lunedì 11 settembre 2017

Dietro le quinte di Ulfhednar War: i personaggi (2)

Dietro le quinte di Ulfhednar War: i personaggi (2)

Nuovo appuntamento con la rubrica "Dietro le quinte", che analizza personaggi, ambientazioni e oggetti della mia saga "Ulfhednar War". Negli ultimi appuntamenti abbiamo parlato di Ascanio (qua), Daniel (qua), gli ulfhednar nella mitologia nordica (qua) e poi gli amici di Ascanio (qua). Anche oggi parliamo di personaggi, ma cambiamo fronte, presentando i personaggi sovrannaturali, non necessariamente nemici di Ax e Daniel.


RAUL: il suo vero nome è Radulf, di origini tedesche (prussiane, per l'esattezza!), è un guerriero alto più di due metri, con lunghi capelli scuri. Agli inizi del Settecento, ha prestato servizio nei Langen Kerls, un reggimento particolare, voluto da Federico Guglielmo I, il monarca prussiano che ha dato una svolta militarista al suo regno: tutti i componenti del reggimento erano infatti giovani e atletici, tutti di altezza superiore alla media, adatti a maneggiare lunghi fucili d'avanguardia.

Radulf si era divertito parecchio, amando il brivido della lotta armata e l'odore del sangue, per cui Renart non aveva dovuto pregarlo parecchio quando gli aveva proposto di unirsi a lui, mutandolo in ulfhednar. Chi è Renart? Beh, diciamo che era il nome che utilizzava in quel periodo il nostro negromante preferito! :)

Per anni è stato uno dei Beta del Vello d'Argento, chiaramente intenzionato a prendere il posto di Alois dopo la sua morte, ma ostacolato dagli altri Beta e persino da Daniel. Adesso con l'aiuto dell'ombra è riuscito a riunire il branco e a farsi acclamare come Alfa. Quanto dureranno i suoi sogni di dominio?
Raul si gloriava spesso di tali imprese, raccontando come, durante le campagne militari prussiane al seguito del Re Sergente, avesse sbranato legioni di nemici, piombando tra loro e azzannandone a decine, prima che riuscissero a individuarlo. 
Il lupo delle Norne lo chiamavano i suoi compagni dei Langen Kerls, il lupo che portava ai malcapitati la profezia di coloro che tessevano il fato.

MARKUS: ulfhedinn di Odino, anche lui membro del Vello d'Argento. Amico di Daniel (qualcuno dice che erano persino amanti!), era uno dei pochi a non scaricare le sue frustrazioni sull'Omega, nei vent'anni che Daniel ha trascorso assieme al branco in Garfagnana. Durante un'escursione a Fabbriche di Careggine, Markus è stato salvato dai cacciatori proprio dall'intervento rapido di Daniel, legandosi al ragazzo con un debito di riconoscenza.


Attualmente, dopo aver girato per l'Europa per cinquant'anni, si è riunito al Vello d'Argento, trovando in Raul l'Alfa di cui il branco aveva bisogno. Atletico e piacente, Markus nasconde un cuore sofferente, impaurito dalla solitudine, che lo ha spinto ad accettare un Alfa immeritevole, pur di proteggere se stesso e il branco. Di questo, Daniel è consapevole e vi fa leva per risvegliare il vecchio amico e riportarlo a sé.
Erano ormai alla fine del sentiero, ai margini dello spiazzo sterrato dove avevano parcheggiato le auto, e proprio là, appoggiato al cofano della Kuga, un uomo li aspettava, con le braccia conserte e gli occhi coperti da un paio di Oakley. Indossava una canotta bianca, che metteva in risalto il fisico muscoloso e le braccia tatuate, sopra un paio di jeans sdruciti. 
Avvicinandosi, Ascanio notò che quelli che aveva scambiato per tatuaggi erano in realtà ustioni. Cicatrici di scontri combattuti in passato. 
Il ringhio sommesso di Daniel, che avanzò a passo deciso verso di lui, non faceva presagire niente di buono. Così si fermò, invitando gli amici a fare altrettanto, prima di affiancare Daniel che intanto aveva raggiunto l’uomo. 
«Potrei dirti ne è passato di tempo, ma sappiamo entrambi che non è così. Non per noi, almeno» disse quest’ultimo, staccandosi dalla Ford e posizionandosi di fronte a Daniel, a gambe divaricate, in una posa che, ad Ascanio, sembrò quella di un lupo pronto a balzare. 
«Markus…» mormorò Daniel, con una nota di sorpresa nella voce. E di qualcos’altro.

