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sabato 22 gennaio 2022

Recensione "PKNA 0/3: Xadhoom!"

 Recensione "PKNA 0/3: Xadhoom!"

Bentrovati, lettori, al nostro appuntamento settimanale con i fumetti di Paperinik New Adventure. Oggi l'articolo è dedicato a "Xadhoom!", il terzo numero della serie, che chiude la trilogia ideale dei cosiddetti numeri zero. Volume dedicato all'omonimo personaggio di Xadhoom!

Titolo: Xadhoom!

Soggetto: Sisti & Sito

Sceneggiatura: Alessandro Sisti

Matite: Paul Ackerman (Stefano Intini)

Chine: Alessandro Zemolin

Lettering: Nicoletta Foffa

Colori: Litomilano (Carugate - Milano)

Copertina: Alberto Lavoradori (disegno) - Max Monteduro

Uscita: settembre 1996

Personaggi presenti: PK, Uno, Xadhoom, vari Evroniani (tra cui il sommo Zotnam) e coolflames.

Tra le comparse: i nipotini in versione Giovani Marmotte, Angus Fangus, Valentine, Xari.


"Xadhoom!" chiude la trilogia iniziale, introducendo, dopo gli Evroniani (numero zero) e il Razziatore e la Tempolizia (numero zero/2), il personaggio di Xadhoom, che si collega alla prima sottotrama, ma che spesso sarà protagonista anche di avventure autonome. Fedele ma non sempre stabile alleata di Paperinik, si tratta di una Xerbiana, sopravvissuta al massacro di Xerba intravisto nel primo numero di "Evroniani": era proprio lei la figura che compare alla fine delle tavole, urlando disperata per la fine del suo popolo.

In questo volume facciamo la sua conoscenza: in origine Xado, aveva mantenuto un atteggiamento di noncuranza nei confronti dell'avvicinamento degli Evroniani, tutta dedita al suo progetto, un grande esperimento che le avrebbe permesso di ottenere energia nuova e pulita per il suo popolo. Così facendo, però, aveva sottovaluto il nemico, che in sua assenza aveva colpito, distruggendo Xerba. Per lenire il senso di colpa, e per avere vendetta per il suo popolo, Xado diventa Xadhoom e usa i suoi poteri, di controllo sull'energia, per distruggere Evron. Per questo gira per l'universo, inseguendo e cacciando gli Evroniani in ogni angolo della galassia. 


Dopo uno scontro iniziale, dovuto alla non conoscenza reciproca, Paperinik e Xadhoom stringono un'alleanza, determinati entrambi a cacciare gli Evroniani, soprattutto dopo che si sono insediati nella centrale elettrica di Paperopoli. Per farlo, Xadhoom è disposta a tutto, anche a esplodere come una supernova, una prospettiva terrificante, come spiega Uno a PK, in quanto in grado di distruggere non solo la città ma la Terra stessa.

Xadhoom è un personaggio affascinante: malinconica a tratti, quando si perde nei ricordi del suo passato su Xerba, dell'amore per Xari, che crede di aver perduto, e nei sensi di colpa per non essere stata in grado di proteggerli; in altri momenti questo senso di colpa, questo dolore, crescono in lei così tanto da esplodere, sfruttando anche la sua capacità di manipolare l'energia. Insieme al Razziatore, credo sia uno dei personaggi con un arco di trasformazione davvero sconvolgente, e ben gestito da un punto di vista narrativo.

In questo numero la vediamo scatenarsi contro gli Evroniani sulla Terra, ma comunque in grado di rimanere lucida e capire quando fermarsi.

Xadhoom: Non ho bisogno di mangiare.

Paperino: No? E come sopravvivi?

Xadhoom: Mi nutro di qualcosa di molto nutriente. Processi termonucleari. Gli stessi che alimentano i miei poteri.

Paperino (mangiando): Grandioso! Che effetto fa?

Xadhoom: Non ti piacerebbe. A volte brucia.

Paperino torna con del bicarbonato: Niente di meglio contro i bruciori di stomaco.


Un numero davvero coinvolgente, con l'introduzione di un personaggio fondamentale per la storia, un alleato prezioso, un sopravvissuto pieno di rabbia ma ancora in grado di amare. Xadhoom è tutto questo, e anche di più.

