domenica 6 marzo 2016

PRIMAVERA DI LIBRI - KINGSLEY NGADIUBA



 PRIMAVERA DI LIBRI - KINGSLEY NGADIUBA

Dopo la pausa di ieri, dedicata al romanzo erotico "Veronica è mia", la letteratura fantastica torna protagonista del Calibrario della Primavera, e lo fa con un romanzo fantasy guerriero e sanguigno: "La stella dell'ovest", primo capitolo della saga di Anorias di Kingsley Ngadiuba. Il libro è già stato presentato e recensito qui sul blog "i mondi fantastici" ed è disponibile sui vari store e nelle librerie per l'acquisto. Per scoprire qualcosa sull'autore e sui suoi lavori, potete seguirlo sulla sua Pagina Facebook.

Il Drago si è destato e il Fyron troverà il giusto. Cacciatore, la tua cerca si è finalmente conclusa. Sii per lui padre, maestro e amico, guarda dove egli non riesce. Guida la Stella dell'Ovest nelle sue terre e proteggilo da ciò che troverà. L'Oscurità si allunga su di voi. Fate in fretta, oggi le tenebre non cadranno sul vostro sentiero!

INTERVISTA A KINGSLEY NGADIUBA

Ciao Kingsley,
parlaci un po’ di te. Quali sono i tuoi interessi, le tue passioni?

Partiamo già con le domande lunghe? Che dire di me, diciamo che questa è la parte dove non sono tanto bravo. Ho 23 anni e vivo a Ravenna, dove ho conosciuto persone incredibili che mi hanno mostrato come migliorare me stesso. Da bambino volevo diventare paleontologo (studiare i dinosauri, cercare i fossili) ed è per questo che ho deciso di iscrivermi e laurearmi in Geologia a Ferrara, progetto futuro: andare a studiare all’estero, ci sono giusto un paio di università che mi interessano.
Di volata passiamo al teatro, una passione, un modo di vivere che mi porto dietro dalla prima superiore. Ho cominciato coi laboratori teatrali della non-scuola e poi all’improvviso, senza sapere nemmeno il perché mi sono trovato a fare l’attore di professione (poi che io sia bravo è tutto da vedere), ma credo che l’amore per il teatro sia una diretta conseguenza dell’amore per la lettura. Sono stati i libri a mostrarmi la via per fuggire nella fantasia, essere un cavaliere d’altri tempi in altri mondi, che mi hanno insegnato il significato di onore, lealtà e amicizia, le pagine piene d’inchiostro sono state delle meravigliose maestre di vita. Poi, come capita a molti, dalla lettura sono passato alla scrittura, un delirio che nemmeno immagini, poter creare i miei mondi personali è qualcosa che mi diverte tantissimo.

Stavo per dimenticare una passione importante, spero che non me ne voglia a male solo perché l’ho messa per ultima, il gioco di ruolo, che per me è l’unione del teatro ai mondi fantastici, perché quando ti cali nel personaggio la scheda davanti a te scompare e ti trovi circondato da enigmi e lande piene di insidie. E l’Irlanda, mi ero proprio dimenticato dell’Irlanda, so che non me lo perdonerà mai. Semplicemente l’adoro, la gente, il paese, la cultura, le tradizioni e la musica. Sono proprio i jig and reels irlandesi le colonne sonore dei miei racconti, non avrei buttato giù mezza parola senza di loro. L’avevo detto che era la domanda lunga.

Com’è stato, e com’è tutt’oggi, il tuo approccio alla scrittura? Perché scrivi? Verso quali generi, o quali tipi di storie, sei orientato? O non ti piace parlare di genere, preferisci scrivere ciò di cui ti va di scrivere, senza limitazioni?

Il mio approccio alla scrittura diciamo che nasce dal voler mettere su carta tutte le idee che avevo e che ho in testa, poter far vivere ad altri le avventure che facevo da bambino ed anche un modo per ringraziare tutti i libri che ho letto. Per me la scrittura non è solo creare una storia è anche viverla, quando scrivo mi sento in pace, vedere la penna che scorre sulla pagina bianca mi rallegra. Sono uno scrittore rumoroso, sono tante le volte in cui mi metto a ridere per quello che sta per accadere o comincio a strepitare per la brillante idea che mi è passata per la testa, poi parlo, ma parlo tantissimo, perché in testa tutti quei pensieri non riescono a starci e devo dirli a voce alta. Io sono convinto che i generi esistano, aiutano il lettore a scegliere cosa leggere, ma una cosa accomuna tutti i libri: la fantasia dello scrittore, che sia un romanzo d’avventura, che sia una storia d’amore in quelle parole c’è sempre lo spirito di chi le ha scritte…ma non è questa la risposta alla domanda.
Il mio genere preferito o di riferimento, che dir si voglia, è il fantasy, in quasi tutte le sue sfaccettature (ancora non riesco ad apprezzare l’urban fantasy, forse devo solo trovare il libro giusto per me). Il fantasy perché credo che sia uno degli stili migliori per poter parlare di tutto, usare un mondo diverso dal nostro per parlare delle tematiche che ci stanno più a cuore. Il genere è in grado di rendere concreti concetti astratti e questo mi ha sempre affascinato.

“La stella dell’Ovest” è un romanzo fantasy molto epico è battagliero. Vuoi raccontarci qualcosa al riguardo? Come è nato? Come hai lavorato nella stesura di questo romanzo? Quali sono i tuoi modelli di riferimento?
 
La Stella dell’Ovest, che io chiamo anche “Il libro che mi chiede di essere scritto”, nasce per caso in una sera di luglio nell’ormai non troppo vicino 2007. Dopo l’ennesima litigata con mia sorella Whitney vengo esiliato in sala e sulla poltrona comincio a scrivere la prima frase del libro “Il sole era alto nel cielo…” credo che nessuno scrittore possa dimenticare la propria. Le prime parole, l’avanguardia per un esercito di storie e avventure. Così sono nati Roja e Joan, nomi rubati ai titoli che avevo vicino a me, personaggi che sono diventati inseparabili amici. Ai tempi ero alle superiori e come tutti i bravi studenti approfittavo delle lezioni per scrivere, durante le più noiose ho scritto i capitoli più divertenti e in tutto questo gli insegnanti pensavano che prendessi appunti. 

Ho sempre scritto per me, facendomi influenzare dagli autori che leggevo, i due che più mi hanno dato e lasciato sono David Gemmell, il mio scrittore preferito, un maestro del genere, e Robin Hobb, una scrittrice che è mi ha trasportato, anima e corpo, nei suoi mondi. Così, parola dopo parola, crisi e minacce al libro, sono arrivato a scrivere La Stella dell’Ovest, un malloppone enorme che ho pensato di dividere in due, alla prima parte ho lasciato il nome La Stella dell’Ovest, per la seconda ho optato L’Alba dell’Ovest. Poi, il giorno prima della prima prova della maturità, ho scritto l’ultima parola di quello che ora sono La Stella dell’Ovest e il suo seguito.

In un fantasy i nomi sono molto importanti, contraddistinguono un personaggio e al tempo stesso evocano sensazioni. Come scegli i nomi per i tuoi personaggi? Suonano bene? Sono legati, non so, a dei miti o a dei significati particolari?

I primi nomi che ho usato ne La Stella dell’Ovest li ho scelti in base alla loro sonorità, adoro quando le parole giocano coi suoni, sono un fan delle allitterazioni. Per alcuni personaggi ho cercato nomi che fossero disgustosi da pronunciare, proprio per ricalcare la loro natura, altri dovevano essere forti o melodiosi. In seguito li ho presi dal mondo irlandese, il gaelico è una fonte infinita di idee e nomi incredibili, se poi vai a fare ricerche su questi e scopri che calzano a pennello con la situazione che volevi rappresentare non puoi fare a meno che lanciare un grido di vittoria. Per il mondo delle Arpie ho cercato di rifarmi il più possibile alle stelle, quasi tutti i loro nomi sono stelle di diverse costellazioni, questo perché sono un popolo antico e profondo come le stelle che vediamo ogni notte nei nostri cieli.

Generi e attualità: spesso, una certa critica miope (tutta italiana) accusa la letteratura di genere di essere puro edonismo, eppure è possibile servirsene per affrontare temi attuali (qualche esempio? La prostituzione, la violenza sulle donne, gli abusi sui minori, il tema del diverso e quant’altro). Cosa ne pensi al riguardo?

Per me la scrittura dovrebbe trattare di questi argomenti in modo più o meno evidenti, lo faceva Moliere nel suo teatro, perché perdere questo meraviglioso dono.
Io per primo cerco di mettere una tematica in tutto ciò che scrivo, in primis ne La Stella dell’Ovest, poi che riesca o non riesca è un’altra cosa, intanto mi sono messo in gioco.
Come ho detto prima, il fantasy è forse uno dei generi dove questo lavoro può essere fatto, perché non si parla solo di lotta tra bene e il male, il genere è in grado di toccare l’essenza dell’uomo come ha fatto Ursula K. Le Guin ne Il Mago.
Secondo me gli scrittori hanno tra le mani un potente mezzo e dovrebbero essere capaci di usarlo per aiutare gli altri, denunciare le ingiustizie, creare eroi a cui ispirarci. Ragazzi siamo i bardi e i menestrelli del nuovo secolo, è una grossa responsabilità.

