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domenica 10 marzo 2024

Recensione "L'amore è un dio. Il sesso e la polis" di Eva Cantarella

 Recensione "L'amore è un dio. Il sesso e la polis" di Eva Cantarella

Bentrovati, lettori. Oggi vi parlo di una delle mie ultime letture, molto interessanti: "L'amore è un dio. Il sesso e la polis", di Eva Cantarella. Non si tratta di un romanzo, come al solito, bensì di un saggio breve dedicato a come gli antichi greci si relazionavano con l'amore e il sesso. Una lettura davvero intrigante, ma anche molto scorrevole, rivolta a tutti.

Come l'autrice dichiara nell'introduzione, infatti, questo libretto non si rivolge ai dotti e agli accademici, bensì al grande pubblico, per incuriosirlo sulle storie d'amore dell'antica Grecia, storie che affondano nel mito, nei poemi epici, omerici e non soltanto, racconti talmente autorevoli e incisivi da aver condizionato la storia di un popolo intero.

"L'amore. Cominciamo da qui, parliamo d'amore. Ma per farlo dobbiamo ricordare che anche i sentimenti hanno una storia. Tutto cambia nel tempo, persino questo sentimento che una retorica tanto facile quanto ingannevole ci spinge a considerare immutabile. Dimentichiamo allora la concezione romantica e cerchiamo di capire che cos'era l'amore per i greci, cerchiamo, addentrandoci in un mondo lontano, di cogliere i diversi volti di quell'amore.

Innanzitutto, per i greci l'amore era un dio di nome Eros. Un dio armato, che con il proprio arco scoccava frecce spesso mortali. Chi ne veniva colpito non aveva scampo: si innamorava. Ma Eros non era solo sentimento, era anche desiderio sessuale..."

Lo stile è davvero scorrevole, l'autrice narra in modo accurato e lineare, permettendo anche a chi non conoscesse la materia, di immergersi nell'atmosfera mitica, romantica e anche violenta della Grecia classica. 

Il volume è suddiviso in sezioni, dedicate a grandi personaggi del mito greco o a tematiche affini, come quella sugli amori cretesi (povere sventurate Arianna, Pasifae e quant'altre!), su Medea, Elena di Sparta, gli amori omerici (tra cui Achille e Patroclo), Edipo e molte altre sezioni.

Eva Cantarella recupera e racconta i miti, in modo coinvolgente e lineare, citando anche le versioni contrastanti dei vari miti, ma precisando che, in questo contesto, l'aspetto filologico è meno importante, in quanto la riflessione verte proprio su come gli antichi Greci si rapportavano con l'amore e con la sessualità, sia in età giovanile che in età adulta.

Le riflessioni sono davvero interessanti e aprono la strada a un mondo diverso da quello che conosciamo, ma anche a un diverso modo di pensare, di concepire l'esistenza e, per estensione, i rapporti interpersonali. Affascinanti le considerazioni sul ruolo-non ruolo della donna, a volte anche astruse per la nostra mentalità moderna, ma utili per comprendere il passato e anche un certo modo di pensare che persiste oggi giorno.

I capitoli che ho apprezzato maggiormente sono stati quelli dedicati agli eroi greci più noti: Elena di Sparta e la guerra di Troia, Ulisse e le varie fanciulle incontrate (e ingravidate...) nel corso dell'Odissea, Achille e Patroclo, la sezione sull'amore degli uomini greci per i ragazzi, oggetto di un vero e proprio corteggiamento ufficiale, con riti e consuetudini ben precise. Interessanti anche le posizioni di alcuni filosofi classici, esposte in modo davvero chiaro e lineare, con riferimenti alle loro opere e citazioni del loro pensiero.

Nel complesso, "L'amore è un Dio. Il sesso e la polis" è una lettura breve ma intensa, consigliata sia a chi voglia approcciarsi ai miti greci, sia a chi conosce un po' di storia greca (per lo più storia politica, da manuale di scuola, diciamo) ma voglia approfondire l'aspetto culturale e sociale. Eva Cantarella, nei suoi libri, non delude mai!




mercoledì 4 maggio 2022

Segnalazione "Ulfhednar Stories - Sette storie di lupi" di Alessio Del Debbio

  Segnalazione "Ulfhednar Stories - Sette storie di lupi" di Alessio Del Debbio

Bentrovati, lettori. Oggi vi segnalo l'uscita del mio nuovo libro: "Ulfhednar Stories - Sette storie di lupi" (NPS Edizioni), antologia di racconti fantastici dedicati ai protagonisti della saga "Ulfhednar War". Scopriamolo insieme!