Tra l'altro, in questo numero intravediamo i nipotini, di passaggio a Paperopoli, impegnati in una missione di portata mondiale per le GM. Un riferimento alla storia "Minaccia dall'infinito", che in quel periodo usciva sul mensile delle Giovani Marmotte, che possiamo considerare avvenuta nello stesso periodo delle prime avventure di PK. 

Nel complesso, un numero imperdibile per gli amanti di PKNA: avventuroso, ma anche emozionante, quasi lirico, nel ricordo dei giorni su Xerba da parte di Xadhoom!


Qualche curiosità sul numero: 

- "Xadhoom!" è il primo numero di PKNA ad avere come titolo il nome proprio del personaggio a cui è dedicato. 

- Il nome "Xadhoom" in xerbiano significa "creditore", scelto da lei come nome di battaglia in virtù del credito che sente di dover riscuotere dagli Evroniani: il suo mondo!

- In questa puntata viene abbandonata la 313x, distrutta da Xadhoom, e sostituita, nei fumetti di PKNA, dalla Pi-Kar, prima dei tanti mezzi di trasporto super speciali che PK userà nel corso della serie!

- Paperino fa shopping in un centro commerciale, che parrebbe essere il Duckmall center, dove si svolgeranno molte storie future, la cui icona è Baldo l'allegro castoro.

- Nelle schede tecniche alla fine, ci sono tante pagine  e progetti sulla Ducklair Tower. Tra l'altro scopriamo in anteprima l'esistenza di un astronave, che PK userà nel volume successivo "Ombre su Venere". 




giovedì 9 dicembre 2021

Recensione "Cloack. Circus" di Valerio la Martire

 Recensione "Cloack. Circus" di Valerio la Martire

Bentrovati, lettori. Oggi ho il piacere di parlarvi di "Circus", secondo volume illustrato della serie urban fantasy "Cloack" (DZ Edizioni), scritta dal fantastico Valerio la Martire, ambientata nell'universo narrativo dei suoi, e nostri, amati Nephilim. Ovviamente avrete letto il primo volume, Adrian, vero?! Se no, recuperate la recensione sul blog.

NOTA: "Circus" dà "Adrian" per accaduto, quindi è indispensabile leggere i volumi nell'ordine corretto, al fine di comprendere meglio situazioni e personaggi.

Fino a che non fossero morti tutti

non avrebbe trovato pace.

"Circus", infatti, è ambientato un po' di tempo dopo i fatti narrati in "Adrian". Torna la squadra Cloack di New York: Nadie, la mutaforma; Alyssa, la focosa celestiale, e Justin, ehm Timber, l'Infernale fighetto che controlla le ombre. Al gruppo si è unito, appunto, da poco anche Adrian, che sta cercando la sua dimensione.

Il nuovo caso è presto trovato: scompaiono dei ragazzini, forse per opera di un demone o di una congrega fuorilegge. E quasi sempre in occasione dell'arrivo di un circo in città. Motivo per cui Alyssa decide di portare la squadra sul campo a indagare. 

E infatti il clima si scalda molto presto.

Non anticipo niente, dico solo che, anche stavolta, Valerio la Martire regala al lettore una storia appassionante, ricca di avventure e battaglie, di magia e di elementi fantastici, ma soprattutto ricca di emozioni e di valori. Dall'amicizia alla crescita personale, dal riuscire a superare le proprie difficoltà stando in gruppo e contando con gli altri, a oscuri segreti che alcuni personaggi si portano dietro.

Su tutto, troneggiano gli splendidi disegni di Cristiana Leone, colorati e vivaci, decisamente adatti all'atmosfera urban fantasy del racconto. Alcune tavole sono davvero emozionanti, vivide e pregne di luminosità e profondità.

PS: C'è anche Ryan! Sì, proprio lui, quel gran figo di Ryan Hill, un Infernale per sempre. L'autore saggiamente gli concede un cameo.

Consiglio quindi la lettura, sia agli amanti della saga "Nephilim", che sapranno ritrovare le stesse atmosfere dei romanzi, sia ai neofiti, che possono iniziare il viaggio nei mondi fantastici di Valerio la Martire partendo con la sua serie di illustrati. Ricordate, prima "Adrian", poi "Circus". E poi? Restiamo in attesa del terzo volume! :-)


venerdì 12 febbraio 2016

Recensione "Maze runner - Il labirinto"

MAZE RUNNER - IL LABIRINTO: recensione

Titolo: Maze Runner - Il labirinto
Autore: James Dashner
Editore: Fanucci
Genere: Distopico (YA)
Formato: Cartaceo e digitale
Pagine: 400
Disponibile su tutti gli store e in libreria.


