DIETRO LE QUINTE DI "LA GUERRA DEL FATONERO" - LEGGENDE TOSCANE (1)
Con l'uscita dell'antologia "Tenebrae", in cui è presente il mio racconto "La guerra del Fatonero", vincitore del contest, presenterò sul blog cinque articoli di approfondimento sui personaggi e i luoghi che compaiono nella storia, in particolare le leggende e le tradizioni popolari a cui mi sono ispirato. Ricordo a chi ancora non ha scaricato l'antologia "Tenebrae" che è disponibile gratuitamente, per download immediato, in formato epub o mobi sul portale Isola Illyon.
Con l’arrivo di Cecco Mario il concilio poté cominciare. Lencio Meo scosse la testa, sbuffando, prima di distogliere lo sguardo. Non sopportava quella palla di lardo, né sopportava il suo odore, intriso di menzogna e superbia, ed era certo che i suoi sentimenti fossero condivisi dalla maggioranza dei presenti, sebbene facessero di necessità virtù.
Sacrificio. Non era questo che gli aveva insegnato suo padre?
Trama: Le
Montagne della Luna si tingono di sangue. Il Concialana, un misterioso e oscuro
nemico, sta terrorizzando villaggi e creature fatate, costringendo i Signori
dei Boschi e della Natura a radunare tutti i loro alleati alla tavola di pietra
in cima al Monte Matanna per organizzare una strategia comune. Scoperta
l’identità del terribile avversario, le forze a difesa della natura dovranno
unirsi, mettendo da parte sospetti e rivalità, per fronteggiare l’orda
demoniaca che minaccia la stabilità di tutti i paesi. Sulle pendici del Monte
Sumbra, presso il Bosco del Fatonero, si consumerà la battaglia finale.
SPOILER: La lettura è consigliata soltanto a chi ha già letto il racconto "La guerra del Fatonero" a causa della presenza di possibili spoiler sulla trama.
Personaggi presenti:
LENCIO MEO: protagonista della storia e voce narrante della guerra, che non è l'eroica impresa che credeva (e che credevano anche gli altri membri della Corte dei Boschi e della Natura), bensì un vero e proprio massacro ordito dal diavolo. Lencio è un ragazzo che, da quanto apprendiamo dalla lettura della storia, vive a Viareggio (all'epoca un porto di poveri pescatori, che oltre a difendersi dalle malattie e a faticare per sopravvivere devono pure temere il risveglio del popolo degli Oceanini, che dimora negli abissi di fronte alla costa), orfano del padre (morto per proteggerlo). Dopo alcune inquietanti apparizioni di fantasmi nel lago di Massaciuccoli, convince alcuni pescatori a seguirlo e si reca sulle Montagne della Luna, per incontrare gli streghi e gli altri membri della Corte dei Boschi e della Natura, scoprendo che anche loro hanno la loro gatta da pelare: il misterioso Concialana, di cui nessuno sa nulla, un ladro di bambini che trasuda oscurità.
All’oscurità non c’è mai fine, perché si annida dentro di noi. Siamo noi a stimolarla, a darle il potere di avanzare. Noi con la nostra avidità, con le nostre debolezze e la nostra indifferenza. Malattie che nessuno può curare
Secondo le leggende note nelle Apuane meridionali, Lencio Meo è noto per la sua storia d'amore. Si narra infatti che fosse un giovane pastore delle zone sopra Ponte Stazzemese, che amava trascorrere le giornate nei boschi o nei prati in solitudine, in quanto non aveva una compagna. Poi, un giorno, sorpreso da un temporale, trovò riparo in una grotta, dove incontrò una bellissima ragazza bionda, con capelli luminosi simili a pagliette d'oro, ma non riuscì a dirle alcunché, in quanto, terminata la pioggia, la ragazza scappò. Lui la cercò e scoprì che era la figlia del mugnaio, così la conobbe e decise di prenderla in sposa. Ma il padre non accettò, cacciando il povero Lencio di casa, che non capì il motivo. La ragione era che il padre in precedenza aveva avuto quattro maschi e aveva tanto pregato per avere una femmina, che lo spirito dei monti e del fiume aveva acconsentito, ma solo se, quando fosse divenuta adulta, non si fosse sposata, altrimenti lo spirito se la sarebbe ripresa.