STORIE DI LUPI E DI STREGONI IN ITALIA

ARRIVA IN LIBRERIA “ULFHEDNAR STORIES”, I RACCONTI FANTASTICI DI ALESSIO DEL DEBBIO


Arriva in libreria “Ulfhednar Stories – Sette storie di lupi”, il nuovo lavoro dello scrittore viareggino Alessio Del Debbio, che ci porta alla scoperta di miti e leggende, suoi cavalli di battaglia. Il libro, edito da NPS Edizioni (prezzo di copertina: 14 euro), raccoglie sette racconti fantastici, con protagonisti lupi mannari e stregoni, ambientati nella nostra penisola, dal Quattrocento ai giorni nostri.

L’Italia è una terra di santi, cacciatori e lupi. Terra ospitale, accogliente, ma anche impaurita, da ciò che non conosce e che non comprende. Nella sorte degli ulfhednar di Odino, i leggendari guerrieri-lupo del Dio della Guerra, vive questo dualismo: sono uomini e lupi. Uomini ma anche lupi. Attirati dal mondo degli umani, seppur invisi, perseguitati dai Figli di Cardea, un’organizzazione segreta che caccia tutto ciò che è sovrannaturale, tutto ciò che è diverso. I lupi di Alessio Del Debbio sono sempre pronti a stringere i denti e lottare, sempre pronti a resistere. A mostrare alla vita chi sa azzannare più forte.

«I racconti si inseriscono nel mondo narrativo da me creato con “La guerra dei lupi”, ma sono storie autonome, fruibili sia da chi già ha letto la saga, che si divertirà a scoprire retroscena interessanti e a scovare riferimenti e camei, sia da chi ancora non l’ha letta, incuriosendosi e trovando magari lo spunto per approcciarvisi» dichiara Alessio Del Debbio. «Il volume, un omaggio alla magia che pervade il nostro mondo, comprende i racconti: Il cavaliere, La bestia errante, Il libraio, Il berserkr, Il Messia, La valchiria, Gli esploratori, e mette in campo creature fantastiche prese dal folclore italico, per lo più, e dalla mitologia nordica».


La copertina è stata realizzata dal disegnatore Iacopo Donati, che aveva curato anche quelle dei volumi “La guerra dei lupi” e “I Figli di Cardea”.

“Ulfhednar Stories” è disponibile sul sito NPS Edizioni, il marchio editoriale dell’associazione culturale Nati per scrivere, e ordinabile in libreria e su tutti gli store di libri. A breve inizierà il tour promozionale dell’autore, che lo porterà a incontrare lettori vecchi e nuovi: prima tappa al Salone del Libro di Torino, dal 19 al 23 maggio, presso lo stand NPS Edizioni, e a Librexpo Livorno, dal 27 al 29 maggio.


Contatti:

L’associazione culturale Nati per scrivere nasce nel 2016 da un gruppo di appassionati lettori, decisi a promuovere la cultura del libro e a valorizzare gli scrittori emergenti, soprattutto locali. Organizza eventi e incontri letterari, reading e laboratori di scrittura a Viareggio e nei dintorni. Nel 2018 ha lanciato il marchio editoriale NPS Edizioni, specializzato in libri fantasy, horror e mistery per tutte le età.


Associazione culturale Nati per scrivere:

Piazza Diaz 10

55041, Camaiore (LU)

Sito NPS Edizioni

Pagina Facebook NPS Edizioni



domenica 13 marzo 2022

Segnalazione "Miniera" di Marco Bertoli

 Segnalazione "Miniera" di Marco Bertoli

Bentrovati, lettori. Oggi ho il piacere di segnalare l'uscita di un racconto molto interessante, sicuramente ben scritto: "Miniera", un fantasy lungo nato dalla penna del bravissimo Marco Bertoli, edito da Delos Digital.

