettono
di creare storie solo perché fortemente fantasiosi. Spesso questi loschi figuri
incappano in erroracci grammaticali, mancano di coerenza logica e non conoscono
proprio i modi in cui raccontare una storia. Perciò, credo che le case editrici
dovrebbero fermare un po’ le nuove produzioni e scoraggiare le nuove proposte,
quasi come un investimento su nuovi possibili autori. So che fermarsi per
andare avanti può sembrare paradossale, ma avete idea di quanti libri sono
pubblicati al giorno d’oggi? Io non lo so perché sono veramente tanti. Vi basti
sapere che solo le case editrici italiane sono più di quattromila… Forse è il
caso di fare una pausa e cominciare a leggere quello che pubblicano queste
quattromila case editrici e con l’occasione incentivare la lettura nelle
scuole. Le case editrici devono capire che in un’epoca in cui i bambini nascono
praticamente con il tablet in mano, occorre formare le giovani menti per far
capire che un libro può essere più figo
di un’applicazione per iPhone. Come? Per esempio, invece di mandare i vecchi
libri al macero, si possono dare alle biblioteche scolastiche. Si possono
stabilire convenzioni con gli istituti per fornire agli alunni i testi in ebook
a prezzi ridotti. E perché non organizzare presentazioni con gli autori proprio
nelle scuole? Se l’editoria vuole avere futuro, occorre formare oggi i lettori
di domani.
La disputa ebook/cartaceo: ha davvero un senso? Non sarebbe forse più
produttivo concentrare le forze su altro? Qual è la tua opinione? Gli ebook
possono aiutare gli autori emergenti a farsi conoscere, meglio di quanto non
riescano a fare le piccole case editrici cartacee con tutti i loro ovvi limiti?
A mio tempo, quando gestivo il
blog “Il momento di scrivere”, mi sono battuto con tutte le mie forze per la
parità degli ebook, contestando apertamente e con esempi pratici la pessima
gestione dei formati digitali da parte delle case editrici. Inutile continuare
ad affermare l’ovvio: non conta il mezzo ma il contenuto. Poi, si sa, siamo
umani e non abbiamo solo la vista. La sensazione di sfogliare le pagine e il
tanto citato odore della carta sono entrambi elementi che arricchiscono la
lettura, ma non sono determinanti ai fini della godibilità di un testo.
Vogliamo contare poi la praticità e l’economicità degli ebook? Credo che un
buon lettore oggi debba per forza utilizzare uno e l’altro supporto, valutando
di volta in volta se sia il caso di acquistare un’opera cartacea (ideale per
lunghi componimenti) o un testo digitale (più comodo per scritti più brevi o
per effettuare ricerche ipertestuali). Proprio sui vantaggi dei due mezzi
dovrebbero giocare anche gli autori. Per esempio, a proposito dei racconti
brevi, è innegabile che la produzione cartacea non comporti un buon guadagno a
un ipotetico editore. Ecco perché per questi testi sono fondamentali gli ebook,
privi di spese di stampa, spedizione e deposito. Giustamente mi chiedi se gli
autori emergenti possano affidarsi alle piccole case editrici cartacee, ma qui
la questione si fa più complessa. Mi limiterò a risponderti che se la casa
editrice non fa un buon lavoro di editing, non realizza belle copertine, non ha
una buona presenza in rete e in libreria è totalmente sconosciuta, allora forse
è il caso di pensare ad altro.
Progetti per il futuro? Puoi anticiparci qualcosa?
Nel momento in cui sto scrivendo
questa risposta mi trovo nel pieno della sessione invernale, un periodo di
studio matto e disperatissimo che mi tiene lontano da interessi e passioni. In
questi giorni mi trovo spesso a pensare al mio futuro letterario ma credo di aver raggiunto un’idea stabile. Mi dedicherò
principalmente allo studio e ai miei cari, dedicando alla lettura i ritagli di
tempo e le sere prima di dormire. Per quanto riguarda la mia attività di
autore, ho in programma di scrivere delle storie a puntate disponibili
gratuitamente sul web, per poi raccogliere i vari episodi in un ebook
disponibile anch’esso gratuitamente sui vari store online. Contemporaneamente
realizzerò una versione cartacea delle mie storie, in vendita al solo costo di
stampa e spedizione. Parallelamente svolgerò il mio ruolo di membro del “Sad
Dog Project” aiutando i miei compagni e, magari, scrivendo un nuovo racconto
per la banda dei cagnolini tristi. Il 2016 sarà per me un anno di formazione in
cui delineare le basi per il prossimo futuro.
Grazie per essere stato ospite del blog “I mondi fantastici”.
Sono io a ringraziare te,
Alessio, per l’ospitalità e la possibilità di poter esprimere le mie idee.
Complimenti per tutte le tue iniziative, come Il calibrario della primavera. Buona fortuna per tutti i tuoi
progetti.
Per scoprire qualcosa di più su Giuseppe Monea e i suoi lavori, potete visitare il suo sito internet.
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