Recensione "Cuore di tufo" di Giuseppe Chiodi
Bentrovati, cari lettori! Come avete festeggiato Halloween? Il blog "I mondi fantastici" lo festeggia con un libro che mi è piaciuto molto: "Cuore di tufo", di Giuseppe Chiodi, edito da DZ Edizioni. Un urban fantasy ambientato a Napoli, sopra e sotto, e intriso di leggende e folklore partenopeo. Un romanzo che non esito a definire "visionario", psichedelico a tratti, allucinogeno, come la strana magia che pervade la casa e la vita di Pietro Cimmino, protagonista del libro.
Uscito al Salone del libro di Torino (articolo qua), questo romanzo aveva subito stuzzicato la mia curiosità, complice la bella e misteriosa copertina, che ritrae davvero bene un aspetto della narrazione. Inoltre, come noto, adoro gli urban fantasy e soprattutto le storie di folklore, e qua di folklore, mistero e magia ce n'è in abbondanza.
Faccio una piccola premessa: se siete tra i lettori puristi e precisini, che vogliono che ogni cosa accada secondo logica e che niente debba accadere per caso, allora questo romanzo non fa per voi. Ma non perché sia illogico o vi siano errori interni, tutt'altro, perché, come dicevo, è pregno di magia, mistero e folklore, di sogni, incubi e visioni: è un romanzo dove il confine tra realtà e illusione, tra la concretezza di una vita e l'illusione di un sogno, è davvero sottile e queste tendono a sovrapporsi, a mescolarsi, ad amalgamarsi. Ed è questo il suo bello, il suo punto di forza, la sua totale immersione nel folklore locale, che l'autore utilizza per portare il lettore in un'atmosfera magica, onirica, a tratti delirante, in cui vive, si muove, soffre e piange il buon Pietro Cimmino.
Partiamo proprio da lui: un protagonista particolare, un po' sfigato, un po' sognatore, di sicuro non molto ardimentoso, quanto meno all'inizio. Un uomo che potrebbe apparire debole, di carne e sangue, vittima della tentazione, del gioco, del peccato; un uomo però che sa guardare oltre, che sa vedere ciò che alla massa sfugge, che conosce le potenze del mondo, le linee di energia che pervadono la Terra e sa attingervi, sa come farle proprie. Una vita vissuta al servizio delle forze arcane, sperando sempre nella buona sorte, ma essa, fascinosa quanto sfuggevole, si è sempre tenuta a distanza da lui, a cui nient'altro è rimasto che una casa-museo, piena di oggetti speciali, manufatti, reliquie e tanti rimpianti. E una figlia, oh sì, un bel peperino di bambina, per cui Pietro farebbe di tutto. E infatti così farà.
Quando la misteriosa e affascinante Dafne entra nella sua vita, l'equilibrio fragile su cui si è retta inizia a scricchiolare e Pietro si ritrova faccia a faccia con il mondo magico a cui si era proclamato fedele da tutta una vita. Scopre una Napoli nascosta, non più mera facciata, bensì reale, tangibile e soprattutto pericolosa. Una Napoli sotterranea, misteriosa e avventurosa, ricca di ori e tesori, di bestie terribili e creature fantastiche. E scopre che le sue tante preghiere rivolte alla Bella 'Mbriana non sono cadute nel vuoto, qualcuno ha ascoltato, ma, come si suol dire in questi casi, "attenzione a quel che si chiede". A volte i sogni possono diventare più pericolosi degli incubi.
Una storia di avventura, che porterà il lettore nel ventre oscuro di Napoli, gli farà incontrare personaggi stravaganti e bizzarri (sì, fa un po' Alice nel paese delle meraviglie, ma in fondo la scoperta del meraviglioso non ci renderebbe tutti un po' Alice?), lo porterà a chiedersi cosa c'è di vero nelle antiche leggende popolari. Uno stile fresco, diretto, immediato, infarcito e rallegrato da espressioni in dialetto napoletano (si capiscono tranquillamente, non fate i pisignetti! In confronto, i libri di Montalbano sono MOLTO più difficili da leggere), una lettura veloce per allietare un pomeriggio autunnale.
Consigliata soprattutto agli amanti della letteratura fantastica, a chi vuole viaggiare, a chi crede che nella vita ci sia sempre qualcosa di più della bieca e vuota monotonia di tutti i giorni. Fate le valigie e preparatevi a scoprire la vera Napoli... magari prima andate a farvi toccare i gioielli di famiglia e a giocare qualche numero. Chissà che non sia la volta buona...
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PS: Il romanzo è ricco di leggende popolari locali. Vi invito a scoprirle, e anche a documentarvi, se desiderate approfondire.
A me ha affascinato la storia della Bella 'Mbriana che, secondo il Basile, è «La bella' mbriana, [...] una specie di munaciello femmina, una fata benefica, è Vatirio della casa.» (Giambattista Basile, 1883)
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