Intervista a Vincenzo Romano - Blogtour Mezzosangue
Ciao
Vincenzo,
benvenuto
sul blog “i mondi fantastici”. Parlaci un po’ di te: chi sei, dove vai, cosa
fai? Come sei approdato alla scrittura?
Questa
è la domanda più difficile di tutte, infatti l’ho lasciata per ultima.
Ho
3 anni, 37 figli e sono spostato…
No,
aspetta. Ho 37 anni, 3 figli e sono sposato. Vivo a Pozzuoli, e per ora intendo
restarci, vacanze a parte. Amo il pensiero laterale, mi affascinano i fenomeni
atmosferici, le emozioni, i processi mentali e le energie invisibili; mi
piacciono le cose buone, da mangiare e non, le cose che fanno ridere e quelle che
fanno pensare, i cieli stellati, la montagna, giocare con le parole e
raccontare favole a miei figli. Ho iniziato a scrivere il mio primo romanzo a
causa di un guasto alla TV della poltrona di un aereo che mi portava lontano da
casa. Ci ho messo anni a finirlo, ma è stato importante pubblicarlo perché mi
ha aperto le porte di un mondo vasto e bello da esplorare.
Cosa
ti piace leggere? Quali sono i tuoi libri preferiti?
Onestamente
leggo un po’ di tutto, ultimamente il tempo da dedicare alla lettura si è molto
ridotto, quindi ho iniziato a scegliere con un minimo di cura in più. Da alcuni
anni ho smesso di acquistare (mio malgrado) regolarmente fumetti. Prima leggevo
regolarmente sia manga che fumetti italiani. Ho scoperto il mondo delle piccole
CE durante la ricerca dell’editore per la pubblicazione del mio primo lavoro.
È
come andare alla ricerca di oro in un fiume; si può dover attendere per molto
tempo, ma si trovano veramente delle opere preziose.
Come
è nato “Mezzosangue”? Cosa volevi raccontare con questa storia? Quali sono i
valori che permeano il romanzo?
Mezzosangue
è ambientato in un mondo molto ben delineato, ma parla di personaggi fuori.
Fuori
razza, fuori contesto, fuori luogo: Kai e Narog non sono mai stati accettati
dai rispettivi popoli.
Le
differenze tra i due sono tante, orchi e elfi sono nemici dalla notte dei
tempi. Sarebbe facile fermarsi all’etichetta e detestarsi.
I
due hanno però una cosa in comune, sono mezzosangue. Nelle relazioni è molto
facile trovare quello che ci divide e stare lontani da chi non sentiamo affine
(per sensibilità personale o formazione).
La
vera fatica è uscire da se stessi e trovare quello che ci accomuna: una volta scoperto
cosa ci unisce possiamo provare a costruire un ponte.
Come
mai il titolo?
Mi
piacciono i titoli brevi, nessuno dei titoli lunghi che avevo pensato per il
romanzo coglieva pienamente lo spirito della storia. “Mezzosangue” invece
andava bene è una parola composta, già un po’ bastarda di suo. Poi resta
identica al singolare e al plurale. La storia parla di un mezzosangue? Di due?
O di tutti quelli che un po’ ci si sentono? Alla fine ha vinto per distacco!
Si
tratta di un volume unico o di parte di una saga?
Nasce
autoconclusivo, da esordiente non avevo velleità narrative che andassero oltre
il raccontare una storia. Molti lettori mi hanno tuttavia incoraggiato a
proseguire, incuriositi dalle avventure dei due protagonisti. Non so ancora
dove andremo a finire perché non ho un progetto editoriale preciso, ma ho
promesso che racconterò ancora di quel mondo e lo farò!
Parliamo
dei personaggi di “Mezzosangue”: come sono nati? Quali sono i protagonisti?
Il
primo è stato Kai, il mezz’elfo. Non ha le caratteristiche tipiche dell’eroe e
non è un predestinato. Però ha un sogno. Il sogno di una persona che ha subito
tanto e che ci si dedica con tutto se stesso tende a realizzarsi, anche se non
sempre come uno aveva progettato dall’inizio.