Titolo: Miniera

Autore: Marco Bertoli  

Fantasy - Racconto lungo

Collana a cura di Monica Serra

Data di uscita: 15 marzo 2022

Editore: Delos Digital srl

Collana: Fantasy Tales n. 75

Pagine (stimate): 32

Formati: epub, kindle

Prezzo: Euro 1,99

 

E se Cassandra non fosse mai finita nelle mani di Agamennone? Una versione alternativa al mito raccontato da Omero

 

Quarta di copertina: La sorte subita dai protagonisti della guerra di Troia è ben nota. Ma se Cassandra non fosse morta per mano di Clitemnestra? Se un'Amazzone l'avesse seguita a Micene per liberarla dalla schiavitù di Agamennone in una fuga costellata d'incontri e insidie? 

Un'avventura ambientata non nelle foreste brumose del Nord ma nelle terre assolate del Mediterraneo. Un fantasy in cui i personaggi dell'epica di Omero s'intrecciano con la storia e la mitologia della civiltà micenea.



L'AUTORE 

Marco Bertoli è geologo e vive a Pisa. Ha pubblicato La Signora che vedeva i morti, Felici Editore (2012). Per I Doni delle Muse L'avvoltoio. Delitti all'alba della scrittura (2014), Gilgamesh. La storia di un eroe sumero (2015), Ivano. Il cavaliere del leone (2016), 1886. Quando le Lunatermiti invasero la Terra (2017). La Streghetta e la Vampira, Le Mezzelane (2018), Percussor. I delitti del Reame Pisano, NPS Edizioni (2019). Morte a Pilakopi, Le Mezzelane (2021). La mula del Maresciallo, Delos Digital (2021).

Nel 2016 le antologie Eroina suo malgrado e altri racconti, Frammenti di vita, Delitti nella Storia, Il Cavaliere, la strega e…

Il racconto Nulla d'indecoroso è inserito in 365 Storie d'amore, Compagni in 365 Racconti di Natale, Bagnino in 365 Storie d'estate, Ali in Romance Magazine (13), Processione in Writer's Magazine (41).

Il racconto Buchi è stato finalista al Concorso Robot 2014 e Baionetta alla 44ª edizione del Gran Giallo Città di Cattolica. Delitto nella casa da tè ha vinto la 9ª edizione di Carabinieri in Giallo ed è stato pubblicato in I Classici del Giallo Mondadori n° 1386.

Numerosi altri hanno vinto concorsi, o si sono classificati finalisti, e sono inseriti in oltre duecentoventi antologie.

 

Tutte le informazioni sul sito!

Su Amazon (per Kindle).

ISBN: 9788825419740

 


 

lunedì 8 gennaio 2018

Dietro le quinte di "Berserkr": leggende germaniche

Dietro le quinte di "Berserkr": leggende germaniche

Nuovo appuntamento con la rubrica che esplora il "dietro le quinte" del mio romanzo Berserkr. Dopo aver parlato di personaggi (qua), ambientazioni (qua) e delle creature fantastiche che occupano i sette settori in cui è divisa la città (qua), oggi parliamo di folklore e leggende germaniche! Il romanzo è ricco di riferimenti, citazioni, descrizioni o accenni alle tradizioni folkloristiche o, più in generale, alla storia tedesca. Ve ne indicherò qualcuna, giusto per stuzzicare la vostra curiosità! ;)



Ovviamente la storia citata è la versione del romanzo "Berserkr".

WALPURGISNACHT: notte di valpurga. Festa di celebrazione della primavera, si svolge la notte tra il 30 aprile e il 1 maggio presso la Grande Quercia (Dicke Marie) nella Foresta di Tegel, quando le streghe si riuniscono per rendere onore alla Madre Terra, la loro Dea.

Le origini della festività sono molto antiche (consiglio questi articoli qua e qua) e risalgono al culto della Grande Dea, ancestrale divinità matriarcale. Streghe e creature fantastiche si riunivano ai piedi di Dicke Marie per ballare, rivolgerle canti propiziatori, unirsi nella fertilità e in riti orgiastici, senza freni, aspettando insieme la gloriosa luce del giorno nuovo, in onore della Signora della Fertilità. 

Parla Heith: "Gli uomini hanno cercato di imbrigliarla, di sottometterla al loro Dio maschio, ma la Dea è creatrice, è colei che ci ha portato tutti in grembo!"


