sabato 12 dicembre 2015

Il Calibrario dell'Avvento - Giorno 12: Ancorati a un patto

IL CALIBRARIO DELL'AVVENTO - GIORNO 12: ANCORATI A UN PATTO


Il libro che compare oggi, sul nostro calendario natalizio, è un racconto fantastico ambientato in Toscana: "Ancorati a un patto", di Dario Arzilli, già segnalato sul blog "I mondi fantastici". Scopriremo qualche retroscena su questo racconto in un'intervista inedita all'autore. Intanto vi presento Dario Arzilli, ricopiando la sua biografia dal portale "Letteratura Horror", un genere che Dario apprezza particolarmente.


Dario Arzilli nasce a Pontedera nelle ore più calde del 4 agosto 1978. È appassionato di arte, cinema, musica (rock e metal ma non solo), serie TV di genere, sport, letture di fantascienza, horror, fantasy, mystery. Lansdale, Murakami, Carroll, Barker, King, Dick, Simmons, Farmer, Lovecraft, Poe, Bukowski, Buzzati, Calvino, Brown, Le Guin, Carver, Simak, Mieville, McCarthy, Vance, Keene, Lindqvist, Zelazny, Heinlein, Sheckley, Wilson sono solo alcuni dei suoi scrittori preferiti. Nel 2014 partecipa al concorso per racconti brevi horror "La serra trema" e lo vince con il racconto Il Secondo Premio della Lotteria. Partecipa a "Halloween all'italiana" nel 2014 e viene selezionato per la pubblicazione con il racconto Un Incubo Che Ti Uccide Ogni Anno nel 2014. Nel dicembre 2014 partecipa al concorso per racconti brevissimi "Schegge per un Natale horror e lo vince con il racconto Babbo Natale in Umido. Nel 2015 partecipa di nuovo a "La serra trema" arriva al terzo posto con il racconto Una Vita da Sogno. Sempre nel 2015 partecipa a I Mondi del Fantasy V e viene selezionato per la pubblicazione con il racconto Pellegrinaggio (qui un articolo sull'antologia "I mondi del fantasy V").

Trama di "Ancorati a un patto": Una delicata tregua sta per crollare e per forze sopite e nascoste da millenni è tempo di correre ai ripari prima che sia troppo tardi. Creature appartenenti al mito come arpie, basilischi, fenici e sirene sono in realtà vive, tangibili, altamente letali e già pronte a iniziare il loro gioco. Il predominio della razza umana sulla Terra pare arrivato ai suoi ultimi giorni: l’uomo sembra solo una sacrificabile pedina all’alba di una guerra che segnerà il ritorno di razze superiori. Qualcuno però avrà un compito fondamentale da portare a termine, in un modo o nell’altro.

Una bella recensione di "Ancorati a un patto" sul blog "Peccati di Penna".
Il sito dell'autore "Cronache del ritorno".
La pagina Facebook dell'autore".
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INTERVISTA A DARIO ARZILLI

Ciao Dario, parlaci un po’ di te. Quali sono i tuoi interessi, le tue passioni? 


Ho molti interessi perché sono una persona curiosa e molto aperta mentalmente, per cui riesco a trovare interessanti anche argomenti che la maggior parte delle persone ritengono marginali, superflui o strambi. Non c’è un particolare interesse che spicchi sugli altri, posso “perdermi” in qualsiasi argomento se in quel periodo ha attirato la mia attenzione. Questo però non preclude le passioni che uniscono un po’ tutti, come quelle per la musica, i viaggi, la lettura, gli sport. Proprio uno sport in particolare, il ciclismo, che ho praticato per anni fino a discreti livelli, mi ha portato ad apprezzare particolarmente la natura, lo stare all’aria aperta, l’apprezzare anche le piccole cose che sono attorno a noi.

Com’è stato, e com’è tutt’oggi, il tuo approccio alla scrittura? Perché scrivi? Per piacere, per passione, per lavoro? Verso quali generi, o quali tipi di storie, sei orientato?

Scrivo per piacere e per passione, e spero di continuare così anche nel caso questo che è attualmente un hobby dovesse diventare qualcosa di più. Ho iniziato a scrivere in maniera più “professionale” racconti affini al genere horror, ma ho sempre scritto altre cose (mai pubblicate) anche di altri generi che mi piacciono, come fantascienza e fantasy. Scrivo di argomenti che mi piacerebbe leggere, magari cercando di allontanarmi dai cliché imperanti.

Quali sono le tue letture preferite? Che generi preferisci leggere? Se tu dovessi scegliere il romanzo della tua vita, qual è?

