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lunedì 17 febbraio 2025

Segnalazione uscita "L'avvento dei Warg - Ulfhednar War 3" di Alessio Del Debbio

 Segnalazione uscita "L'avvento dei Warg - Ulfhednar War 3" di Alessio Del Debbio

ARRIVA IN LIBRERIA IL TERZO CAPITOLO DELLA SAGA “ULFHEDNAR WAR”

IN USCITA IL NUOVO FANTASY DI ALESSIO DEL DEBBIO: “L’AVVENTO DEI WARG”

Bentrovati, lettori. Oggi vi segnalo l'uscita di un autore... che conosco bene! Finalmente, infatti, esce il terzo capitolo della mia saga urban fantasy "Ulfhednar War": "L'avvento dei Warg", edito dal Ciliegio.

COMUNICATO STAMPA

Arriva in libreria il nuovo romanzo dello scrittore viareggino Alessio Del Debbio: “L’avvento dei Warg”, terzo e attesissimo capitolo della trilogia Ulfhednar War, edita da Il Ciliegio Edizioni.


Il libro chiude la saga urban fantasy iniziata con “La guerra dei lupi” e proseguita con “I Figli di Cardea”, una serie ambientata in Toscana, tra la Versilia, Lucca e la Garfagnana e ispirata alla mitologia nordica e alle leggende del territorio. Storia e miti si incontrano, da sempre, nei racconti e nei romanzi di Alessio Del Debbio che, con “L’avvento dei Warg”, trasporta il lettore in una Garfagnana magica e misteriosa, popolata da guerrieri lupo, officianti della Madre Terra, cacciatori e demoni. I due protagonisti, Ascanio, lo stregone autodidatta, e Daniel, un tempo ulfhedinn fuggiasco, adesso Alfa del Branco del Vello d’Argento, dovranno fronteggiare l’ultima grande sfida dei loro tempi: un improvviso Ragnarok scatenato dall’avvento dei primi originari guerrieri lupo.

Trattandosi di un terzo capitolo, la lettura dei primi due volumi della trilogia è fortemente consigliata, per meglio comprendere situazioni e personaggi.

Amante da sempre di miti e leggende, Alessio Del Debbio opera nel campo della promozione della cultura: di giorno è insegnante di Lettere, di notte scrive racconti e romanzi di genere fantasy; presiede l’associazione culturale “Nati per scrivere” e dirige il suo marchio editoriale, NPS Edizioni, specializzato in letteratura fantastica. Dal 2020 è co-direttore del festival letterario “Lucca Città di Carta”, insieme alla sua socia e scrittrice Romina Lombardi.

Il romanzo è già disponibile sullo store di Edizioni Il Ciliegio e dal 28 febbraio sarà ordinabile in tutte le librerie fisiche e online. A breve inizierà anche il tour promozionale, che porterà l’autore a incontrare i lettori in fiere ed eventi: già confermata la partecipazione di Alessio Del Debbio al festival “Lucca Città di Carta”, in programma per il 25-27 aprile 2025 al Real Collegio, e al Salone del Libro di Torino a maggio 2025.

Per rimanere aggiornati, è online la pagina Facebook “I mondi fantastici – Alessio Del Debbio”.



Titolo libro: L’AVVENTO DEI WARG

Saga: ULFHEDNAR WAR

Autore: Alessio Del Debbio

Editore: Edizioni Il Ciliegio

Genere: urban fantasy

Formato: cartaceo 

Pagine: 464

Prezzo: 21 euro (cartaceo)

ISBN: 9791256100194


Trama

Daniel Rivieri, un tempo ulfhedinn fuggiasco, è stato acclamato Alfa del Vello d’Argento e, in vista di un eventuale nuovo conflitto, progetta di ampliare il branco, convincendo Ascanio a creare nuovi guerrieri lupo. Forculus, ancora latitante, invita i leggendari Warg, gli ulfhednar oscuri, a scendere in Italia, per approfittare del vuoto di potere creatosi con la caduta dei Figli di Cardea, causando uno scontro violento con i branchi di lupi della penisola.

Ma Forculus nasconde numerosi segreti, tessuti nell’ombra in anni di attesa, per prendersi la sua rivincita su un antico nemico. Ascanio se lo sente nelle ossa: Ragnarök sta arrivando, un inverno di sangue che spazzerà via tutti coloro che ama. Per evitarlo, è disposto a tutto, anche ad accettare scomode alleanze.


L’alba dell’ultima guerra è arrivata.

I guerrieri lupo sono pronti a uno scontro all’ultimo sangue.


"L'avvento dei Warg" è il terzo e conclusivo capitolo della trilogia Ulfhednar War, iniziata con La guerra dei lupi e proseguita con I Figli di Cardea. Ambientata tra Viareggio, Lucca e le montagne della Garfagnana, la saga mescola mitologia nordica e celtica a storia e leggende toscane, alternando, con ritmo incalzante e colpi di scena, capitoli nel presente e altri nel passato. 


Link acquisto:

Il Ciliegio Edizioni


Biografia autore: Alessio Del Debbio

Scrittore viareggino, professore di Lettere e viaggiatore in mondi fantastici. I suoi racconti sono usciti su varie antologie e riviste, cartacee e online. 

Tra i suoi lavori, le raccolte di racconti fantastici L’ora del diavolo e Quando Betta filava (NPS Edizioni), ispirati al folclore toscano, la saga urban fantasy Ulfhednar War (La guerra dei lupi e I Figli di Cardea), edita dal Ciliegio, e il romanzo Berserkr (DZ Edizioni), da cui è stato tratto l’omonimo fumetto edito da DZ Comics.

Dal 2018 è direttore editoriale di NPS Edizioni e dal 2020 co-direttore artistico del festival letterario Lucca Città di Carta.

Cura il blog “I mondi fantastici”, dedicato al fantastico italiano.