SIEBENSCHLAFER: i sette dormienti. La tradizione reale si rifa ai sette dormienti di Efeso, venerati come santi dalla Chiesa cattolica e da quella Ortodossa. Da qui la creazione del Siebenschlafer Tag, ovvero il giorno dei Sette Saggi, il 27 giugno, 

In "Berserkr" i sette saggi a cui si fa riferimento sono i sette capostipiti delle varie razze sovrannaturali, ovvero Alois, Alfa del Branco della Foresta Verde; Auguste, patriarca dei vampiri; la Belka, la Strega Suprema, e così via. I sette capi delle stirpi che si sono "volontariamente" consegnati alla Divisione, come segno di benevolenza per il mantenimento della pace. La Divisione li tiene nell'Asse, una struttura super protetta nel cuore della Spirale, la sede dell'organizzazione, e le altre stirpi possono fare loro visita solamente il 27 giugno.
«La tua città? Berlino non è tua, non degli esseri umani, non soltanto. È delle streghe, dei lupi, dei silfi, di tutte le potenze che vivevano libere in natura finché non le avete piegate, finché non le avete strappate alle loro esistenze per confinarle in sette prigioni. 
Fieri e soddisfatti, avete tagliato le teste dell’idra, mettendole in bella mostra nella vostra Spirale e permettendo ai loro fedeli, ai loro figli, di far loro visita una sola volta l’anno. Il giorno dei Sette Saggi. Non lo chiamate così il 27 giugno? È ridicolo! Il giorno della vergogna lo definiscono le stirpi oltraggiate.»
WUTENDES HEER (esercito furioso): la caccia selvaggia. Anziché Odino, in "Berserkr" viene indicato Erlkonig come colui che la guida. Una battuta di caccia di creature sovrannaturali, cavalieri che cacciano, cavalli furiosi, segugi che latrano e lampi di luci lontane. Spesso i cavalli e i cavalieri sono feriti e mutilati, l'ombra di se stessi; a qualcuno manca un braccio, ad altri la testa, o vomitano vermi e serpi dai loro corpi.

Sono lo strumento usato da Erlkonig per spargere terrore e dare il via alla Guerra Calda.


HEILIGE LANCE: la lancia sacra. Un'asta lunga dalla punta lanceolata. Secondo la leggenda, fu usata da numerosi potenti individui nel corso della storia. Erlkonig se ne è impossessato e minaccia di usarla contro il Branco della Foresta Verde e contro il Protettore di Berlino.
«Per Odino! Quella lancia!» esclamò Alois. «Ora che la vedo bene… non può essere!» 
«Heilige Lance!» tuonò Erlkönig. 
«La lancia sacra. Ogni volta che è stata usata sciagure indicibili si sono verificate. Dobbiamo togliergliela! Lupi della Foresta Verde, attaccate!» gridò, scattando avanti, presto affiancato da Sergej, Lukas e dal resto del branco. 
Anche Markus si unì all’attacco frontale, ma bastò che Erlkönig roteasse l’arma per spingerli tutti indietro, ricoperti di tagli e ustioni. 

KNECHT RUPRECHT: Ruprecht il servo. Una creatura del folklore germanico. In origine un aiutante di Babbo Natale (San Nicola, nei territori tedeschi), lo seguiva e puniva i bambini cattivi. Poi si è fatto prendere la mano e ha iniziato a punirli in maniera pesante. In "Berserkr" è asservito a Erlkonig, che ne fa il suo galoppino nella caccia all'Orso di Berlino; viene lasciato intendere che abusi dei bambini, prima di ucciderli.


ULFHEDNAR: "casacche di lupo". Sono i leggendari guerrieri lupo, fedelissimi a Odino, in grado di mutare da uomo a lupo e viceversa (senza bisogno della luna piena!). Vivono nella Foresta del Grunewald, amano la birra, la ciccia e correre liberi tra gli alberi.

Piccolo SPOILER su "Berserkr": in realtà, nel romanzo viene spiegato che si tratta di lupi che si sono evoluti e sono diventati uomini. Lo considerano un dono della Madre Terra, motivo che li porta a scontrarsi con i vampiri, in quanto esseri morti.