Trama: Quando Thomas si risveglia, le porte dell'ascensore in cui si trova si aprono su un mondo che non conosce. Non ricorda come ci sia arrivato, né alcun particolare del suo passato, a eccezione del proprio nome di battesimo. Con lui ci sono altri ragazzi, tutti nelle sue stesse condizioni, che gli danno il benvenuto nella Radura, un ampio spazio limitato da invalicabili mura di pietra, che non lasciano filtrare neanche la luce del sole. L'unica certezza dei ragazzi è che ogni mattina le porte di pietra del gigantesco Labirinto che li circonda vengono aperte, per poi richiudersi di notte. Ben presto il gruppo elabora l'organizzazione di una società disciplinata dai Custodi, nella quale si svolgono riunioni dei Consigli e vigono rigorose regole per mantenere l'ordine. Ogni trenta giorni qualcuno si aggiunge a loro dopo essersi risvegliato nell'ascensore. Il mistero si infittisce quando - senza che nessuno se lo aspettasse - arriva una ragazza. È la prima donna a fare la propria comparsa in quel mondo, ed è il messaggio che porta con sé a stupire, più della sua stessa presenza. Un messaggio che non lascia alternative. Ma in assenza di qualsiasi altra via di fuga, il Labirinto sembra essere l'unica speranza del gruppo... o forse potrebbe rivelarsi una trappola da cui è impossibile uscire.

La mia opinione: due premesse per iniziare. La prima è che mi aspettavo peggio, la seconda è che questo è stato uno dei pochi casi in cui ho letto il libro dopo aver visto il film. Se escludo alcuni classici di cui sono state proposte tante versioni cinematografiche o televisive (tipo, ad esempio, I tre moschettieri o Peter Pan), questo è uno dei pochi casi recenti in cui mi sono trovato a leggere il libro e a immaginarmi i personaggi come quelli del film. L'impatto visivo, purtroppo, è stato innegabilmente connesso alla visione del film e anche quando accadeva qualcosa il confronto era inevitabile. Al di là dell'opinione sul libro, questo fatto è stato fastidioso per me, mi ha rallentato e confuso nella lettura. Ciononostante, devo dire, il libro mi è piaciuto parecchio. Intendiamoci, sapevo già tutto quello che sarebbe accaduto, le spiegazioni che (non) ci sarebbero stati, i personaggi che avrei incontrato, conosciuto e visto morire (eh sì, l'autore non si risparmia!), comunque è stata una lettura piacevole, anche perché mi piace il genere distopico.

Il punto di forza di Maze Runner, e un po' di tutti i romanzi distopici che hanno avuto successo di recente (Hunger Games, su tutti, ma anche Divergent), è che il mondo creato da James Dashner funziona (pur nella mancanza di tante spiegazioni che, immagino, arriveranno nei libri successivi. O almeno lo spero) e intriga, attira la curiosità del lettore. Diciamocelo, possiamo criticare lo stile (molto americano) e la poco introspezione dei personaggi, ma l'azione c'è, la trama cattura il lettore, ogni cinque pagine c'è un colpo di scena che spinge a voler proseguire la lettura e a sapere come finirà, se i vari personaggi riusciranno ad andarsene da quel fottuto labirinto. I personaggi non sono il massimo, lo stesso Thomas (il protagonista) a volte tende a essere un po' borioso, reclama il suo spazio "narrativamente" parlando, a scapito di altri, ma in un romanzo di questo tipo, dove l'azione e l'adrenalina sono gli elementi essenziali, ci può anche stare che non abbiano una caratterizzazione marcata, alla fine sono degli adolescenti presi e rinchiusi in una radura. Ma, nella ristretta cerchia dei personaggi principali, Minho e Newt tendono a farsi notare, come pure Chuck e Alby. La cosa che mi è piaciuta è stata l'uso di un linguaggio un po' slang da parte dei radurai, con termini creati da loro, come sploff e caspio, che ho trovato divertente ma anche sensata. E' provato, del resto, che una comunità che vive da sola, in totale isolamento dal mondo, tenda a fare ricorso a termini creati e usati dai suoi membri. Questo mi è piaciuto.

