Recensione di "Angelize" di Aislinn
Bentrovati, lettori. Oggi vi parlo di "Angelize", fighissimo urban fantasy di Aislinn (edito da Fabbri Editore). Ve ne avevo già parlato tempo fa, in un articolo dedicato all'intera "saga", che in realtà si compone di due volumi: "Angelize", appunto, e "Angelize II - Lucifer", complementari. Oggi ci dedichiamo, in maniera approfondita, al primo volume. Buona lettura!
LA TRAMA:
Daniele,
Giacomo e Christian avevano tutti una vita, nella Milano contemporanea, delle
persone che frequentavano e che amavano. Poi d’un tratto muoiono e si ritrovano
angelizzati. Costretti a vivere come mezzi angeli, dentro ma fuori la loro
vecchia vita, braccati costantemente dagli angeli superiori, Michele in primis,
che li vedono come un’aberrazione, una violazione dell’ordine divino. Qualcuno
rinuncia a lottare, arrendendosi, credendo di non potersi opporre, qualcuno
resiste, stringe legami, impugna una spranga e scopre di poter essere di più di
una semplice pedina in balia degli eventi.
Ma lo sono davvero? Haniel, Rafael e
Hesediel possono davvero pensare di sconfiggere Michele e gli angeli superiori?
Ci provano e, nel farlo, stringono un patto con la Dea, potentissima Signora
della Notte che dimora nel Cimitero Monumentale di Milano, in compagnia di
Lucifero. Ma ogni patto ha i suoi termini, ogni medaglia le sue facce, ogni
vittoria le sue sconfitte.
Primo capitolo
del dittico urban fantasy scritto da Aislinn e dedicato agli Angeli.
PERSONAGGI
HANIEL:
rissoso, individualista, problematico, dei tre compagni il meno adatto a essere
un leader, il meno interessato al riguardo. L’unico, in realtà, che si ritrova
reincarnato nel corpo di una donna, una ragazzina per lo più, costretto a
subirne gli effetti. Lamentoso, preferisce attaccarsi a una birra che perdersi
in favole sugli angeli e la loro divina missione, ma quando Michele e gli
arcangeli aggrediscono Rafael (il biondo) anche Haniel reagisce e scopre che,
dietro la maschera di menefreghismo che gli deturpa il volto, batte un cuore in
grado di amare.
RAFAEL: il
saggio, riflessivo e attento. Il pacifista che non vorrebbe combattere.
L’idealista che crede che sia possibile arrivare a una soluzione con Michele,
che parla con Michele, che si fida di Michele e che da Michele viene fregato.
Soffre molto, da angelizzato, per la perdita della sua vecchia vita, per
essersi lasciato indietro il suo vecchio ragazzo, la sua famiglia, i suoi studi
e le possibilità di carriera. Avrebbe voluto quello, una vita semplice, onesta
e piena d’amore, invece si è ritrovato nel bel mezzo di una guerra, una guerra
che, tra l’altro, lui neppure capisce, non capisce perché debba combattersi,
convinto che gli angeli fossero stati creati per amare gli esseri umani".
Salvo scontrarsi con la verità professata dall’integerrimo Michele.
HESEDIEL: l’involontario
eroe. Forse quello che maggiormente soffre per la sua angelizzazione, per aver
perso la sua Elena, con cui stava creando una famiglia. Dei tre protagonisti, è
anche quello che cerca di recuperarla (Rafael, da questo punto di vista, è più
nostalgico/malinconico, rimpiange il passato ma non fa niente per ricercare i
suoi o il suo ex), piombando di nuovo nella vita della ragazza e
sconvolgendola. Salvo poi rendersi conto che non è possibile essere un angelo e
avere la stessa vita che aveva da mortale. Troppi pericoli, troppe
responsabilità, mondi diversi che collidono ma non si trovano. Sarà proprio
Hesediel a ritrovarsi a guidare, a colpi di spranghe infuocate, la rivolta dei
mezzi angeli contro i loro superiori.
MEHIEL: il
bimbetto. Giovane, inesperto, anche impaurito, si rifugia alle spalle di
Hesediel che, in qualche modo, gli fa da fratello maggiore. Teme la furia degli
angeli, come tanti altri mezzi angeli citati nel romanzo, ma non esita a
combattere all’occasione.
MIKAEL: l’integerrimo.
Michele, l’uccisore del serpente malefico (Lucifero). Michele il puro che vuole
dominare su una razza di angeli immacolati, estirpando la malapianta dei mezzi
angeli (una creazione impura, anche alla luce di ciò che scopriremo in Angelize
II) che, a suo dire, non hanno diritto di vivere. Nel farlo, Mikael non ha
scrupoli, non esita a uccidere esseri umani (in fondo, sono inferiori),
sostenuti da altri angeli integralisti come Reiyel.