Accanto
a Kai è nato Narog. Qui abbiamo un personaggio che ha alcune delle
caratteristiche più tipiche degli eroi fantasy. Abbandonato da piccolo, non sa
chi siano i suoi genitori, ha sangue di orco… Però nemmeno lui è un eroe;
certamente è un ragazzo generoso e pieno di entusiasmo, che tende a vedere il
lato positivo delle cose. Diciamo che trovare un punto di incontro tra questi
due personaggi così diversi non è stato facile. Con il senno di poi ho trovato
qualche altra coppia che ha caratteristiche simili, ma lascio a voi il gioco di
trovarle.
C’è
un personaggio in cui ti rivedi o che vorresti “interpretare”?
Pian
piano mi sono affezionato a tutti, anche ai cattivi. Non ho ancora quella
malizia da autore consumato che mi permette di usare i personaggi come
marionette ed eliminarli quando non servono più alla storia. Mi piace il ruolo
che ho: quello del cantastorie che racconta le piccole e grandi avventure di
questo mondo.
Qualche
parola anche sull’ambientazione. Hai creato tu il mondo di “Mezzosangue”? Ci
sono state fonti, miti, leggende a cui hai attinto nel processo creativo?
L’ambientazione
l’ho creata io, ma non ho esagerato con l’originalità. Ho scelto un mondo in
cui fossi a mio agio per raccontare. Certo ci ho messo qualcosa di mio, come la
magia (che funziona in modo molto particolare e non è comune come in altre
ambientazioni). Mi è piaciuto soprattutto creare le città principali in cui si
svolge l’azione.
Ti
piacerebbe vivere nel mondo di “Mezzosangue”?
Per
la verità un po’ sì. I regni del fantasy esercitano su di me un grande fascino.
Concretamente
però riconosco che il tempo in cui mi trovo a vivere è un tempo privilegiato,
comodo.
Non
tutti hanno la fortuna di stare dalla nostra parte del mondo (e questo cerco di
tenerlo sempre bene a mente). Chi ci sta però ha la possibilità di sognare il
futuro (cominciando ad assaggiarlo, come mai fino a ora è stato possibile) e
anche di raccontare il passato in modo più o meno fantasioso, cogliendone ora
il lato epico e romantico, ora il lato crudo e selvaggio.
Forse
ogni epoca lo è, ma viviamo in un periodo di transizione molto forte.
Progetti
futuri?
Anche
se era nato per restare autoconclusivo, Mezzosangue avrà un seguito, me lo
hanno chiesto in troppi. Una parte dei lettori ha apprezzato il finale aperto,
altri mi hanno invitato a sviluppare ulteriormente sia la trama principale che
alcune linee narrative secondarie.
L’esperienza
del primo romanzo mi ha rivelato con una certa chiarezza le aree della tecnica
narrativa sulle quali ho necessità di progredire maggiormente.
Per
farlo sto utilizzando lo strumento dei racconti. Ne ho uno in valutazione per
una antologia, un altro (scritto a quattro mani) è stato fatto per un contest
all’interno del gruppo Scrittori & Lettori Fantasy.
Un
altro capitolo importante è rappresentato dalla promozione di Mezzosangue. Ho
scelto la strada che mi è più congeniale, la comicità nonsense. È una strada
più faticosa di quanto appaia. Dietro ogni immagine c’è tempo, elaborazione e
lavoro. Però mi fa stare bene l’idea di regalare una risata a qualcuno, quindi
vado avanti!
Uscendo
dai confini del fantastico, ho completato la stesura di un manuale semiserio
per sopravvivere all’esperienza della paternità. Non so se troverò mai un
editore pronto a scommetterci, ma come per tutte le altre cose cerco di mettere
il processo creativo davanti al resto per non distrarmi 😊
Grazie
per essere stato ospite del blog “I mondi fantastici”.
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