SERGIO, LUCA, MARTIN: altri componenti del Vello d'Argento. Ulfhedinn di Odino, che già facevano parte del branco di Alois. Sergio è un rozzo contadinotto, che grugnisce anziché esprimersi, ama la violenza e combattere, ma in fondo riesce a distinguere tra Bene e Male. Martin è stato per anni l'Omega, prima dell'arrivo di Daniel, e a volte si dimentica di non esserlo più.


ALOIS e LUISA: Alois è stato, per secoli, l'Alfa del Vello d'Argento. Per molti lupi, in realtà, era più di un capo, era un padre, una figura di riferimento, simbolo di accoglienza e sicurezza. Assieme a Luisa, la sua femmina Alfa, ha creato Gridastadr, una baita sulle montagne dell'Appennino Toscano, protetta dagli sguardi del mondo da alcuni galdrar difensivi: ma definirla una baita è riduttivo, era una casa, un posto sacro dove ogni lupo sarebbe potuto tornare in qualsiasi momento, anche se ferito o allo sbando. Con la sua morte, molti valori familiari, che tenevano unito il branco, sono scomparsi.

JOHANNA: officiante della Madre Terra, amica di Aristide e membro della congrega di cui faceva parte anche Faust agli inizi del Novecento. Oggi vive nel suo angolo di paradiso, all'ombra di frassini secolari che la nascondono agli occhi dei Figli di Cardea, protetta da recinzioni di aconito e biancospino. Vecchia, pluricentenaria, odia gli ulfhednar, considerandoli aberrazioni della natura, e non esita a bacchettare Ascanio per essersi unito a uno di loro.
Li detesti proprio gli ulfhednar? Si può sapere che ti hanno fatto?» sbottò Ascanio. 
«Esistono. E non dovrebbero. A nessun uomo dovrebbe essere concesso di vivere così a lungo, di non provare la malattia né la vecchiaia, di pretendere di essere un Dio. È la brevità, assieme all’impossibilità di averne una seconda, ciò che rende la vita un bene prezioso, degna di essere vissuta in ogni attimo. Se invece la morte diventa uno spauracchio per bambini e l’esistenza infinita, allora non è più vita. È banalità. È immeritata sopravvivenza. È trascinarsi di giorno in giorno senza sapere perché» spiegò, abbandonandosi a un sospiro. 
Per un attimo, ad Ascanio sembrò di notare una lacrima bagnare le sue palpebre raggrinzite, prima che la donna si rivolgesse a Daniel. «Non sono poi così diversi, gli ulfhednar e gli officianti che ingannano la morte, no?»
ARISTIDE: padre della nonna di Ascanio, era un officiante vissuto all'inizio del Novecento. Magro e lungo, con il naso aquilino e piccoli occhi indagatori, credeva che i poteri degli officianti dovessero essere al servizio dell'umanità, non che dovessero nascondersi. Purtroppo viveva in un'epoca oscura, di maldicenze e scarsa fiducia, e presto si è ritrovato coinvolto in un conflitto non solo con i lupi ma anche all'interno della sua stessa congrega. La sua morte ha permesso di imprigionare Faust nella cripta sotto la croce della Pania di Corfino, in attesa di tempi migliori, quando magari un giovane officiante, suo discendente, avrebbe potuto sconfiggerlo definitivamente.

ORESTE e DANTE: officianti, compagni di Aristide nella sua lotta contro Faust.

Bene, direi che con questa scheda terminiamo i personaggi di "La guerra dei lupi". Se avete altre curiosità, potete scrivermi! Ci saranno presto altri articoli sui simboli, gli oggetti e i luoghi della saga. Buona lettura!




1 commento: