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martedì 25 marzo 2025

Blogtour "L'avvento dei Warg": i personaggi

 Blogtour "L'avvento dei Warg": i personaggi

Bentrovati, lettori. Oggi vi presento i personaggi del romanzo "L'avvento dei Warg", terzo e conclusivo capitolo della mia trilogia urban fantasy "Ulfhednar War", edita dal Ciliegio.

Chi ha letto i precedenti volumi troverà dei personaggi noti e dei nuovi arrivi: amici o nemici... chissà?!


ASCANIO:

Officiante della Madre Terra, discendente dalla Prima Congrega degli Asi. 

Negli ultimi mesi, Ascanio è cresciuto, ha imparato a padroneggiare i suoi poteri, sia grazie ai libri del nonno Aristide, sia grazie agli insegnamenti di dàrna e della Congrega dei Benandanti, sia infine grazie all'esperienza e alle avventure passate, che lo hanno portato a fronteggiare nemici diversi, e a migliorarsi per sopravvivere.

In questo libro Ascanio scoprirà la verità sulle sue origini, su un passato scomodo, che ancora gronda lacrime e sangue. 

Deciso a tutto pur di proteggere Daniel e i suoi amici, non esiterà a stringere alleanze particolari, né a bruciare ogni stilla di volontà e di energia.

«E che dovevo fare?» abbaiò Ascanio. «Nascondere i miei sentimenti? Rinnegarli? Vivere nella paura, vivere nell’infelicità non è vivere. Io mi rifiuto che sia così. Senza Daniel, Marina, Gianni, senza le persone che amo, che vita inutile avrei vissuto? Sarei impazzito, solo, in questi boschi? Ad accendere una fiamma che non sarei stato in grado di tenere viva?»

«Quella fiamma adesso ti consumerà».

«Lo dite tutti, e forse sarà così». Ascanio sospirò, abbracciando con lo sguardo i boschi e i monti attorno, prima di tornare su Fenrir. «Ma preferisco consumarmi in una sola grande fiammata che vivere mille anni baluginando fiacco e infelice».

DANIEL


Guerriero lupo, discendente degli Ulfhednar di Odino.
Un tempo Daniel Rivieri era l'omega del Vello d'Argento. Adesso, dopo le vicissitudini degli ultimi mesi, è diventato l'Alfa, scelto dai suoi stessi compagni per i meriti e per il coraggio dimostrato.
Indeciso sul suo ruolo, incerto sulle sue possibilità, non ha invece dubbi su ciò che va fatto: creare nuovi ulfhednar, per accrescere il branco e proteggersi meglio, certo che i pericoli non siano finiti.
E di pericoli infatti ce ne sono molti: Forculus, o Tritheam, o come si fa chiamare quell'officiante fuggiasco... e poi le janare, le temibili streghe di Benevento, i Figli di Cardea e nuovi oscuri avversari, giunti dall'Europa del Nord per conquistare i branchi dell'Appennino.

LA DOTTORESSA
Uno dei personaggi più amati della serie.
Schietta e pasticciona, ha un cervello bestiale, due lauree, un dottorato e un lavoro sicuro a Cardiff. Peccato che, da tre mesi e due romanzi, non riesce mai ad arrivarci. Ce la farà stavolta? Riuscirà a prendere in mano le redini della sua vita, a guardare avanti? O continuerà a rimanere impantanata nel suo passato, tra i fantasmi che le ricordano di non aver salvato suo fratello, di non aver aiutato i suoi genitori, di non essersi dichiarata ad Ascanio prima che lui giungesse a considerarla un'amica, una sorella?
In questo terzo capitolo, al pari di Ascanio, anche la Dottoressa scoprirà di più su se stessa, su chi è, su cosa sa e può fare. Una scoperta che cambierà ogni cosa!

«La ventesima sei tu, la Dea». La donna la scortò all’ingresso delle fondamenta, mentre le sacerdotesse cantavano, la salutavano e mandavano baci, eccitate dalla sua venuta. «Tu sei la madre naturale di tutte le cose, maestra e governatrice degli elementi, sei la progenie iniziale dei mondi, regina di tutti coloro che sono nell’aldilà, la più importante di coloro che abitano sopra. Manifestazione di tutti gli Dei e tutte le Dee. Tu sei passato, presente, futuro. Tu sei».

«Sono onorata, davvero, ma io non so… non credo…»

«Ancora no, ma crederai. Devi soltanto superare la prova». 


MARKUS

Uno degli ulfhednar del Vello d'Argento.

Un tempo amante di Daniel, oggi suo Beta, Markus è schietto e sincero, onesto con le persone che ama, sospettoso verso quelle di cui non si fida del tutto, come Johanna, la vecchia strega che in passato ha cercato di fare la pelle ai lupi. 

Eppure, non esita a schierarsi a fianco di Daniel anche in quest'ultima disperata battaglia. Un fratello, in fondo, lo ha già perso, duecento anni addietro, per colpa delle Streghe dello Sciliar. E non vuole che quel dolore si ripresenti.


Torneranno, inoltre, anche Gianni-pedia, Aurora e Dominic, il piccolo Fabio, Bianca e Gigi, ma anche Marina, Aristide, dàrna, nonna Ada e tanti altri, sia nei capitoli ambientati nel presente che nel passato. Perché il tempo non conta, quello che conta è che tutti fanno parte della stessa fantastica storia.

Buon viaggio insieme ai miei lupi! Unitevi al blogtour nelle prossime tappe!

venerdì 22 novembre 2024

Blogtour "Donne di ginepro" - personaggi maschili

 Blogtour "Donne di ginepro" - personaggi maschili

Bentrovati, lettori. Oggi il blog ospita una tappa del blogtour di "Donne di ginepro", romanzo di Maena Delrio edito da NPS Edizioni: articolo dedicato ai personaggi maschili del romanzo. Lasciamo la parola all'autrice!


Come anticipa anche il titolo del romanzo, in “Donne di ginepro”, essenzialmente, sono le figure femminili a trainare la narrazione. Eppure, esse sono strettamente connesse alle figure maschili che entrano in maniera positiva o negativa nelle loro vite. Perciò, anche se vengono nominati poco, i ruoli degli uomini non sono affatto marginali, e le loro azioni hanno delle conseguenze precise sulla sorte delle mie protagoniste. 

Quello di Anna è il classico padre padrone, crede che le figlie siano di sua proprietà e di poterne disporre come meglio crede. È responsabile di innescare la prima delle sciagure che disgregheranno la famiglia e porteranno all’internamento di Anna. Come lui, e nonostante provengano da due ceti sociali differenti come differente è il loro livello d’istruzione, anche il figlio del Barone pensa di avere potere di vita e di morte su chi lavora le sue terre. E così, anche il padre di Caterina, al quale l’esperienza nell’esercito ha acuito i lati peggiori del carattere, sceglie di usare la violenza per riappropriarsi del suo ruolo in famiglia dopo la lunga assenza, senza curarsi della figlia che assiste impotente alle angherie. 