Una curiosità: Markus, Alois, Sergej sono gli stessi personaggi della mia saga "Ulfhednar War", anche se calati in un contesto diverso! ;)

A presto, con nuovi aggiornamenti! 
Se siete incuriositi da "Berserkr", ricordo che lo trovate su tutti gli store di libri e ebook (Amazon, Ibs, Kobo store). 





lunedì 25 settembre 2017

Dietro le quinte di "Ulfhednar War": simboli e leggende

Dietro le quinte di “Ulfhednar War”: simboli e leggende

Bentornati, amici dei mondi fantastici, a un nuovo articolo su “Ulfhednar War”. Dopo aver parlato di personaggi e ambientazioni (negli articoli precedenti che potete trovare cliccando su UlfhednarWar nei tag in fondo all’articolo), oggi vi parlo di alcuni simboli e leggende citate nel romanzo e di come li ho rielaborati per adattarli alla trama.


Degli ulfhednar abbiamo parlato in questo articolo: i leggendari guerrieri lupo di Odino, fedelissimi al Dio Grigio al pari dei berserkir. Sempre dalla mitologia nordica provengono concetti come Gridastadr (località amena, luogo di pace e beatutidine), che nel romanzo è la baita dove vivono gli ulfhednar, così chiamata da Alois quando la eresse che voleva farne una casa, un rifugio per tutti i lupi fuggiaschi e le creature dei boschi impaurite dal fuoco dei Figli di Cardea, oppure come berserksgangr, ovviamente (la furia guerriera che invade gli ulfhednar e li porta verso il loro lato animalesco), Varar (giuramento, il culmine del rito di mutazione) e Fostbroederlag, ossia la fratellanza di sangue, un legame marchiato col sangue che va oltre i legami normali e familiari. Come il patto che lega gli ulfhednar ai propri compagni.

Passiamo agli officianti. Così, nel romanzo, sono chiamati gli stregoni. Non volevo infatti ritrovarmi con l’ennesimo stregone o mago, quindi ho recuperato questo termine, che alla lettera significa: colui che celebra una funzione sacra. Un termine che ha una valenza importante, religiosa, in molti culti, e che quindi trovo si presti benissimo per indicare tutti gli streghi, maghi, stregoni e quant’altro. Ricordiamo, infatti, che gli officianti sono signori dei boschi e della natura, e che vivono (o dovrebbero vivere) in comunione e in rispetto con le forze della natura, senza violentarle, bensì servendosene, attingendo all’energia naturale, canalizzandola e facendola propria. Inoltre gli officianti (come Aris) sono coloro che creano gli ulfhednar, che celebrano il sacro rito di unione dell’uomo al lupo, forse il loro compito più importante.

Come ricorda Faust durante la battaglia alla Grande Quercia:
«Non conosci la storia della nascita degli ulfhednar? È strano, Alois avrebbe dovuto parlartene. Fu Odino a crearli, all’alba dei tempi. Odino, il Dio grigio, come il colore del tuo manto, inventò il seidhr, la magia, che i moderni officianti chiamano sidhe, dal gaelico. Egli conosceva le rune e i galdrar, canti magici con cui piegava gli elementi, scioglieva nodi e cambiava aspetto, mutando in tutto ciò che voleva. Egli fu il primo Hamrammr e il primo Seidmadr, fu mutaforma e stregone, era un Dio del resto e poteva essere tutto. Consapevole di quanto fosse pericoloso risvegliare la natura animalesca in un uomo, pose un officiante a vegliare su ciascun ulfhedinn, numi tutelari per bilanciare la berserksgangr.»
Parliamo di Faust, quel simpaticone. Onestamente, è uno dei miei personaggi preferiti. Non dovrei avere preferenze ma vedere il modo in cui si attacca alla vita, la forza e la determinazione che mette in ogni sua azione mirante unicamente alla sopravvivenza è qualcosa di unico, di spettacolare, che molte persone dovrebbero imparare, per volersi bene un po’ di più. Certo, lui ovviamente esagera e porta all’estremizzazione il concetto di sopravvivenza, anche a scapito degli altri, però di sicuro è un personaggio deciso, che sa ciò che vuole.

La sua figura è ispirata a un certo Georgius Sabellicus, detto Faust Jr, realmente vissuto a metà del Cinquecento. Girava per l’Europa, come ciarlatano itinerante, spacciandosi per guaritore, mago, veggente ecc. Ho ripreso questa immagine per creare quella di Faust Sr, padre del nostro amato antagonista, che era un officiante girovago, senza molta cognizione di causa sui suoi poteri. Li possedeva, certo, i doni della Madre Terra scorrevano in lui, eppure non sapeva farne grande uso. A volte aiutava i malati e i bisognosi, ma spesso era costretto a fuggire per non farsi catturare dai Figli di Cardea e bruciare vivo.