Sono cresciuto con la lettura dei classici di fantascienza che ho avuto la fortuna di trovarmi in casa, per poi diventare un lettore onnivoro. Oltre a fantascienza, fantasy (non per forza quello “classico”) e horror apprezzo anche molta narrativa contemporanea non di genere. Il romanzo della mia vita… Difficile rispondere con un unico titolo, ma volendo ne ho due di cui renderei obbligatoria la lettura nelle scuole: “1984” di Orwell e “Il Signore delle mosche” di William Golding.

Passiamo ai tuoi lavori. Leggendo la tua bibliografia salta subito all’occhio l’interesse per il genere “Horror”, con molti racconti inseriti in antologie. Ti trovi a tuo agio con questo genere? Quali sono le tue fonti di ispirazione? Libri, film, fumetti, giochi di ruolo?

L’ horror è il genere con cui ho avuto visibilità, e il tutto è iniziato un po’ per caso partecipando a un concorso (“La Serra Trema 2014”) che ha visto il mio racconto “Il secondo premio della lotteria” risultare vincitore. Secondo me il problema principale di questo genere è che spesso si rischia di risultare banali o scontati, e quello che cerco di fare è evitare di esserlo anche se non è facile. Le fonti di ispirazione oltre a quelle citate spesso sono molto più realistiche e vicine: possono essere fatti di cronaca, o semplice osservazione quasi da entomologo della realtà. Anche se sono una persona positiva e di indole allegra è innegabile che basta guardarsi attorno per avere soggetti in abbondanza per dei validi e terrificanti racconti horror.

Inizio a leggere “Ancorati a un patto” e trovo, nel giro di poco, gli Stretti di Giaredo, l’Orrido di Botri, Cavezzana Gordana. Magari per il lettore medio non significano niente, ma per un toscano sì, in quanto sono località delle Alpi Apuane, vicine sia a te, che scrivi, che a me che leggo. La scelta di ambientare una storia fantastica in un territorio italiano, un territorio molto specifico e molto particolare, l’ho apprezzata tantissimo e spero che sia il primo di una lunga serie. Solitamente, i giovani autori emergenti, tendono a “esoticizzare” le loro storie, dislocandole in America, in Inghilterra, o in qualche posto che fa più “cool”. Come mai, invece, questa tua (ottima) scelta? Vuoi raccontarci qualcosa su “Ancorati a un patto”? Come è nato? È una storia autonoma? Avrà un seguito?


Per uno scrittore, di qualsiasi livello, penso valga la regola “scrivi di ciò che conosci”. Certo, ci si può documentare a lungo e tirar fuori meravigliose storie ambientate in luoghi esotici (siamo tutti un po’ emuli di Emilio Salgari in questo), ma quando si ha la fortuna di conoscere bene zone che nulla hanno da invidiare a altre culture e popoli in quanto a misteri e suggestioni credo che sia quasi doveroso farne scenari per racconti o romanzi di genere. “Ancorati a un patto” ha tra i protagonisti i basilischi, e la figura del “Serpente Regolo” è conosciuta nelle leggende e nelle storie proprio delle zone in cui è ambientato. Quindi mi è sembrato un buono spunto di partenza ambientare le storie proprio qui, a due passi da casa. Il racconto era nato anche questo per un concorso, ma già quando l’avevo inviato sapevo che era forse un po’ sui generis rispetto alle specifiche richieste (urban fantasy come etichetta ci stava, ma paranormal romance proprio no). Però passato qualche tempo ho avuto modo di ricontattare l’editore facendo di nuovo presente il racconto e le sue potenzialità che per fortuna sono state notate. Nel racconto dovevano essere protagoniste le sirene (e lo sono) ma ho avuto l’idea di rappresentare un antico mondo che se ne è sempre stato nascosto stretto in un patto di non belligeranza e segretezza, con altre razze protagoniste e concorrenziali alle sirene. L’umanità in tutto questo ha più o meno la valenza che possono avere per noi le formiche… Nato come storia autonoma il racconto, se avrà un buon successo, dovrebbe avere un seguito dove si dipaneranno le varie vicende appena accennate. Anche se è autoconclusivo è come se fosse una specie di prologo, o meglio di primo capitolo, a tutta la storia che ho in mente.