Sono uomini cresciuti in una società maschilista, esercitano il controllo sulla famiglia anche e soprattutto con la forza e anche se la donna rimane la custode del focolare domestico e spesso contribuisce attivamente all’ economia della casa andando a lavorare in campagna o a servizio presso famiglie facoltose, pensano sia normale imporre la propria autorità su moglie e figli in un sistema di gerarchie che non ammette eccezioni: ne va dell’onore del capofamiglia stesso, che verrebbe considerato debole se si dimostrasse troppo accomodante nei confronti degli altri membri della famiglia. 


Nel romanzo "Donne di ginepro" troviamo anche un altro esempio di padre padrone. Il cugino Silverio, che inizialmente sembra un personaggio positivo e fa da padre a Caterina, mal sopporta la fine della tresca con sua madre e cerca disperatamente di riprendersi ciò che non può avere anche con l’uso della forza. Questi personaggi rappresentano un male assoluto, generati dal peggiore tra i semi del patriarcato, tristemente presente ancora oggi nei fatti di cronaca nera che puntualmente sconvolgono il nostro Paese. Il femminicidio è tutt’ora difficile da estirpare e purtroppo la Sardegna non è mai stata immune a questa piaga. 

Personaggi minori, ma non per questo meno importanti, rappresentano anch’essi una tipologia di uomini che pensa di poter disporre delle donne a proprio uso e consumo, sono Leandro e Anselmo: il primo che antepone la vendetta personale alla promessa fatta all’amata, e il secondo che segrega sua moglie come se si trattasse di una delle sue bestie.

Il padre di Celeste si discosta da questo genere di uomini. 

Pur non avendo studiato e subendo la chiusura mentale tipica dei paesi isolati come quelli montani, nonché di una professione che lo tiene lontano dai contatti umani per molti mesi all’ anno, riconosce nel rispetto della donna un valore imprescindibile, specie per quelle che ha accanto; perciò, si occupa della moglie e della figlia con amore e dedizione. Così come il maestro Sanna, che instaura con Celeste un rapporto alla pari basato sulla stima e fiducia reciproche e condivide con lei perfino le decisioni in ambito lavorativo. Sono uomini moderni, capaci di crescere i figli, coinvolti in maniera attiva nel ménage familiare e convinti che la donna non debba essere subordinata a loro nel rapporto di coppia. 

Il loro ruolo, perciò, sarà fondamentale nell’influenzare direttamente o indirettamente le scelte di vita delle mie protagoniste.

Il fratello di Anna merita una menzione a parte. 

In una società così rigida e pronta a condannare, rappresenta colui che scappa per poter essere se stesso. Il paese lo vorrebbe eleggere a guida per le sorelle che senza un uomo al comando sono destinate alla perdizione. Lui però non riesce ad adeguarsi, è impotente di fronte agli eventi di cui è testimone e non ha il coraggio e le capacità di imporsi e andare contro ciò che la gente si aspetta da lui. Così, decide di partire. E lo fa in silenzio, di nascosto, incapace di affrontare ancora una volta il giudizio della società, intenzionato a non vestirne i lati negativi ma consapevole di non poterlo fare fintanto che si trova lì. 

Articolo di Maena Delrio, autrice del romanzo “Donne di ginepro”, NPS Edizioni.


domenica 30 giugno 2024

Blogtour Maschere d'Italia - Marco Bertoli

 Blogtour Maschere d'Italia - Marco Bertoli

Inizia oggi il blogtour "Maschere d'Italia", per scoprire il volume edito da NPS Edizioni dedicato al folclore italiano. Ospitiamo lo scrittore Marco Bertoli, appassionato di storia, che apre le danze con il suo meraviglioso racconto "Il cibo degli dei". Scopriamolo insieme!


1) Come è nato il tuo racconto? Di cosa parla?

Una premessa. Odio il Carnevale e le sue maschere dalla seconda elementare, quando fui costretto a impersonare Gianduia, con tanto di tricorno e abito confezionato da mia madre, nella recita scolastica. “Io son Gianduia” esordivo e da allora quell’attacco mi perseguita. 

Quando NPS Edizioni mi ha proposto di scrivere un racconto per l’antologia “Maschere d’Italia” la prima reazione è stata di declinare l’invito, poi è subentrato il rammarico dello scrittore perché ho partecipato a tutte le precedenti che hanno pubblicato. Così ho messo da parte il mio rifiuto viscerale e mi sono buttato nell’impresa.

In sintesi, il racconto parla di una maledizione lanciata da un arcimago malvagio per impedire alle ‘piadarole’ di Cesena di poter preparare il ‘cibo degli dei’, cioè la piadina e dell’intervento di una coppia di maschere che lo sconfiggerà.



2) Quali maschere, o creature fantastiche, conosceremo? Perché questa scelta?

I protagonisti sono Fagiolino, Fasulén, e Sganapino. Fagiolino incarna l’archetipo di chi è vorace, abile nell'inganno e ha una condotta che lo porta ad agire spesso e volentieri fuori delle regole. È armato di bastone.

Sganapino è la sua spalla; ha un carattere che mescola ingenuità e furberia e a norma risolve controversie o situazioni pericolose a colpi di Carolina, la sua inseparabile ramazza. È stata una scelta obbligata perché non esistono maschere tipiche della Romagna. Queste sono di etnia bolognese, per così dire, e di origine recente perché nascono la prima nel millesettecento e la seconda alla fine del secolo seguente.

Come antagonisti abbiamo l’arcimago Domenicone rompiferro e spaccamontagna e una gargolla desiderosa di volare a Parigi per visitare i parenti.


3) Dove è ambientato il racconto? Perché questa scelta?

A Cesena, agli inizi del millecinquecento. A parte il fatto che vi ho vissuto per diversi anni, chi mi conosce sa che mi piace ancorare le vicende fantastiche alla storia reale. In quel periodo la città era la capitale del Ducato di Romagna appartenente a Cesare Borgia, il Valentino, che lo reggeva per tramite del governatore Ramiro de Lorqua. Costui era inviso alla popolazione per il suo pugno duro. Ho quindi immaginato che per punire l’ennesima rimostranza degli abitanti, il nobile assoldasse uno stregone affinché le ‘piadarole’ non potessero esercitare il loro mestiere.



4) Un breve estratto dal racconto.

«Domenicone rompiferro e zpaccamontagna?» ripeté Sganapino, le sopracciglia inarcate a sesto acuto. «Ma che cagadùr de zoranóm è?»