Nonostante ciò, i due andarono a vivere insieme e per un pò furono felici. Lencio la accolse nalla sua casetta ben arredata con mobili che aveva fatto Lencio, un luogo caldo e pieno d'amore. Il mugnaio però, preoccupato per la figlia, decise di andare a cercarla e un giorno, trovatola nei boschi, la inseguì, ma lei fuggì perché non voleva tornare a casa. Si rifugiò nella grotta in cui aveva conosciuto Lencio ma proprio in quel momento una scossa fece tremare la montagna e la grotta frenò, seppellendo la ragazza, tra le lacrime del padre. Il povero Lencio, disperato, scoperto l'accaduto impazzì, cercò di farsi strada tra i macigni e appena trovò un buchetto vi si infilò dentro, scomparendo dentro la montagna. E mai più facendo ritorno. Si dice che Lencio e la sua sposa siano adesso felici, sussurrandosi parole dolci nel cuore della montagna. Davanti alla grotta sono rimasti soltanto alcuni ciuffi di capelli di lei, cresciuti e diventati una ginestra gialla simile a una pianta d'oro.
CECCO MARIO: Cecco Mario è un gran ciccione, un uomo benestante che vive in una bella casa, circondato dalle sue nipoti che sono costrette a servirlo e a riverirlo. Lui le tiene barricate in casa, con la scusa che il mondo sia un posto pericoloso, in realtà non vuole spendere soldi per maritarle. Dice di aver rubato il tesoro al diavolo, dandogli persino uno schiaffo e, a riprova di ciò, ha una mano ustionata.
SPOILER: In realtà, come scopriamo alla fine, Cecco Mario ha fatto un patto con il diavolo, che gli ha dato dell'oro in cambio dei suoi servigi. Così il ciccione, per non perdere i suoi privilegi, assolda dei mercenari che si schierano contro i Signori dei Boschi e della Natura; ma, con la caduta del diavolo, anche i suoi inganni vengono meno, e l'oro che Cecco Mario credeva di avere in realtà diventa sterco di capra e le donne del paese lo canzonano e gli pisciano addosso.
Secondo la leggenda, un giorno Cecco Mario salì in località Agrifoglio e iniziò a scavare. A un certo punto apparve il diavolo, che si teneva stretta una cassetta piena di monete d'oro, ma alla vista di quel tesoro Cecco Mario divenne baldanzoso e aggredì il diavolo, mollandogli un ceffone, e siccome era stato veloce e coraggioso le monete non si trasformarono in sterco di capra, ma rimasero d'oro per molto tempo.
TONINO e RINALDO: nel racconto sono due atletici e coraggiosi boscaioli, rappresentanti degli abitanti dei paesi delle Montagne della Luna, stufi di subire le angherie del diavolo.
I nomi sono presi dalla leggenda viareggina di due fratelli (non boscaioli) che una sera, tornando a casa, videro un foglio di carta in terra, che in realtà era Giosalpino (il folletto viareggino, che può assumere varie forme). Rinaldo, ubriaco, diede un calcio al foglio ma Giosalpino si arrabbiò, lo prese per la cintura e lo gettò di là dal fosso.
STREGHI: Degli streghi ho già parlato in un altro articolo qui sul blog. Sono i Signori dei Boschi e della Natura, si riuniscono alla Tavola di Pietra, sulla cima del Monte Matanna, e sono i principali oppositori del diavolo assieme alle fate. In "La guerra del Fatonero" cavalcano i Serpenti Volastri, risvegliano il gigante di pietra del Monte Freddone e guidano l'assalto finale contro il diavolo.
FATE: Come per gli streghi, anche di loro ho già parlato. Qui cito due nomi (da me inventati): Lunetta e Rosalpina, due fate che combattono contro il diavolo.
Ricordo infine che il racconto "La guerra del Fatonero" è presente anche nella mia antologia personale "L'ora del diavolo", acquistabile in cartaceo su tutti gli store di libri.
Nessun commento:
Posta un commento