Un’altra particolarità di “Ancorati a un patto” è la presenza di creature leggendarie che sembrano uscite da un bestiario medievale. Un tentativo di coniugare antico con il presente, ieri con oggi, il tutto sempre in chiave fantastica. Come ti trovi con questo tentativo? L’urban fantasy, ahimè, in Italia fa fatica a farsi notare, sia dal grande (grande?) pubblico che dalle case editrici, che sembrano più orientate al fantasy classico o all’importazione di urban fantasy dall’estero (Twilight, Shadowhunters…). Forse un libro ambientato in Italia, che sfrutti e affondi le leggende dell’immaginario nostrano, potrebbe smuovere la situazione?


Se da un lato capisco le (grandi) case editrici che puntano oltre che a ricercare l’eventuale qualità anche ai numeri che consentano di avere una resa economica, d’altra parte fatico a vedere un futuro roseo per un mercato che continua a proporre cloni, rifacimenti, o vere e proprie fan-fiction di altri romanzi e altre saghe (preciso: non c’è nulla di male nelle fan-fiction, è il volerle introdurre nel mercato editoriale come prodotti fatti e finiti che mi lascia perplesso). Personalmente cercherò sempre di ricercare l’originalità se non dello stile (cerco di scrivere in maniera fluida e semplice per scelta precisa) almeno delle storie che voglio proporre ed è paradossale che venga considerato “strano” e originale qualcosa che appartiene già alla nostra storia e che meriterebbe solo di essere più valorizzato.

Generi e attualità: spesso, una certa critica miope (tutta italiana) accusa la letteratura di genere di essere puro edonismo, eppure è possibile servirsene per affrontare temi attuali e scottanti (qualche esempio? La prostituzione, la violenza sulle donne, gli abusi sui minori, il tema del diverso e quant’altro). Cosa ne pensi al riguardo?

Premessa: per me la letteratura di genere quando è (esplicitamente o meno) puro edonismo è e resta assolutamente rispettabile. Non c’è né deve esserci niente di male nel leggere per puro svago, divertimento, evasione: l’importante è la qualità. Entrando più nel merito della domanda condivido l’osservazione e personalmente è quello che ogni tanto ho fatto nei miei racconti, ad esempio quello che ho citato in precedenza, “Il secondo premio della lotteria” parla di un tema a suo modo importante (non lo dico per non rovinare l’eventuale lettura).

In Italia ci sono più scrittori che lettori, e non è un modo di dire ma realtà. Lasciando da parte i problemi, cosa consiglieresti per uscire da questa situazione critica? Un’idea, una ricetta “natalizia” per incentivare la lettura, quale potrebbe essere secondo te?

Parlando della mia esperienza personale leggo molto di più da quando ho abbracciato la lettura digitale, gli ebook e tutto quel mondo. Poter cercare e trovare esattamente quello che si desidera (anche in lingua originale, dato che molte opere da noi non arrivano proprio) e oltretutto pagarlo molto meno del classico libro è una comodità incredibile, anche al netto delle classiche critiche circa la mancanza del “peso” e dell’odore del libro stampato. Andando più nello specifico bisognerebbe invogliare alla lettura sin da piccoli, e con piccoli intendo proprio i bambini che ancora non sanno leggere: devono crescere circondati da libri, dalle figure, dalle parole. Crescendo la lettura deve diventare un piacere, non un dovere o una imposizione e mi riconosco nelle parole di Pennac quando afferma che dire “non ho il tempo di leggere” è una frase insensata. Il tempo, per le cose piacevoli, si trova sempre se si vuole. 

Progetti per il futuro? Puoi anticiparci qualcosa? 


Sto iniziando a sviluppare il complicato seguito di “Ancorati a un patto”, e ho idee per diverse altre cosette da scrivere anche se come sempre dovrò lottare contro la mia disorganizzazione e la mia pigrizia. Continuerò a mandare racconti per i concorsi perché comunque vadano è un’esperienza formativa che consiglio a tutti gli aspiranti scrittori e anche a chi è già scrittore affermato. Inoltre nei primi mesi del 2016 uscirà per la Dunwich Edizioni l’antologia “Ritorno a Dunwich 2” dove tra i 12 racconti selezionati ci sarà anche il mio “Io sono il verbo”, esordio (a quanto pare ben riuscito) nel genere steampunk.

Infine, qual è il libro che consiglieresti da regalare a Natale?

“Jonathan Strange e il Signor Norrell” di Susanna Clarke, giusto per consigliare qualcosa di fantasy ma diverso dal solito, storicamente molto accurato, con una storia appassionante e coerente e qui e là un po’ di sana ironia che non guasta mai.

Grazie per essere stato ospite del blog “I mondi fantastici”.

Grazie a te per avermi invitato a far parte di questa ottima iniziativa e per la stimolante intervista.





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