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venerdì 12 agosto 2022

Merenda letteraria al Rifugio "La casa del maestro"

Merenda letteraria al Rifugio "La casa del maestro"

Cari lettori, oggi vi segnalo un bell'evento estivo, che si svolgerà al fresco nell'abetaia del Rifugio "La casa del maestro", ambientazione ideale per la presentazione del libro sulle "Streghe d'Italia". 


MERENDA LETTERARIA AL RIFUGIO “LA CASA DEL MAESTRO”

NPS EDIZIONI PRESENTA “STREGHE D’ITALIA”

Domenica 21 agosto 2022

Ore 15.30

Rifugio “La casa del maestro”

Località Stradone – Monte Prana, 55041 Camaiore (LU)


Proseguono i pomeriggi letterari al Rifugio “La casa del maestro”, sul Monte Prana, per allietare i camminatori delle Alpi Apuane con una merenda a base di libri. Domenica 21 agosto, alle 15.30, appuntamento col folclore italiano, in compagnia dell’associazione “Nati per scrivere”, che presenterà il volume “Streghe d’Italia”, edito da NPS Edizioni, proprio marchio editoriale.

L’Italia è popolata da numerose comunità di streghe, che in ogni regione assumono caratteristiche proprie: masche, basure, janare e molte altre. A volte appaiono come esperte guaritrici e studiose di erbe, conoscitrici di rimedi contro il malocchio, finendo bruciate in piazza, vittime di un clima di sospetto e di odio. In altre zone sono donne terribili e vendicative, spiriti inquieti da temere, evitare o da scacciare. 


«Il volume raccoglie quattordici racconti, di autori e autrici specializzati in fantastico, un viaggio nel folclore attraverso la penisola italiana, di ieri e di oggi» dichiara Alessio Del Debbio, presidente dell’associazione “Nati per scrivere” e curatore del volume. «“Streghe d’Italia” si inserisce nel più ampio progetto di recupero e valorizzazione del folclore nostrano che NPS Edizioni porta avanti con convinzione, segno distintivo della nostra linea editoriale. Dopo “Bestie d’Italia” (2019 e 2020) e “Streghe d’Italia”, è in lavorazione il volume sui “Fantasmi d’Italia”, previsto per l’autunno 2022».

Per l’occasione, interverranno gli scrittori Alessio Del Debbio, Luciana Volante e Maria Pia Michelini. 

L’incontro si terrà al Rifugio “La casa del maestro”, Località Stradone, sul Monte Prana, Camaiore, alle 15.30 di domenica 21 agosto 2022, con possibilità di consumare una gustosa merenda ai tavoli del locale. Prenotazioni al 335/6446311.


Contatti:

L’associazione culturale Nati per scrivere nasce nel 2016 a Viareggio, da un gruppo di appassionati lettori, decisi a promuovere la cultura del libro e a valorizzare gli scrittori emergenti, soprattutto locali. Organizza eventi e incontri letterari, reading e laboratori di scrittura. Nel 2018 ha lanciato il marchio editoriale NPS Edizioni, specializzato in storie fantasy, horror e mistery per tutte le età.

Associazione culturale Nati per scrivere:

Piazza Diaz 10

55041, Camaiore (LU)

Sito NPS Edizioni

Pagina Facebook NPS Edizioni


lunedì 14 maggio 2018

Dietro le quinte di "L'ora del diavolo" - leggende lucchesi (3)

DIETRO LE QUINTE DI "L'ORA DEL DIAVOLO" - leggende lucchesi (3)

Continuano gli articoli dedicati alle leggende locali che mi hanno ispirato nella stesura dei racconti che compongono "L'ora del diavolo". Oggi parliamo dei "cattivi", gli antagonisti spesso alleati con il diavolo, creature difficili, pericolose, che mettono i bastoni tra le ruote ai protagonisti.

AVVERSIERI: nel mio racconto "La guerra del Fatonero" è un pirata, piuttosto strafottente, che non esita a rivolgersi al diavolo con un tono troppo confidenziale (e infatti viene subito rimesso al suo posto!). Guida le legioni del diavolo, in particolare la schiera di fantasmi pirati che un tempo con lui (o prima di lui) infestavano il Mediterraneo abbordando le navi.

