venerdì 12 febbraio 2016

Recensione "Maze runner - Il labirinto"

MAZE RUNNER - IL LABIRINTO: recensione

Titolo: Maze Runner - Il labirinto
Autore: James Dashner
Editore: Fanucci
Genere: Distopico (YA)
Formato: Cartaceo e digitale
Pagine: 400
Disponibile su tutti gli store e in libreria.


Trama: Quando Thomas si risveglia, le porte dell'ascensore in cui si trova si aprono su un mondo che non conosce. Non ricorda come ci sia arrivato, né alcun particolare del suo passato, a eccezione del proprio nome di battesimo. Con lui ci sono altri ragazzi, tutti nelle sue stesse condizioni, che gli danno il benvenuto nella Radura, un ampio spazio limitato da invalicabili mura di pietra, che non lasciano filtrare neanche la luce del sole. L'unica certezza dei ragazzi è che ogni mattina le porte di pietra del gigantesco Labirinto che li circonda vengono aperte, per poi richiudersi di notte. Ben presto il gruppo elabora l'organizzazione di una società disciplinata dai Custodi, nella quale si svolgono riunioni dei Consigli e vigono rigorose regole per mantenere l'ordine. Ogni trenta giorni qualcuno si aggiunge a loro dopo essersi risvegliato nell'ascensore. Il mistero si infittisce quando - senza che nessuno se lo aspettasse - arriva una ragazza. È la prima donna a fare la propria comparsa in quel mondo, ed è il messaggio che porta con sé a stupire, più della sua stessa presenza. Un messaggio che non lascia alternative. Ma in assenza di qualsiasi altra via di fuga, il Labirinto sembra essere l'unica speranza del gruppo... o forse potrebbe rivelarsi una trappola da cui è impossibile uscire.

La mia opinione: due premesse per iniziare. La prima è che mi aspettavo peggio, la seconda è che questo è stato uno dei pochi casi in cui ho letto il libro dopo aver visto il film. Se escludo alcuni classici di cui sono state proposte tante versioni cinematografiche o televisive (tipo, ad esempio, I tre moschettieri o Peter Pan), questo è uno dei pochi casi recenti in cui mi sono trovato a leggere il libro e a immaginarmi i personaggi come quelli del film. L'impatto visivo, purtroppo, è stato innegabilmente connesso alla visione del film e anche quando accadeva qualcosa il confronto era inevitabile. Al di là dell'opinione sul libro, questo fatto è stato fastidioso per me, mi ha rallentato e confuso nella lettura. Ciononostante, devo dire, il libro mi è piaciuto parecchio. Intendiamoci, sapevo già tutto quello che sarebbe accaduto, le spiegazioni che (non) ci sarebbero stati, i personaggi che avrei incontrato, conosciuto e visto morire (eh sì, l'autore non si risparmia!), comunque è stata una lettura piacevole, anche perché mi piace il genere distopico.

Il punto di forza di Maze Runner, e un po' di tutti i romanzi distopici che hanno avuto successo di recente (Hunger Games, su tutti, ma anche Divergent), è che il mondo creato da James Dashner funziona (pur nella mancanza di tante spiegazioni che, immagino, arriveranno nei libri successivi. O almeno lo spero) e intriga, attira la curiosità del lettore. Diciamocelo, possiamo criticare lo stile (molto americano) e la poco introspezione dei personaggi, ma l'azione c'è, la trama cattura il lettore, ogni cinque pagine c'è un colpo di scena che spinge a voler proseguire la lettura e a sapere come finirà, se i vari personaggi riusciranno ad andarsene da quel fottuto labirinto. I personaggi non sono il massimo, lo stesso Thomas (il protagonista) a volte tende a essere un po' borioso, reclama il suo spazio "narrativamente" parlando, a scapito di altri, ma in un romanzo di questo tipo, dove l'azione e l'adrenalina sono gli elementi essenziali, ci può anche stare che non abbiano una caratterizzazione marcata, alla fine sono degli adolescenti presi e rinchiusi in una radura. Ma, nella ristretta cerchia dei personaggi principali, Minho e Newt tendono a farsi notare, come pure Chuck e Alby. La cosa che mi è piaciuta è stata l'uso di un linguaggio un po' slang da parte dei radurai, con termini creati da loro, come sploff e caspio, che ho trovato divertente ma anche sensata. E' provato, del resto, che una comunità che vive da sola, in totale isolamento dal mondo, tenda a fare ricorso a termini creati e usati dai suoi membri. Questo mi è piaciuto.

Per il resto la storia la conoscevo, anche se, se non ricordo male, il modo in cui escono dal labirinto è un po' diverso e ci sono altre differenze in alcuni punti. Ad esempio il personaggio di Alby, tra libro e film, è reso in maniera diversa e, devo dire, lo preferisco nel film: nel libro è un leader traballante, che non si rende conto delle possibilità (di fuga) offerte dall'arrivo di Thomas, lo guarda quasi male, finché non scopriamo che in realtà teme il ritorno al mondo reale, addirittura lo impaurisce più che non vivere nella placida tranquillità della radura. Anche la sua fine è diversa, per quanto meriti onore, preferisco la sua morte nel film, che non nel libro, in cui si lascia davvero vincere dal desiderio di non andarsene.

Nei prossimi giorni inizierò la lettura dei libri successivi di questa saga che, alla fine, consiglio perché comunque è appassionante e spinge veramente a sapere di più. Ci sono tanti interrogativi rimasti, sul labirinto (anzi, sui labirinti!), i creatori, l'attuale situazione della Terra, la mutazione e altro. Vedremo se e come saranno affrontati nei libri successivi!


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