Contatti autore: 

Pagina Facebook “I mondi fantastici – Alessio Del Debbio”: https://www.facebook.com/alessio.deldebbio/ 

Blog “i mondi fantastici”: www.imondifantastici.blogspot.it

Twitter autore: https://twitter.com/ADelDebbio 


domenica 13 marzo 2022

Segnalazione "Miniera" di Marco Bertoli

 Segnalazione "Miniera" di Marco Bertoli

Bentrovati, lettori. Oggi ho il piacere di segnalare l'uscita di un racconto molto interessante, sicuramente ben scritto: "Miniera", un fantasy lungo nato dalla penna del bravissimo Marco Bertoli, edito da Delos Digital.

Titolo: Miniera

Autore: Marco Bertoli  

Fantasy - Racconto lungo

Collana a cura di Monica Serra

Data di uscita: 15 marzo 2022

Editore: Delos Digital srl

Collana: Fantasy Tales n. 75

Pagine (stimate): 32

Formati: epub, kindle

Prezzo: Euro 1,99

 

E se Cassandra non fosse mai finita nelle mani di Agamennone? Una versione alternativa al mito raccontato da Omero

 

Quarta di copertina: La sorte subita dai protagonisti della guerra di Troia è ben nota. Ma se Cassandra non fosse morta per mano di Clitemnestra? Se un'Amazzone l'avesse seguita a Micene per liberarla dalla schiavitù di Agamennone in una fuga costellata d'incontri e insidie? 

Un'avventura ambientata non nelle foreste brumose del Nord ma nelle terre assolate del Mediterraneo. Un fantasy in cui i personaggi dell'epica di Omero s'intrecciano con la storia e la mitologia della civiltà micenea.



L'AUTORE 

Marco Bertoli è geologo e vive a Pisa. Ha pubblicato La Signora che vedeva i morti, Felici Editore (2012). Per I Doni delle Muse L'avvoltoio. Delitti all'alba della scrittura (2014), Gilgamesh. La storia di un eroe sumero (2015), Ivano. Il cavaliere del leone (2016), 1886. Quando le Lunatermiti invasero la Terra (2017). La Streghetta e la Vampira, Le Mezzelane (2018), Percussor. I delitti del Reame Pisano, NPS Edizioni (2019). Morte a Pilakopi, Le Mezzelane (2021). La mula del Maresciallo, Delos Digital (2021).

Nel 2016 le antologie Eroina suo malgrado e altri racconti, Frammenti di vita, Delitti nella Storia, Il Cavaliere, la strega e…

Il racconto Nulla d'indecoroso è inserito in 365 Storie d'amore, Compagni in 365 Racconti di Natale, Bagnino in 365 Storie d'estate, Ali in Romance Magazine (13), Processione in Writer's Magazine (41).

Il racconto Buchi è stato finalista al Concorso Robot 2014 e Baionetta alla 44ª edizione del Gran Giallo Città di Cattolica. Delitto nella casa da tè ha vinto la 9ª edizione di Carabinieri in Giallo ed è stato pubblicato in I Classici del Giallo Mondadori n° 1386.

Numerosi altri hanno vinto concorsi, o si sono classificati finalisti, e sono inseriti in oltre duecentoventi antologie.

 

Tutte le informazioni sul sito!

Su Amazon (per Kindle).

ISBN: 9788825419740

 


 

lunedì 26 luglio 2021

Recensione "Yokai. La notte della volpe" di Bakemono Lab

 Recensione "Yokai. La notte della volpe" di Bakemono Lab

Bentrovati, lettori. Oggi vi parlo di un libro molto carino, letto di recente: il secondo volume del progetto "Yokai", curato da Bakemono Lab: La notte della volpe. Del primo libro, ho parlato qua. Anche questo secondo volume è un'antologia di racconti, ne contiene ben cinque, uno più carino dell'altro, incentrati sul folclore giapponese. Scopriamoli insieme!

Quarta di copertina: Gli spiriti agiscono con inganno e violenza, per vendetta o pura malvagità, ma esistono anche spiriti buoni che intessono relazioni amichevoli, perfino amorose, con l’uomo. Pur trattandosi di esseri soprannaturali, essi sfruttano a loro piacimento i sentimenti e le emozioni.  Gli autori dei cinque racconti presenti in questa raccolta si sono avventurati nel mondo del folclore giapponese, territorio di innumerevoli suggestioni, a cui hanno brillantemente dato voce nelle loro storie.

Il volume contiene i seguenti racconti: 

"I ciliegi fioriranno domani", di Marco Mancinelli: unico scrittore a essere presente in tutti i volumi dell'antologia. Marco Mancinelli ha una grande potenza evocativa, con le sue parole riesce a trasportare il lettore in un'atmosfera magica, da sogno; come avviene a Kansuke, il protagonista di questo delizioso racconto. Un po' mi ha ricordato "Memento", il film di Nolan, dove il protagonista ha delle amnesie e cerca di ricostruire la sua vita. Qualcosa di simile succede anche all'eroe del racconto, la cui vita viene (ri)scoperta piano piano.

"Cuore di loto", di Daniele Picciuti: il mio racconto preferito di questo volume. Una storia d'avventura, ben ritmata, incalzante, grazie anche alla costruzione a incastro, in cui seguiamo vari personaggi, varie sottotrame, che convergono nel finale. Una storia di passione, vendetta, guerra, costruita molto bene.

"Come in un sogno", di Matteo Angioni: un racconto inquietante! Aiuto, non leggetelo prima di andare a letto, e soprattutto se lavorate in un asilo! ^_^ Ci sono dei bambini molto particolari e una giovane educatrice che, poverina, non capisce se sta impazzendo o se è il mondo a essere impazzito. Una storia da gustare piano, da svelare pagina dopo pagina. 