Nelle leggende delle Apuane invece l'Avversieri è molto semplicemente il diavolo, uno dei nomi con cui il diavolo viene indicato. Ad esempio, sulle Apuane meridionali non è raro sentire, quando scompare qualocsa (o, peggio ancora, qualcuno): "l'avrà preso il linchetto" o "l'avrà preso il diavolo o l'avversieri". Con una veloce ricerca in rete ho scoperto che in realtà il termine è usato, per indicare il demonio, anche in altre regioni, persino nella lontana Sicilia: se ne parla ad esempio nelle Fiabe Popolari di Giuseppe Pitrè (leggibili qua); in alcuni canti popolari vicentini e ovviamente toscani.

LUPI DI COMPIGNANO: Compignano è un paesino sul versante interno del Monte Quiesa, il lato cioè che si affaccia su Nozzano e la piana di Lucca. Ci sono i lupi? Probabilmente un tempo ce ne erano e hanno ispirato la storiella (citata da Paolo Fantozzi nei suoi libri sulle leggende lucchesi) della ragazza cacciata di casa dalla madre: "Ti prendano i lupi!" le avrebbe urlato, salvo poi pentirsene amaramente quando, rientrata dal Corpus Domini, la trovò dilaniata dai lupi. 

La leggenda potrebbe essere realmente avvenuta (o forse ispirata a un fatto simile), dato che viene citata anche in alcune opere sulla storia di Lucca, ad esempio in "Guida sacra alle chiese di Lucca per tutti gli anni del Signore, nella quale si contengono le feste stabili e mobili di tutto l'anno ... con una esatta correttissima cronologia de' vescovi ed arcivescovi di questa citta" di Gabriele Grammatica (1736).

Quest'idea mi ha ispirato l'inserimento di un branco di lupi guerrieri (ma non cattivi! Come avrete notato leggendo il racconto) provenienti da Compignano. Leggenda che ho sfruttato in "La guerra del Fatonero" e nel racconto "La lupa di sangue", che non fa parte di "L'ora del diavolo", ma inserirò in una futura raccolta di racconti sul folklore toscano. Al momento potete leggerlo nell'antologia GRATUITA "Oltre i media", di Panesi Edizioni.



SERPE REGOLA: la Serpe Regola è un'orribile serpe, lunga almeno dieci metri, con il corpo largo quanto una gamba d’uomo adulto, aveva una grossa testa, dai lineamenti quasi umani, con una scaglia di vetro conficcata in fronte, come fosse un terzo occhio. In “La guerra del Fatonero” uccide, tra gli altri, il povero Rinaldo, venendo però uccisa da Lencio Meo.

Sul blog del collega scrittore Dario Arzilli c'è un interessante articolo al riguardo: il serpente regolo sarebbe nientepopodimenoche il basilisco!

GAMBA GIALLA: infine la più singolare delle leggende. Scommetto che, leggendo il racconto, tutti vi sarete chiesti (quantomeno chi abita lontano dalla Versilia) cosa fosse questa gamba gialla, forse un arto che colpisce i nemici scalciando? Eh no, è una gallina invece, una gallina molto grossa e vorace che becca insistentemente i poveri buffardelli che scappano impauriti. Occhio a non farla arrabbiare!

La gamba gialla compare nel racconto "La guerra del Fatonero", ma è anche uno degli avversari di Burlaman in "La vera storia di Burlaman" (racconto inserito nell'antologia "Tracce. Cinque passi in Versilia") e infine è citata persino da Gigi in "La guerra dei lupi".

Infine, ecco il bosco del Fatonero! Un nome che odora di leggenda! :)


BOSCO DEL FATONERO: il Fatonero è un bosco abbarbicato al monte Fiocca pieno di fascino e di mistero che si percorre sempre con piacere per dirigersi da Arni al Passo di Fiocca ed oltre. È ben visibile da lontano la sua macchia verde-scuro che cambia colore con le stagioni. L’origine del nome è da faeto-a dal latino fagetum diffuso nella toponomastica toscana dal X secolo e proprio Fatonero è il toponimo più alto nella nostra regione.


Il nome è riferito a faggio nero ed al fatto che il fitto bosco non lasciasse passare i raggi solari: da lontano il bosco appare come una macchia verde-nera. Nella fantasia popolare il bosco era abitato da folletti e dal famigerato Linchetto, dispettoso e disturbatore sia di uomini che di animali. Gli spiriti ed i folletti di notte vagavano per il bosco e danzavano tenendosi per mano e creando magici giochi di luce. Queste storie sono sopravvivenze di miti e riti dei Liguri Apuani e del loro culto degli alberi e degli spiriti tutelari delle foreste a cui si sono sovrapposti poi miti latini e germanici. Non dimentichiamo che i liguri furono sostituiti da popolazioni di origine latina che si mescolarono poi con tutte le genti che invasero a più riprese la penisola. 