Per il resto la storia la conoscevo, anche se, se non ricordo male, il modo in cui escono dal labirinto è un po' diverso e ci sono altre differenze in alcuni punti. Ad esempio il personaggio di Alby, tra libro e film, è reso in maniera diversa e, devo dire, lo preferisco nel film: nel libro è un leader traballante, che non si rende conto delle possibilità (di fuga) offerte dall'arrivo di Thomas, lo guarda quasi male, finché non scopriamo che in realtà teme il ritorno al mondo reale, addirittura lo impaurisce più che non vivere nella placida tranquillità della radura. Anche la sua fine è diversa, per quanto meriti onore, preferisco la sua morte nel film, che non nel libro, in cui si lascia davvero vincere dal desiderio di non andarsene.

Nei prossimi giorni inizierò la lettura dei libri successivi di questa saga che, alla fine, consiglio perché comunque è appassionante e spinge veramente a sapere di più. Ci sono tanti interrogativi rimasti, sul labirinto (anzi, sui labirinti!), i creatori, l'attuale situazione della Terra, la mutazione e altro. Vedremo se e come saranno affrontati nei libri successivi!


sabato 10 ottobre 2015

Un viaggio nella mitologia nordica: Il cuore di Quetzal

 UN VIAGGIO NELLA MITOLOGIA NORDICA: IL CUORE DI QUETZAL

L'articolo di oggi è dedicato agli amanti del fantasy battagliero, ricco di azione e magia: ho appena terminato la lettura (tanto attesa ma, ahimè, messa da parte per precedenti letture) di "Il cuore di Quetzal", romanzo fantasy di Gianluca Malato, di cui avevo già parlato in un precedente articolo sul blog. Due righe di presentazione, prima di passare ai commenti sul testo: è un romanzo fantastico, ambientato nella mitica terra di Midgard (secondo la mitologia nordica, il recinto di mezzo, ovvero il mondo in cui vivono gli uomini, opposto ad Asgard, il regno degli Dei), con protagonista Baltak, un mercenario freddo e spietato che persegue i propri interessi e che si ritrova a dover recuperare nientemeno che un Dio: Quetzal. Rapito da Loki e dai suoi servitori per scatenare l'ultima guerra che distruggerà i mondi. Dalla sua salvezza dipende il difficile equilibrio di Midgard.

Come si evince, la trama è quindi quella di un'avventura, anzi potremmo dire che è una vera e propria quest, una cerca, come la cerca del Graal nel ciclo bretone. Una missione, quindi, in cui l'eroe deve recuperare un oggetto (o, come in questo caso, una persona), fondamentale per la risoluzione dei conflitti in corso. Infatti, Quetzal, mitica divinità alata, è stata rapita da Loki allo scopo di fomentare uno scontro tra i giganti e gli uomini del regno di re Galaghor, che si accusano l'un l'altro del rapimento. Ciò non bastasse, lo stesso sovrano, inizialmente lungimirante, si fa tentare dal lato oscuro, deciso a rendere immortale il suo nome e le sue gesta, anche a costo di far massacrare l'intero reame. Sullo sfondo, gli intrighi di Loki, e dei suoi scagnozzi, miranti a destabilizzare il regno degli uomini, preparandolo per il giorno di Ragnarok.