"Cho no yurei", di Daniele Forcella: una storia familiare, di segreti, misteri e amore. Mi è piaciuto molto, soprattutto vedere come passato e presente si intreccino. C'è una certa malinconia di fondo, che adoro trovare nei racconti, ma alla fine emerge una luce di speranza, in grado di spazzar via il male o comunque di metterlo da parte.

"La notte della volpe", di Valentina Iorene Desideri: un racconto onirico, ben calato nella dimensione mitica del folclore giapponese, con protagonista uno degli animali simbolo proprio di questa cultura. La volpe, uno spirito particolare, a cui è dedicato un racconto affascinante.

Nel complesso, cinque storie che fanno immergere il lettore nel mondo magico, misterioso, e a tratti onirico, del folclore giapponese. Lo spazio e il tempo dei racconti è molto variegato, dal passato al presente, a un mondo mitico fuori dal tempo, però l'atmosfera rimane comunque da sogno. 

Per info, visitate il sito Bakemono Lab!

lunedì 3 dicembre 2018

I luoghi di "Oracoli", di Alessandra Leonardi

I luoghi di "Oracoli", di Alessandra Leonardi

Bentrovati, lettori. Ricordate "Oracoli", la bella raccolta di racconti fantastici di Alessandra Leonardi (edita da NPS Edizioni) a tema "vaticinio" nel Mondo Antico? Orbene, l'autrice oggi ci delizia, portandoci in un viaggio nel tempo, per (ri)scoprire i luoghi del suo racconto "I libri fatali", che chiude l'antologia.


Quarta di copertina di "Oracoli": Quattro racconti, quattro epoche remote, quattro popoli che hanno segnato la storia del Mediterraneo, accomunati da un'ossessione: la divinazione, per aprire squarci sul futuro e scoprire il volere degli Dei. I Fenici in Sardegna, gli Etruschi in Toscana, Umbria e Lazio, gli Ellenici in Campania e nel Sud dell'Italia, infine i Romani: sussurri divini nell'acqua e nella pietra, voli di uccelli e viscere degli animali, sacrifici e visioni, oracoli vergati su fogli di papiro e libri con una risposta per ogni domanda.


Storia, mito e fantasia sono le basi da cui si dipanano le avventure narrate in "Porpora", "Il dono dell'aruspice", "Sibilla" e "I libri fatali".

Il libro è disponibile su tutti gli store di libri e ebook, e sul sito NPS Edizioni.

***

"I libri fatali" è ambientato nella Roma Repubblicana e segue le (tragiche) vicende di Claudia, una Vestale, e del decemviro Corvino. Un racconto che parte da fatti storici reali, ricreando con attenzione e sapienza l'ambientazione, ma soprattutto l'atmosfera dell'epoca, caricandola di quell'alone di magico, di sovrannaturale, che piace tanto a noi amanti del fantastico. E che comunque ammantava l'epoca in questione.


Ecco alcuni dei luoghi citati nel racconto:

La casa delle Vestali si trova ai Fori, sotto al Palatino e vicino alla casa del Pontefice Massimo. Faceva parte di un unicum con il Tempio di Vesta, a partire dal II secolo a.C. , in precedenza era di dimensioni molto più ridotte. Recenti scavi hanno confermato la presenza di una capanna in uso alle Vestali risalente all’VIII sec a C, in età regia. Le stanze erano di almeno due piani, al centro un cortile porticato con le fontane. L’aspetto attuale risale al restauro del 191 d.C. voluto da Giulia Domna, moglie di Settimio Severo. Intorno alla fontana si trovano statue delle vestali più importanti.


Il Tempio di Giove Ottimo Massimo si trovava sul Campidoglio, era dedicato alla triade capitolina e fu fondato nel VI sec a C dal re Tarquinio Prisco. Era di enormi proporzioni e venne più volte restaurato, fino al saccheggio devastante dei Vandali di Genserico nel 455 d.C. Al suo interno venivano conservati i Libri Sibillini, che andarono quasi completamente distrutti in un incendio dell’83 a. C.
Ne rimane solo l’enorme basamento, visibile all’interno dei Musei Capitolini.


Il Circo Massimo è stato sede dei giochi (corse delle quadrighe) fin dagli albori della città; più volte distrutto da incendi e restaurato, rimase in efficienza fino al 549, con le gare indette da Totila. Venne utilizzato per i Ludi in onore di Apollo nel 212 a C, indetti dal praetor urbanus Publio Cornelio Silla dopo il responso dei Libri Sibillini. 
Attualmente viene utilizzato per manifestazioni di vario genere e per concerti.


Il Tempio di Apollo si trovava al Circo Flaminio, in un’area sacra dedicata ad Apollo sin dal V sec a C. Il primo tempio venne costruito nel 431 a C e venne più volte ricostruito; le tre colonne attualmente visibili sono opera del rifacimento di età augustea e non si trovavano esattamente nel luogo dove si trovano, vennero recuperate, rialzate e lì collocate negli anni ’30.
Gli Dei sembrano aiutarci, ci mandano segnali, ci parlano, esigono da noi preghiere e sacrifici, ma alla fine nulla cambia: siamo burattini nelle loro mani capricciose, sempre e comunque. 
A cosa serve allora conoscere quello che accadrà? A cosa serve dedicare loro le nostre devozioni?
(Testi e foto di Alessandra Leonardi)


martedì 18 settembre 2018

Segnalazione "Dei del nord" di Livia De Simone e Alessandro Fusco

Segnalazione "Dei del nord" di Livia De Simone e Alessandro Fusco

Amici lettori! Pronti per questa segnalazione? Decisamente vi piacerà! Sto parlando di "Dei del nord", bellissimo libro illustrato, realizzato da Livia De Simone (disegni) e Alessandro Fusco (testi), edito da DZ Edizioni. Decisamente un testo da non perdere, per chi ama mitologia, leggende e per chi è appassionato di fantastico! Le illustrazioni sono a dir poco strepitose!