Durante il suo peregrinare sui monti Sabini incontra questo bambino, e sente che in lui c’è una grande forza latente, e decide di prenderlo con sé. Detta così, sembra proprio quando Qai-Gon incontra Anakin…

Il nome, Faust, deriva ovviamente dal personaggio di un racconto popolare tedesco.

Tra i simboli legati a Faust c’è sicuramente quello del triskel, uno dei più antichi dell’umanità, dotato di molteplici significati, diversi a seconda della cultura di riferimento. Tre spirali intrecciate, unite assieme.
«Suppongo tu ne conosca i suoi innumerevoli significati. Nel corso del tempo ha indicato le tre età dell’uomo, la triplice natura della Dea Madre, le fasi solari o l’unione dei tempi e questa è l’interpretazione che prediligo: passato, presente e futuro in un’unica dimensione, un qui e ora colmo di energia pulsante. Il triskel rappresenta la forza della creazione e mi ricorda che ogni nuova vita va a sommarsi a quelle precedenti, divenendo una sola infinita esistenza» spiegò lo stregone. «Ne intaglio sempre uno nuovo, ogni volta in cui mi affaccio a una nuova finestra della vita.»
Nel caso di Faust, rappresenta il mutamento, il suo essere in perenne movimento, costretto a un presente in fuga, senza mai guardarsi indietro, senza mai guardare il passato, proiettato verso un futuro incerto. L’unione di tre tempi in un unico momento del tempo cosmico.

Concluderei con i galdrar, a cui potremmo in realtà dedicare un articolo unico. Cosa sono? I galdrar (parola norrena) sono semplicemente i canti magici di Odino, quelli che il Dio grigio conosceva e che riuscivano a fare tante belle cose, come smussare le armi in battaglia, guarire, guardare lontano e molto altro. Di fatto, gli officianti (discendenti di Odino e della Prima Congrega) hanno imparato a padroneggiare i canti magici, per cui li hanno ridotti a una sola parola, una Parola di Potere, che serve per canalizzare le forze della natura necessarie a lanciarli.

Ecco alcuni, usati da Ascanio e Faust nel corso di “Ulfhednar War”:
Féath fíadha (druidico): magiche nebbie dell’invisibilità.
Saighéan (druidico): improvvisa raffica di vento o lampo di luce.
Doineann (gaelico): tempesta.
Dùisg! (gaelico): “Svegliati/Sorgi!”
Loisg! (gaelico): “Brucia!”
Loisg gu bàs! (gaelico): “Brucia fino alla morte!”
Lorgaich! (gaelico): “Traccia/Segui!”
Thoir ort! (gaelico): “Vattene!”


Ce ne sono molti altri. Quanti sono in tutto i galdrar? C’è chi dice siano nove, come i mondi in cui Odino si è spostato, chi dice siano molti di più. Lo scopriremo nel secondo libro “I figli di Cardea”, in uscita a maggio 2018. Vi aspetto! Buon viaggio con i miei lupi!

domenica 27 novembre 2016

I luoghi di "L'ora del diavolo" - Alpi Apuane

I luoghi di "L'ORA DEL DIAVOLO" - Alpi Apuane

Prosegue il nostro viaggio nei luoghi dove sono ambientati i racconti di "L'ora del diavolo", la mia antologia di storie fantastiche ispirate al folklore lucchese. Dopo aver visitato Lucca (qua) e Viareggio (qua), ci spostiamo nell'interno, sulle Alpi Apuane o, come sono chiamate nel libro, le Montagne della Luna, dal nome del popolo che le abitava un tempo, i Liguri Apuani.
 
Monte Procinto: è uno dei monti apuani più singolari per la forma che richiama quella di un panettone. È un torrione calcareo di forma cilindrica - quadrangolare, alto 1172,6 metri che si trova interamente nel comune di Stazzema. Sulla sommità prospera una sorta di giardino pensile con alberi e macchia e con la presenza di specie piuttosto rare e sul cucuzzolo sommitale c'è una croce.