«Concordo con il giudizio verbato in cotanto aulico linguaggio, mio signore» scricchiolarono le zanne della garguglia. «A parer mio, un Taruman dominatore delle sfere celesti oppure un Gauron tiranno dell’universo sarebbero stati più consoni al suo status di arcanista d’ingente vaglia. Al limite anche un succinto Randalf l’oscuro». Agitò le ali. «D’altronde, cosa giammai ci si può attendere dalla progenie del connubio fra un acchiappatopi e una servetta d’osteria?»


5) Indicate una canzone, da ascoltare come colonna sonora al racconto, o un'immagine (di qualunque tipo, foto, quadri ecc) da abbinare.

Tre sono gli ingredienti della piadina, farina, strutto od olio e acqua, perciò suggerisco “That’s Alright Mama” cantata da Elvis Presley perché è suonata su tre sole note.



Marco Bertoli è geologo in pensione. Numerosi racconti hanno vinto concorsi e sono stati pubblicati in oltre duecentosessanta antologie.

Ha pubblicato L’avvoltoio. Delitti all’alba della scrittura; Gilgamesh. La storia di un eroe sumero; Eroina suo malgrado e altri racconti; Frammenti di vita; Delitti nella Storia; Il Cavaliere, la strega e…; Ivano. Il cavaliere del leone; 1886. Quando le Lunatermiti invasero la Terra; La Streghetta e la Vampira; Morte a Pilakopi; La mula del maresciallo; Miniera.

Con NPS Edizioni ha pubblicato Percussor. I delitti del Reame Pisano; una nuova edizione di La Signora che vede i morti; e Bronzo assassino. Intrighi a Sparta. 



giovedì 12 ottobre 2023

Blogtour "Bronzo assassino" di Marco Bertoli - I personaggi

 Blogtour "Bronzo assassino" di Marco Bertoli - I personaggi

Bentrovati, lettori. Oggi il blog "I mondi fantastici" ospita la prima tappa del blogtour dedicato al nuovo romanzo di Marco Bertoli: "Bronzo assassino. Intrighi a Sparta", un thriller storico appassionante e intrigante, ambientato nell'Età Micenea (edito da NPS Edizioni).

Scopriamo insieme i personaggi del libro (Ettore, Menelao ed Elena), ispirati al mito greco, ma chiaramente rivisitati dall'autore, con una sua nota introduttiva.


Tre personaggi di “Bronzo assassino”

L’avventatezza non rientra nel novero dei difetti del mio carattere. Suona, perciò, strano che mi sia reso conto delle sabbie mobili in cui mi ero inoltrato nello scegliere i personaggi del romanzo solo quando l’editore mi ha chiesto di parlare di loro. Giocare con gli archetipi sino a stravolgerli, infatti, espone al rischio d’indisporre il lettore perché lo obbliga a cambiare il proprio punto di vista e l’immagine che ha di loro. 

Mi spiego. Se da un lato incarnare eroi ed eroine del mito nella realtà dell’epoca in cui si suppone siano esistiti è apprezzato poiché li rende tangibili, dall’altro mutarne natura e comportamenti può risultare inaccettabile e innescare il rifiuto. Prendiamo Achille, ad esempio. Finché si umanizza il suo essere una macchina da guerra con l’evidenziarne le lamentele e le ripicche adolescenziali non sussistono problemi. Se, però, lo si trasformasse in uno spaccone vigliacco che affronta i nemici solo perché certo della propria invulnerabilità e della protezione materna, cosa pensereste dello scrittore? Al minimo, un probabile: “Ma come si permette l’imbrattacarte? Questo non è Achil-e!”

Purtroppo per me, il libro è stampato e ne subirò le conseguenze. Inutile, quindi, ritardare oltre la presentazione dei protagonisti di “Bronzo assassino”.

(Marco Bertoli)



Ettore, Domatore di cavalli e investigatore per caso.

La leggenda ce lo presenta come il primogenito di Priamo, re di Troia. In quanto tale, sin dall’infanzia è stato istruito alle responsabilità che comporta l’essere l’erede al trono della città. Racchiude in sé il dramma dell’uomo che è pronto a rinunciare agli affetti più cari e a immolare se stesso per il senso del dovere. Un sacrificio compiuto nonostante la consapevolezza che la sua morte non servirà comunque a mutare il tragico corso degli avvenimenti.

Nel romanzo non ne utilizzo le doti di guerriero descritte nell’Iliade bensì l’acume e l’intuizione. Qualità che un futuro sovrano ho supposto dovesse possedere per sopravvivere in una civiltà in cui complotti e tradimenti erano la via preferita per impossessarsi del potere. Conscio della posta in gioco, una guerra fra Troia e Sparta, s’impegna senza risparmio e riguardo in un ambiente ostile allo scopo di trovare le prove che dimostrino l’innocenza di Paride ed Enea dalle accuse di omicidio loro rivolte. In fondo all’animo, però, lo perseguita il dubbio che, anche se l’indagine avrà successo, la catastrofe incombente sulla sua patria non sarà eliminata.


Menelao, Bellicoso signore di uomini nonché marito infelice.

Wanaka (re) di Sparta, è il secondogenito di Atreo e fratello minore di Agamennone. A somiglianza di esempi dei giorni nostri, è afflitto da un profondo complesso d’inferiorità che ne ha minato il carattere. Non riesce, infatti, a liberarsi dall’idea che tutto quello che possiede non sia frutto dei propri meriti e talento ma derivi dalla potenza e dalle ricchezze del fratello. Anche essere stato scelto da Tindaro, il precedente sovrano di Sparta, come sposo della figlia Elena è stato, a ben vedere, il mezzo con cui costui si è garantito la protezione di Micene, la più influente e prospera delle città micenee. 

A peggiorare la condizione di spirito di Menelao, il matrimonio, invece di essere ragione di orgoglio si è dimostrato un ulteriore motivo di sofferenza e di tensione.

All’inizio delle indagini di Ettore, appoggia il troiano per rispetto delle norme dell’ospitalità e per un’istintiva amicizia, poi per un interesse personale.



Elena, Regina dalla bella chioma eppure schiava disperata.

Nata dall’unione fra Zeus, sotto forma di cigno, e Leda, consorte di Tindaro, rappresenta per noi europei l’icona dell’eterno femminino, cioè la femminilità nella sua essenza e forza immutabili. Proprio la condanna secolare, e senza appello, d’essere responsabile dei lutti pro-vocati dalle contese per impadronirsi della sua bellezza mi ha indotto a mutarne la figura. La donna dall’aspetto paragonabile a una dea, il corpo sensuale che tutti i maschi sognano di avere nel proprio letto, ama le appartenenti al suo sesso. 