Scopriamolo insieme! :)

Titolo: Dei del nord
Autore (illustrazioni): Livia De Simone
Autore (testi): Alessandro Fusco
Editore: DZ Edizioni
Romanzo illustrato

Maggiori info sul sito di Livia De Simone Art.


"Quando ogni cosa tornò ad apparirmi nello splendore di quell’alba, mi ritrovai al riparo di un palazzo sontuoso al cospetto di un trono che si ergeva al centro di una grande sala: il più maestoso che ogni re abbia mai desiderato. 
Lì, con grandi illusioni della mente, si presentò a me un uomo dalla barba lunga vestito di un mantello, logoro da mille viaggi, e con un cappello a tesa larga sulla testa. Era privo di un occhio e mi parlò con versi poetici, i più alti mai uditi; mi fece intendere di esser giunto nella casa degli dèi. 
Era stato lui, ne fui convinto, a proferire attraverso i pensieri i nomi di tutto ciò che avevo visto e di tutto ciò che mi attendeva."

Ispirato alla storica Edda di Snorri Sturluson e alla più antica Vǫluspá, primo carme dell’Edda poetica, chiavi di volta della letteratura medievale islandese, Dei del Nord è la storia di un viaggio onirico, un’odissea del pensiero che attraversa il mito grazie al sogno. Per mezzo dello stesso espediente che ritroviamo nella ballata norvegese del Draumkvedet, la traversata dei mondi celesti, superiori a quello mortale, e di quelli sotterranei come dell’aldilà, vi condurrà oltre le nove dimensioni della mitologia e della spiritualità nordica e pagana, dalla leggendaria cittadella di Asgard, dimora degli Asi e delle anime dei valorosi, fin nelle viscere dell’universo, giù nel profondo e desolato regno dei morti e di Hel. 

Dei e giganti, elfi e nani, lupi mostruosi e serpenti ancestrali tornano dai secoli antichi, fra queste pagine, a mostrare la loro natura, a scandire il proprio nome e a promettere lo stesso destino e la sorte a cui ogni uomo o donna deve sottostare, fino all’ultimo dei giorni.



Biografia Livia De Simone:
Livia De Simone nasce a Roma nel 1977. Dopo essersi diplomata al III Liceo artistico, frequenta la facoltà di Architettura di Roma “La Sapienza”. Inizia a lavorare prima nel settore architettonico e poi in quello grafico. Conserva sempre la passione per il disegno e, dal 2010, inizia a lavorare come illustratrice freelance. Le sue illustrazioni sono legate al fantasy; la scelta per questo genere ha radici nella sua grande passione per i libri che ha sempre amato leggere. Per le illustrazioni, la tecnica che predilige è quella digitale, ma ha padronanza anche di tecniche tradizionali come matite, acrilici, pittura su tessuti e ceramica.

Ha realizzato diverse cover e illustrazioni per romanzi e racconti sia per autori sia in collaborazione con alcune case editrici, tra i quali: Le Figlie di Ananke, Nuova Terra, Nuova Vita, Tiger Fighters di Dilhani Heemba, Il Segreto dell’Ordine di Monique Scisci, saga Pactum Vampiri di Barbara Riboni, La Lettrice. Lo spirito dei ghiacci di Chiara Panzuti. Nel 2014, dopo aver vinto un concorso indetto dalla Dunwich Edizioni, comincia a collaborare con la casa editrice. 

Nel 2015 realizza alcune illustrazioni per la scrittrice Francesca Pace, e da lì arriva la collaborare con la DZ Edizioni, associazione culturale e casa editrice fondata dalla stessa Francesca Pace. Sempre nel 2015 inizia la collaborazione con la Astro edizioni di Francesca Costantino, per la quale realizza le copertine di alcuni romanzi fantasy. 

Nel 2016 arriva la prima pubblicazione personale con Imaginarium, un libro illustrato che vede la collaborazione della scrittrice Francesca Pace, che realizza i testi presenti nell’artbook.



sabato 28 luglio 2018

Segnalazione "Le guerre delle piramidi" di A. Gualchierotti e L. Camerini

Segnalazione "Le guerre delle piramidi" di A. Gualchierotti e L. Camerini

Bentrovati, amici del fantasy! Oggi vi riporto nel mondo creato da Gualchierotti e Camerini. Ricordate il romanzo "Gli eredi di Atlantide"? Ne abbiamo parlato sul blog. Da poco è uscito il secondo volume: "Le guerre delle piramidi", che continua le vicende dei sopravvissuti alla distruzione di Atlantide, sempre edito da Il Ciliegio Edizioni. Scopriamolo insieme!

Le guerre delle Piramidi è un romanzo di avventura, con ambientazione storico fantastica, scritto da Lorenzo Camerini e Andrea Gualchierotti.  
L'opera è ambientata nel periodo misterioso prima dell'inizio della storiografia canonica, intorno al 10.000 a.C., ed è il seguito delle vicende raccontate ne Gli Eredi di Atlantide, di cui riprende in parte impostazione e protagonisti, sebbene sia stato concepito per essere letto anche come una narrazione a se stante.  

Più di vent’anni sono passati da quando, dopo varie traversie, un gruppo di sopravvissuti alla catastrofe che ha distrutto Atlantide, ha raggiunto le terre fertili attorno al Nilo (nel libro chiamato con l’antico nome egizio, Iteru).  Qui, come raccontato nel primo romanzo, si sono uniti con una stirpe gemella, da cui in passato gli atlantidei si erano scissi per fondare un grande impero. Grazie al ricongiungimento dei due popoli, un nuovo futuro di prosperità si apre in queste terre. 
In un mondo primitivo e selvaggio, in buona parte sconosciuto, che dopo il cataclisma ha cambiato aspetto, avviene la fondazione di una grande metropoli, Adhan-dar,  simile alle primeve città dell’età del bronzo, che diventa presto la capitale di un nuovo, splendido regno. 