Secondo la leggenda, sulla sua cima cresce la mandragora, pianta utilizzata per molti scopi. Ne fa uso la Busdraga nel racconto "La donna di fuoco" (potete leggerlo nell'antologia gratuita "Primavera di racconti", di Panesi Edizioni, scaricabile da tutti gli store di ebook, o nella mia antologia "L'ora del diavolo").
La Busdraga si mise alla ricerca della radice di mandragola, in grado di allontanare i mali dalla casa e di guarire le fratture alle ossa. Aveva letto, in antichi tomi, che cresceva sulla cima del Procinto, non lontano dal Monte Prana, e doveva essere sradicata durante una notte di luna piena. La Busdraga diede disposizioni di effettuare i preparativi necessari poi, nel pomeriggio del tanto atteso giorno, partì sul calesse diretta verso il Monte Procinto in compagnia di un servo fidato. Questi, credendo che la donna desiderasse trascorrere una notte con lui, già ardeva di passione ma non appena apprese le sue reali intenzioni sgranò gli occhi, sorpreso e inorridito. Sapeva bene che quando qualcuno cercava di estrarla, la radice di mandragola emetteva grida così terribili da portare alla morte. 
Monte Nona: si trova nel comune di Stazzema. È un monte delle Apuane Meridionali formato da calcare rossiccio la cui vetta raggiunge quota 1297 metri. Il monte era conosciuto anticamente come monte delle Porche, le quali sono le piane, cioè le terrazze coltivate. Presenta un aspetto duplice: pendii erbosi e sfasciumi sul lato orientale verso la Garfagnana ed alti dirupi strapiombanti nel versante verso mare. In particolare la parete Sud-Ovest è un enorme ed impressionante lastrone giallastro, striato di grigio dall’acqua, che scende per oltre 200 metri. 

Questo ha dato vita alla leggenda dello strapiombo del diavolo, che sarebbe cioé stato creato dal diavolo arrabbiato. Lo scoprirà Fabio, il bambino protagonista del mio racconto "Le fate di pioggia", inserito in "L'ora del diavolo".
Non era mai stato sulla sua cima, ma a volte, da piccoli, suo padre portava lui e i suoi fratelli a guardarlo dal monte antistante, per ammirare lo strapiombo infernale, uno spettacolo che Fabio aveva sempre considerato impressionante. Sembrava che un pezzo di montagna si fosse staccato e fosse franato giù, lasciando una parete di pietra grigia, liscia come solo un colpo d’ascia avrebbe potuto realizzare. 
Scherzando, Marco diceva che era stato il gigante di pietra dell’Omo Morto ad abbatterlo, prima di cadere in letargo, ma Nello lo zittiva con una botta in testa, ricordandogli che i giganti non esistevano e che si era semplicemente trattato di un terremoto. Suo padre rideva nel sentirli bisticciare e proporre, ogni volta, tesi sempre più bizzarre, ma quando Fabio aveva parlato tutti si erano zittiti. 
«Per me è stato il diavolo. Soltanto lui potrebbe fare una cosa così brutta come rovinare una montagna!» 
Nessuno aveva fiatato e a distanza di anni, inerpicandosi lungo il sentiero che conduceva al Monte Nona, Fabio ritenne di esserci andato vicino.
Monte Matanna: è il monte più alto delle Apuane meridionali con i suoi 1317 metri e si trova interamente nel comune di Stazzema. La vetta è molto panoramica sulle Panie, sulle Apuane meridionali, sul lago di Massacciucoli, sul mare e sull’Appennino. Nelle giornate limpide è possibile vedere anche le isole dell’arcipelago toscano e le Alpi Marittime. Inoltre c’è una bella vista sugli abitati di Pomezzana, Farnocchia e Stazzema. 

Sulla sua cima si radunano gli streghi, alla tavola di pietra. Nel mio racconto "La guerra del Fatonero" ne ho fatto un luogo di ritrovo per tutte le creature libere dei boschi delle Montagne della Luna, un concilio di forze della natura che si oppongono al diavolo. Potete leggere il racconto nell'antologia gratuita "Tenebrae" di Isola Illyon (scaricabile qua) o nel libro "L'ora del diavolo".
Il Concialana è soltanto un’altra delle molteplici identità con cui si diverte a torturarci, ricordandoci di essere superiore e di poterci colpire al cuore». 
«Rosalpina, ritieni forse che possa trattarsi…?» 
La fata, a quelle parole, annuì. «Sì. Egli è tra noi». 
Subito Cecco Mario iniziò ad agitarsi sullo scomodo sgabello di pietra, stringendo a sé il cofanetto con il suo oro e guardandosi attorno con apprensione, temendo di vederlo spuntare da dietro gli alberi che circondavano la radura. Anche Rinaldo e Tonino sbuffarono inquieti, e Lencio si strinse a loro, ma nessuno proferì parola, quasi parlare potesse avere l’effetto di farlo comparire. Proprio lì, sulla tavola di pietra in cima al Monte Matanna, dove i rappresentanti di tutti gli abitanti delle Montagne della Luna si erano ritrovati.

