PRIMAVERA DI LIBRI - UNA VITA LUNGA UN SOGNO
L'appuntamento di oggi con il Calibrario della Primavera è diverso dal solito, infatti oggi non vi proporrò un'intervista a uno scrittore emergente (che, tranquilli, riprenderanno domani con regolarità!) bensì un mio racconto: "Una vita lunga un sogno". Un racconto particolare, che ho deciso di caricare su Amazon, autopubblicandolo quindi, perché nato come un omaggio a mia nonna che, fino a qualche anno fa, era davvero un ciclone (proprio come la Nonna Dora protagonista della storia). Ho pensato di creare questo ebook, mettendolo su Amazon per download a 0,99 euro, di modo che tutti possano leggerlo e dedicarlo ai loro nonni, perché sono certo che di persone forti, serie e in grado di amare così tanto come Nonna Dora ce ne sono tante, e molte sono accanto a noi.
Eccezionalmente, per oggi, 8 marzo, il racconto "Una vita lunga un sogno" sarà scaricabile gratuitamente da Amazon (fino alle 23.59 di stasera!).
Trama del racconto: Nonna Dora è un’instancabile vecchietta che non vuole arrendersi
all’avanzare del tempo, continuando ad andare avanti, a vivere la vita
intensamente un giorno dopo l’altro, con i suoi riti, i suoi giri da
fare, le sue amicizie. Nelle avventure che vive è accompagnata da due
compagni: la Niko (con la kappa, perché la kappa fa chic e rende
giovani), cieca come una talpa, una nerd quasi ottantenne, infatuata
delle serie televisive (Drop Dead Diva su tutte!), e Giuseppe,
soprannominato “il grillo” per via delle sue lunghe gambe, o perché,
quando vedeva una bella donna, non esita nel saltarle addosso.
Un racconto breve che ognuno può dedicare ai propri nonni, ricordando ciò che ci hanno insegnato e trasmesso, l’amore che non ci hanno mai fatto mancare. Una favola moderna per tutte le età.
Un racconto breve che ognuno può dedicare ai propri nonni, ricordando ciò che ci hanno insegnato e trasmesso, l’amore che non ci hanno mai fatto mancare. Una favola moderna per tutte le età.
Estratto dal racconto "Una vita lunga un sogno", l'incipit:
Non erano ancora le otto che già Nonna Dora era uscita di casa.Eccola lì, con quel vivace foulard al collo e la borsetta a tracolla, pronta per balzare in sella all’inseparabile Graziella. Aveva perso da tempo le sue sorelle, ma dopo tutte le avventure vissute assieme era giunta a considerare la vecchia bicicletta un membro di famiglia. Gliel’aveva regalata Vincenzo vent’anni prima, dopo averla trovata vicino a un cassonetto. Giudicandola ancora in ottimo stato, se l’era caricata in spalla e l’aveva portata a casa, per ripulirla, oliarne la catena e darle una nuova mano di vernice. Dora aveva apprezzato il dono e tutt’oggi, ogni mattina, controllava che la Graziella non perdesse i pezzi, carezzandone la consumata sella, prima di pedalare fuori dal giardino.Aveva i suoi giri da fare, persone da vedere, cose importanti che richiedevano la sua attenzione.«Altro che starsene a letto a poltrire!» diceva a chi la incontrava. Poco importava che fosse estate o una fredda alba d’inverno, Dora non mancava mai ai suoi appuntamenti.Per prima cosa andava al cimitero, fermandosi al banco della Lia e comprando ogni giorno un fiore diverso. Uno solo. Non era mai stata un’amante dello sfarzo, preferendo la genuina concretezza dell’essere all’attraente malia dell’apparire. Scambiava due chiacchiere con l’anziana fioraia, che, a memoria sua, era sempre stata anziana (aggettivo che invece non si poteva certo abbinare alla sua dinamica personalità!), prima di addentrarsi nel cimitero di Viareggio, per sedere accanto alla tomba di Vincenzo e raccontargli quel che aveva fatto il giorno prima.Era divertente, forse anche straniante, per chi le passava vicino, osservare quella distinta signora assisa sulla ghiaia, intenta a parlare con una lapide di marmo. E parlava a fiume, riportando al marito tutte le sue vicende, a sentir lei, incasinatissime (peggio di Beautiful, avrebbe detto la Niko, grande fan delle serie tv!). A volte scuoteva la testa, fermandosi per riprendere fiato e poi riattaccava con i suoi discorsi, una parte delle lunghe chiacchierate con cui aveva stordito Vincenzo nei quarant’anni vissuti assieme.A cinquanta non erano arrivati, perché lui se l’era portato via il cancro, ma per Dora erano ancora quei due ragazzi che lavoravano nei campi fuori Viareggio e la sera giacevano assieme, innamorati e felici, al fresco nel frutteto. Erano solo un po’ più stanchi, ma di certo non spezzati.
Buona lettura! Spero possa regalarvi un sorriso di cui questo mondo è spesso troppo avaro! :)
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