DIETRO LE QUINTE DI "L'ORA DEL DIAVOLO" - Leggende lucchesi (2)
Bentrovati, amici dei mondi fantastici! Pronti per seguirmi lungo i sentieri oscuri delle Alpi Apuane? Oggi vi porto alla scoperta di piccole leggende e tradizioni popolari tipiche di questa zona, compresa tra il mare e la Valle del Serchio. Ci siete mai stati? Sono zone molto belle, sia dal punto di vista paesaggistico, che ricche di folklore. Ecco alcune storie che ho recuperato per inserirle nei miei racconti di "L'ora del diavolo".
L'OMBRA DI FUMO:
Secondo una leggenda, lungo il sentiero che da
Minazzana conduce a Basati (siamo nelle Alpi Apuane meridionali), presso
una marginetta si staglia una nuvola di fumo dall'aspetto vagamente umano. Non
è cattivo, forse è una povera anima che non ha ancora trovato la via per il
paradiso. Si muove avanti e indietro lungo il sentiero, sempre vicino alla
marginetta.
Riprendo la leggenda nel racconto "Le fate di
pioggia", in cui Fabio, il protagonista, si imbatte in un'ombra di fumo
dalle sembianze della madre. In questo caso l'ombra rappresenta la proiezione
delle paure del protagonista, che non vuole perdere coloro che ha caro.
Piccola anticipazione: anche nel romanzo "I figli di Cardea", secondo volume della saga "Ulfhednar War", Johanna crea un'ombra di fumo con le sembianze di una persona...
LA MANO NERA NEL POZZO:
Questa è probabile sia una leggenda tipica non
soltanto delle Apuane, comunque è interessante e la riprendo sempre nel già
citato racconto "Le fate di pioggia", e anche in un altro racconto
"Il tesoro nel castello" (tra i finalisti al premio Esecranda 2017 e quindi inserito nell'omonima antologia). Si racconta che i bimbi non
debbano affacciarsi ai pozzi perché una mano nero potrebbe afferrarli e
trascinarli giù: è uno spauracchio per evitare che ci cadano dentro.
In Maremma, invece, si parla di Occhiomalo, il demone dei pozzi, che sta in agguato in fondo ai pozzi e se ti sporgi troppo vedi questi occhi gialli che ti fissano e poi ti tirano giù. Compare nel mio racconto "Il tempio del destino" inserito nell'antologia "I mondi del fantasy VII", di Limana Umanita Edizioni.
LA DANZA DEGLI SCHELETRI:
Questa leggenda spettrale ha ispirato il mio racconto
"Le voci alla Balza", inserito nell'antologia "L'ora del diavolo". Pare
che sopra Camaiore, in località La Balza, vi sia una casa diroccata, che la
gente cerca di evitare di passarci la notte, poiché pare che all'interno
succedano cose strane e vi si verificano singolari apparizioni. Si sentono
musiche spettrali, vi sono scheletri che danzano, ma di giorno in realtà non si
vede niente, soltanto la notte "ci si vede".
IMPRONTE DEL DIAVOLO:
Impossibile enumerarle tutte. In molti paesini delle
Alpi Apuane vi sono delle rocce, delle pietre, dei punti in cui, secondo la
leggenda, il diavolo avrebbe lasciato la sua impronta. Ad esempio in una valle
fra il monte Carchio e il monte Folgorito; oppure in una roccia presso Colle
Asinaio; alla località Ciampaccia, presso il paese di Focola;
Parlo di questa leggenda in vari racconti, ad esempio
in "Il mercante di sogni" o "La donna di fuoco".
GLI UOMINI DELLA NEVE
Questa è una storia vera, non una leggenda. Gli uomini della neve erano delle persone
che partivano da Cardoso e dai paesi delle basse Apuane e andavano su, in cima
alla Pania della Croce, alle Buche della Neve, degli avvallamenti particolari
dove l'acqua si fermava e si congelava durante l'inverno. Andavano su,
lavoravano il ghiaccio, lo tagliavano e se lo caricavano in spalla, servendosi
di gerle particolari, e poi tornavano giù in paese per rivenderlo ai signori
che volevano pasteggiare con il ghiaccio! All'epoca, e parliamo di un periodo
durato fino al secondo Dopoguerra, non c'erano ovviamente i condizionatori e le
macchine per fare il ghiaccio, per cui se qualcuno ne voleva un po', questo era
l'unico modo per averlo. Per molte persone, soprattutto uomini di mezza età, è
stato per anni una fonte di sostentamento.
A loro ho dedicato il racconto "Gli uomini della neve", inserito nell'antologia "L'ora del diavolo".