Sovrano di Adhan-dar è Sybillion: cugino di Adhon, il protagonista del romanzo precedente. In gioventù affascinante e sregolato, anche nella maturità ha mantenuto vivo il proprio spirito sagace, sebbene temperato dalla grave responsabilità di regnare e di allevare l'unico figlio di Adhon, Ammhon, insieme con il suo figlio naturale, Ozymandias. 
Al suo fianco, due amici inseparabili, superstiti come lui del viaggio da Atlantide: Tih-ger, l'anziano veterano dell’esercito atlantideo, un tempo fedele ufficiale di Adhon. Grande combattente di carattere focoso e irascibile, è il capitano della guardia reale, e migliore amico del sovrano. Isis, vedova di Adhon e madre di Ammhon, consiglia e supporta il re nei suoi impegni, sebbene si sia ritirata in una vita appartata. 

La storia si apre quando Sybillion, mantenendo la promessa fatta molti anni prima al cugino, decide di lasciare il trono di Adhan-dar al figlio adottivo, il principe Ammhon. 
Combattuto fra l'affetto per il cugino e una incoercibile gelosia per una carica che ritiene sua di diritto, il principe Ozymandias si tormenta, incapace di accettare quella decisione.  
E nessuno immagina che un altro gruppo di Atlantidei sia sopravvissuto alla catastrofe e, percorse vie diverse, abbia ricreato nell’isola di Creta una nuova Atlantide. 
Fatale si rivelerà l’incontro con l'esercito proveniente dal mare guidato da Dheineros, sanguinario monarca del rinnovato regno atlantideo di Creta.  

Convinto di avere la missione di ricreare l’antico impero atlantideo a qualunque costo, Deheineros percorre una sanguinosa via verso il potere. Sedotto dal carisma e dalla forza di quel sovrano marziale, Ozymandias decide di seguirlo nel suo sogno imperiale, dando inizio ad una catena di eventi che condurranno ad un conflitto con i suoi stessi compatrioti.  
Mentre le ombre tra i due popoli consanguinei si addensano, il Maestro, una misteriosa figura al vertice di una confraternita di sicari e spie, il Velo Nero, tesse la tela di inganni che determina molte delle azioni dei protagonisti, spinto da misteriose motivazioni, accelerando il precipitare degli eventi fino alla fatale conclusione. 

Come il primo romanzo, il libro attinge per la sua ambientazione a varie teorie della cosiddetta "archeologia misteriosa", da cui è stata sviluppata l'idea dell'origine atlantidea della civiltà Egizia, combinandole con lo spirito dell’epos classica, particolarmente l’Iliade, donando un sapore arcaico all'ambientazione e alla personalità dei personaggi.  
Gli autori, grandi appassionati dei romanzieri fantastici americani dei primi del novecento quali R. E. Howard e H. P. Lovecraft, hanno creato una prosa che si ispira alla produzione di questi maestri dello Sword & Sorcery e della letteratura fantastica. 

Se vi siete incuriositi, trovate il romanzo su tutti gli store e in libreria (IBS).

venerdì 15 giugno 2018

Segnalazione "Euridice" di Romina Bramanti

Segnalazione "Euridice" di Romina Bramanti

Bentrovati, viaggiatori! Oggi vi porto nel mondo fantastico creato da Romina Bramanti. Se amate la mitologia greca, non potete perdervi "Euridice" (edito da Bakemono Lab), una rilettura del mito di Orfeo e Euridice raccontato stavolta da lei. Dal suo punto di vista. Dalla nostra Euridice. 

Il volume (molto bello, cartonato!) è impreziosito dalle illustratrici di Laura Bazzechi e dalla versione inglese, leggibile rovesciando il libro, al contrario.

Titolo: Euridice
Autore: Romina Bramanti
Editore: Bakemono Lab
Genere: racconto illustrato
Illustratore: Laura Bazzechi
Formato: cartaceo
Prezzo: 14 euro
Disponibile su tutti gli store di libri (Amazon)

Quarta di copertina: Euridice si innamora perdutamente di Orfeo, figlio della musa Calliope. La musica di Orfeo incanta tutti ed Euridice sembra vivere solo per lui. Un giorno la donna viene morsa da un serpente e sprofonda negli Inferi dove, grazie all'aiuto di Persefone, apre gli occhi sulla vita che aveva appena lasciato.

Il significato di questa storia è leggibile su più livelli. Il mito, in particolare, non è una favola ma qualcosa di più potente, pervaso da un linguaggio simbolico che aiuta a incanalare le intuizioni insite nell’essere umano con l’obiettivo di trasformarle in conoscenza di qualcosa di più profondo di quel che la realtà mostra. Con estrema sensibilità Romina Bramanti riscrive questa eterna storia, la reinterpreta e ne ricolloca tutto il senso dal punto di vista di Euridice, facendo una profonda analisi dell’animo umano, servendosi di un linguaggio poetico che fa vibrare le emozioni nascoste fra le righe semplici.

Biografia Romina Bramanti
Nata nell’estate del 1977 a Viareggio, scrive da quando era bambina e non si annoia ancora.
Nel 2013, viene pubblicata la sua prima silloge intitolata ‘A cuore vivo’ (Giovane Holden Edizioni) Nel 2014 viene pubblicato il romanzo onirico ‘Il Custode dei Cuori’ (Giovane Holden Edizioni).
Nel 2017 vengono pubblicati alcuni racconti sull’antologia ‘Brevi Autori vol.4’(Associazione Culturale Bravi Autori.it).






lunedì 25 settembre 2017

Dietro le quinte di "Ulfhednar War": simboli e leggende

Dietro le quinte di “Ulfhednar War”: simboli e leggende

Bentornati, amici dei mondi fantastici, a un nuovo articolo su “Ulfhednar War”. Dopo aver parlato di personaggi e ambientazioni (negli articoli precedenti che potete trovare cliccando su UlfhednarWar nei tag in fondo all’articolo), oggi vi parlo di alcuni simboli e leggende citate nel romanzo e di come li ho rielaborati per adattarli alla trama.