Incatenata nel ruolo di sposa di Menelao e madre di Ermione, soffre per non potere esprimere la propria natura. Ignoriamo il giudizio sull’omosessualità femminile in età micenea (quella maschile era accettata, vedasi Achille e Patroclo), tuttavia è plausibile ritenere che una tale affettività sarebbe stata considerata comunque un tradimento del legame coniugale se operato da una donna sposata. 

Da questa mia conclusione è scaturita la metamorfosi di Elena in “Bronzo assassino”. Non più una fedifraga per passione ma una persona che lotta per avere il diritto di vivere in libertà.


(Il blogtour di "Bronzo assassino" prosegue con le prossime tappe. Seguitele!)


venerdì 23 giugno 2023

Blogtour "I doni dell'abisso" - Giuseppe Gallato (seconda tappa)

 Blogtour "I doni dell'abisso" - Giuseppe Gallato (seconda tappa)

Bentrovati, lettori. Oggi il blog ospita la seconda tappa del blogtour "I doni dell'abisso", dedicato al nuovo romanzo di Giuseppe Gallato (NPS Edizioni). In quest'occasione ci addentreremo nel castello di Carini, presso Palermo, per scoprire la leggenda del fantasma che lo abita, quello della Baronessa Laura Lanza. Wow!


Secondo racconto – La maledizione di Carini

Creatura leggendaria presente: Baronessa di Carini, Laura Lanza

Tipologia/morfologia: Fantasma

Zona/habitat: Carini, provincia di Palermo

Ambientazione del racconto: Castello di Carini


1) Breve trama del racconto. Riassumilo in poche parole, regalandoci tre aggettivi per descriverlo.

Dal castello normanno dall’architettura sinistra, alla storia di femminicidio in cui rimase vittima la giovane Laura Lanza. Dal padre assassino, all’amante appassionato. Dall’amore segreto, all’uccisione dei due sfortunati amanti. Dalla morte efferata della nobildonna, al mistero che aleggia sulla sua sepoltura. Dall’impronta indelebile della sua mano insanguinata sul muro, alla leggenda dello spirito inquieto della baronessa che vaga per le stanze del castello. 

Sulla nota leggenda del fantasma di Carini si può dire davvero tanto, ma c’è un elemento in particolare da cui sono partito per costruire l’intera vicenda che ruota attorno al racconto: le squadre dei cacciatori di fantasmi che negli anni hanno condotto le proprie indagini all’interno della fortezza. Sarebbero numerose le testimonianze di insoliti fenomeni avvenuti nel castello, soprattutto in occasione di ogni anniversario dalla morte di Laura Lanza, il 4 dicembre. 

In questa storia, dunque, non mancheranno gli investigatori del paranormale che, guidati all’interno del castello dal curatore Lorenzo Venturini, dovranno scoprire quale verità si cela dietro il famigerato fantasma della baronessa di Carini.

Parole chiave: Maledizione, Delitto, Amore


(Castello di Carini - foto presa da Wikipedia)


2) Quali leggende e creature fantastiche conosceremo?

Faremo la conoscenza di uno dei fantasmi più noti della Sicilia, la baronessa Laura Lanza. La sua misteriosa leggenda si snoda nel paese di Carini, in provincia di Palermo, dove si vocifera che l’anima inquieta della nobildonna, vittima di femminicidio, vaghi ancora tra le stanze e i corridoi del castello. 

L’atrocità di un omicidio tanto efferato, commesso da un padre sulla figlia, continua a impressionare e inquietare ancora oggi molta gente, rendendo la storia della baronessa intramontabile… immortale come il suo spirito.


3) Dove è ambientato il racconto? 

Il racconto è ambientato nel Castello La Grua-Talamanca di Carini, fortezza normanna nei pressi di Palermo. La scelta di questo luogo è strettamente legata alla storia di Laura Lanza e alla leggenda che aleggia attorno alle sue misteriose apparizioni. In occasione di ogni anniversario dalla morte della baronessa, il 4 dicembre, si vocifera che l’orma femminile di una mano insanguinata appaia sulla parete della stanza. In quella stessa stanza dove, secondo le ricostruzioni, si sarebbe consumato il feroce delitto commesso dal padre.

(Castello di Carini - Foto di Io amo la Sicilia)

4) Un breve estratto dal racconto.

“«Laura…» sussurrò, alzando la mano a lambirle il palmo insanguinato. Incrociò il suo sguardo, anch’esso disperso in chissà quale deserto. O forse era rimasto vittima dello stupore, della rassegnazione, dell’angoscia. Della morte dissennata che l’aveva strappata al mondo.”


5) Indica una canzone, da ascoltare come colonna sonora al racconto, o un'immagine (di qualunque tipo, foto, quadri ecc) da abbinare.

Per la lettura consiglierei l’ascolto delle musiche che mi hanno ispirato maggiormente durante le fasi di stesura del racconto. Parlo di "Night13” degli Auri e “Walking in the air” dei Nightwish.


Il blogtour di "I doni dell'abisso", di Giuseppe Gallato, prosegue con altre tappe, per scoprire i misteri e le leggende della Sicilia!

mercoledì 15 marzo 2023

Blogtour "Gli impiccati non muoiono subito" - I personaggi

 Blogtour "Gli impiccati non muoiono subito" - I personaggi

Bentrovati, lettori. Oggi scopriamo insieme i personaggi del romanzo "Gli impiccati non muoiono subito", thriller intrigante di Maena Delrio (edito da NPS Edizioni), ambientato in Sardegna, nella prima tappa del blogtour del libro. Pronti?!

ISPETTRICE MARCIALIS

Claudia Marcialis è una ispettrice di polizia e presta servizio presso la stazione di Tortolì.

È figlia unica e sua madre ha un cancro allo stadio terminale, perciò lei riversa ogni energia nel lavoro, per non pensare e non farsi prendere dalla disperazione. Ha deciso di entrare in polizia in ricordo di suo padre e questo motivo la spinge a voler a tutti i costi eccellere, per onorarne la memoria. Cosa non semplice per lei, che abita in un paese dove il pettegolezzo è lo sport più praticato, oltre al fatto che sul lavoro i suoi sottoposti sono tutti uomini e per garantirsi il loro rispetto sa benissimo che non può dare troppa confidenza, ma allo stesso tempo ha bisogno di instaurare un rapporto di collaborazione e fiducia. Perciò, è sempre in allerta, nemmeno nella vita privata si concede di sgarrare o di cedere a un impulso, perché sa che dal suo comportamento dipende tutta la sua carriera. 

Si trincera in una sorta di prigione dell’anima, dove rinchiude tutto ciò che non è indispensabile alla sua professione. Solo quando corre,la sua unica valvola di sfogo, può liberarsi da ogni fardello e mostrarsi per ciò che è veramente, ma dura il tempo di un allenamento. 