Al prossimo aggiornamento con le altre leggende di "L'ora del diavolo".



lunedì 16 aprile 2018

Dietro le quinte di "L'ora del diavolo" - leggende lucchesi (2)


DIETRO LE QUINTE DI "L'ORA DEL DIAVOLO" - Leggende lucchesi (2)

Bentrovati, amici dei mondi fantastici! Pronti per seguirmi lungo i sentieri oscuri delle Alpi Apuane? Oggi vi porto alla scoperta di piccole leggende e tradizioni popolari tipiche di questa zona, compresa tra il mare e la Valle del Serchio. Ci siete mai stati? Sono zone molto belle, sia dal punto di vista paesaggistico, che ricche di folklore. Ecco alcune storie che ho recuperato per inserirle nei miei racconti di "L'ora del diavolo". 

L'OMBRA DI FUMO:

Secondo una leggenda, lungo il sentiero che da Minazzana conduce a Basati (siamo nelle Alpi Apuane meridionali), presso una marginetta si staglia una nuvola di fumo dall'aspetto vagamente umano. Non è cattivo, forse è una povera anima che non ha ancora trovato la via per il paradiso. Si muove avanti e indietro lungo il sentiero, sempre vicino alla marginetta.

Riprendo la leggenda nel racconto "Le fate di pioggia", in cui Fabio, il protagonista, si imbatte in un'ombra di fumo dalle sembianze della madre. In questo caso l'ombra rappresenta la proiezione delle paure del protagonista, che non vuole perdere coloro che ha caro.

Piccola anticipazione: anche nel romanzo "I figli di Cardea", secondo volume della saga "Ulfhednar War", Johanna crea un'ombra di fumo con le sembianze di una persona...

LA MANO NERA NEL POZZO:

Questa è probabile sia una leggenda tipica non soltanto delle Apuane, comunque è interessante e la riprendo sempre nel già citato racconto "Le fate di pioggia", e anche in un altro racconto "Il tesoro nel castello" (tra i finalisti al premio Esecranda 2017 e quindi inserito nell'omonima antologia). Si racconta che i bimbi non debbano affacciarsi ai pozzi perché una mano nero potrebbe afferrarli e trascinarli giù: è uno spauracchio per evitare che ci cadano dentro.

In Maremma, invece, si parla di Occhiomalo, il demone dei pozzi, che sta in agguato in fondo ai pozzi e se ti sporgi troppo vedi questi occhi gialli che ti fissano e poi ti tirano giù. Compare nel mio racconto "Il tempio del destino" inserito nell'antologia "I mondi del fantasy VII", di Limana Umanita Edizioni.



LA DANZA DEGLI SCHELETRI:

Questa leggenda spettrale ha ispirato il mio racconto "Le voci alla Balza", inserito nell'antologia "L'ora del diavolo". Pare che sopra Camaiore, in località La Balza, vi sia una casa diroccata, che la gente cerca di evitare di passarci la notte, poiché pare che all'interno succedano cose strane e vi si verificano singolari apparizioni. Si sentono musiche spettrali, vi sono scheletri che danzano, ma di giorno in realtà non si vede niente, soltanto la notte "ci si vede".

IMPRONTE DEL DIAVOLO:

Impossibile enumerarle tutte. In molti paesini delle Alpi Apuane vi sono delle rocce, delle pietre, dei punti in cui, secondo la leggenda, il diavolo avrebbe lasciato la sua impronta. Ad esempio in una valle fra il monte Carchio e il monte Folgorito; oppure in una roccia presso Colle Asinaio; alla località Ciampaccia, presso il paese di Focola;

Parlo di questa leggenda in vari racconti, ad esempio in "Il mercante di sogni" o "La donna di fuoco".