LA DEA: Divinità
misteriosa e ambigua, dimora nel Cimitero Monumentale di Milano, ma non è
prudente farle visita non invitati. Sembra una donna, ma è composta
dall’energia pulsante della natura. Possiede penetranti occhi del tutto neri,
in grado di scrutare a fondo nell’animo di chi la circonda, un sorriso furbesco
e tratti felini. La sua posizione è autonoma rispetto agli scontri tra angeli e
mezzi angeli, sembra quasi divertita da quella guerra, al pari del suo
servitore, Lucifero.
Io esisto. Da me nasce ogni cosa. Ogni cosa sono io. Il Dio Maschio è nato da voi uomini, dalle vostre paure. E ha creato gli angeli a vostra immagine, ma come puri spiriti, per migliorarli. Pensava di amministrare la giustizia per le persone, senza vivere ciò che esse erano. Poi il Dio è morto. Esaurito, perché l’aria senza linfa, la mente senza carne non possono resistere. Ma i suoi angeli sono rimasti. Convinti di dover continuare la sua opera. Ed è ciò che stanno facendo. Cercano di guidare l’umanità con i dogmi perché conoscono solo quelli.
LUCIFERO: il
caprone, il serpente malefico. Ufficialmente è un servitore della Dea. Di fatto
è il Caduto, l’angelo che si ribellò all’ordine costituito di Dio e, nel farlo,
scatenò la Prima Guerra.
TRAMA:
La trama di
Angelize si snoda nella Milano dei giorni nostri, seguendo le vicende dei tre
protagonisti (Haniel, Hesediel e Rafael), alternando i loro punti di vista,
addentrandosi nelle loro menti e nei loro cuori. La trama è lineare e segue uno
sviluppo cronologico, per quanto, di tanto in tanto, appaiono flashback,
ricordi o visioni del passato, a integrare e approfondire alcuni aspetti della
vita degli angelizzati. Fulcro della questione è l’accettazione o meno dello
status di mezzi angeli sia da parte degli stessi angelizzati, che da parte
degli angeli superiori, e nello scontro tra questi ultimi e gli angeli
superiori, uno scontro che è un po’ una moderna apocalisse, in quanto gli
angelizzati si ritrovano a combattere per la loro stessa esistenza. È uno
scontro, come dichiarato da Mikael, finalizzato all’estinzione di quella
barbarie che reputa essere i mezzi angeli.
Sullo sfondo
di questo conflitto si muovono le trame di Lucifero e della Dea, che diventeranno
protagonisti importanti del secondo volume Angelize II – Lucifer.
STILE:
Lo stile di
Aislinn è contemporaneo, attuale, adatto al romanzo fresco e giovanile che
propone. È uno stile al tempo stesso curato nella scelta delle parole, niente
termini aulici ma un linguaggio diretto, poco “angelico” da un certo punto di
vista ma ben adatto a questi ragazzi (perché, di fatto, i mezzi angeli sono dei
ragazzetti) di strada. È incalzante, ritmato, mai noioso. Le pause narrative ci
sono, per approfondire i personaggi, addentrarci nella loro tormentata
psicologia, ma ecco che poi spunta un colpo di scena, un attacco, una
rivelazione, e l’azione ricomincia fino allo scontro finale in chiesa.
Numerosi
i pensieri dei personaggi, i ricordi, i flash della loro vita passata (a volte
sono soltanto frasi, immagini, momenti, odori di ciò che è stato), che spezzano
la narrazione, proprio come farebbe un fulmine.
(Foto di Rachele Todaro)
CONCLUSIONE:
Angelize è
un romanzo urban fantasy contemporaneo, tipico degli anni Duemila. Niente più
angioletti con le ali luminose che vegliano sul sonno dei bambini, bensì angeli
furiosi che combattono per le strade e nelle chiese di Milano per i loro
ideali, incuranti delle sorti dei mortali. Angeli rabbiosi, angeli retti da un
integralismo puro, angeli infine perduti. Dopo la scomparsa del Dio, ognuno di
loro cerca di trovare la propria strada ma Mikael non lo ammette; il libero
arbitrio, per lui, come per gli arcangeli, non esiste. Ecco quindi che, oltre
allo scontro sovrannaturale, il romanzo offre anche interessanti spunti di
riflessione: Lucifero, è vero, ha violato l’ordine costituito di Dio,
ribellandosi a lui, ma nel farlo ha dato all’uomo il libero arbitrio, la
possibilità di scegliere e, anche, di sbagliare.
È stato quindi un male, alla
fine? O ha mutato l’uomo da pedina in giocatore? Riflessioni che Mikael di
certo non vorrebbe ascoltare. Ma i mezzi angeli sì, perché non sono angeli del
tutto, sono anche uomini (o, quantomeno, lo erano), con i loro amori, le loro
famiglie e i loro amici. Con le loro vite. Da cui vorrebbero tornare, da cui
provano a tornare, da cui disperatamente sono ormai allontanati. E allora ecco
che Angelize è un romanzo di frustrazione, di felicità mancate, di faticosa
conquista di una nuova realtà, personale (in senso affettivo) e esistenziale
(come “razza” di mezzi angeli). Infine, Angelize è un romanzo d’amore, perché
comunque anche gli angeli(zzati) possono amare.
Davvero interessante :) Grazie
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