Due parole subito su Loki. Dimenticate il Loki della Marvel (film o fumetti), e anche quello che, a volte, nei miti nordici aiuta gli Asi. Il Loki di "Il cuore di Quetzal" è un Loki cazzuto, demoniaco, crudele, è il principe delle tenebre, il re del male, una figura più simile a quella di Lucifero (l'angelo seduttore, che tenta con le lusinghe ed è pronto a sferzare i malcapitati con la sua verga di fuoco) o del diavolo, che non al mitologico Ingannatore. Una caratterizzazione forte, intensa, che emerge nel corso della lettura del romanzo, nonostante il Dio stesso compaia ben poco, che ne fa un Signore Oscuro sul modello di Sauron o Darth Sidious, un villain senza rimorsi che libera per il mondo i suoi servitori (Hersir e Druhar) per far strage di uomini e assorbire le loro anime, facendole proprie e condannandoli così a un'eterna schiavitù. Come accade al povero Banthus.
Si dice che i Druhar siano malvagi e senz'anima, privi di sentimenti e pietà. Non è che una falsa diceria. Intrappolato dentro quella gabbia di ossa c'è uno spirito vivente che osserva inerme ciò che la perfida volontà di Loki fa compiere al suo corpo. Impossibilitato a reagire, lo spirito vede il proprio corpo uccidere e massacrare, senza possibilità di fermarlo. 
Una caratterizzazione che ho apprezzato molto, amando, nei romanzi fantasy, trovare dei cattivi forti, e non di quelli che, alla fin fine, si ravvedono. Peccato soltanto che Loki compaia poco, ma la sua ombra aleggia comunque su tutti (e anche dentro tutti!). Del resto, che le tinte siano fosche, che la guerra incomba ovunque e che i personaggi si muovano sempre sul filo del baratro tra vita e morte, è evidente fin dall'inizio, con la prima avventura notturna di Baltak in un bordello e, soprattutto, è evidente dalla scelta del protagonista. Baltak è un antieroe, diverso da quello che ci aspetteremmo da un romanzo fantastico: non è Bilbo, non è Re Artù, non è nemmeno Luke Skywalker (al massimo è un pò Boba Fett!). Baltak, infatti, è un mercenario, un guerriero abile e potente che, però, si fa pagare, mettendo quindi i propri servigi (ottimi servigi!) a disposizione di chi lo paga di più, indipendentemente da quali che siano le sue motivazioni o da qualsivoglia remora morale. Fa il lavoro sporco: ruba, uccide, recupera manufatti, si sporca le mani, e non gli importa particolarmente, purché sia pagato bene! 


Va detta una cosa. Personalmente l'ho intuito fin dall'inizio, ma i capitoli nel passato l'hanno confermato. Ogni persona è quello che è, in virtù di ciò che ha vissuto fino a quel momento. Baltak ha subito traumi notevoli (come rivelato nei capitoli del passato, sulle sorti del fratello, ad esempio), per cui si è indurito, la vita l'ha indurito e gli ha fatto capire che, a volte, per sopravvivere bisogna essere molto forti e azzannare gli altri prima che ti mordano. Per sua stessa ammissione: Ho viaggiato a lungo, ho conosciuto gente di ogni tipo, costumi vari e differenti. Ma una caratteristica che ho sempre trovato in tutti gli esseri umani è la propensione al muovere guerre. A me poco importa, anzi più guerre ci sono, più lavoro c'è per me.

Un protagonista che, quindi, si fa notare, non solo agli occhi del lettore ma anche di chi lo incontra. Tutti, infatti, risultano colpiti da Baltak, da Elisandra a re Galaghor, persino a Thor e Loki. Il motivo lo scopriremo leggendo il libro e, devo dire, la rivelazione sull'origine di quella voce che a volte parla a Baltak (e che io pensavo essere i suoi pensieri!) è stato un piccolo ma ben studiato colpo di scena.

Questo il protagonista, Loki il nemico principale. Poi ci sono una decina di altri personaggi secondari che completano il quadro. Sul fronte Divinità, c'è ovviamente Quetzal, il leggendario Dio della fertilità che porta la vita ovunque, anche nelle desolate Terre delle nebbie, e i più "classici" Heimdall, custode del Ponte Arcobaleno dalla vista e dall'udito così acuti da riuscire a cogliere anche la crescita di un filo d'erba, Thor il possente, glorioso figlio di Odino in possesso del martello scaglia-fulmini, e infine Odino stesso. Oltre a loro, compaiono le Valchirie, le emissarie di Odino, e una mostruosa figura, relitto di culti della Prima Era, nota come Chimera, la Dea del sangue e della morte, al centro di un orribile culto sanguinoso. Divinità, quindi, che ai nostri orecchi suonano come appartenenti a pantheon diversi ma che nel romanzo "Il cuore di Quetzal" si fondono in una cosmogonia unica, la cui storia è facilitata anche dalle righe introduttive di ogni capitolo, solitamente "estratti" da qualche opera storica o canzone popolare. Altro simpatico stratagemma che ho molto apprezzato e che permette al lettore, più avido di notizie sulla Storia, di scoprire come si è evoluto il mondo nelle quattro Ere finora vissute. Ultima leggendaria figura è quella della Fenice, che vive da sola in un'isola sperduta; una figura leggendaria che trasuda però solitudine, come scoprirete.