GLI UOMINI DELLA NEVE

Questa è una storia vera, non una leggenda. Gli uomini della neve erano delle persone che partivano da Cardoso e dai paesi delle basse Apuane e andavano su, in cima alla Pania della Croce, alle Buche della Neve, degli avvallamenti particolari dove l'acqua si fermava e si congelava durante l'inverno. Andavano su, lavoravano il ghiaccio, lo tagliavano e se lo caricavano in spalla, servendosi di gerle particolari, e poi tornavano giù in paese per rivenderlo ai signori che volevano pasteggiare con il ghiaccio! All'epoca, e parliamo di un periodo durato fino al secondo Dopoguerra, non c'erano ovviamente i condizionatori e le macchine per fare il ghiaccio, per cui se qualcuno ne voleva un po', questo era l'unico modo per averlo. Per molte persone, soprattutto uomini di mezza età, è stato per anni una fonte di sostentamento.

A loro ho dedicato il racconto "Gli uomini della neve", inserito nell'antologia "L'ora del diavolo".
Era giovane, mio nonno, ancora un bambino, quando suo padre lo portò la prima volta con sé, lassù, in alto, alle Buche della Neve, dove gelidi spirano i venti e portano con sé il lamento dei dannati. Era giovane, ma sveglio, attento e consapevole, tre doti che, nella lunga salita fino alla cima della Pania, potevano fare la differenza tra salvezza e sconfitta, tra vita e oblio. 
Pania. Ormai la chiamano tutti così, non soltanto i turisti, che vengono a scattar du’ foto; mangiano i tordelli della Rina, con due o tre bicchieri di vino rosso, e ciao, ecco il loro viaggio. 
Pania ormai la chiamano pure i nativi, che hanno dimenticato le sue origini, e le loro. La regina delle Apuane, la signora delle Montagne della Luna, così maestosa da abbagliare l’Ariosto, così fredda che Dante ne trasse il ghiaccio con cui coprì il Cocito, anche se Pania non era ancora. Era Pietrapana, la Pietra delle Apuane e del popolo indomito che le aveva abitate prima che fossero cacciati. I Liguri Apuani. I nostri antenati. 
Mio nonno, dei Liguri, doveva avere il sangue, perché mai si è tratto indietro, sempre pronto a seguire la via che saliva su, al Passo degli Uomini della Neve.
CAPRA BIANCA:

Racconta Paolo Fantozzi, in "Storie e leggende della Versilia": "lungo la via che porta ad Arni, prima di imboccare la Galleria del Cipollaio, appariva una capra tutta bianca che seguiva i radi passanti notturni, poi dopo alcuni metri scompariva misteriosamente nel buio". Qualcuno riteneva fosse il buffardello, uno dei folletti dei boschi. Io in "Il mercante di sogni" e in "In viaggio con te" ritengo sia il diavolo che spia gli uomini, per carpire i loro punti deboli.
(Foto di Elio Bonfanti, presa dal sito Planetmountain)

STRAPIOMBO INFERNALE DEL MONTE NONA:

Il Monte Nona (delle Apuane meridionali) ha una parete a strapiombo, davvero impressionante, al punto che è nata la leggenda per cui si ritiene che sia stato il diavolo a crearla. Ne parlo in "Le fate di pioggia", quando Fabio si ritrova in cima al Monte Nona, a un passo dallo strapiombo infernale.

CECCO MARIO: 

Cecco Mario è un gran ciccione, un uomo benestante che vive in una bella casa, circondato dalle sue nipoti che sono costrette a servirlo e a riverirlo. Lui le tiene barricate in casa, con la scusa che il mondo sia un posto pericoloso, in realtà non vuole spendere soldi per maritarle. Dice di aver rubato il tesoro al diavolo, dandogli persino uno schiaffo e, a riprova di ciò, ha una mano ustionata.

SPOILER: In realtà, come scopriamo alla fine, Cecco Mario ha fatto un patto con il diavolo, che gli ha dato dell'oro in cambio dei suoi servigi. Così il ciccione, per non perdere i suoi privilegi, assolda dei mercenari che si schierano contro i Signori dei Boschi e della Natura; ma, con la caduta del diavolo, anche i suoi inganni vengono meno, e l'oro che Cecco Mario credeva di avere in realtà diventa sterco di capra e le donne del paese lo canzonano e gli pisciano addosso.

Secondo la leggenda, un giorno Cecco Mario salì in località Agrifoglio e iniziò a scavare. A un certo punto apparve il diavolo, che si teneva stretta una cassetta piena di monete d'oro, ma alla vista di quel tesoro Cecco Mario divenne baldanzoso e aggredì il diavolo, mollandogli un ceffone, e siccome era stato veloce e coraggioso le monete non si trasformarono in sterco di capra, ma rimasero d'oro per molto tempo.

