sabato 30 dicembre 2017

Recensione "Demon Hunter Severian" di Giovanni Anastasi

Recensione "Demon Hunter Severian" di Giovanni Anastasi

Milano. Anno Domini 394. Nella nuova capitale dell’Impero Romano si stanno verificando alcune morti misteriose che attirano l’attenzione di Ambrogio, il potentissimo Vescovo di Milano, che decide di rivolgersi a Severiano, un cacciatore di demoni, reputandolo l’unico in grado di far luce sul mistero che lega queste morti. Durante le indagini, Severiano viene affiancato da Flavio, un giovane schiavo da lui salvato dal rogo, addentrandosi nelle ombre della Milano imperiale, una città dove ancora accesi sono i conflitti tra la religione cristiana, ormai religione di stato, e i vecchi culti pagani, che qualcuno pratica ancora. In un incalzare di azione e colpi di scena, Severiano scopre infine il vero demone che si cela dietro veli di menzogne.

“La signora dei cancelli della notte” è il primo romanzo con protagonista Severiano, il cacciatore di demoni. Edito da Acheron Books, è stato scritto da Giovanni Anastasi, alias Luca Tarenzi.

Le trame dei romanzi di Luca Tarenzi sono precise e a incastro. Aislinn, in una recensione al romanzo, ha giustamente osservato che uno dei punti di forza di “Luca Tarenzi è la capacità di creare un intreccio da manuale, il classico meccanismo che funziona con la precisione di un orologio svizzero, dove non una pagina è inutile o ridondante, gli indizi e i dettagli si incastrano alla perfezione e, di conseguenza, il romanzo non si “legge”, si beve letteralmente capitolo dopo capitolo e fermarsi è difficile.” Credo che in questo romanzo le sue abilità di costruttore di trame (e sottotrame) si rivelino al meglio, in quanto, oltre all’ottima ricostruzione storica (precisa, efficace e mai pedante), alla rappresentazione vivida dei personaggi, entrano elementi tipici di un romanzo investigativo, per cui l’effetto finale è quello di un grande giallo fantastico ambientato nella Milano imperiale. Una commistione di generi che l’autore riesce a gestire al meglio, regalandoci un originale urban fantasy, di nuovo nella sua amata Milano. 

Ma non la Milano di “Quando il diavolo ti accarezza” e “Le due lune“, bensì la città scelta dall’imperatore Teodosio, sul finire del quarto secolo, come nuova capitale, una città in cui, nonostante l’ordine garantito dai soldati della Schola Palatina e dalla vigilanza attenta di Ambrogio, vescovo delle coscienze e vero e proprio signore della città, coesistono violenti conflitti tra le due anime religiose dell’impero: il cristianesimo, ormai religione di stato, e gli ultimi culti pagani, duri a morire. Come afferma il viscido Rufino: “L’imperatore ha decretato che quei culti sono proibiti. Il tempo dei falsi dei e dei loro altari sporchi di sangue è finito”. Adesso “le loro pratiche sono crimini contro la persona stessa del sovrano. Così vuole sua maestà l’imperatore Teodosio.” Un romanzo quindi che inserisce il solito tema dello scontro tra cacciatori e demoni in un contesto diverso da quello contemporaneo, e decisamente originale, suscitando interessanti riflessioni nel lettore.

Lo stile di Luca Tarenzi, di cui ho letto praticamente tutti i lavori, è sempre semplice, lineare, ma in grado di portare il lettore direttamente nel libro, in questo caso nelle strade della Milano imperiale del quarto secolo DC. Senza mai una parola bizzarra o magniloquente di troppo, dice ciò che deve dire, nel modo migliore e più genuino. Si potrebbe definire in tanti modi, uno stile televisivo, asciutto, narrativo, da racconti intorno al fuoco, non saprei. Personalmente lo ritengo lo stile giusto per il romanzo giusto. Ogni libro, si sa, ha bisogno di essere raccontato in un certo modo per funzionare, e “La signora dei cancelli della notte” ha il suo stile.
“Mio padre raccontava che nelle foreste del Nord, ancora più a nord di dove era nato lui, c’è un grande santuario, un luogo sacro più di ogni altro per tutti i Germani, dove ogni nove anni si celebrano sacrifici in onore del Padre di Tutte le Cose. E le vittime vengono appese agli alberi per ricordare che Wotan appese se stesso al Grande Albero che Regge il Mondo, si trafisse da solo con la sua lancia e rimase lì nove giorni e nove notti finché morì. E poi ritornò dalla morte portando conoscenze segrete che confidò agli uomini”.
“La signora dei cancelli della notte” è un romanzo appassionante, per la commistione di elementi fantastici, storici e anche per gli spunti riflessivi che offre sul tragico conflitto religioso che si è consumato sul finire dell’Impero Romano, un conflitto che, sia pur con contendenti e religioni diverse, ha macchiato di sangue molti periodi storici, compreso il nostro presente. E’ anche un romanzo maturo, dove l’abilità costruttiva di Luca Tarenzi nel creare una trama solida, e al tempo stesso lineare, si rivela al meglio, con personaggi che sembrano uscire dal vivo, tanto sono vivi, tanto hanno da raccontare, al punto che, arrivato alla fine (e complice anche il doppio titolo, uno per la serie e uno per il libro stesso), il lettore spera, confida, brama decisamente un nuovo romanzo. L’avventura è comunque autoconclusiva, per cui anche coloro che temono le saghe infinite possono tirare un sospiro di sollievo, mettersi in comoda e sfogliare il romanzo, precipitare nella Milano dell’epoca (descritta benissimo, come se Severiano avesse una videocamera su una spalla) e seguire l’affascinante cacciatore nella sua scoperta della verità. Una verità che, come apprenderà, e il lettore con lui, non è mai univoca, bensì ha molte facce. Facce insanguinate, facce integraliste, facce più umane, tutte che partecipano al grande gioco, tutte decise a morire per i loro ideali. Era un’epoca, infatti, in cui qualcuno credeva davvero che la vita fosse qualcosa di più del mero trascinarsi nei sentieri polverosi di una città che a stento poteva definire casa. Era un’epoca di scontri, in cui i fedeli della Signora della Notte non volevano abbassare il capo, servendosi di ogni strumento per avere la loro vendetta. Era un’epoca da cui il lettore non vorrebbe staccarsi, auspicando l’uscita di una nuova avventura.

(Mia recensione originariamente apparsa sul sito "Le lande incantate").



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