FRATE ITHOCOR

Frate Ithocor nasce in una famiglia di nobile stirpe. Ultimo di tanti fratelli, è destinato a prendere i voti e diventare vescovo o cardinale. Almeno, questo desidera la sua famiglia. Lui però si oppone e, da studente brillante e scapestrato, veste la tonaca  monacale e chiede di essere spedito in missione, dove possa dare un senso alla sua vita. 

Arriva dunque in una piccola parrocchia, dove un gruppo di monaci sta costruendo un nuovo monastero e capisce che, nonostante la sua scelta sia stata dettata più da una ripicca nei confronti dei genitori che da una vera e propria vocazione, essere utile al prossimo offre uno scopo alla sua esistenza. Nonostante le premesse, però, continua a sentire forte i desideri della carne, che innaffia ogni notte con generose dosi di vino.

CONTESSA FENUDI

La contessa Fenudi è una donna cresciuta nel rigore e nella disciplina. È cosciente delle sue nobili origini e sente sulle spalle il peso di questa gravosa eredità, che è determinata a mantenere a ogni costo. Rimasta orfana di padre da giovanissima, ha visto l’impero da lui creato sgretolarsi pezzo dopo pezzo, e solo la sua intraprendenza e un buon matrimonio hanno evitato il totale tracollo. Abituata al sacrificio, conduce una vita virtuosa all’ombra del consorte, di cui smuove i fili. Sue sono le decisioni che vengono prese in azienda, anche se all’apparenza è lui a occuparsi di tutto. 

Anche questo è un tratto peculiare del suo carattere: per com’è stata educata, sa bene che il ruolo di una donna è quello di stare accanto al marito, nell’ombra, come una brava donna di casa. Ma ha imparato dalle vicissitudini e dai lutti che hanno costellato la sua vita, ad agire con discrezione e a manipolare chiunque possa esserle utile a perorare la sua causa. Anche lei ha costruito intorno a sé una corazza, che è anche una prigione, e non permette a nessun sentimento, nemmeno a quelli più intimi, di avere il sopravvento sulla sua capacità di ragionare lucidamente. Ciò che le importa di più al mondo è mantenere il potere e il buon nome della sua famiglia.

Altre info sul sito di NPS Edizioni.


giovedì 12 gennaio 2023

Blogtour Fantasmi d'Italia - Intervista a Franco Giacoia

 Blogtour Fantasmi d'Italia - Intervista a Franco Giacoia

Bentrovati, lettori. Oggi seconda tappa del blogtour dedicato a Fantasmi d'Italia, antologia di racconti fantastici di NPS Edizioni, contenente ben 15 storie sul folclore italiano. Dopo la tappa dedicata al racconto di Marco Bertoli, oggi ci spostiamo sull'Adriatico per la seconda tappa: conosceremo infatti "La barca di Caronte", bellissimo racconto di Franco Giacoia.


INTERVISTA  A FRANCO GIACOIA

1) Come è nato il tuo racconto? Di cosa parla? 

Il mio racconto trae origine da un’antica leggenda marinara dell’Adriatico, per l’appunto la Barca di Caronte. La leggenda del marinaio Caronte è molto particolare perché coniuga un personaggio della mitologia con la battaglia storica di Lepanto che si tenne il 7 ottobre del 1571 nella quale si scontrarono le galee della Lega Sacra di stati cristiani contro quelle mussulmane dell’Impero Ottomano. Una battaglia sanguinosissima vinta dalla flotta cristiana. I turchi persero 30 galee e 25.000 uomini, i cristiani 15 navi e 7.500 marinai. Una vittoria che arrestò in parte le incursioni turche sulle nostre coste, ma stabilì il primato sul mare. Nella notte tra l’1 e il 2 novembre era abitudine dei marinai di Grottammare e San Benedetto del Tronto non andare per mare perché in quei giorni girava Caronte con la sua grande barca a vela piena di morti, sventurati uccisi in mare da battaglie e naufragi.  

Cosa accadrebbe se qualcuno prendesse il largo nella notte fatidica? Incontrerebbe la barca di Caronte senza luci, con i numerosi scheletri a bordo che muovono i lunghi remi e cantano piano: «Passa la barca di Caronte, passa la barca di Caronte…». E il malcapitato impazzirebbe dallo spavento. Se poi qualcuno gettasse le reti per pescare tirerebbe a bordo solo ossa e teschi. Meglio rimanere a terra e meglio ancora dentro casa, come prudentemente hanno sempre fatto i nostri pescatori.


2) Quali fantasmi o creature fantastiche conosceremo?

Conosceremo il timoniere della galea di cui ho parlato prima, che gira nella notte dei morti: Caronte, assieme al suo equipaggio di scheletri rematori, tutti cadaveri ripescati in mare dal nocchiero spettrale.

3) Dove è ambientato il racconto? Perché questa scelta?

È ambientato a San Benedetto del Tronto. Ho scelto ancora una volta la mia città per dare continuità a un progetto iniziato col romanzo “Il Vortice dei Dannati”. Lo scopo è quello di far conoscere le tradizioni, gli usi e i costumi della mia gente.

4) Un breve estratto dal racconto.

Tesi le orecchie. Non mi ero accorto che le lancette dell’orologio avevano ripreso lo scandire inesorabile delle ore. Allo scoccar della mezzanotte si levarono i rintocchi ovattati del Campanone. 

«Il tempo fugge. I cancelli dell’aldilà presto si richiuderanno, non voglio restar incastrato tra due mondi».

«Dimmi che vuoi da me» dissi ostentando una determinazione tradita però dal tremolio della voce.

La bocca del nonno si curvò in una piega amara. «L’aria odora già di salsedine. Sta per levarsi vento di burrasca. Navi senza governo, con le vele lacere, ballano sui flutti la danza della morte. Strapazzate da onde infuriate esse balzano in alto per ricadere e poi affondare e di nuovo riemergere, le chiglie gravide d’acqua. Gli sfortunati marinai annegati riemergono dalle profondità degli abissi nelle notti tempestose, coperti dai bianchi sudari e con le corone di alghe sul capo, lamentando la vita perduta».

5) Indicate una canzone, da ascoltare come colonna sonora al racconto, o un'immagine (di qualunque tipo, foto, quadri ecc) da abbinare.

Camille Saint-Saëns - Danse Macabre


Biografia Franco Giacoia

Nato a San Benedetto del Tronto, il 24 Novembre 1970. Da sempre appassionato di narrativa, con particolare predilezione per il genere fantastico, esordisce con il romanzo fantasy Il risveglio dell’Albino, primo volume della dilogia I cieli del sole morente.

Alcuni suoi racconti sono apparsi in antologie, in particolare il racconto noir “Il confine della giustizia” (La semantica del crimine, Fernandel editore), “La promessa” (Marche d’Autore vol.1) e “Il santo e il demonio” (Marche d’Autore vol.2).