(Il bosco del Fatonero, foto di Davide Caramaschi, presa dal sito La nostra storia)

TONINO e RINALDO: 

Compaiono nel racconto "La guerra del Fatonero": sono due atletici e coraggiosi boscaioli, rappresentanti degli abitanti dei paesi delle Montagne della Luna, stufi di subire le angherie del diavolo. 

I nomi sono presi dalla leggenda viareggina di due fratelli (non boscaioli) che una sera, tornando a casa, videro un foglio di carta in terra, che in realtà era Giosalpino (il folletto viareggino, che può assumere varie forme). Rinaldo, ubriaco, diede un calcio al foglio ma Giosalpino si arrabbiò, lo prese per la cintura e lo gettò di là dal fosso.

E anche il nostro appuntamento con le leggende per oggi è finito! A presto con nuovi articoli e retroscena! Per leggerne altri, potete usare i tag "leggende", "leggende locali", "leggende lucchesi", "leggende toscane" e trovarli nel blog! ;)


lunedì 9 aprile 2018

Dietro le quinte di "L'ora del diavolo" - Leggende lucchesi


Dietro le quinte di “L’ora del diavolo” – Leggende lucchesi

Quando scrivo racconti fantastici, mi piace attingere dalle leggende locali, quelle tramandate oralmente o note in una zona soltanto, ricostruirle, ampliarle, lavorarle in modo da creare una storia autonoma e (spero) ben funzionante, anche perché credo che la nostra bella terra italiana sia ricca di affascinanti leggende (quasi sempre legate a posti ben precisi, castelli, boschi, fiumi o altri paesaggi naturali e storici che così poco conosciamo!) da non rendere necessario andare ad attingere a tradizioni straniere (ben più note e commerciali). In questo articolo indicherò alcune leggende della zona della Versilia, Apuane e Lucchesia, a cui mi sono ispirato per alcuni miei racconti di “L’ora del diavolo”.


SIRENE

Le sirene sono una leggenda non tipica della Versilia, bensì di molte località di mare, dove si mescolano al sostrato locale. Paolo Fantozzi, nel suo libro "Storie e Leggende della Versilia" ne cita alcune, ad esempio parla di sirene che vivono in cavità sottomarine, al largo della costa, o in palazzi di madreperla sul fondo del mare. Sono, queste sirene, dedite ad attirare, incantare e far prigionieri i pescatori troppo curiosi (anche se a volte possono persino aiutare gli uomini, come accadde a un pescatore che stava per sfasciarsi sugli scogli con la nave) e sono pure molto civettuole, trascorrono il tempo a cantare, farsi belle e specchiarsi nell'acqua.

Ho ripreso le sirene nei miei racconti sul ciclo degli Oceanini: "Il guardiano degli Oceanini", inserito nell'antologia "Racconti toscani" di Historica Edizioni, 2014, e "Il risveglio degli Oceanini", inserito nell'antologia "I racconti del fantasy V", di Limana Umanita Edizioni. Sempre il popolo degli Oceanini viene ripreso nel romanzo “Berserkr”.

Entrambi i racconti "Il guardiano degli Oceanini" e "Il risveglio degli Oceanini" compaiono nella mia antologia "L'ora del diavolo".

LA LUNA IN FONDO AL MARE

Questa leggenda mi ha ispirato il racconto "La luna sul fondo", inserito nell'antologia "Racconti d'estate. Terza edizione" di Ensemble Edizioni, edito a luglio 2015. Racconta, la leggenda, di un uomo che durante la luna piena andava a pescare sulla spiaggia e una volta gli venne in mente di provare a pescare la luna, ma per quanto allungasse la lenza, niente, non riusciva ad afferrarla. Una notte sentì che ebbe afferrato qualcosa, così si gettò in acqua e scese giù per afferrare la luna, che, vedendolo così ingenuo, lo fece salire in cielo. Disperato, realizzò di sentirsi solo sulla luna e volle tornare a casa ma la luna glielo impedì, e tutt'oggi, guardando il disco lunare, si può vedere la sagoma di un uomo che piange.


Il mio racconto riprende l'idea della luna in fondo al mare ma l'uomo, che alla luna si rivolge, non lo fa per ingenuità bensì per cercare di salvare il figlio malato. "La luna sul fondo" è stato inserito nella mia antologia "L'ora del diavolo".