Nel campo umano, troviamo Re Galaghor (dalla morale altalenante), Helke e Elisandra, Banthus, soldati pregni d'onore che però non amano combattere, re che vorrebbero essere ricordati per l'eternità, damigelle in pericolo, e ovviamente maghi, stregoni, monaci che vivono in località sperdute, contadini indifesi e villaggi sempre alla mercè del potente più potente. Va detto che, a mio parere, il punto di forza del romanzo non sta nei personaggi (a parte Baltak, gli altri non sono molto approfonditi, sappiamo quel che ci interessa sapere ai fini dello svolgimento della storia), in quanto è un romanzo "monopersonaggistico" (un pò come Lo Hobbit, di Tolkien, ad esempio, ben diverso dalla pluralità di personaggi de Il Signore degli Anelli), bensì nel dipanarsi della vicenda nel corso di una trama ben articolata, che si muove non soltanto nello spazio (ovvero nei tanti luoghi diversi attraversati da Baltak, città, regni e castelli, villaggi sperduti, montagne, caverne, isole e terre nebbiose) ma anche nelle vicende in cui il protagonista si imbatte nel corso della sua cerca di Quetzal. Un viaggio che permette al lettore di scoprire anche come è strutturato il mondo in cui  Baltak si muove, con i suoi culti, le sue leggi, i suoi Dei, e anche un viaggio nel tempo. Ho già detto infatti che ai capitoli nel presente (la maggioranza) sono periodicamente intervallati capitoli nel passato, che raccontano la fanciullezza di Baltak e la sua forzata maturazione. Una stranezza: i primi capitoli nel passato hanno l'indicazione "Il passato - parte prima, seconda ecc.." poi gli altri no, e ammetto che in un paio di occasioni ciò mi ha lasciato un momento confuso nella lettura.

Una parola sullo stile dell'autore, che già avevo apprezzato in "La torre del gigante". Niente introspezione alla George Martin, niente paroloni pesanti e giri di parole, Gianluca Malato scrive in modo semplice, diretto, chiaro, raccontando la storia senza troppi fronzoli. Non si perita di mostrare il sangue che scorre, la violenza e il sesso, ma con un leggero distacco che rende il romanzo quasi una cronaca. C'è qualche refuso e qualche tempo verbale da rivedere, in vista di una futura edizione, ma per essere un'opera d'esordio il livello è decisamente buono. 

Concludendo, "Il cuore di Quetzal" è un romanzo che ho amato leggere, non soltanto perché è stata una lettura scorrevole e non pesante, non soltanto per l'ambientazione ispirata alla mitologia nordica (gli Asi, Asgard, i viaggi tra i mondi), ma anche per la trama che, lungi dall'essere l'ennesima storia d'amore tra impossibili creature paranormali, ha messo in campo personaggi cazzuti e pronti a usare le mani (in questo caso, le rune!) quando ci vuole, con tante avventure, battaglie e colpi di scena continui. Certo, alla fine viene da chiedersi se sia tutto qui o non ci sia altro, come il finale aperto fa pensare, ma quantomeno la cerca di Quetzal (e il salvataggio del suo cuore) è conclusa. Altre avventure per Baltak di certo arriveranno. A proposito, ricordo che Baltak è protagonista anche del racconto "La maschera d'oro", sempre di Gianluca Malato, disponibile gratuitamente sugli store.


 

Per info su "Il cuore di Quetzal":
Sito dell'autore Gianluca Malato
Sito della casa editrice Nativi Digitali
Approfondimenti e curiosità sul romanzo.

