giovedì 12 novembre 2015

Dietro le quinte di "La guerra del Fatonero" - Leggende toscane (2)

DIETRO LE QUINTE DI "LA GUERRA DEL FATONERO" - LEGGENDE TOSCANE (2)


Secondo articolo di approfondimento sul racconto "La guerra del Fatonero", vincitore del contest "Tenebrae" di Isola Illyon e pubblicato nell'omonima antologia digitale, scaricabile direttamente dal portale fantastico. Se non l'avete ancora fatto, il diavolo potrebbe farvi visita... molto presto! 

Nel precedente articolo abbiamo visto alcuni personaggi della storia, oggi ne vedremo altri, in particolare ci occuperemo di folletti. Eh sì, la Versilia, la Lucchesia e tutta la zona delle Apuane (ossia delle Montagne della Luna) è ricca di folletti, ma non sono tutti uguali! Alcuni sono buoni, altri molto pestiferi, diabolici quasi! Vediamoli nel dettaglio, aiutati dal libro di Paolo Fantozzi: "Storie e leggende della Versilia".

BUFFARDELLO: il buffardello e il linchetto sono i folletti più noti della Versilia. Essendo le loro avventure tramandate oralmente, e non esistendo praticamente una documentazione scritta, è difficile trovare differenze certe. La mia impressione è che il buffardello (forse anche in virtù del nome) sia più scherzoso, buffone, combinaguai, mentre il linchetto sia un pò più malizioso e malignetto (ma non cattivo! I folletti sono dispettosi ma non maligni né servi del diavolo). In generale il buffardello ama entrare nelle stalle (passa dal buco della serratura) e fare dispetti alle mucche; a volte slega gli animali e li porta fuori, facendo impazzire il pastore che deve rincorrerli e riportarli dentro, poi lega le code degli animali, intreccia le lenzuola dei letti, i capelli dei bimbi e le corde. A volte fanno il solletico ai piedi degli uomini che dormono, tolgono loro le lenzuola o saltano sui loro pancioni. Insomma, si divertono come dei ragazzotti!

In Alta Versilia la sera si tolgono i panni stesi fuori ad asciugare (lo fa la Morina nel mio racconto "Il tesoro nel castello", ad esempio), per paura che i buffardelli li rubino o li streghino. Solitamente i buffardelli dimorano nelle piante di castagno, soprattutto quelle vecchie. A Camaiore, il linchetto e il buffardello sono noti con il nome di Cappelletto. I buffardelli amano sputare e i loro sputi raggiungono distanze ragguardevoli. Infine ricordiamo che tempo addietro a Terrinca, dalle case e dalle cantine delle famiglie più ricche iniziarono a sparire cibo e bevande, che apparivano invece nelle case dei poveri. Erano stati sette buffardelli infatti, scesi dalla montagna per aiutare le famiglie più povere.

In "La guerra del Fatonero", ho ripreso il numero sette di Buffardelli (Giosalpino e i suoi fratelli), il loro carattere scherzoso e dispettoso (ma non maligno) e il loro aiuto ai poveri (anche a spese di Cecco Mario!)


LINCHETTO: il linchetto viene a volte associato al diavolo in persona, descritto con corna, coda e zoccoli, divenendo una figura paurosa. C'è anche il detto "l'avrà preso il linchetto", per dire quando non si riesce a trovare qualcosa, che ormai chissà che fine ha fatto! Esistono alcuni rimedi popolari per non far entrare il linchetto in casa, ad esempio appendendo un fiocco rosso alla porta, un santino o un ramo di ulivo benedetto. Rimedi molto popolari, che richiamano anche la protezione dei santi e del Signore. Anche riempire una ciotola di bacche, di semi di lino o di chicchi di miglio era utile, infatti il linchetto si sarebbe distratto contandoli e magari ci avrebbe passato tutta la notte. C'era chi, infine, preferiva farselo amico lasciandogli un piattino con latte e pane, come si fa con Babbo Natale, e magari in quel caso il linchetto aiutava nei lavori domestici.

Per differenziarlo dal buffardello, in "La guerra del Fatonero" ho inserito il linchetto nelle schiere del diavolo, contro il buffardello che invece è fedele ai Signori dei Boschi e della Natura.


VENTO FOLLETTO: nel mio racconto, così come nella leggenda, il vento folletto è un vento fortissimo che turbina e scuote i rami degli alberi, ed è provocato dal linchetto che balla agitatamente. Non dura molto ma è molto intenso.


GIOSALPINO: con questo nome si indica il folletto di Viareggio, uno spiritello che può assumere varie forme (foglio di carta, piolo, pietra, ad esempio), perché non ama molto farsi vedere dagli umani. Di solito appare di notte ed è molto permaloso. Rinaldo, una sera tornando a casa, trovò un foglio di carta e gli diede un calcio, non credendo che fosse Giosalpino, ma questi, assunta la sua forma originaria, lo afferrò per la vita e lo buttò di là dal fosso.

In "La guerra del Fatonero", Giosalpino è uno dei sette buffardelli, amico di Lencio Meo (che, tra l'altro, è originario di Viareggio) e di Rinaldo e Tonino, due boscaioli.


CONCIALANA: il Concialana è uno spirito cattivo, che sta rimpiattato dietro la legnaia e esce di notte per le strade a spaventar la gente, a cercare bambini e a rapirli. Ho ripreso questa leggenda in "La guerra del Fatonero", denominando così il diavolo, che infatti rapisce bambini per oscurare il loro cuore e farne dei linchetti, ossia dei folletti oscuri.

Al prossimo appuntamento con altre leggende toscane!

Qui il precedente articolo sulle leggende che hanno ispirato il racconto "La guerra del Fatonero".

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