Per NPS Edizioni ha pubblicato il romanzo Il vortice dei dannati, ispirato al folclore mar-chigiano, vincitore della prima edizione del concorso letterario “Misteri d’Italia”, promosso dall’associazione “Nati per scrivere”.


lunedì 9 gennaio 2023

Blogtour Fantasmi d'Italia - Intervista a Marco Bertoli

 Blogtour Fantasmi d'Italia - Intervista a Marco Bertoli

Bentrovati, lettori. Oggi il blog ospita la prima tappa del blogtour "Fantasmi d'Italia", il volume che ho personalmente curato per NPS Edizioni e che raccoglie 15 racconti fantastici dedicati a spettri e fantasmi italiani. Oggi scopriremo "L'un contro l'altro armati", il racconto di Marco Bertoli, ambientato in Lunigiana!


INTERVISTA PER BLOGTOUR “FANTASMI D’ITALIA” - MARCO BERTOLI

1) Come è nato il tuo racconto "L'un contro l'altro armati"? Di cosa parla?

La Lunigiana, terra dei marchesi Malaspina dai quali discendo, per quanto minuscola, racchiude un patrimonio di storie reali e di leggende cui mi piace attingere per rendere omaggio alle mie radici.

Il racconto narra di un fantasma costretto da secoli dentro i limiti dei ruderi di un castello da una maledizione che punisce i crimini che ha commesso in vita. Ai giorni nostri una coppia di turisti infrange senza volere le sbarre della “gabbia” in cui è rinchiuso. Non appena libero dai vincoli, lo spettro scatena la propria ira su di loro, in attesa di vendicarsi poi sulla progenie di colei che lo condannò a essere un’ombra.



2) Quali fantasmi o creature fantastiche conosceremo?

Il fantasma del marchese Giovan Gasparo II Malaspina. Costui è stato feudatario di Treschietto, una frazione del comune Bagnone, nella prima metà del 1600 ed è ricordato per la condotta efferata. I documenti storici dell’epoca parlano di vessazioni contro i sudditi, di orge a spese di giovani vergini e di omicidi senza pietà dei parenti che osavano protestare. 

La vulgata aggiunge che i festini si concludevano con il sacrificio in onore di Satana delle sventurate vittime. La punizione per le nefandezze commesse fu l’essere costretto a non avere pace e a restare come spettro sulla Terra, confinato, però, dentro le mura del maniero. Se si è fortunati, in certe notti si può vedere una forma traslucida agitarsi sulla sommità della torre, rimasta intatta, mentre ulula di rabbia e disperazione.


3) Dove è ambientato il racconto? Perché questa scelta?

Ho già risposto a entrambe nelle domande precedenti. Aggiungo che Trasdkié (in dialetto) è famoso per la bontà delle cipolle che emanano un profumo tanto caratteristico da comparire come elemento fondamentale persino nella leggenda di Giovan Gasparo. Al lettore scoprirlo.

Per i tifosi di calcio, il paese ha dato i natali a Luigi Buffon.



4) Un breve estratto dal racconto.

Chi sei?

Un mostro. Così almeno ti definivano i tuoi sudditi, inorriditi dalla malvagità di cui menavi vanto.

Forse, però nell’accezione primigenia del vocabolo. Un prodigio che stravolge l’ordine naturale delle vicende umane. Un’anima che è stata resa visibile a quanti ancora camminano sulla terra. Una larva costretta da una maledizione a rimanere in un mondo cui non appartiene più. Uno spettro dilaniato dall’anelito di svanire nel nulla.


5) Indicate una canzone, da ascoltare come colonna sonora al racconto, o un'immagine (di qualunque tipo, foto, quadri ecc) da abbinare.

Il brano musicale da ascoltare è “Sheets and Chains” di Alejandro Amenábar, tratto dalla colonna sonora del film “The Others”.


Biografia Marco Bertoli

Geologo, ha pubblicato vari romanzi: L’avvoltoio. Delitti all’alba della scrittura, Gilgamesh. La storia di un eroe sumero, Eroina suo malgrado e altri racconti, Frammenti di vita, Delitti nella Sto-ria, Il Cavaliere, la strega e…, Ivano. Il cavaliere del leone, 1886. Quando le Lunatermiti invasero la Terra, La Streghetta e la Vampira, Morte a Pilakopi, La mula del maresciallo e Miniera. 

Per NPS Edizioni ha pubblicato Percussor. I delitti del Reame Pisano, e La signora che vede i morti.

Numerosi racconti hanno vinto concorsi e sono stati pubblicati in oltre duecentotrenta antologie, tra cui Bestie d’Italia e Streghe d’Italia (NPS Edizioni).


martedì 20 dicembre 2022

Blogtour "La signora che vede i morti" - Ambientazioni

 Blogtour "La signora che vede i morti" - Ambientazioni

Bentrovati, lettori! Oggi il blog "I mondi fantastici" ospita una tappa del blogtour "La signora che vede i morti", il nuovo romanzo di Marco Bertoli. In questo articolo scopriremo i luoghi del thriller, che si dipana tra Pisa e la Lunigiana in un Seicento alternativo! Buona lettura.


Alcuni luoghi del romanzo “La Signora che vede i morti”.

Villafranca Lunigiana.

Il paese di Villafranca in Lunigiana si estende nel fondovalle sulla sinistra del fiume Magra. Il nucleo storico, il “Borgo”, è strutturato linearmente lungo la Via Francigena e un tempo terminava nella piazza del mercato, in prossimità del castello.

Il primo nucleo nacque attorno a una cappella intitolata a San Nicolò, edificata dai monaci benedettini di Linari in prossimità di un guado sulla Magra (Barca o Barcara in dialetto) per assistere viandanti e pellegrini. La prima citazione della sua esistenza, “Lealville” ‒ “Villa franca”, risale al 1191 nell’itinerario percorso da Filippo Augusto, re di Francia, al ritorno dalla terza crociata. A somiglianza di altri toponimi sparsi in Italia e in Europa, venne chiamato in questo modo per le particolari esenzioni fiscali di cui fu beneficiario al momento della fondazione. Nel dialetto è indicato con il semplice Vilafranca.

In virtù della sua posizione strategica di passaggio obbligato della Via Francigena, con il trascorrere del tempo acquisì importanza e divenne uno dei principali feudi dei Marchesi Malaspina dello Spino Secco. Conservò tale condizione sino all’arrivo di Napoleone.

La sua rilevanza in epoca medievale è testimoniata anche dal fatto che il marchese Corrado il Giovane è citato da Dante nel Purgatorio della Divina Commedia e da Boccaccio in una delle novelle del Decamerone.



Ingresso di Villafranca da Porta Pontremoli e Chiesa di San Giovanni. (Foto Sandro Santini).

Porzione meridionale del Borgo. In fondo la piazza in cui si accendeva il tradizionale falò il 5 dicembre. (Foto Sandro Santini).


Ingresso di Villafranca da Porta San Nicolò e Chiesa di San Nicolò. (Pasini, XVIII secolo)

Le mura esterne del Borgo. (Foto Sandro Santini).


Castello di “Malnido”

Il castello è edificato sopra uno scoglio alla confluenza del torrente Bagnone con la Magra.

Il nome compare per la prima volta nel Diploma che l’imperatore Federico Barbarossa concesse, nel 1164, al Marchese Obizzo Malaspina, ma la fondazione dovrebbe risalire a qualche decennio prima, agli inizi del XII secolo.

Il mastio, primo nucleo della fortificazione, sorgeva sulla parte più eminente dello sperone e controllava sia il sottostante tratto della Via Francigena che, dopo aver guadato il Bagnone un poco più a monte e attraversato Villafranca proseguiva per Groppofosco, Aulla e Sarzana, sia il controllo del guado della Barca che, unendo le opposte sponde della Magra, metteva in comunicazione la via con quelle che conducevano nel Genovesato.

“Malnido” fu sede della corte dei Malaspina dello Spino secco, centro di diffusione della cultura “cortese” elogiata da Dante nel canto VIII del Purgatorio. È assai probabile che il poeta, negli anni del suo esilio, sia stato ospite dei Malaspina di Villafranca ed abbia anche soggiornato nel castello.

Durante il Secondo conflitto mondiale, il 7 luglio 1944, subì un bombardamento che lo trasformò in un rudere.


Foto d’epoca inizi 1900.


 


Foto d’epoca ante 1944.


 


Cartolina anni 1930. A sinistra del castello il guado della Barca. Fonte: blogspot.com


 


“Malnido” oggi. Fonte: lezionitoscane.it


Torrente Bagnone.

Nasce sull'Appennino tosco-emiliano alla base del Monte Sillara da due distinte sorgenti. La principale sgorga in prossimità di un faggio secolare in località Tornini. La secondaria si situa fra il Monte Sillara e il Monte Paitino, in località Verzella.

In località Garbia i due ruscelli si incrociano e danno vita al torrente Bagnone vero e proprio. Il fiume percorre l’omonima valle, da nord-est a sud-ovest Attraversato il paese di Bagnone, all’interno di un canalone di roccia, prosegue il suo corso nel territorio di Villafranca in Lunigiana. Diviso in due parti l’abitato moderno e costeggiato il nucleo antico, confluisce infine nella Magra.


 


Il Bagnone a Villafranca con il ponte sulla Via Francigena. Fonte: amalaspezia.eu


Il Bagnone in un tratto pianeggiante. Fonte: blogspot.com


sabato 11 giugno 2022

Blogtour "Ulfhednar Stories" - Ambientazioni

 Blogtour "Ulfhednar Stories" - Ambientazioni

Bentrovati, lettori. Oggi giornata importante perché il blog "I mondi fantastici" ospita la prima tappa del blogtour promozionale di "Ulfhednar Stories", la mia raccolta di racconti fantastici edita da NPS Edizioni e dedicata ai miei amati ulfhednar, ossia i guerrieri lupo di Odino.

Trattandosi di un'antologia, potrete leggere sette racconti, ambientati nella penisola italiana e nel Mediterraneo, dal Quattrocento ai giorni nostri. Oggi scopriremo alcune delle ambientazioni. Pronti per viaggiare con i lupi?!


ALPI APUANE

Le montagne che chiudono la Versilia a nord-est, regalando una vista mozzafiato ai turisti e anche a chi vive in zona e ama passeggiare sulla spiaggia. I Liguri Apuani le chiamavano le Montagne della Luna e sono montagne ricche di storie e leggende. Ogni monte, ogni colle, ogni borgo di questa zona ha una sua storia, è ricco di tradizioni popolari che i nonni raccontano ai nipoti, e che purtroppo stanno scomparendo.

Nei miei racconti e romanzi ho sempre cercato di valorizzare questo patrimonio culturale, grazie soprattutto alle ricerche e alle scoperte del mitico professor Paolo Fantozzi, che con i suoi libri dedicati al folclore lucchese tiene vivo l'interesse per questa cultura "nascosta" e spesso dimenticata.


Nei racconti di Ulfhednar Stories, Ascanio e i suoi amici si recano spesso in giro sulle Alpi Apuane. Nel racconto "Gli esploratori" sono a Ruosina, a fare il bagno in un torrente, un luogo dove, secondo la leggenda, si radunano creature fantastiche, come le sirene ammaliatrici che i nostri eroi incontrano. Poco distante, inoltre, si trova la Grotta del Senicione, una località misteriosa, con un lago sotterraneo e nascosto ove dimora un'antica creatura: la Scabodda, la bodda del diavolo, una bestia pericolosa... da non svegliare!

Per scoprire altre leggende delle Alpi Apuane, potete consultare i libri di Paolo Fantozzi o ascoltare le bellissime canzoni di "Joe Natta e le Leggende Lucchesi", disponibili su Youtube e Spotify.


LA FORESTA DI MONTES

Già il nome evoca le storie fantasy di Tolkien che ogni lettore del genere ama. In realtà, siamo in Sardegna, nell'isola a forma di sandalo: "Un’immensa distesa verde con infinite varietà florofaunistiche, luogo affascinante e selvaggio del Supramonte, nel Nuorese, al centro della Sardegna".

La foresta è uno dei luoghi, assieme al canyon di Gorroppu, in cui è ambientato il racconto "La valchiria", con protagonisti Daniel e sua sorella Marina, che si recano in Sardegna per rispondere a un misterioso richiamo.

L'isola, con una storia davvero particolare, è ricca di folclore e tradizioni. Ne ho recuperate alcune, come quella di S'Erkitu, il leggendario toro mannaro sardo, la musca macedda e i Drullios, pericolosi spiriti di vento. Su tutte domina la figura di "lu diaulu", che Marina e Daniel incontreranno proprio in tali luoghi affascinanti.


MONTEREGGIO

Meglio noto come "il paese dei librai", un affascinante borgo della Lunigiana, da visitare assolutamente! "Proprio da qui che sin dall’800 partirono, con in spalla una gerla piena di libri, i tantissimi librai ambulanti che hanno colonizzato il centro e il nord Italia."

Una storia affascinante, che mi ha ispirato nello scrivere il racconto "Il libraio", per l'appunto, inserito in Ulfhednar Stories, e dedicato ad Aristide. Nella saga "Ulfhednar War", Aristide è noto per essere il bisnonno di Ascanio, l'officiante dal quale il ragazzo ha ereditato i suoi poteri. In questo racconto, invece, lo vediamo ancora un ragazzo, che sgambetta dietro al padre per i boschi e per le vie della Lunigiana, per promuovere libri e cultura. Un passato che ben si addice ad Aristide, figura molto curiosa e attratta dai poteri della natura, come il nipote del resto.

Su Visit Tuscany un interessante articolo di approfondimento!



IL DESERTO DEL NEGEV

L'ultima ambientazione che ho deciso di presentarvi è il deserto del Negev, nel Vicino Oriente, al confine tra Africa e Asia, una zona affascinante e ricca di leggende locali.

Qua è ambientato il racconto "Il Messia", l'unico a non svolgersi in Italia, con protagonista Raul, il bellicoso Beta di Alois, che al momento del racconto (siamo negli anni '90 del Ventesimo Secolo) si è rifugiato proprio nel deserto, dopo essersi lasciato alle spalle una scia di sangue. Qua incontrerà una misteriosa entità: un jinn del territorio, per l'esattezza uno degli afarit, spirito di fuoco, che giocherà con la sua mente, con il risultato di portarlo su un terreno molto pericoloso.

Al centro del deserto del Negev si trova il cratere Makhtesh Ramon, ha una profondità di 500 metri ed ha la forma di cuore allungato. 

Se volete visitarlo, partite attrezzati e occhio a non perdervi! E alle creature che si appostano dietro le dune o i promontori rocciosi! :)


Continuate a seguire il blogtour di "Ulfhednar Stories", per scoprire altre leggende e curiosità!







lunedì 14 marzo 2022

Blogtour "Cinisca di Sparta" - Alessandra Leonardi: le ambientazioni

 Blogtour "Cinisca di Sparta" - Alessandra Leonardi: le ambientazioni

Bentrovati, lettori. Oggi il blog "I mondi fantastici" partecipa al blogtour di "Cinisca di Sparta", nuovo romanzo storico di Alessandra Leonardi, edito da Montag Edizioni. La tappa in questione è dedicata alle ambientazioni, ossia i luoghi in cui si svolge la vicenda. Pronti per scoprirle?!


Titolo: Cinisca di Sparta

Autrice: Alessandra Leonardi

Editore: Montag

Genere: Narrativa storica

Collana: Le Fenici

Formato: cartaceo

Prezzo: € 19

Pagine: 374 - Brossura



Il romanzo Cinisca di Sparta è ambientato nell’antica Grecia, in un periodo che parte dal 424 a.C. in poi. La protagonista è una principessa spartana, figlia di re Archidamo II e sorella del re Agide II, Cinisca, la prima donna ad aver vinto i Giochi di Olympia, che, come è comunemente risaputo, erano dedicati agli uomini.

La storia ha inizio quindi a Sparta, quando Cinisca è una giovane in procinto di partecipare ai Giochi Herei, la gara di corsa per fanciulle che si teneva a Olympia.

Abbiamo una dettagliata descrizione di Sparta grazie a Pausania. La città sorgeva di fianco al fiume Eurota e al monte Taigeto, ed era divisa in quattro quartieri, che erano le principali comunità che si unirono fondando Lakedaimon (questo il vero nome della città): Cinosura, Limne, Mesoa e Pitane. La via principale della città era la via Afetaide, e nell’agorà si trovavano alcuni degli edifici più importanti: la Skias o Assemblea, la Stoà, un portico, il tempio di Zeus e il teatro innanzitutto, ma anche un vivace mercatino di cianfrusaglie. Sull’acropoli c’era il tempio di Athena Casa di Bronzo, mentre vicino al fiume sorgeva il santuario di Artemide Orthia. Ad Amykle, a 4 km da Sparta, sorgeva un altro dei Santuari più importanti per gli Spartani, quello di Apollo dove venivano celebrate le Giacinzie.

Nel romanzo vedremo i personaggi muoversi in questo scenario, ma non solo: ci sono anche alcuni capitoli ambientati altrove, ad Atene, a Delfi dove sorgeva uno dei principali santuari dell’Ellade, dove la Pizia vaticinava i suoi oracoli, e al Santuario di Epidauro, dove si curavano malattie secondo antichissimi rituali d’incubazione ma anche secondo i metodi di Ippocrate di Coo. 


Il Santuario di Olympia riveste un ruolo fondamentale in tutta la vicenda narrata. Ogni 4 anni si tenevano qui, in una valle nei pressi del fiume Alfeo, nell’Elide, gli Agoni Olimpici, di antichissima origine, a cui partecipavano atleti da tutta l’Ellade in onore di Zeus.

Il cuore del Santuario era l’Altis, il recinto sacro, e il tempio principale era quello di Zeus, in cui Fidia aveva scolpito una statua di oro e avorio considerata una delle sette meraviglie del mondo antico. Altro tempio importantissimo quello di Hera, dove si svolgevano i Giochi Herei, dedicati alle fanciulle. Oltre gli edifici sacri, c’erano palestre, edifici amministrativi, lo stadio e l’ippodromo dove si tenevano le principali gare.

Tutti questi luoghi sono presenti nel romanzo e fanno da sfondo alle vicende dei personaggi, dei quali si parlerà nella prossima tappa del blogtour, il 21 marzo sul blog Bosco dei sogni fantastici.

Non perdete le alte tappe!


Per scoprire alcune ricostruzioni di Sparta e non solo, consigliamo il canale youtube Flipped prof. 

Buon viaggio nel mondo antico!


Legenda mappa Olympia


1: Propilei a Nord-Est – 2: Pritaneo – 3: Philippeion – 4: Heraion – 5: Pelopion – 6: Ninfeo di Erode Attico – 7: Metroon – 8: Terrazza dei Tesori – 9: Portico nascosto – 10: Stadio – 11: Echo Stoà – 12: Edificio di Tolomeo II e Arsinoe II – 13: Stoà di Estia – 14: Edificio ellenistico – 15: Tempio di Zeus – 16: Altare di Zeus – 17: Ex-voto di Acaia – 18: Ex-voto di Mikythos – 19: Nike di Peonio di Mende – 20: Ginnasio – 21: Palestra – 22: Theokoleon – 23: Heroon – 24: Officina di Fidia e basilica paleocristiana – 25: Terme del Cladeo – 26: Bagni greci – 27 e 28: Ostelli – 29: Leonidaion – 30: Bagni a Sud – 31: Bouleuterion – 32: Stoà a Sud – 33: Villa di Nerone

Treasuries. I: Sicyon – II: Siracusa – III: Epidamnus ? – IV: Byzantium ? – V: Sybaris ? – VI: Cirene ? – VII: Non identificato – VIII: Altar? – IX: Selinunte – X: Metapontum – XI: Megara – XII: Gela