mercoledì 8 marzo 2017

Recensione "Perdonami se rido" di Chiara Cerri

Recensione di "PERDONAMI SE RIDO" di Chiara Cerri

Con l'articolo di oggi vi porto tutti a Viareggio, ma non per uno dei miei racconti o romanzi, bensì per parlare del libro "Perdonami se rido", di Chiara Cerri, edito da Nativi Digitali Edizioni. Vi avevo già accennato qualcosa nel precedente articolo di segnalazione, oggi andiamo più a fondo, scoprendo i personaggi di questo romanzo che scorre via come le onde sulla battigia. 

Di cosa parla il libro? Essenzialmente raccoglie le storie di alcuni personaggi che si muovono tra Viareggio e la Versilia, le loro vite incasinate, la loro quotidianità, fatta di amore, amicizia, ambizioni, fallimenti, cadute e voglia di andare avanti. E sogni, sì, direi che i sogni e i desideri di ognuno sono protagonisti al pari dei personaggi stessi.

C'è Eleonora, forse il personaggio che ho apprezzato di più, una quarantenne insoddisfatta della propria vita: ha cresciuto da sola sua figlia Elena dopo che il compagno l'ha lasciata, e con l'ostilità e l'indifferenza familiare, accusata di essere una poco di buono per essersi fatta mettere incinta prima del matrimonio. Oggi fa la commessa in un supermercato, ma non ama il suo lavoro, né la sua vita, vorrebbe di più, vorrebbe di meglio, incapace di capire cos'è questo meglio a cui continuamente aspira. A volte sembra un'adolescente confusa, che cede al romanticismo o ai richiami dello sballo, altre volte la sua vera forza emerge, e strappa al lettore un sorriso quasi commosso per tutto quello che, di fatto, è riuscita a fare: crescere la sua piccola Elena e aiutarla a diventare donna.
Vorrebbe che lo capisse, Elena, che l'ha cresciuta facendo del suo meglio, che era sola, giudicata da tutti e che ha rinunciato a tutto per lei. All'università, a viaggiare, alle serate con gli amici, a quel gomitolo di possibilità che puoi avere davanti a te solo a diciannove anni. Pedala forte mentre pensa che quegli sguardi di sfida a volte fanno male.
Vorrebbe dirle che non deve giudicarla, che lei è sua madre, anche se è una donna ora e pensa di sapere tutto della vita. Non sa niente, alla sua età lei aveva già partorito e lei potrà dire qualcosa a riguardo solo quando sarà madre a sua volta.
Poi c'è Elena, sua figlia, adolescente viareggina (anzi no, veramente abita a Lido di Camaiore!), che vuole fare la ballerina. Questo è il suo sogno, per tanti anni ha ballato, studiato, si è applicata con costanza, aiutata da Eva, la sua insegnante di ballo, e adesso è a un passo dall'ottenere ciò che ha sempre sognato. Ha un rapporto intenso con la madre, come un po' tutti gli adolescenti, e ne ha uno altrettanto singolare con sua nonna, a base di vegetali (chi leggerà il romanzo, capirà la citazione). Ho apprezzato che l'autrice ne abbia fatto un personaggio coraggioso, grintoso, e non la solita adolescente confusa in cerca del principe azzurro.


A proposito di principi, non è propriamente azzurro, ma è salmastroso. Il suo Jacopo, con cui Elena si incontrerà/scontrerà, e con cui inizierà una strana relazione. Viareggino DOC, anche troppo, Jacopo è un ragazzotto quasi analfabeta, cresciuto in una situazione familiare alquanto caotica, che alla fine ha deciso di pensare a sé. Ha sempre lavorato, ha imparato a fare molte cose, soprattutto a sopravvivere, in un modo o nell'altro. Ama la sua città e cerca di offrirne sempre scorci nuovi alla sua Elena.
Fuori piove ancora, l'acqua scivola sulle strade lucenti, striscia sui tetti, scorre lungo i canali incrostati fino a sgusciare nel Burlamacca, amalgamandosi a quella del mare, per diventare un tutt'uno con la terra e il sale. Viareggio e l'acqua sono una cosa sola. 
Poi ci sono i due pirloni, immancabili: Rino, padre di Jacopo, un buzzurro che abita al Varignano, uno dei quartieri popolari di Viareggio. Mi verrebbe da dire che l'autrice l'ha creato proprio bene, purtroppo tipi simili esistono davvero, un pensiero davvero deprimente. E poi c'è Ivano, ex agente immobiliare che oggi fa il fighetto perché ha vinto un concorso di cucina in tv e quindi si considera un Vip. Altro animale urbano purtroppo esistente. Su di loro non sprecherò molte parole, non se le meritano, e poi non voglio svelare ulteriormente la trama del romanzo.

Nel complesso è una lettura che consiglio: è breve, veloce, fresca, a tratti ruvida, come la sabbia che ti si infila nel costume e ti fa grattare, ma credo che offra uno spaccato veritiero della città e della società stessa. Lo fa con ironia, senza rinunciare però ai sentimenti. Come i personaggi non rinunciano mai a perseguire i propri sogni.
Questo è quello che succede quando smetti di lottare per fare quello che ti piace, finisci a fare la cassiera in un supermercato, come me.
Se volete scoprire di più su "Perdonami se rido", potete visitare il sito dell'editore. Buona lettura! 

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