 
 

sabato 2 maggio 2015

Un viaggio nel Medioevo dell'amicizia - Hyperversum, di Cecilia Randall

Titolo: Hyperversum
Autore: Cecilia Randall
Genere: romanzo fantastico per ragazzi / fantasy storico
Pagine: 792
Sito ufficiale: www.hyperversum.it

Ho deciso di iniziare le mie recensioni con uno dei libri a cui sono maggiormente affezionato, per aver stimolato la mia attenzione verso il (buon) fantasy made in Italy. Sto parlando di Hyperversum, romanzo d'esordio della scrittrice italiana, Cecilia Randall, pubblicato per Giunti nel 2006. Fin dalla prima lettura, l'ho trovato interessante, scorrevole e scritto con una buona padronanza della lingua italiana, in particolare ho apprezzato il modo con cui l'autrice gioca con la Storia, regalandoci una singolare avventura che mescola il (nostro) presente e il passato.
Tutto inizia in una tranquilla giornata in cui Ian, Daniel, la sua ragazza Jodie e suo fratello Martin si ritrovano per giocare a un videogioco di realtà virtuale, Hyperversum appunto, che consente ai giocatori, dopo aver indossato gli appositi casco e guanti, di ritrovarsi all'interno dell'ambientazione da loro scelta, proprio come fossero realmente sul posto. Per uno strano gioco del destino, o per qualche fenomeno scientifico, Ian, Daniel e gli altri si ritrovano davvero nella storia. Nella Storia con la S maiuscola. Nella Francia del tredicesimo secolo, poche settimane prima della battaglia di Bouvines, battaglia che determinerà lo sviluppo storico dell'Europa Occidentale. Ecco allora, che tra intrighi e sotterfugi, tra sacrifici e atti eroici, i nostri eroi dovranno ingegnarsi per sopravvivere, fino a quando, in qualche modo, non riusciranno a trovare un modo per tornare nel Ventesimo Secolo. Spaventati, confusi, disorientati, e anche travolti dalle differenze di lingua, usi e costumi dell'epoca, cercheranno comunque di andare avanti, trovando amici per strada: la bella Isabeau de Montmayeur, in primis, e il suo tutore, Ponthieu, che offriranno a Ian un'occasione interessante. L'occasione di una vita.

Cecilia Randall ci presenta una trama ben costruita, ricca di colpi di scena, di situazioni che cambiano quando meno il lettore se lo aspetta, sullo sfondo di un Medioevo ben ricostruito. Le descrizioni dei luoghi, delle abitudini e dei costumi dell'epoca sono scelte con attenzione, senza diventare noiosa didattica ma elementi ben inseriti nel resto della trama, che permettono al lettore di imparare qualcosa di più, senza perdere di vista lo sviluppo della storia. I personaggi sono semplici e positivi, costruiti in modo da differenziarsi e attirare le simpatie del lettore che presto si ritroverà a parteggiare per Daniel e per Ian, capendo, forse anche prima di lui, quanto quest'ultimo sia davvero legato al Medioevo e in particolare a una sua degna rappresentante.

"Hyperversum" è il primo romanzo di una trilogia che prosegue con "Hyperversum - Il falco e il leone" (dei tre, il mio preferito, non fosse altro per la presenza di quello splendido personaggio che è Geoffrey Martewall) e "Hyperversum - Il cavaliere del tempo". Questo, di fatto, è il punto di partenza, da cui Cecilia Randall ci presenta il suo Medioevo, un Medioevo di eroi e di battaglie, una grande epopea dell'amicizia, con Ian Maayrkas e Daniel Freeland.


Grazie Cecilia per averci regalato questa bella avventura e averci ricordato che, in qualunque luogo e in qualunque tempo, c'è sempre un motivo per combattere per qualcosa in cui si crede, soprattutto se, al nostro fianco, vi sono gli amici che vogliamo proteggere.
«Start» ordinò Daniel.
Il buio scomparve dai visori per far apparire una sequenza animata: nello spazio buio il pianeta Terra girava pigramente come una sfera azzurra. In alto apparve un contatore alfanumerico che scorreva rapido, alternando numeri a lettere. La terra si fermò in un punto preciso. Il contatore si arrestò allo stesso tempo sulla scritta:
1214 d.C.
 Di colpo la Terra cominciò a ingrandirsi dando ai quattro giocatori l'impressione di precipitare velocemente. Attraversarono le nubi dell'atmosfera e cominciarono a distinguere la geografia. Riconobbero l'Europa, poi la Francia, infine la regione della Fiandra, a nord del paese: un territorio diviso in epoca moderna tra la nazione francese e il Belgio.
Giocatori, vi trovate ora in Fiandra.
È il primo marzo 1214, si avvicina la fine della guerra tra Inghilterra e Francia.
(Estratto da "Hyperversum", Cecilia Randall, Giunti, 2006)