Degli ulfhednar abbiamo parlato in questo articolo: i leggendari guerrieri lupo di Odino, fedelissimi al Dio Grigio al pari dei berserkir. Sempre dalla mitologia nordica provengono concetti come Gridastadr (località amena, luogo di pace e beatutidine), che nel romanzo è la baita dove vivono gli ulfhednar, così chiamata da Alois quando la eresse che voleva farne una casa, un rifugio per tutti i lupi fuggiaschi e le creature dei boschi impaurite dal fuoco dei Figli di Cardea, oppure come berserksgangr, ovviamente (la furia guerriera che invade gli ulfhednar e li porta verso il loro lato animalesco), Varar (giuramento, il culmine del rito di mutazione) e Fostbroederlag, ossia la fratellanza di sangue, un legame marchiato col sangue che va oltre i legami normali e familiari. Come il patto che lega gli ulfhednar ai propri compagni.

Passiamo agli officianti. Così, nel romanzo, sono chiamati gli stregoni. Non volevo infatti ritrovarmi con l’ennesimo stregone o mago, quindi ho recuperato questo termine, che alla lettera significa: colui che celebra una funzione sacra. Un termine che ha una valenza importante, religiosa, in molti culti, e che quindi trovo si presti benissimo per indicare tutti gli streghi, maghi, stregoni e quant’altro. Ricordiamo, infatti, che gli officianti sono signori dei boschi e della natura, e che vivono (o dovrebbero vivere) in comunione e in rispetto con le forze della natura, senza violentarle, bensì servendosene, attingendo all’energia naturale, canalizzandola e facendola propria. Inoltre gli officianti (come Aris) sono coloro che creano gli ulfhednar, che celebrano il sacro rito di unione dell’uomo al lupo, forse il loro compito più importante.

Come ricorda Faust durante la battaglia alla Grande Quercia:
«Non conosci la storia della nascita degli ulfhednar? È strano, Alois avrebbe dovuto parlartene. Fu Odino a crearli, all’alba dei tempi. Odino, il Dio grigio, come il colore del tuo manto, inventò il seidhr, la magia, che i moderni officianti chiamano sidhe, dal gaelico. Egli conosceva le rune e i galdrar, canti magici con cui piegava gli elementi, scioglieva nodi e cambiava aspetto, mutando in tutto ciò che voleva. Egli fu il primo Hamrammr e il primo Seidmadr, fu mutaforma e stregone, era un Dio del resto e poteva essere tutto. Consapevole di quanto fosse pericoloso risvegliare la natura animalesca in un uomo, pose un officiante a vegliare su ciascun ulfhedinn, numi tutelari per bilanciare la berserksgangr.»
Parliamo di Faust, quel simpaticone. Onestamente, è uno dei miei personaggi preferiti. Non dovrei avere preferenze ma vedere il modo in cui si attacca alla vita, la forza e la determinazione che mette in ogni sua azione mirante unicamente alla sopravvivenza è qualcosa di unico, di spettacolare, che molte persone dovrebbero imparare, per volersi bene un po’ di più. Certo, lui ovviamente esagera e porta all’estremizzazione il concetto di sopravvivenza, anche a scapito degli altri, però di sicuro è un personaggio deciso, che sa ciò che vuole.

La sua figura è ispirata a un certo Georgius Sabellicus, detto Faust Jr, realmente vissuto a metà del Cinquecento. Girava per l’Europa, come ciarlatano itinerante, spacciandosi per guaritore, mago, veggente ecc. Ho ripreso questa immagine per creare quella di Faust Sr, padre del nostro amato antagonista, che era un officiante girovago, senza molta cognizione di causa sui suoi poteri. Li possedeva, certo, i doni della Madre Terra scorrevano in lui, eppure non sapeva farne grande uso. A volte aiutava i malati e i bisognosi, ma spesso era costretto a fuggire per non farsi catturare dai Figli di Cardea e bruciare vivo.

Durante il suo peregrinare sui monti Sabini incontra questo bambino, e sente che in lui c’è una grande forza latente, e decide di prenderlo con sé. Detta così, sembra proprio quando Qai-Gon incontra Anakin…

Il nome, Faust, deriva ovviamente dal personaggio di un racconto popolare tedesco.

Tra i simboli legati a Faust c’è sicuramente quello del triskel, uno dei più antichi dell’umanità, dotato di molteplici significati, diversi a seconda della cultura di riferimento. Tre spirali intrecciate, unite assieme.
«Suppongo tu ne conosca i suoi innumerevoli significati. Nel corso del tempo ha indicato le tre età dell’uomo, la triplice natura della Dea Madre, le fasi solari o l’unione dei tempi e questa è l’interpretazione che prediligo: passato, presente e futuro in un’unica dimensione, un qui e ora colmo di energia pulsante. Il triskel rappresenta la forza della creazione e mi ricorda che ogni nuova vita va a sommarsi a quelle precedenti, divenendo una sola infinita esistenza» spiegò lo stregone. «Ne intaglio sempre uno nuovo, ogni volta in cui mi affaccio a una nuova finestra della vita.»
Nel caso di Faust, rappresenta il mutamento, il suo essere in perenne movimento, costretto a un presente in fuga, senza mai guardarsi indietro, senza mai guardare il passato, proiettato verso un futuro incerto. L’unione di tre tempi in un unico momento del tempo cosmico.

Concluderei con i galdrar, a cui potremmo in realtà dedicare un articolo unico. Cosa sono? I galdrar (parola norrena) sono semplicemente i canti magici di Odino, quelli che il Dio grigio conosceva e che riuscivano a fare tante belle cose, come smussare le armi in battaglia, guarire, guardare lontano e molto altro. Di fatto, gli officianti (discendenti di Odino e della Prima Congrega) hanno imparato a padroneggiare i canti magici, per cui li hanno ridotti a una sola parola, una Parola di Potere, che serve per canalizzare le forze della natura necessarie a lanciarli.