Era giovane, mio nonno, ancora un bambino, quando suo padre lo portò la prima volta con sé, lassù, in alto, alle Buche della Neve, dove gelidi spirano i venti e portano con sé il lamento dei dannati. Era giovane, ma sveglio, attento e consapevole, tre doti che, nella lunga salita fino alla cima della Pania, potevano fare la differenza tra salvezza e sconfitta, tra vita e oblio.
Pania. Ormai la chiamano tutti così, non soltanto i turisti, che vengono a scattar du’ foto; mangiano i tordelli della Rina, con due o tre bicchieri di vino rosso, e ciao, ecco il loro viaggio.
Pania ormai la chiamano pure i nativi, che hanno dimenticato le sue origini, e le loro. La regina delle Apuane, la signora delle Montagne della Luna, così maestosa da abbagliare l’Ariosto, così fredda che Dante ne trasse il ghiaccio con cui coprì il Cocito, anche se Pania non era ancora. Era Pietrapana, la Pietra delle Apuane e del popolo indomito che le aveva abitate prima che fossero cacciati. I Liguri Apuani. I nostri antenati.
Mio nonno, dei Liguri, doveva avere il sangue, perché mai si è tratto indietro, sempre pronto a seguire la via che saliva su, al Passo degli Uomini della Neve.
CAPRA BIANCA:
Racconta Paolo Fantozzi, in "Storie e leggende della Versilia": "lungo la via che porta
ad Arni, prima di imboccare la Galleria del Cipollaio, appariva una capra tutta
bianca che seguiva i radi passanti notturni, poi dopo alcuni metri scompariva
misteriosamente nel buio". Qualcuno riteneva fosse il buffardello, uno dei
folletti dei boschi. Io in "Il mercante di sogni" e in "In viaggio con te" ritengo sia il
diavolo che spia gli uomini, per carpire i loro punti deboli.
(Foto di Elio Bonfanti, presa dal sito Planetmountain)
STRAPIOMBO INFERNALE DEL MONTE NONA:
Il Monte Nona (delle Apuane meridionali) ha una parete
a strapiombo, davvero impressionante, al punto che è nata la leggenda per cui
si ritiene che sia stato il diavolo a crearla. Ne parlo in "Le fate
di pioggia", quando Fabio si ritrova in cima al Monte Nona, a un passo
dallo strapiombo infernale.
CECCO MARIO:
Cecco Mario è un gran ciccione, un uomo
benestante che vive in una bella casa, circondato dalle sue nipoti che sono
costrette a servirlo e a riverirlo. Lui le tiene barricate in casa, con la
scusa che il mondo sia un posto pericoloso, in realtà non vuole spendere soldi
per maritarle. Dice di aver rubato il tesoro al diavolo, dandogli persino uno
schiaffo e, a riprova di ciò, ha una mano ustionata.
SPOILER: In realtà, come scopriamo alla fine, Cecco
Mario ha fatto un patto con il diavolo, che gli ha dato dell'oro in cambio dei
suoi servigi. Così il ciccione, per non perdere i suoi privilegi, assolda dei
mercenari che si schierano contro i Signori dei Boschi e della Natura; ma, con
la caduta del diavolo, anche i suoi inganni vengono meno, e l'oro che Cecco
Mario credeva di avere in realtà diventa sterco di capra e le donne del paese
lo canzonano e gli pisciano addosso.
Secondo la leggenda, un giorno Cecco Mario salì in
località Agrifoglio e iniziò a scavare. A un certo punto apparve il diavolo,
che si teneva stretta una cassetta piena di monete d'oro, ma alla vista di quel
tesoro Cecco Mario divenne baldanzoso e aggredì il diavolo, mollandogli un
ceffone, e siccome era stato veloce e coraggioso le monete non si trasformarono
in sterco di capra, ma rimasero d'oro per molto tempo.
(Il bosco del Fatonero, foto di Davide Caramaschi, presa dal sito La nostra storia)
TONINO e RINALDO:
Compaiono nel racconto "La guerra del Fatonero": sono due atletici
e coraggiosi boscaioli, rappresentanti degli abitanti dei paesi delle Montagne
della Luna, stufi di subire le angherie del diavolo.
I nomi sono presi dalla leggenda viareggina di due
fratelli (non boscaioli) che una sera, tornando a casa, videro un foglio di
carta in terra, che in realtà era Giosalpino (il folletto viareggino, che può
assumere varie forme). Rinaldo, ubriaco, diede un calcio al foglio ma
Giosalpino si arrabbiò, lo prese per la cintura e lo gettò di là dal fosso.
E anche il nostro appuntamento con le leggende per oggi è finito! A presto con nuovi articoli e retroscena! Per leggerne altri, potete usare i tag "leggende", "leggende locali", "leggende lucchesi", "leggende toscane" e trovarli nel blog! ;)
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