In Italia ci sono più scrittori che lettori, e non è un modo di dire ma realtà. Lasciando da parte i problemi, cosa consiglieresti per uscire da questa situazione critica? Un’idea, una ricetta “primaverile” per incentivare la lettura, quale potrebbe essere secondo te?

Allora a tutti gli scrittori che leggono cercate di mettervi in contatto con le vostre biblioteche o le vostre istituzioni pubbliche proponente loro di creare gruppi di lettura coi ragazzi delle scuole. Se riusciamo ad avvicinarci ai potenziali lettori, se li portiamo nei mondi che ci hanno condotto alla lettura abbiamo speranza di farcela a vincere questa silenziosa battaglia. E non importa se riusciamo a convincere due o tre di quei ragazzi, sono sempre più di zero e questo è positivo, poi immaginatevelo moltiplicato per tutte le biblioteche d’Italia e quei due o tre saranno sempre di più.
Proprio noi che amiamo la lettura dovremmo essere in grado di trasmettere ai nuovi questa nostra passione, cerchiamo di coinvolgerli, che si interroghino su quello che leggono, sapendo che non esiste nessuna risposta sbagliata, che nessuno deve dare loro un voto. E soprattutto, come dice Pennac, leggere non accetta l’imperativo, obbligarli a leggere qualcosa che non piace certamente non te lo farà amare, un po' come il radicchio rosso, solo io lo trovo così amaro? 

Personalmente ritengo che ogni libro sia un viaggio, in un mondo fantastico, ma può essere anche un viaggio dentro noi stessi? La letteratura (nel senso più ampio) può insegnare qualcosa? Può aiutare le persone (chi scrive e chi legge) a sentirsi meno soli?

Poi se mi ripeto avvisatemi, perché non ricordo tutto quello che dico. Per me sì, secondo me la lettura è un viaggio dentro noi stessi, almeno alcuni libri ti mostrano parti del tuo corpo e del tuo carattere che da solo forse non saresti mai riuscito a scoprire. Ci sono certi libri che ti cambiano, non è una frase fatta è la verità, che ti aprono la mente a nuovi orizzonti ed è questo che fa la letteratura, ti mostra che tu hai gli strumenti per cambiare la tua vita, che sai usarli anche se pensavi di non saperlo fare. È già tutto dentro di noi, dobbiamo solo tirarlo fuori.
Scrivere serve a sentirsi meno soli? Certamente! Pensare che il lavoro di uno scrittore sia solitario secondo me è sbagliato, perché per scrivere dei mondi devi prima immergerti in essi, devi vivere le persone per poterle descrivere, per capirle.
Devi vivere per poter scrivere della vita e per farlo devi essere a contatto con il mondo, quindi sì, scrivere aiuta a sentirsi meno soli, aiuta a scaricare i propri problemi, come i cari e vecchi diari segreti, silenziosi confidenti delle giornate.
E la lettura? Quando un libro ti dà il coraggio di affrontare gli altri, quando è lo stesso libro che ti chiede di abbandonarlo e uscire a vivere la vita. Perché è giusto leggere, aiuta, ma è altrettanto importante essere partecipi di quello che ci circonda.

Progetti per il futuro? Stai lavorando sul proseguo della saga, immagino. Puoi anticiparci qualcosa?

La mia famigerata Alba dell’Ovest, il seguito de La Stella. Che dire, ritorneremo ad Anorias con Roja e Joan, ma le cose cambieranno, il nemico da affrontare sarà più scaltro e senza scrupoli. Nuovi alleati e nemici dovranno affrontare gli uomini per aiutare il Giusto nella strada che conduce verso un futuro migliore. Roja dovrà confrontarsi con la sua vera natura e tutto ciò che ne comporta, dovrà crescere per poter salvare Anorias dalle ossute dita della Grande Notte, la madre del Kersar.

Infine, qual è il libro che consiglieresti ai lettori? Un libro che ti rappresenta e parla di te?

Senza alcun dubbio consiglierei La Leggenda dei Drenai di David Gemmell, è un libro che mi ha mostrato cosa vuol dire lottare senza sosta, combattere anche quanto tutto sembra perduto. Un romanzo dove gli eroi sono degli uomini con paure e desideri, dove non esiste nessuna magia capace di salvarli e sarà solo la loro volontà a portarli verso la vittoria. Non è solo un libro che consiglio a chi legge il genere, è un libro che tutti possono leggere perché ne La Leggenda c’è il concetto fondamentale di lottare per la propria vita. 

Grazie per essere stato ospite del blog “I mondi fantastici”.

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