Ecco alcuni, usati da Ascanio e Faust nel corso di “Ulfhednar War”:
Féath fíadha (druidico): magiche nebbie dell’invisibilità.
Saighéan (druidico): improvvisa raffica di vento o lampo di luce.
Doineann (gaelico): tempesta.
Dùisg! (gaelico): “Svegliati/Sorgi!”
Loisg! (gaelico): “Brucia!”
Loisg gu bàs! (gaelico): “Brucia fino alla morte!”
Lorgaich! (gaelico): “Traccia/Segui!”
Thoir ort! (gaelico): “Vattene!”


Ce ne sono molti altri. Quanti sono in tutto i galdrar? C’è chi dice siano nove, come i mondi in cui Odino si è spostato, chi dice siano molti di più. Lo scopriremo nel secondo libro “I figli di Cardea”, in uscita a maggio 2018. Vi aspetto! Buon viaggio con i miei lupi!

lunedì 14 agosto 2017

Dietro le quinte di "Ulfhednar War": gli ulfhednar

Dietro le quinte di "Ulfhednar War": gli ulfhednar

Citati già nel titolo, gli ulfhednar sono i protagonisti della mia saga urban fantasy contemporanea "Ulfhednar War" iniziata con "La guerra dei lupi" (Il Ciliegio Edizioni, 2017). Chi sono costoro? Gli ulfhednar, assieme ai berserkir, sono i guerrieri più fedeli a Odino, il Dio Grigio, signore del pantheon nordico, nella sua versione di Dio della Guerra, cui sono devoti e consacrati nell’anima, al punto da rinunciare alla loro natura umana per ascendere al divino.


Il termine ulfhednar (al singolare: ulfhedinn) è formato dalla radice ulfr (come noto, lupo) e da hedinn, ossia casacca, intesa dalla Isnardi come “corto capo di vestiario senza maniche con cappuccio di pelle”. Una rappresentazione la troviamo in una piastra di bronzo, che probabilmente decorava un elmo, rinvenuta a Torslunda in Oland (Svezia), risalente al V-VI secolo, dove è raffigurato un guerriero con un corpo umano su cui è innestata una testa di lupo; indossa una pelle di lupi e ha persino una coda sporgente. Le sue armi sono spada e lancia, arma sacra a Odino (possessore della celebre lancia Gungnir).


L’indossare pelli di lupo non è prerogativa di questi gruppi guerrieri nordici, lo sappiamo. Basta ricordare Aita, Dio etrusco, i druidi, gli Hirpi Sorani o il troiano Dolone che, nell’Iliade, prima di un combattimento indossa la pelle di un lupo canuto, per assumere le caratteristiche dell’animale. Ciò che è singolare, e unico di questi clan, è il livello di convinzione raggiunta, nonché l’efferatezza delle loro azioni.

I guerrieri-lupo combattono infatti senza armatura, invasi da un furore particolare, quasi sacro, che li rende matti come cani o lupi e forti come orsi o tori selvaggi. Al pari dei berserkir, sono riuniti in clan (vere e proprie sette chiuse) e si sottopongono a riti particolari di iniziazione, assumendo sostanze inebrianti e allucinogene che li rendono indifferenti al dolore fisico, sprofondandoli in uno stato di trance da cui escono liberando tutto il loro furore (la berserksgangr).

Hrafnsmal, la ballata del corvo, antica saga del X secolo attribuita a Thorbjǫrn Hornklofi, li descrive così:
Wolf-skinned they are called. In battle
They bear bloody shields.
Red with blood are their spears when they come to fight.
They form a closed group.

(Estratto da “Chronicles of the Vikings”, di R.I.Page, Toronto, Canada: University of Toronto Press, 1999)

Pelli di lupo, guerrieri indemoniati che non rifuggono la guerra, bensì vi si precipitano, ergendosi spalla contro spalla contro i nemici, reggendo scudi insanguinati. Guerrieri quindi innamorati della guerra, che godono del sangue versato nella mischia, travolti da furia incontenibile, convinti di essere davvero l’animale totemico in cui Odino, tramite lo sciamano, li aveva trasformati (il lupo o, nel caso dei berserkir, l’orso). Giova ricordare che il nome norreno di Odino era Wotan (Woden in sassone), dalla radice wut, che significa appunto furia, e che, oltre a essere Dio della Guerra, era un noto mutaforma, come narrato da Snorri Sturluson nella Saga degli Ynglingar.


Le origini di questa classe di guerrieri-belva affondano nei loro antenati germani. Basta leggere un passo del De origine et situ Germanorum di Tacito (libro XLIII):

“Truci di aspetto, accrescono la loro naturale ferocia con l’arte e con la scelta del tempo. Hanno scudi neri, corpi tinti; per combattere scelgono le notti oscure; il solo orrore di questo esercito di fantasmi semina lo spavento, poiché non vi è nemico che sostenga il loro aspetto straordinario e quasi infernale.”

Anche Bonifacio di Magonza (impegnato nella missione di convertire i pagani al cristianesimo) nell’VIII secolo ribadisce che i germani mutavano in lupo indossandone la pelle e una cintura.

Questa rappresentazione richiama le modalità con cui gli uomini di alcune culture si approcciavano agli animali totemici, per acquisirne la forza e le caratteristiche specifiche. Massimo Cantini ci ricorda che “vestendosi con la pelle rituale, si determinava in sostanza un cambiamento radicale del comportamento, che autorizzava gli adepti a vivere secondo regole del tutto in antitesi con quelle del gruppo civile. La pelle indossata dal combattente era così un modo per trasformarsi in fiera, per acquistare, in virtù delle potenzialità magiche, l’energia bestiale dell’animale incarnato”.