Monte Freddone: il monte Freddone, conosciuto in passato come monte Lievora, è una impervia ed isolata piramide, piuttosto irregolare, a tre facce con cima bifida che raggiunge i 1479 metri nella vetta principale che si trova a sud. La salita in vetta per la cresta sud-est è semplice ed il panorama molto bello ed è possibile percorrere un anello abbinando ad essa la cresta est-nord-est.


Il Freddone è completamente compreso nel comune di Stazzema e si affaccia sulla valle della Tùrrite Secca con il suo versante settentrionale, mentre a sud la sua cresta meridionale va ad innestarsi con la cresta settentrionale del monte Corchia da cui è separato dal valico di Fociomboli.

Come riportato nel volume "Storie e leggende della Versilia" di Paolo Fantozzi, "il monte Freddone è un gigante trasformato in un mucchio di pietre". Pare infatti che, un giorno, questo gigante, arrogante e prepotente, ebbe una lite con i propri fratelli e tanta fu la rabbia che andò a nascondersi dietro il monte Corchia, in un luogo umido e freddo, dove poi con il corso del tempo si trasformò in un mucchio di pietre. Occhio quindi a non svegliarlo se vi capita di passeggiarci sopra!

Lencio udì le grida di giubilo. Allora corse fuori, in tempo per vedere una sagoma enorme avanzare da sud, scavalcando con un solo passo il letto di un torrente, e poi con un altro passo il bosco del Fatonero, schiacciando i pirati dell’Avversieri. La sua altezza era inconcepibile, la sua forza tale da sradicare un pezzo di monte e scagliarlo contro la cima dove sostava il diavolo, sommergendo lui e i linchetti sotto una pioggia di roccia e terriccio. 
«Incredibile!» mormorò Giosalpino. «Il gigante del Monte Freddone si è svegliato! Devono essere stati gli streghi». E infatti, attorno alla testa del colosso di pietra, svolazzavano decine di scie luminose che, Lencio intuì, erano i Serpenti Volastri con i loro signori in groppa.
Monte Gabberi: modesta vetta delle Apuane meridionali, le cosiddette Apuane riposanti, ma, nonostante la scarsa quota (1108 metri), è un notevole punto panoramico sulle Panie e sul mare. Anticamente conosciuto come monte Gabbari. Essa domina con la sua mole la piana di Camaiore e la divide dal bacino del Vezza, nel comune di Stazzema nel territorio del quale è interamente compreso. 

Sulla vetta c’è una grande croce metallica. La montagna è molto boscosa con qualche affioramento roccioso.

Racconta Paolo Fantozzi in "Storie e leggende della Versilia": su verso le grotte del Monte Gabberi, ancora oggi, si trovano infilati nella roccia degli anelli di ferro molto antichi che secondo una leggenda locale dal sapore molto fantasioso, servivano agli antichi per ormeggiare le loro barche, quando il mare, ai tempi dei tempi, arrivava fin quassù.

Gli streghi rimasti, sopra i fedeli Serpenti Volastri, striarono il cielo, dietro al gigante di pietra, diretti verso il Gabberi. Là, sulla cima orientale del monte, incatenarono il diavolo, come il grande imperatore aveva fatto con il sovrano del popolo abissale, costringendolo a guardare le Montagne della Luna che non era riuscito a conquistare, e il sole sorgere di nuovo e illuminarle, e la vita riprendere.«Senza di voi» ghignò il diavolo, osservando le forze dei Signori dei Boschi e della Natura svanire, portate via dal vento e dall’alba di un mondo che ormai non apparteneva più a loro. 
«Spetta agli uomini, adesso» disse uno strego, strappando un’ultima risata al demonio.

Tutti i testi dei monti provengono dal sito "Escursioni Apuane".
Gli estratti dei racconti provengono dal libro "L'ora del diavolo".

Buon viaggio a tutti! :)