LUCIDA MANSI

Una delle più celebri leggende lucchesi. Lucida Mansi era una nobildonna (cantata anche da Mario Tobino, scrittore viareggino, in "La bella degli specchi") vissuta a Lucca nel Diciassettesimo Secolo, famosa per i suoi molti amanti e anche per il metodo (pare, ovviamente!) di eliminazione degli stessi. Una donna che faceva dell'uomo, quindi, un oggetto usa e getta, di cui servirsi per soddisfare il suo piacere e rimanere giovane. Pare infatti che avesse stipulato un patto con il diavolo, per conservare la sua bellezza anche con il passare del tempo, incurante se tutti la chiamavano strega o poco di buono.

Parlo di lei nel racconto "L'ora del diavolo", inserito nell'antologia "I mondi del fantasy IV" di Limana Umanita, 2014, uno dei miei racconti preferiti, dove descrivo le ultime ore di Lucida Mansi, che, poco prima dello scoccare della mezzanotte dell'ultimo giorno datole a disposizione dal diavolo, attraversa una nebbiosa Lucca per cercare di fermare l'orologio della Torre delle Ore e bloccare lo scorrere del tempo. Ma il diavolo, che sa bene come non farsi fregare, la insegue, scatenando dietro di lei una pioggia di demoni del suo passato e tutti i suoi rimpianti.

Lucida Mansi è citata anche nei racconti "La donna di fuoco" e “Il mercante di sogni”. Entrambi sono presenti nell'antologia "L'ora del diavolo".

LA BUSDRAGA

Simile alla leggenda di Lucida Mansi, c'è quella della Busdraga, sebbene qua siamo sul versante versiliese delle Alpi Apuane, la zona sopra Camaiore circa. Un'altra donna che non vuole accettare la vecchiaia e fa un patto con il diavolo per rimanere giovane, ma, in questo caso, il diavolo ha in serbo per lei una bella pena, in perfetto stile contrappasso dantesco. Ogni notte infatti la Busdraga vaga tra i boschi, condannata a distendere una tela di fuoco (molto lunga e decisamente fastidiosa da portarsi dietro!) ma non ce la fa, perché la tela si arriccia sempre, si arrotola e lei deve ricominciare. Ci mette dei massi sopra ma non basta, il fuoco li brucia, il fuoco della passione avuta in vita. E così, al mattino, arrabbiata per essere stata di nuovo sconfitta, la Busdraga dà un calcio al tombolo di fuoco che, come una meteora incandescente, solc il cielo fino alla vetta del Monte Prano, e tutti sanno che inizia una nuova giornata.

"La donna di fuoco" è un racconto lungo, vincitore del concorso "Primavera di racconti", organizzato da Panesi Edizioni e dal blog The Bibliophile Girl, e apre l'antologia, appunto, "Primavera di racconti", di Panesi Edizioni, scaricabile GRATIS su tutti gli store di ebook.

Ovviamente è presente anche nell'antologia "L'ora del diavolo".

MANDRAGOLA SUL MONTE PROCINTO:

La mandragola è una pianta che gli appassionati di letteratura fantastica conoscono sicuramente; è citata in molti libri, ad esempio nella saga di Harry Potter, e in serie tv (chi ha visto Merlin?) e non ha bisogno di spiegazioni. Io ne parlo nel racconto "La donna di fuoco", recuperando una leggenda locale raccontata da Paolo Fantozzi nel suo libro "Storie e leggende della Versilia". Intanto a volte è possibile trovarla scritta "mandragora", poi è noto che è diffusa sulla cima del Monte Procinto (una delle Alpi Apuane meridionali). Come noto, "per potere avere inalterate le proprietà di questa pianta, è necessario asportare interamente la radice che ha l'aspetto di un corpo umano. Quando si estrae questa pianta da terra, al chiaro di luna, si sentono grida strazianti, paurose, così forti da impressionare una persona e portarla alla morte per spavento. Chi però riesce in questa impresa e la conserva bene, avendo cura di rinnovare a ogni luna il panno che la racchiude, ne ricaverà numerosi benefici". Il panno deve essere di lino bianco e rosso.

Lo sa bene la Busdraga che, nel suo disperato tentativo di vincere la senilità, ricorre a far uso di piante particolari, facendosi accompagnare da un servo sul Procinto ed estraendo una radice di mandragola.

A presto con altre leggende!