Il passaggio dalla “Germania” alle terre nordiche è naturale, come la commistione a tradizioni sciamaniche di provenienza finnica. Giovanni Pagogna (autore del fantasy “Il trono delle ombre”) in un interessante articolo analizza la società finnica “ancora fortemente tribalizzata e legata alla natura da un rapporto simbiotico, dato che le difficili condizioni della loro terra ostacolavano l’agricoltura e spingevano a uno stile di vita basato su pastorizia nomade di renne e caccia, raccolta e baratto”, per cui gli sciamani “credevano infatti di potersi trasformare in orsi, lupi, renne o pesci, similmente a ciò che tramandano alcune saghe sui primi berserkir e ulfhednar, che combattevano sotto le sembianze del loro animale sacro”.

Ecco quindi l’istituzione di questi clan di guerrieri-belva, probabilmente persone che soffrivano di pesanti squilibri mentali, amplificati dagli sciamani tramite riti di iniziazione che potevano essere anche veri addestramenti militari.  Luca Barbieri li descrive in maniera approfondita nel suo saggio, ponendo l’attenzione sulle modalità di mutamento (quello che, in norreno, è definito hamrammar) dell’hamrammr, ossia di colui che non ha una sola forma, ma può mutarla. Di certo l’iniziato doveva assumere una grande quantità di birra, mescolata a un preparato a base di Amanita muscaria, fungo allucinogeno, e di digitale, generando un beverone energetico le cui origini risalgono alla soma indiana. Grazie a questo, il guerriero veniva invaso da una furia irrefrenabile, perdendo ogni raziocinio, incapace di distinguere tra amici e nemici, incapace persino di comunicare con parole, limitandosi a urlare e ululare. La berserksgangr lo rendeva insensibile alle ferite, portandolo ad azzannare scudi, a prendere tra le fauci carboni ardenti e a gettarsi in battaglia senza temere né il ferro né il fuoco (nella Saga di Vatnsdal i berserkir camminano sul fuoco a piedi nudi!). Uno “spirito di follia” che, come lo descrive Sassone il Grammatico, non può essere arrestato “se non con il sacrificio di una strage umana”.

Ovviamente la berserksgangr aumenta anche la forza del guerriero, al punto che a volte gli ulfhednar e i berserkir vengono descritti come giganti, come dei troll, nelle saghe. Tutti elementi che poi hanno contribuito al diffondersi della successiva mitologia “licantropica”.

Al termine dello scontro, esaurita la carica adrenalinica, il guerriero era travolto da una spossatezza improvvisa, costretto ad accasciarsi in mezzo al campo di battaglia. Qualcuno soffriva di amnesia, dimenticando quindi la strage appena compiuta, altri invece morivano d’infarto per l’eccezionale sforzo sostenuto. Dopo i fasti della guerra, subentrava la disabilità.

What people say about shape-changers or those who go into berserk fits is this: that as long as they're in the frenzy they're so strong that nothing is too much for them, but as soon as they're out of it they become much weaker than normal. That's how it was with Kveldulfr; as soon as the frenzy left him he felt so worn out by the battle he'd been fighting, and grew so weak as a result of it all that he had to take to his bed.
(Dalla Saga di Egill Skallagrimsson)

Questo sacro furore i romani lo battezzarono furor teutonicus e lo disprezzavano, in quanto la furia era opposta alla gravitas, l’insieme dei loro valori di disciplina, controllo di sé e impeccabilità. La furia rendeva gli uomini delle bestie, azzerando la loro dignità e sprofondandoli verso gli istinti più primordiali e incontrollati (quanto? dipendeva dalle capacità dello sciamano di istillare tale convinzione nella mente degli iniziati). All’inizio questi clan erano guardati con ammirazione, quasi fossero i depositari della sapienza guerriera e del furore divino, poi con l’avvento del Cristianesimo le genti del nord mutarono il loro atteggiamento verso i “consacrati a Odino”, che vennero etichettati come pazzi indemoniati, malati di mente o addirittura servi del demonio.

La crociata contro il paganesimo spinse gli appartenenti ai clan degli uomini-belva a isolarsi, cacciati dalle comunità di origine e forzati a rifugiarsi in ambienti solitari e ostili, come fitte foreste o caverne, dove potevano dare libero sfogo alla berserksgangr. Da qua sarebbero nati i racconti e le leggende, narrati dai viandanti e dai pellegrini, su branchi di feroci uomini-lupo che abitavano le foreste del nord, le antesignane delle leggende sui licantropi e sui “lupi cattivi”.


Nasce anche il collegamento tra lupo e uomo malvagio, quello che viene considerato il reietto, l’espulso dalla società, destinato a vagare come un animale. Wargus, in latino medievale, prese a indicare il lupo, un suono simile ai termini con cui venivano chiamati coloro che, per delitti comuni, venivano allontanati e esiliati dalle comunità, i malfattori o fuorilegge: warag, in sassone, vargr, in norreno, warc in tedesco. Il termine andò ad affiancarsi al tradizionale ulfr, in norreno.

Nella già citata Saga dei Voslunghi, Sigi si macchia di un delitto disonorevole e viene definito “vargr i verum”, ossia “lupo nei luoghi sacri”, nemico di uomini e Dei. La Isnardi ci ricorda il caso del vargtré, l’albero del lupo, che è quello a cui “venivano impiccati i malfattori o quello su cui accanto alla forca di un condannato veniva impiccato un lupo”.

Molti elementi della tradizione nordica compaiono in "Ulfhednar War", come la berserksgangr e il legame totemico tra uomo e lupo. Da notare, però, che nel mio romanzo gli ulfhednar diventano effettivamente degli uomini-lupo, ossia possono mutare da uomo a lupo, condizione che nella mitologia nordica era riservata ai licantropi, indicati con il termine vargulfr. Volete conoscere qualche ulfhednar? Magari Daniel e sua sorella Marina, Markus e Raul? Scoprite allora "La guerra dei lupi", su tutti gli store di libri! Buona lettura!